giovedì 27 dicembre 2012

AL "GIOVANE" DI MARCO



Ha fatto impressione vedere tanti professori universitari schierati al tavolo dei relatori in occasione degli ottanta anni di Salvatore Di Marco. 


L'accademia ha riconosciuto al non accademico, all'irregolare,  all'entusiasta e pervicace propugnatore della cultura siciliana, meriti da laurearlo honoris causa; solo virtualmente è stato fatto, visto che questo istituto non esiste più; materialmente invece è stato invitato a tenere all'università corsi specifici sulla letteratura dialettale.   


Ma dietro l'ufficialità, da diversi decenni, Di Marco è con modestia e intelligenza, un dissodatore di cronache letterarie sicule, trascurate e neglette, un promotore della poesia dialettale in tutte le sue magne e minime manifestazioni: attraverso libri di proprie creazioni poetiche, saggi, riviste, articoli, prefazioni, premi letterari, convegni, incontri conviviali.
Con un'immagine festosa, ad ogni candelina, un evento. 


Evento nell'evento è stata la presentazione degli ultimi libri editi tra cui le sillogi poetiche 'nsicutivu,  Il canto della mia morte e i saggi su Alessio Di Giovani e Ignazio Buttitta, quest'ultimo pubblicato da Coppola editore*. 


Altri eventi sono in cantiere. I suoi sono "anta" di progetti in itinere, di lavori in corso, di gioventù.



A Salvatore Di Marco, destinatario di tre cittadinanze onorarie da parte di tre comuni siciliani, anche Racalmuto dev'essergli grato. 


Quando la Pro Loco, sul finire degli Anni Ottanta, mi ha chiesto tramite un irremovibile presidente, di curare il Premio "Castelluccio" ridotto, dopo esordi brillanti, a poche decine di partecipanti e ad una giuria che manco si riuniva più, pensai di dare nuovo impulso affidando la presidenza al Di Marco e tramite lui coinvolgere in giuria poeti e studiosi delle varie aree linguistiche siciliane, compresa la gallo-italica; non si poté non includere in giuria un nominativo, a me ignoto, suggerito da un altro rappresentante della Pro Loco, sol perché "amico di Sciascia". Un titolo che purtroppo non è stato onorato visto che il giurato sciasciano non ha nemmeno letto le poesie inviategli per la lettura e la loro valutazione. 


Tuttavia, la formula fu vincente, centinaia i poeti concorrenti da ogni dove. Nomi di sicuro valore, i vincitori. Il premio ascendeva a nuovi fasti e a nuova considerazione nel mondo degli addetti ai lavori. Grazie a Di Marco e a cotanta Giuria la scommessa era stata vinta. 


Il gruppo di lavoro che anni addietro aveva ideato e messo su il Premio, in un primo momento prese le distanze e non ne voleva più sapere  di un Premio ormai ridotto al lumicino; una volta ritornato in auge e visti i risultati, ne ha rivendicato pubblicamente primogenitura e paternità, temendo di essere defraudato a posteriori, e senza riconoscere minimamente, per correttezza e onestà intellettuale,  il lavoro svolto, in supplenza, da altri, obtorto collo ma con passione. 


Un motivo di gratitudine personale, infine, a Salvatore Di Marco, per le generose presentazioni di due mie sillogi poetiche, scandagliate "tra sicilinconie e modernità".






SI CI LEVI LA SCORCIA**

Si ci levi la scorcia
ti restanu sulu li mani chini
di lu ventu ca passa e si nni va,

e li gammi chiantati fermi
comu du' ràdichi d'alivu
ni 'sta terra 'mpitrata
e mutu lu pinzeri ni la testa:

ora
appinnicatu a la muntagna
è lu suli ca pi 'sta jurnata
mi spirisci davanti all'occhi.


SE TOGLI LA SCORZA

Se togli la scorza
ti rimangono soltanto le mani colme
del vento che passa e se ne va,

e le gambe piantate fermamente
come due radici d'olivo
in questa terra impietrita
e tacito il pensiero dentro la testa:

adesso
appisolato sulla montagna
è il sole che per questo giorno
mi scompare davanti agli occhi.




** Salvatore Di Marco, 'nsicutivu. 10 liriche siciliane tradotte in italiano dall'autore, Renzo e Rean Mazzone editori, Ilapalma Mazzone Produzioni Italo-Latino-Americana Palma Palermo (Italia), Sao Paulo (Brasil), 2012. 

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