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sabato 30 luglio 2016

IN SICILIA: TRANSUMANZA ANTICA CON OBIETTIVO MODERNO. Partecipazione documentata di Nino Di Chiara




E' difficile fotografare col tablet o con la macchina fotografica mentre a cavallo si sta seguendo una mandria di vacche in transumanza. Ci vuole abilità circense e versatilità cosacca, prontezza e determinazione, nell'assecondare gli scatti equini e la grave fiumana, lungo il percorso piano o impervio.

Nino Di Chiara lo fa, ci riesce, animato da un'insaziabile curiosità, voglia di vivere in lungo e in largo la Sicilia, anche o soprattutto nei suoi aspetti inediti o negletti, quasi dimenticati ma indimenticabili: li afferra, con l'obiettivo, li ferma in una sorta di immediata eternità digitale, li vive come un rito assieme ad altri, agli altri appassionati come lui, e li partecipa: condivide emozioni ma anche nuove consapevolezze, a volte sopite, sperando di far rivivere il passato e di non far decadere le sue tracce ravvisabili  nel presente.

Non solo transumanza di animali, ma panorami, piante, ruderi, nomi, cibi, sapori, convivialità: sembra la rappresentazione di una realtà finta sol perché sconosciuta o smarrita.

Il blog vuole essere un mezzo per condividere virtualmente un gesto d'amore. P. C.

Foto e didascalie di Nino Di Chiara



Da questa zona interna dei Monti Sicani, tra i comuni di Vicari-Lercara Friddi e Castronovo di Sicilia, grazie ai fratelli Ficarrotta, Toto' e Giuseppe, giovani amici paesani innamorati della vita bucolica, ieri (25 luglio 2016) abbiamo avuto la possibilità e la gioia di assistere ad una transumanza di vacche ; questo spostamento veniva effettuato dai nostri nonni
 per potere permettere alle greggi di avere dei pascoli copiosi.

Transumanza: sembra facile costituire il gruppo, ma non è così.
Transumanza : si parte


Transumanza: certo ci hanno fatto sudare un po'

Transumanza: un passaggio difficile




Transumanza: caseggiati in pietra sui monti sicani
Transumanza: ricordi lontani 1903




Transumanza: la negligenza umana


Transumanza: i nostri "mandriani"



Transumanza: i nostri "mandriani"


Transumanza: e ' consentita anche una posa da attore

Transumanza da un posto da brivido "Serre-Gerbina". Sullo sfondo: 
il castello della Margana, Roccabusambra e Monte Cangialosi


Transumanza: e loro vanno da tempi immemorabili lungo i sentieri sicani
 alla ricerca del pascolo migliore
 " settembre andiamo è tempo di migrare "


Transumanza: anche se loro se la ridono.


Transumanza: raduniamo

Transumanza: Toto' scruta l'orizzonte

Transumanza: ecco i nostri cavalli motori


Transumanza: Roccarussa





I Pastori

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natia
rimanga né cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquio, calpestio, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?
da PensieriParole

domenica 14 febbraio 2016

I GESSAI DI VILLAFRATI MI RISULTANO FAMILIARI. Anche a Racalmuto ce n'erano

Mio nonno era gessaio; condivido sul blog la foto e la nota di Pippo Oddo perché interessantissime in sé ma anche in omaggio al mio nonno paterno.
 La casetta in contrada "Buovu" l'ha tirata su con il gesso cotto nella locale "carcara". (P. C.)





Gessai di Villafrati
di 
Pippo Oddo

Della serie l'identità perduta.

La prima foto immortala tre gessai in una fiera del bestiame; la seconda uno degli ultimi gessai villafratesi al bivio di Bolognetta sulla strada per Marineo.
Mestiere complesso, quello del gessaio meglio noto come "issaloru!".

 Chi lo esercitava era formalmente un lavoratore autonomo. 

In realtà era schiavo del proprio lavoro, che consisteva nell'estrazione del materiale gessoso nella "pirrera" (cava), nel trasporto della stesso con branchi di sette-otto asini alla "carcara" (fornace), dove veniva arso per una notte intera, polverizzato a colpi di mazza, vagliato, insaccato e trasportato con gli asini dallo stesso issaloru in diversi paesi e, fino all'epoca del fascismo, anche a Palermo. 

Ogni gessaio possedeva da cinque a dieci bestie. Per tale ragione i issalora di Villafrati giravano le fiere del bestiame di mezza Sicilia e ovunque andassero erano riconosciuti immediatamente come villafratesi. Anche se la categoria non superò mai i 30 addetti, i "issalora" villafratesi rappresentarono dalla seconda metà del Settecento a tutti gli anni sessanta del secolo scorso gli ambasciatori della comunità nativa. 
Per questi esotratti a tutti i villafratesi è stato appioppato il blasone popolare di issalora, a Villafrati quello di "paisi di li scecchi", paese degli asini.




Testo e foto di Pippo Oddo