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sabato 30 novembre 2019

ANCHE LA SICILINCONIA SOTTO SALE NELLE SCULTURE DI DAMIANO SABATINO. Miniera di Petralia Soprana in contrada Raffo






LA MINIERA DI SALE DI PETRALIA SOPRANA
Di Roberta Zaccarini Fazio
Uno strano sentimento  pervade il visitatore in questo antro della terra.
Siamo sopra il sale, sotto il sale, dentro il sale che qui si è originato sei milioni di anni fa. Nella penombra il bianco è il colore  prevalente. Siamo dentro ad uno tra i più grandi giacimenti di sale d’Europa.
“Coltivare una miniera è come costruire un gran palazzo, qui siamo al primo di 11 piani scavati dentro al sale. Ogni piano ha 20 metri di spessore e pilastri  di 15 metri che sorreggono le gallerie intorno a noi,  che si estendono per 40 km e fino ad una profondità di 380 metri “. Ci racconta il giovane dell’Associazione Sotto Sale che il sabato permette di visitare la Miniera di Sale di Petralia Sottana che ancora oggi è un sito produttivo.
Il processo di estrazione del sale è molto affascinante infatti tutto  avviene in modo meccanizzato. Dal minatore continuo, l’enorme macchina che sbriciola il sale dalle pareti, fino al confezionamento tutto si svolge sotto terra e in maniera automatizzata. Qui 3.000 tonnellate al giorno lasciano le pareti per trasformarsi nel sale che useremo per molteplici attività.
Il primo uomo che tocca il sale, dopo seimila anni, è il consumatore. Tra le sue mani questo prezioso elemento vedrà di nuovo il sole!
Dopo aver ascoltato i racconti del sito produttivo visitiamo le gallerie e  scopriamo un mondo fantastico che ha dato vita al  Museo di Arte Contemporanea SottoSale.
Tanti artisti vengono qui per la biennale e con il sale creano le loro opere.  Fanno uscire fuori da questi enormi cristalli di sale Opere Artistiche di una bellezza struggente. L’occhio sulla parete mi guarda ed è cosi reale che stento a credere che sia fatto solo di sale. E  Tutto intorno nelle gallerie opere di artisti noti e meno noti  fanno entrare il visitatore in contatto con il sale. Una mano che stringe un grappolo d’uva, una Sicilia dal nome eloquente “Sicilinconia”. Un grande blocco con al centro un incavo che rappresenta il ventre materno, messo davanti ad una fessura della parete creata da un’infiltrazione d’acqua, rappresentano il Ventre materno e  il Ventre della terra.
Le suggestioni avvolgono l’osservatore che affascinato contempla tanta bellezza. E lo sguardo viene attratto anche dalle antiche macchine che un tempo lavoravano il sale e oggi sono tutte coperte dalla ruggine e creano un percorso di archeologia industriale tra le opere e le istallazioni di arte contemporanea.
Avviandoci all’uscita un vento forte ci prende come se la grotta che ci ha accolto ora ci spinga fuori per tornare alla luce del sole che comunque li sotto non ci è mancata. Eravamo come in un bozzolo senza ne caldo ne freddo avvolti da una surreale atmosfera. Un’esperienza molto interessante che ci ha fatto conoscere come una realtà mineraria molto attiva possa essere allo stesso tempo un luogo fruibile per l’arte e la comunità.
MACSS – Museo di Arte contemporanea SottoSale – Petralia Soprana
Visitabile su prenotazione il Sabato
per maggiori info: www.sottosale.eu
Foto di Vincenzo Fazio e Roberta Zaccarini Fazio




scheen shot: www.sottosale.eu


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Testimonianza di Damiano Sabatino e poesie declamate da Agostino Messineo Alfiere


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Mia riflessione e proposta 
Anche a Racalmuto le miniere di sale si potrebbero valorizzare artisticamente. Occorrerebbe la volontà e la sinergia dell'amministrazione comunale e dell'Italkali. Sicilinconie a parte.

domenica 26 agosto 2018

POESIE SOTTO SALE: SICILINCONIA. Foto e video di Angela Lauricella in contrada Raffo a Petralia Soprana

È un'emozione ogni volta che ricevo affettuosi riscontri da amici che si recano a visitate le miniere di salgemma a Petralia Soprana, in contrada Raffo, e, tra le varie sculture e installazioni saline, si imbattono con sorpresa, e compiacimento, dinanzi alla scultura realizzata dallo scultore Damiano Sabatino che si è voluto ispirare a due mie poesie sulla "sicilincònia" o "sicilinconìa". Grazie.





