Visualizzazione post con etichetta Giuseppe Sardo Viscuglia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Giuseppe Sardo Viscuglia. Mostra tutti i post

mercoledì 6 febbraio 2019

SALVATE IL FRATELLO ALBERO. L'appello del fotografo Giuseppe Sardo Viscuglia sia il nostro


Testo e foto di di Giuseppe Sardo Viscuglia (Belgio)


The world is in our hands ... please share my pictures as much as possible. I published them for the first time in 2012 and there was a poor reaction. It has been years that I stated it’s time to stop cutting trees and the beautiful forests.

Il mondo è nelle nostre mani... per favore condividete le mie foto il più possibile. Io li ho pubblicati per la prima volta nel 2012 e c'è stata una scarsa reazione. Sono anni che ho dichiarato che è arrivato il momento di smettere di tagliare gli alberi e le belle foreste.







lunedì 23 novembre 2015

LA SCIA ARGENTATA DEGLI OPPORTUNISTI. Asterischi di Smaragdos


La scia, che gli opportunisti  lasciano con la bava dietro di sé, 
nelle sere di luna piena si inargenta. 
Poi il vento la prosciuga tempo niente:  resta il riflesso di una luna spenta.  

 Smaragdos, Lo scornabecco non è un animale. Parainedito







Foto di Giuseppe Sardo Viscuglia

lunedì 30 marzo 2015

LA ZANZARA DI SMARAGDOS. Lo scornabecco non è un animale






La zanzara spiaccicata  con la ciabatta contro il muro non ti farà rimpiangere la parete bianca se riconosci che è sporca del tuo sangue.


Smaragdos, Lo scornabecco non è un animale. Parainedito.


giovedì 14 febbraio 2013

INNO FLOREALE PER SAN VALENTINO




I "FIORI D'AMORE" DI NICOLÒ TINEBRA MARTORANA


Mentre il giovane Nicolò Tinebra Martorana  gorgoglia come acqua sorgiva il suo inno d'amore ad Angelina,  e lo fa con dediche speciali e carducciani versi da liceale, il pensiero di chi legge  svola di fiore in fiore per approdare alla propria Angelina, come dire alla propria Rosa, alla propria Concetta e perché no? alla propria Emily, Lucinda o Annemarie, corre ai sogni sfumati o prossimi a  realizzarsi, in contrade anche molto lontane dalla "Rocca Rossa" tinebriana.  





I fiori e le Angeline, di sempre, evocano primaverili risonanze, avocano la musica: una trapunta di note vivaldiane si adagia sui ricordi di ieri, sui  sentimenti di oggi, e li unifica in una dolcissima sensazione atemporale. 

La condizione spirituale da cui promanano i versi trabocca dagli stessi versi e li ricopre, è una condizione di entusiasmo giovanile, di gioia dei sensi, di titaniche speranze, di ingenuità. 

Una condizione bene detta da Baudelaire in Élévation anche se la compitante poesia del Tinebra  è visibilmente lontana  dal timbro baudelairiano: 


heureux...
celui dont les pensers, comme des alouettes,
vers le cieux le matin prennent un libre essor,

qui plane sur la vie, et, comprend sans effort
le langage des fleurs et des choses muettes!



felice... 
chi lancia i pensieri come allodole 
in libero volo verso i cieli nel mattino!

Felice chi, semplice, si libra sulla vita e intende
il linguaggio dei fiori e delle cose mute!

Altro che Fiori del male! Piuttosto, nei versi del giovane Nicolino, il mio amico compositore Domenico Mannella vi ravvisa "Fiori d'amore". 
E sia.





Con la tecnica e il desiderio dell'ape alla ricerca del divino nettare, rimando simbolico ad altri nettari più umani quali la poesia e l'amore,  i versi che seguono sono estrapolati dal libro di Nicolò Tinebra Martorana, Versi. Il linguaggio del mio core è in queste rime, Yucanprint, Tricase 2012, pubblicato amorevolmente e con scrupolo di studioso da Angelo Campanella, dopo il fortunoso e fortunato ritrovamento del manoscritto contenente le poesie composte nell'arco temporale 1891-1895, dai sedici ai vent'anni.
L'opera poetica di Nicolò Tinebra Martorana sarà presentata al Teatro Regina Margherita di Racalmuto il prossimo 23 marzo. 








plenus rimarum sum
IOVENALIS.

