venerdì 31 ottobre 2014

SANTU NOFRIU TUTTU PILUSU


Mario Genco rievoca in un vecchio articolo un singolare santo e la devozione che ispira: Sant'Onofrio, il santo che fa ritrovare tutto ciò che si è smarrito. 
Tutto? 
Forse, non proprio: altrimenti la sua effigie esporrebbero per obbligo nei tribunali in faccia ad ogni teste smemorato che a domanda risponde "non ricordo". Quante se ne sentono!

Quando tanto tempo fa lessi l'articolo sul "Giornale di Sicilia", mi colpì parecchio e, con l'assenso di Mario Genco, lo proposi a Mario Gallo che con piacere lo pubblicò su "Lumìe di Sicilia". 

Un piacere che voglio rivivere e far rivivere a quanti bazzicano tra i pieghi e ripieghi del blog. Lo ripropongo anche per un altro motivo: sarebbe un grave torto dimenticare chi fa ricordare tante cose. 

Santu Nofriu tuttu pilusu 
nun avi tana e mancu pirtusu,
e pi li vostri santi pila 
lu faciti truvari di ccà a stasira.

Santo Onforio, ricoperto da peli,
non ha ricetto e neanche un rifugio,
per i vostri santi peli
fatemelo ritrovare entro stasera.



Foto: Screen capture dal video Sant'Onofrio Pilusu di Gioi Scrivano











La processione si Sant'Onofrio a Palermo





Sant'Onofrio sul web

 "Preghiera per trovare le cose"


Biografia

Lumìe di Sicilia, Giugno 1998, n. 33

http://www.sicilia-firenze.it/upload/files/lumie_n33.pdf






I POST DEL MESE: Ottobre 2014

mercoledì 29 ottobre 2014

NEMICO DI CHI? NEMICO DI CHE? NEMICO, CHI?




Per le riflessioni a cui può indurre, ripropongo anche per i lettori del blog una nota che ho già pubblicato su fb.

REALE O SURREALE?

10 ottobre 2014 alle ore 6.51
Nemico di chi? Nemico di che? Nemico, chi?

Scrivo la seguente nota nella speranza che non capiti agli altri quello che è capitato a me e specialmente se qualcuno pensa di  scrivere a un giornale per rettificare, precisare, integrare una notizia letta.

Una volta, era d'autunno, ho scritto a un giornale per precisare che il resoconto di un avvenimento pubblicato era parecchio inesatto in quanto sosteneva che al suddetto avvenimento erano presenti alcuni personaggi assenti, anche se pubblicizzati in precedenti comunicati stampa e nei manifesti, e non faceva i nomi invece di quelli presenti (alcuni dei quali pubblicizzati negli stessi comunicati stampa); sosteneva inoltre, erroneamente, che in quel pomeriggio era avvenuto quello che invece era avvenuto l'anno precedente in una circostanza simile.
Può capitare. Siamo umani. Anche i giornalisti lo sono.

In buona fede si può sbagliare, per mille motivi, imprevisti e maledette coincidenze.
In questo caso che si fa? Si ringrazia, si rettifica la notizia, e si va avanti.

A me è capitato qualcosa di incredibile e surreale: con un apposito articolo, inequivoco, sono stato dichiarato "nemico" del giornale stesso.  E poi, scimmiottando un metodo "boffino", illazioni, allusioni, tentativi di denigrazione, essere tirato in ballo infondatamente per questioni da cui ero lontano mille miglia. Insomma, dàlli al nemico.
Nemico, mamma mia!, che parola grossa. Ma nemico di chi? Nemico di che? Nemico, chi?

All'articolo contenente le inesattezze, di una certa entità per giunta visto che riguardava diverse persone e personalità artistiche nonché operatori culturali e quindi l'effettivo andamento dell'avvenimento stesso, all'articolo, dicevo, è toccata una sorte peggiore: la cassazione. Tecnicamente, il  link con l'articolo non si è trovato più. Che si fosse rintanato in qualche anfratto del web da rendersi praticamente irreperibile? Boh.

Comunque, bastavano, meno farraginosamente, la rettifica e un ringraziamento.

All'avvenimento cui mi riferisco, va da sé, ero presente.

Ma alla prossima, se dovesse ricapitare, e questo è un interrogativo che esula dalla singola vicenda,  che si fa? Si rettifica o non si rettifica?  Si scrive o non si scrive?
Nemico della verità per essere amico degli amici o amico della verità ed essere additato come nemico dai nemici?

