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sabato 4 aprile 2015

LA PROCESSIONE DELLE OMBRE DI RENZO COLLURA. Grotte come Tebe e oltre, tramite l’arte






Tra laico e profano, ogni corteo, sommamente quello connotato come processione, non è fine a se stesso, è solo un tragitto, un percorso, un condiviso cammino verso una meta. L’arte ce lo fa capire più ogni altro discorso.

Così scriveva infatti il teologo Cosimo Scordato nel testo di presentazione a quella che risulterà essere l’ultima mostra di Renzo Collura tenuta nella chiesa di San Francesco Saverio a Palermo dal 17 al 25 marzo 1989, durante la Settimana Santa:

“Ma allora che cosa è la Processione delle Ombre che il Collura ci offre in una sequenza di ricordi che riesumano la vita religiosa di un paese ancora scandito dai suoni della campana, organizzato intorno ai segni del sacro?

È solo una rievocazione dei ricordi di una infanzia che ha visto scivolare dinanzi ai suoi occhi sbarrati folle di persone radunate e profondamente coinvolte da processioni, celebrazioni, memorie di defunti, ricordi che ancora oggi fanno irruzione come qualcosa di indelebile?

Ma l’arte, seppure così affine allo sguardo fantastico e creativo di un bambino vive anche di una osservazione che sa prendere della realtà le distanze almeno di un pennello.”

“Distanza di un pennello” in Colllura, dice Cosimo Scordato, distanza che, allontanando dal prossimo terreno di osservazione che è Grotte, avvicina l’umanità del suo tempo - rappresentata con i suoi riti scanditi teatralmente - all’umanità che l’ha preceduta nei millenni, all’umanità di Edipo quando afferma: 


Tebe è carica di fumi, impasto di preghiere, di singhiozzi.

Cosa è cambiato da allora? Quali fumi? Quali preghiere? Quali singhiozzi?

Il pittore Renzo Collura osservava i riti di Grotte, l’umanità di Grotte, ma non racchiudeva il suo sguardo a Grotte, ci vuol dire il teologo. In quello sguardo eravamo e sono compresi anche  quelli che grottesi non erano e non sono.  Quello sguardo trascende l’anagrafe e la Processione delle Ombre, apolide come apolide è un’ombra, alla fine risulta laicamente una metafora. Per colui che l’ha concepita e rappresentata è stata una metafora premonitrice, l’ignara vigilia che l’avrebbe visto trapassare nel regno delle ombre, ombra tra ombre. Ma un’ombra che vive.  Non solo pittoricamente, si spera.







Testo e foto della chiesa San Francesco Saverio ©piero carbone
Ringrazio Athos Collura per avermi messo a disposizione la documentazione fotografica dell'attività pittorica del padre Renzo. Quadro pubblicato: La croce di carta -1986.

domenica 31 marzo 2013

LA BELLA VIA CRUCIS 3.

AUGURI, CON L'ARTE, DI BUONA PASQUA, 
AI LETTORI DEL BLOG
VICINI E LONTANI
OCCASIONALI
CASUALI
ASSIDUI
A TUTTI
A TE
!


UNDICESIMA STAZIONE

distratto ed assurdo "prendersi giuoco" di soldati,
sullo sfondo un crocifisso lasciato alle spalle,
metafora di una condizione umana più volte sordamente "giuocata"
da banalità, da un prezzo dato,
da tutti gli ismi.


DODICESIMA STAZIONE

"Tutto è compiuto. La linea è tracciata": non didascalia...
il finito confina con l'Infinito!
La dis-tensione del suo corpo tra cielo e terra,
risolve la curvatura dello spazio,
ma il congiungimento è doloroso,
è scarnificante.


TREDICESIMA STAZIONE

fredda mano che colpisce con cinismo,
(compassato calcolo di chi possiede conoscenza e potere)
ed il "povero Cristo" sussulta nella sua scarna fragilità,
mentre gli cade addosso
egli fa corpo con la croce scompaginata.


QUATTORDICESIMA STAZIONE

gesti di pietà mai antichi,
elegante e discreto
il velo che avvolge Maria,
ri-vela come già nel suo seno
la profondità immensa di quella tomba...


QUINDICESIMA STAZIONE 

leggerezza di segno e di colore,
restare sulla soglia della tomba vuota,
sulla soglia del mistero, intravedere
ove sembra tutto finito e sigillato per sempre
Luce risplendere.




I testi a commento dei singoli quadri della Via crucis sono pubblicati in catalogo e tratti dalle lettere inviate da Don COSIMO SCORDATO agli artisti nel momento della recezione delle opere, la prima è pervenuta il 10 ottobre 1993, l'ultima il 10 ottobre 1995.

La bella Via crucis 1.

La bella Via crucis 2.




sabato 30 marzo 2013

LA BELLA VIA CRUCIS 2.



SESTA STAZIONE
La fronte angusta del gendarme minaccioso
la fragile umanità di Pietro che scopre di saper rinnegare,
presa di chi stringe tra le mani un colpevole
e sguardo smarrito di chi, scoperto, tenta giustificazione;
è giunto il momento della scelta e del coraggio da che parte stare:
non ci indurre in tentazione!


SETTIMA STAZIONE
pennacchi, bardature, templi, legge
grigiore che minaccia ovunque
ma non nascondono il volto vero di coniglio,
il tutto per lavarsi le mani
avendo "ragioni di ferro"!
Gesù? ha le mani legate...
fino a quando?


OTTAVA STAZIONE
scricchiola il corpo, una croce immane,
crocifissi di questo mondo:
dolore che mai finisce
resistere quotidiano alle indicibili sofferenze,
per amore non soccombere, seppure schiacciati:
portare la croce è gesto divino della più grande umanità.


NONA STAZIONE
Profili umani, popolani,
lo spasmo di un cavallo all'orizzonte di un cielo rossato,
preludio-presentimento
di uno sconvolgimento cosmico:
una madre un figlio di fronte alla morte.


DECIMA STAZIONE
Le linee tratteggiano con riverenza,
sobrietà di linguaggio, antico e moderno a un tempo,
cielo e terra si fondono nella sospensione del Crocifisso,
riconciliati per sempre.
Abbraccio che congiunge distanze infinite,
nell'Innalzamento.

I testi a commento dei singoli quadri della Via crucis sono pubblicati in catalogo e tratti dalle lettere inviate da Don COSIMO SCORDATO agli artisti nel momento della recezione delle opere, la prima è pervenuta il 10 ottobre 1993, l'ultima il 10 ottobre 1995.

La bella Via crucis 1.