Sono pieno di rime

*
Ad Angelina mia, 
dopo un anno d’amore, 
dedico queste rime

*

Fior di giaggiolo, 
Imitar vorrei di rondinella il volo 
E posare sul tuo sen felice e solo

22 novembre 1894


*
Fiore di menta 
Viemmi sul cor, ché nell’alma senta
 La gran fiamma d’amor s’in te aumenta.

16 dicembre 1894

*
Fior di margherita, 
Vorrei baciare l’esili tue dita 
E saper se ti sei di me invaghita.

22 novembre 1894



*
Fiore di prato 
Viverti voglio eternamente a lato
 E godermi il fulgor d’un guardo amato

*
Fior di viola, 
Perch’il vederti spesso a me s’invola?
 Tu sai ch’un tuo sorriso mi consola




*
Fiore di rosa, 
Dolce profumo di violetta ombrosa, 
Al tuo pensier vanisce ogn’altra cosa.

*
Fiore di lino, 
Rosa son io dell’Italo giardino 
E viver vo’ sul cor di Nicolino



*
Dalla mia casetta campagnuola di Rocca Rossa
Un saluto autunnale:

Addio, serena quiete, più non sento 
Il seno tuo gioir di mille effluvi; 
La ria stagion s’appressa. Cupo e lento
 Io t’abbandono

20 ottobre 1894




*
Tu mi guardi con tanto desio, 
Tu mi baci con tanto languore! 
Vieni, sorgi, ti dice il cor mio;
O l’amore, l’amore, l’amore

14 aprile 1895











Luigi Infantino, Serenata a Mariuzza
http://www.youtube.com/watch?v=8FoGOwpyABs





Traduzione dei versi di Baudelaire dal francese di Claudio Rendina

Ringrazio Giuseppe Sardo Viscuglia per avermi dato la possibilità di corredare  le poesie con le sue impeccabili foto.



http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/02/lo-storico-ritorna-in-teatro-poeta.html



giovedì 25 ottobre 2012

UNA STELLA A MONTEDORO






1


Quando le sere d'estate non avevamo nulla da fare in paese perché nulla vi s'organizzava a differenza di tanti altri comuni limitrofi, ci si spostava a Montedoro, un piccolo paese dalle comuni radici contadine e minerarie, lindo, all'antica, ma attrezzato modernamente con rara efficienza: dall'anfiteatro alla funzionante biblioteca, dal museo alla pinacoteca, dal centro sociale per i giovani al centro per gli anziani, dall'anfiteatro alle terme, dai campi da tennis e di calcetto alla piscina, e con un cartellone estivo che non lasciava una sola serata i montedoresi ad annoiarsi: una mostra, un concerto, uno spettacolo di varietà, una drammatizzazione, la proiezione di un film, il laboratorio teatrale, un corso musicale, la balera... 

Che fortunati, i montedoresi! 

Onore alle amministrazioni che si sono succedute nel tempo.



2


Dai miei "Appunti domestici"


Ieri sera sono stato a Montedoro ad ascoltare il chitarrista Alirio Diaz, venezuelano, discepolo e successore di Segovia,  il  più  grande chitarrista del secolo, come recitava il cartoncino-programma  che serviva opportunamente da ventaglio. Ha eseguito brani rari di Lauro, di compositori napoletani e soprattutto  rifacimenti di musiche etniche guaranì, cioè paraguayane antiche. Sciolto, virtuoso, sinuoso, riusciva a creare tensione emotiva tra il pubblico, insomma una atmosfera che trascendeva il piccolo comune di Montedoro, tanto che veniva da chiedersi con meraviglia come mai quel grande artista sudamericano fosse capitato lì.

