Lu suonnu di la notti m'arrubbasti:
ti lu purtasti a dormiri cu tia*
Si dice che due versi di un canto popolare, cantilenati da un contadino nella campagna silenziosa e sperduta di Cianciana, siano all'origine dell'attività poetica di Alessio Di Giovanni.
Altri, ai canti popolari, si accostarono per conoscere e meno per poetare, racimolando frammenti e testimonianze.
Le più importanti e note sono quelle di Lionardo Vigo Calanna, marchese di Gallodoro (Acireale), di Antonino Uccello di Palazzolo Acreide, del palermitano Giuseppe Pitrè, del salemitano Alberto Favara, ma altre raccolte di canti popolari di varie parti della Sicilia, nel tempo, hanno arricchito il patrimonio etnografico di un aspetto significativo della cultura siciliana.
La raccolta di cui si va a parlare è relativa a Mazara del Vallo.
*Il sonno della notte mi hai rubato:
l'hai portato a dormire con te.
SULLA RACCOLTA DI ANTICHI CANTI MAZARESI
raccolti e tradotti da Antonino Gancitano
Ogni raccolta di
canti popolari offre un contributo alla conoscenza dei siciliani, del loro
sentire.
In questa
prospettiva si deve leggere Antichi vuci. Antichi canti mazaresi raccolti e tradotti
da Antonino Gancitano, a cura del Gruppo Tradizioni Popolari "Coro - Città di Mazara del Vallo" 1985.
Questi canti sono
stati amorevolmente
raccolti da Antonino Gancitano, medico come il Pitrè, lungo un arco di tempo di 16 anni.
Sono 25 canti
trascritti in un siciliano "difficile" ovvero
in dialetto mazarese "stretto", per cui
molto opportuna cade la scelta di accompagnare la versione originale con la
traduzione italiana a fronte.
Ma ad una più
attenta lettura, ancora più
pregnante emerge la poesia di
questi canti veicolati dalla
lingua in cui sono nati (parole, cadenza, inflessione):
Dunni lu ciumi spizzica trumenti / e l'erva addummisciuta chiama paci / - Drocu, - rissi mè mà, - drocu è la vita! ("Dunni").
I temi oggetto dei
vari
canti sono l'amore
(con il suo rovescio:
l'odio, lo sdegno) e la morte nella sua
varia tipologia (morte per disgrazia, morte
naturale, morte
come sentimento della caducità della vita):
Lu ventu m'arrubbà / l'ultimu suspiru / e l'arma persi/ senza ciatari / e l'arma persi/ senza dittiari / chi notti curri/ e tuttu va beni ("Muriloru"). |
Va notato che «lo stile esecutivo non va diviso
da quella che potremmo chiamare la struttura melodica di un canto, entrandovi piuttosto come momento
determinante per la sua connotazione»
(Elsa Guggino). Conseguentemente, sarebbe stato molto opportuno far seguire il testo di questi canti mazaresi dalla trascrizione musicale delle loro melodie, secondo il chiaro esempio del
Favara.
Un libro, tuttavia,
anche di
canti, non è un disco, e si deve apprezzare per quello che
è letterariamente, per il suo valore
documentario. E non mancano di
autonomo valore poetico e letterario molti dei canti riportati.
Senza dire del valore
storico-documentario
della raccolta
di antichi vuci che ferma, con certezza, sulla carta, la fluidità e la labilità della memoria di un popolo — la nostra — che rischia di
perdersi per sempre.
Mia recensione apparsa su "Universitas", Palermo, a. IX, nn. 5/6, giugno-luglio 1989.
Recentemente il libro è stato ristampato. Vedi:
http://mazaranews.blogspot.it/2012/03/presentazione-antiche-vuci.html
Questo post è stato ripreso da:
http://www.mazaralive.it/societa/401/antichi-vuci-sentimenti-di-sempre
Recentemente il libro è stato ristampato. Vedi:
http://mazaranews.blogspot.it/2012/03/presentazione-antiche-vuci.html
Questo post è stato ripreso da:
http://www.mazaralive.it/societa/401/antichi-vuci-sentimenti-di-sempre
Un gradito riscontro su fb:
RispondiEliminaElsa Guggino:
Piero caro, mi riconosco ancora in quanto scrissi allora. Grazie.
1 aprile 2016