Il video postato su facebook



Foto e video di Angela Lauricella

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Un precedente video postato su you tube  con la testimonianza di Damiano Sabatino
e la lettura  di Agostino Messineo  delle poesie sulla Sicilinconia:





Le poesie


fuocu addiventa o chjantu ngusciatu Sicilincúnia veni di ncúnia. Sicilincunìa veni di pena. Ncapu la ncúnia ncoccia lu firraru ccu lu martieddru lu fierru ancora callu e lu fa addivintari nzoccu voli: chjavi di porta o fierru di cavaddru. Chjanci la matri lu figliu ch’è n guerra. Chjanci lu figliu partutu surdatu. Chjanciva lu minaturi, lu viddranu, ora cu parti o è disoccupatu. Sicilincúnia o sicilincunìa? Si pati o s’arripiglia lu distinu? Cancia l’accentu, allegru o ammartucatu: fuocu addiventa o chjantu ngusciatu. Sicilincónia viene da incudine. / Sicilinconìa deriva da pena. / Sopra l’incudine batte il fabbro / con il martello il ferro ancora caldo / e lo forgia secondo quel che vuole: / chiavi di porta o ferro di cavallo. / Piange la madre il figlio ch’è in guerra / pian- ge il figlio che va a fare il soldato. / Piangeva il minatore, il contadino / ora chi parte o è disoccupato. / Sicilincónia o sici- linconìa? Si subisce o si modifica, il destino? / Cambia l’accen- to / allegro o malinconico: / diventa fuoco / o / pianto a dirotto. *



mbriacatu di sicilincunia Sutta lu cielu sbruogliu pinzera, gruppa di firnicii. Calu l’uocchji, talìu si tornanu li cunti. Nun tornanu ppi mia, forsi ppi tia. Ti nni jisti luntanu, iu ristavu. Forsi tu arriniscisti, iu fallivu? Tu cu l’arma sbinnuta a la stranìa, iu mbriacatu di sicilincunia. Sotto il cielo sbroglio / pensieri, groppi / di almanaccamenti. / Abbasso gli occhi, vedo / se tornano i conti. / Non tornano per me, / forse per te. / Te ne sei andato lontano, / io son rimasto. / Forse tu ce l’hai fatta, io ho fallito? / Tu con l’anima svenduta in terra straniera, / io imbriacato di sicilinconia.


Da: Piero Carbone, Venti di Sicilinconia, Medinova, Favara 2009


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sabato 1 aprile 2017

giovedì 9 ottobre 2014

L'INVASIONE DI FAVIGNANA CON SUBBIE E SCALPELLI



Mamma, gli artisti! A iniziare dai primi di ottobre, un drappello di scultori provenienti da varie parti d'Italia, con fare deciso e battagliero, sta scolpendo la pietra delle cave di Favignana; anche il mio amico Damiano Sabatino, che partecipa al Simposio d'arte nell'isola delle Egadi, è alle prese con subbie e altre diavolerie per scalfire e carezzare la pietra: scalpelli, raspe, gradine, bocciarde...

Il prossimo dieci ottobre saranno tolti i veli alle sculture ultimate. Sarà una sorpresa ovviamente. Di sicuro, le bellezze artistiche realizzate dagli artisti saranno collocate, come perle in una conchiglia, in quel suggestivo scrigno naturale qual è Favignana.

Intanto, immedesimandoci nella sua fatica, ma non potendo immaginare la figura che sta scolpendo, marchiamo l'attesa passando in rassegna alcuni lavori precedentemente da lui realizzati ed esposti.

Maggiori dettagli sulla manifestazione e sui partecipanti si possono riscontrare nell'articolo sotto riportato.

A dimostrazione del legame e della familiarità con la Sicilia di alcuni artisti non siciliani coinvolti al Simposio, e rispondendo ad una richiesta di informazioni tramite Damiano, rassicuro il maestro Nicola Zamboni che le sue opere e quelle della sua scuola realizzate a Montedoro alcuni anni fa si trovano esposte nel locale Museo della zolfara.

Anzi, la sua permanenza in Sicilia in questi giorni potrebbe essere l'occasione non solo per rivedere la sua opera e quelle realizzate dai suoi ex allievi ma anche per una sortita nelle plaghe della cosiddetta Fossa di Caltanissetta, ricca di sale, di zolfo, di alabastro e altri minerali da scolpire. Chissà che non trovi ispirazione ed estro!
