Davanti a me, in linea diagonale, le spalle scoperte, abbronzate, invitanti, di una ragazza: delicatissimi gli omeri, la linea del collo; il ripiego di carne che si formava sotto l’ascella sinistra risultava sensualissimo, appena alzava un poco il braccio per gesticolare si intravvedeva in profondità il bordo del reggiseno bucato che premeva e delimitava una mezza  luna chiara.

3

“In questo periodo storico confuso e strano”, diceva tra un
brano e l’altro Diaz, mentre la gente si sventolava, “rifarsi alla tradizione è importante da un punto di vista musicale, storico, sociale, artistico”. E giù un effluvio incalzante, dondolante, di note: la chitarra diveniva percussione, liuto, arpa.



4


Neanche gli alberi, che delimitavano il terrazzo, fiatavano: non si muoveva foglia. Neanche le stelle. La ragazza stava tre file davanti a me, di lato, se qualcuno delle varie sedie mi liberava la visuale, ne vedevo anche i movimenti: muoveva i capelli, una piramide di riccioli,  si girava sul lato destro. Qualcuno della seconda fila protese la testa in avanti e io non vidi più niente, si ricompose e m’accorsi che a fianco della ragazza ci stava seduto uno con la barba e la giacca sportiva, un anello di cattivo gusto al mignolo.
Scrosciarono gli applausi a rompere la tensione che Alirio, pur anziano, aveva instaurato con la sua energia e leggiadria insieme. Il pubblico era soddisfatto, chi seduto, chi in piedi.



5

Calogero, il mio amico, patito di musica, che aveva trovato posto tra le prime file, al termine del concerto, prima che iniziasse il tramestio di sedie, corse verso di me per sollecitarmi a richiedere il preziosissimo autografo.
Dissi di sì, dissi di no. Lui mi sollecitò di nuovo. Io ero distratto, forse un po’ triste. Alzai lo sguardo. Mi voltai per un attimo. Mi ritrovai in coda per l’autografo quasi spinto dalla gente che premeva da ogni parte. “Dài, dài”, mi diceva Calogero.

Quando finalmente arrivo vicino al Maestro, scorgo davanti a me due bretelline trasparenti che aderivano per il sudore alla pelle di spalle ben disegnate, finissime. Era lei, la ragazza ammirata durante tutto il concerto, rispuntata d’incanto. Da vicino, i lineamenti erano ancora più belli.
“Il suo nome?”, chiese il grande Diaz rivolto proprio a me; glielo
dissi e lui mi disegnò con ampia voluta della mano un gigantesco autografo, personalizzato. Appena sollevò la penna indicando con gli occhi che aveva finito, venni scalzato da cento mani che spingevano e si facevano largo.
Guadagnai un angolo più sicuro e tranquillo e alzai gli occhi dal cartoncino geroglificato. Calogero era fiero del raro reperto. “Che hai?”, mi chiese, vedendomi di colpo triste.
“Niente”, risposi, mentre cercavo di scorgere tra la folla quelle bretelle trasparenti sparite nel nulla. “Niente”.
Il mio amico voleva ad ogni costo sapere...

Racalmuto (Contrada Serrone), giovedì 26 agosto 1999. Fa
caldo. Non riesco a prendere sonno. La stanza è infuocata.
Papà e mamma, sofferenti, dormono al pianterreno. Sono le 4 e
un quarto di notte e la campagna è ancora buia.

P.S. Debbo chiedere a Calogero in che data si terrà il prossimo concerto.



Alirio Diaz - Como Llora una Estrella (Antonio Carrillio)
Trad.: Come piange una stella
http://www.youtube.com/watch?v=ZIEiOGI4qI8





Foto1:  Giuseppe Sardo Viscuglia (Belgio), "Les Tournesols à l'aube"
Foto2:  Silvestro Sammaritano, Il musico. Particolare     
Foto3:  Caterina Gulioso, La collana   
Foto4:  Cielo di Montedoro? 2009                                                                  
Foto5:  Silvestro Sammaritano, Il musico.



Alirio Diaz Interpretando Natalia (Vals n.3) de Antonio Lauro
Xpe1XxxJhY&feature=related


Rare Guitar Video: El Gavilan

http://www.youtube.com/watch?v=ee-O0S0DFn4&feature=related