P. S. Nemici, loro, della verità.



Riporto i commenti da fb di due amiche; per fortuna non tutti abboccano alle malevoli stoccate che ci vengono rivolte:

1. (Mara Gioia): Non c'è niente di più irritante che negare l'evidenza! Mi chiedo poi, a che pro?

2. Mi piacciono le puntualizzazioni in favore della chiarezza. Bravo!!!



Una canzone di Daniele Silvestri. 
"Il Mio Nemico"





La scultura dell'immagine è esposta al Palazzo Comitini di Palermo



martedì 28 ottobre 2014

LA VERSIONE DI DON CHISCIOTTE









Don Chisciotti, spiritusu,
dissi: "Gràpila, ssa caggia."

Lu guardianu scantulinu
grapi e scappa ddra a pinninu.

Stetti un’ura sbarracata,
lu liuni nun nisciva:

niscì la testa, stirà un pedi,
fici la finta, si curcà arrieri.

Don Chisciotti, tuttu offisu, 
paci un si putiva dari:

"Chi fa? Schifìa! Cuntu un mi duna!
E' di la razza di li liuna?"

A sti discursa, dintra ddra caggia,
chiddru si misi a sbadigliari.

Nun era sceccu, nun era mulu,
si girà tuttu e ci detti lu culu.

Don Chisciotti ammeci diciva
ca lu liuni curaggiu unn’aviva.





Mia libera traduzione

Don Chisciotte spiritoso
Disse: "Aprila, quella gabbia."

Il guardiano timoroso
apre e scappa giù nel piano.

Stette un’ora spalancata,
il leone non usciva:

sporse la testa, stiracchiò un piede,
fece la finta e di nuovo a dormire.

Don Chisciotte, molto offeso,
non si poteva dare pace:

"Che fa? Mi ignora! Manco mi calcola!
Ma è della razza dei leoni?"

A questi discorsi, dentro la gabbia,
quello pricipiò a sbadigliare.

Non era asino, non era mulo,
si girò tutto e gli mostrò il culo.

Don Chisciotte andava dicendo
che (il leone) di paura stava morendo.

Poesia inedita ©pierocarbone




"Su' arditi eroi, sunnu omini valenti,
ma nun si picanu tantu di argumenti".

Giovanni Meli, 
Don Chisciotti e Sanciu Panza, canto I, ottava 12.


Il Don Chisciotte di Francesco Guccini
(una canzone che fa meditare):

Quante opere d'arte ha ispirato!
Il balletto:




ph ©archivioepensamenti
Le immagini: bassorilievi di Casa Professa (Palermo)

lunedì 27 ottobre 2014

CERTE VOLTE...














ph ©pierocarbone

Nell'immagine: acquasantiera marmorea (Grotta di Santa Rosalia - Monte Pellegrino)

domenica 26 ottobre 2014

UNA METAFORA DEL NOSTRO TEMPO: LA TORRE DI BABELE. Mostre a Palermo



Per questo
 la si chiamò
 Babele, 
perché
 là 
il Signore 
confuse 
la lingua 
di tutta la terra
 e di là
 il Signore
 li disperse
 su tutta la terra.

Genesi XI, 9


LE TORRI ALLA TORRE


Locandina


TRENTACINQUE TORRI DI BABELE NELLA TORRE DI SAN NICOLO'

DAL 24 OTTOBRE ALL' 8 NOVEMBRE 2014 

(in collaborazione con l'Accademia di BB.AA. di Napoli
e il patrocinio dell'UNICEF
 e della Presidenza del Comune di Palermo)

Mostra a cura di 
Nicolò D'Alessandro e Patrizio Di Sciullo
 Organizzazione:
 Nicola Bravo

Il gruppo Ghanese UNITY CHOIR

 sarà presente alla Galleria L'altro ArteContemporanea


Le mostre:

Torre di San Nicolò All'Albergheria, via Nasi, 18

Galleria l'Altro ArteContemporanea, via Torremuzza, 6 ) 





















Per vedere le altre acqueforti clicca il seguente link:




Alguien construye a Dios en la penumbra"

"Qualcuno costruisce Dio nella penombra"

Jorge Luis Borges, "Baruch Spinoza" in La moneta di ferro.
Traduzione di Cesco Vian (ediz. Rizzoli)

IN GALLERIA

















IL CORO GANESE ALLA MOSTRA









  
























SUL TERRAZZO GUARDANDO IL MARE





















Dalla  Bibbia di Gerusalemme

Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.
Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco".
Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento.
Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra".
Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.
Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.
Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro".
Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

GENESI XI, 1-9


Foto ©pierocarbone