Le foto si riferiscono alla mostra tenuta al castello di Maredolce di Palermo nel giugno del 2013, in occasione del "Pomeriggio conviviale tra arti, collezionismo e sapori -  Maredolce crocevia di culture" organizzato dall'Istituto comprensivo statale "Quasimodo-Oberdan", inaugurata dal prof. Gaetano Cipolla, presidente dell'Assocoazione italoanericana "Arba  Sicula".

Scultura di sale
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/08/sicilinconia-scultura-di-sale-di.html



Al via la prossima settimana il Simposio di Scultura

Simposio_Scultura_Favignana_TpOggi



















Tutto pronto, a Favignana, per il 1° Simposio di Scultura che si svolgerà dal 2 al 10 ottobre a Cava Sant’Anna. La manifestazione è stata promossa dall’associazione culturale “Excursions”, coordinata da Giuseppe Accorsi e Alfonso Gammino, ed è patrocinata dal Comune-Assessorato alle Politiche Culturali, diretto da Emanuela Serra.

L’apertura, con il saluto di benvenuto ai artisti partecipanti, si terrà giovedì alle ore 10.30 a Palazzo Florio, alla presenza del sindaco, Giuseppe Pagoto, dell’assessore Serra e, tra gli altri, del professore Ignazio Buttitta, di Maria Guccione e di Stefano Donati.

Il programma prevede, dopo l’inaugurazione di giovedì e il cocktail di benvenuto, alle ore 12 una passeggiata attraverso il centro urbano fino a Cava Sant’Anna, dove gli artisti sceglieranno la loro pietra e prenderanno conoscenza del posto. Alle ore 16 saranno liberi di iniziare a lavorare, e poi tutti i giorni, fino alla conclusione della settimana, in mattinata o nel pomeriggio eseguiranno le loro attività, alternandole alle visite guidate per le Cave dell’isola e all’ex Stabilimento Florio. A conclusione del Simposio saranno assegnate delle targhe di partecipazione.

Gli artisti partecipanti (di cui alcuni di fama internazionale) daranno vita alle opere scultoree utilizzando blocchi di pietra locale provenienti dalla cava della Torretta di Favignana di proprietà della famiglia Gandolfo, omaggiati dagli stessi proprietari a sostegno “dell’Arte e Memoria del Territorio”.

Le sculture eseguite resteranno al patrimonio comunale che potrà dare inizio alla creazione di un ”Giardino d’Arte Contemporanea” nella stessa Cava Sant’Anna.

In contemporanea, all’interno della cava, saranno esposte gigantografie di Emiliano Milanesi e stampe litografiche di Enzo Patti, oltre a cartellonistica pubblicitaria di eventuali sponsor legati comunque alla storia dell’isola.

Il Simposio sarà totalmente aperto alle scuole i cui studenti saranno invitati ad osservare gli artisti all’opera per apprendere, se lo vorranno, i primi elementi rudimentali sulla lavorazione della pietra. I ragazzi potranno, inoltre, frequentare la cava per due giorni da stabilire, assistiti da uno scultore.

Ai partecipanti al simposio si potranno aggregare i turisti desiderosi di conoscere le bellezze di Favignana. Sono previste delle cene conviviali per far conoscere agli artisti la gastronomia locale.

“Cava Sant’Anna, già patrimonio della Memoria dell’estrazione della pietra di Favignana – commenta l’assessore Serra – sarà il luogo in cui artisti emiliani, siciliani e locali si incontreranno per realizzare delle opere scultoree da blocchi di calcarenite conosciuta col nome di “tufo”, pietra bianca di origine marina, la cui l’estrazione ha caratterizzato il paesaggio e l’architettura dell’isola”.

Questi gli artisti partecipanti: Marco Belotti, Sara Bolzani, Mariano Brusca, Michele Lipari “Pumba”, Gianfranco Macaluso, Nicola Nannini, Damiano Sabatino, Paolo Sighinolfi, Nicola Zamboni, Laura Zizzi, Benito Alessandra, Jonas Aloia, Antonino Campo e Francesco Savalli.


Scritto il 26 settembre 2014 alle ore 14:52 da Trapanni

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sabato 15 settembre 2012

LA CONTESSA CE L'HA

Scultura di sale di Damiano Sabatino

Il sale e i siciliani, il sale e la Sicilia, il sale in Sicilia. Insula deriva da sale? “Salitudine. Insolitudine”. Il comisano Gesualdo Bufalino ci ha teorizzato sopra: “In realtà, dovunque ci si volga in Sicilia il sale appare una forza, una condizione e un destino”. Presente nei riti e nelle superstizioni: sale dietro la porta, contro la jettatura, lanciarlo a spaglio sull’olio versato per neutralizzarne spaventi di disgrazie.
Si vada a scavare in quel capitoletto delle Parrocchie di Regalpetra dedicato a ciò che intorno a sé il sale muove, ai titolari delle concessioni, alle condizioni a dir poco precarie, al mondo di scavata pena, di fresca bianchezza e di molteplice utilità. Asciutta neve. Umida bambagia. Mondo che genera un sentimento a raggiera. “Sale sulla piaga” doveva essere titolo al libro campato sulle piaghe di un paese.
Il sale, connaturale all’ambiente, è come connaturato alla storia e alla cultura  dei regalpetresi. È diventato linguaggio.
Bòtta di sali! Si dice, “colpo di sale!”, nell’augurare a qualcuno un malanno derivante dall’uso smodato del cloruro di sodio. “Paese del sale” e controdenominato Regalpetra, con storica antonomasia.
Che il prete abbia messo poco sale, essere “senza sale”, ‘nsalanùtu, si dice di chi abbia poco cervello. “Mangiare sette salme di sale” occorre per conoscere l’amico vero. Una zucca la si può condire quanto si vuole, anche con una bisaccia di sale, ma resta sempre zucca: per dire invariabilità di una cosa vanamente e variamente camuffata.
Al contrario, “avere sale” si dice quando si hanno giudizio, saggezza e un’intelligenza non disgiunta da altre qualità tipiche del savoir-faire: una miscela istintivamente dosata di esprit de finesse e di spagnola acuidad. Avere sale overro essere sagacemente pronti e lucidamente “pratici”. Come i regalpetresi, appunto, e le regalpetresi.
La tradizione vuole che un servo, destinato a sicura morte per aver preso a colpi di archibugio il Conte suo padrone, sia stato salvato e nascosto dalla graziosa Contessa, testé vedova. Gli armigeri lo ricercarono invano nel contado mentre quello si trovava al sicuro nel castello. Quando finalmente lo scovarono e volevano arrestarlo, la contessa si oppose con le seguenti parole:
“La morte del servo non fa tornare in vita il padrone”.
E alzò l’ampia veste in segno di protezione.
Avere sale, ecco il punto: l’ingegno che salta fuori in un baleno quando al dolore per la perdita del marito si sarebbero aggiunte le sofferenze di altre privazioni. In una Contessa di ventiquattro anni colpisce tanta magnanimità in favore di un povero servo, e giovane, che pur l’aveva orbata del suo caro, anziano consorte. Il morto era morto, ma il servo con i suoi servigi poteva distrarla dal dolore.



Il sale fisico si spiritualizza sublimando le sue qualità: si trasmuta, trasforma, transustanzia in altro da sé, in frutto d’intelligenza pratica, teorica, applicata. Di quest’ultimo tipo d’intelligenza è Sciascia a confermarne l’esistenza, la vitalità, rispondendo ad una domanda di Domenico Porzio.
“Com’è questa storia che il pino di Pirandello sta morendo? È una malattia?”.
“Sta morendo perché è vecchio. Ma si può salvare, con tutti gli accorgimenti tecnici che ci sono oggi. Soprattutto occorre liberarlo dal selciato: le radici non respirano, l’acqua non penetra. E poi bisogna affidarlo alle cure di uno specialista. C’è un giovane che è molto bravo in queste cose, è di Racalmuto e insegna alla Facoltà di agraria. Mi ha detto che l’amministrazione comunale non risponde a queste sollecitazioni: perché si sono messi in testa di sostiruirlo con un pino di plastica”.
Le origini della salina sapidità (salipidità?) si perdono nella notte dei tempi.


Il brano è tratto da Eretici a Regalpetra, Ettore Grillo Editore, Enna 1997.                             Vincenzo Consolo, nel ringraziarmi, con una bella e preziosa lettera, per il libro inviatogli, della categoria degli “insalanùti” ne fa un criterio di giudizio: 


Milano, 29 ottobre 2000
Caro Carbone, 
con molto ritardo ho finalmente letto il suo godibilissimo "Eretici a Regalpetra". Mi sento onorato di essere stato accomunato agli abitanti di Regalpetra, che hanno "l'eresia scritta nei geroglifici del sangue". Mi sono appassionato ai notai, preti, gesuiti, farmacisti, medici, contadini di questo straordinario paese del sale, così diverso dal mio S. Agata "insalanùtu". Cordiali saluti. 
Vincenzo Consolo