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giovedì 27 luglio 2017

SALVIAMO LA SINEDDOCHE DI RACALMUTO OVVERO CIÒ CHE RIMANE DELLA PESCHERIA OTTOCENTESCA, SMANTELLATA




La sineddoche è una figura retorica che utilizza un nome al posto di un altro con cui c'è un rapporto di quantità e si usa  il singolare per il plurale, il plurale per il singolare, il genere per la specie, la specie per il genere, il tutto per la parte, la parte per il tutto, come ad esempio, in quest'ultimo caso, una colonna in sostituzione della Pescheria di cui faceva parte, e dico faceva parte perché materialmente la Pescheria, ottocentesca, non c'è più: così  la sovrintendenza ha decretato. 

Ci rimanga almeno, a rammentarcene  virtualmente l'esistenza, e il mondo a sé circostante, la colonna superstite. 
Le foto sono eloquenti. 




Previsione a medio o a lungo termine: questa colonna cadrà!













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Testo e foto ©piero carbone

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Precedenti interventi:

Nell'attesa del gong demiurgico non resta altro che battere e ribattere lo stesso chiodo:
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 La memoria non è come il pesce: non puzza, in “L’Isola”, bimestrale, a. VII, n. 2, marzo-aprile 2005, pag. 4
Abbattuta la vecchia pescheria, , in “La Citalena”, aprile 2005. Numero unico – Racalmuto
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 ...a tutte lettere, in “Lumìe di Sicilia”, n. 54, giugno 2005, pag. 14; [sulla ridenominazione del Teatro Margherita e la pescheria smantellata]
http://www.sicilia-firenze.it/upload/files/lumie_n54.pdf
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Blog Castrum Racalmuto Domani, giovedì 17 maggio 2012



domenica 23 luglio 2017

L'EX PORTONE LIGNEO DI SAN GIUSEPPE, E IL NUOVO. Lucia Guagliano fa notare che...


IERI, L'AMARA CONSTATAZIONE DI LUCIA GUAGLIANO SU FACEBOOK


Lucia Guagliano ha aggiunto 3 nuove foto.
57 min
Chiudo in bellezza la giornata .
Mi sono accorta qualche giorno fa che è stata cambiata la porta dell'ingresso centrale della Chiesa di San Giuseppe.
Dico io, i paletti solo al teatro Regina Margherita vengono posti?
La Chiesa di San Giuseppe è stata privata del suo portone antichissimo di buon legno stagionato per essere sostituito da un portone di legno molto tenero.
Non è ammissibile una tale follia consumata nel silenzio e nell'indifferenza di tutti.

Foto del nuovo portone

ph ©lucia guagliano 20 luglio 2017


ph ©lucia guagliano 20 luglio 2017

ph ©lucia guagliano 20 luglio 2017


IL MIO COMMENTO

Piero Carbone da Racalmuto Lucia, che si deve fare? Pronto all'appello! Anche la rupe del Bastione è stata ammodernata, con un muro finto rustico! A che è valso sollevare tecnicamente il problema? Addirittura alcuni intellettualoidi del cavolo hanno irriso chi voleva salvaguardare la rustica roccia scrigno forse di sorprese archeologiche. Le facciate di tante chiese ducotonate... E la ex Pescheria? La colonna superstite si è malinconicamente inclinata! etc. etc. etc. E il quadro di Bonanno, da me procurato in favore del comune, che l'amministrazione comunale, sindaco Luigi Restivo Pantalone, ha prestato per una mostra e mai più recuperato? Ma ha senso parlarne? Uno si fa malabbuliri, e pirchì? Ne vale la pena? Mi auguro di sì.


Foto del vecchio portone
ph ©piero carbone 7 maggio 2017

ph ©piero carbone 7 maggio 2017

ph ©piero carbone 7 maggio 2017
DIALOGO A SEGUIRE, SEMPRE SU FACEBOOK

Lucia Guagliano Caro Piero, dopo le farse che ho dovuto vedere in teatro per chiudere quel gioiello che funzionava molto bene,non mi meraviglio più di nulla.
È un paese che ha ereditato tantissimo dal passato ma che maledettamente,oggi,che sarebbe dovuto essere aiut
ato nel recupero di tante testimonianze storiche,paradossalmente c'è una tendenza a fare inghiottire nel nulla tante pezzi di antiquariato.
Invece di salvaguardare e recuperare: lasciare nel silenzio e nell'indifferenza le cose che pian piano non esisteranno più ,nell'arco di poco tempo.
Tutto è così assurdo.
Nel mentre ci viene imposto di perdere la memoria storica.
Mi pare che Sciascia abbia scritto proprio il contrario.
Guai a perdere la Memoria storica.
Non siamo nemmeno capaci di onorare ciò che Sciascia ci ha scritto,sperando che noi avessimo potuto dare la giusta chiave di lettura delle sue opere.
Questa non è assolutamente onesta intellettuale,e un Paese non sa che farsene.
Gestire
Piero Carbone da Racalmuto Il teatro? Una bufala colossale: c'erano il presidente (Camilleri), un vicepresidente (Savatteri) un consiglio di amministrzaione (Giambrone Francesco e Cavallaro Felice), un direttore artistico (Di Pasquale), di una Fondazione che non era Fondazione, anzi, non era niente, semplicemente non c'era, non risultavano nessun riconoscimento e nessuna registrazione dove dovevano risultare (vedi in tal proposito certificato chiarificatore della Regione Siciliana.) E i soldini come li hanno amministrati? Come Fondazione inesistente o come che? Sciascia? Lo hanno rottamano dopo avere lucrato sul suo nome con vana albagia e pretese monopolistiche. Altro che memoria! Altro che rispettarne il pensiero! Ti ricordi quella tirata sull'opposizione al potere, a qualsiasi forma di potere? Tutto l'opposto!

Lucia Guagliano Si, certo che me lo ricordo!
Dico solo che prima o poi qualcosa dovrà succedere.
Così andremo soltanto a sbattere

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domenica 6 settembre 2015

A RIESI E A RACALMUTO. Ricordi e monumenti di tragedie sul lavoro



Cadì la galleria

iè tutta sdirrupata

Oh Matri addulurata

comu iè fari ì
...




26 aprile 1962: i funerali dei lavoratori Brunetto Angelo, Villa Filippo e un componente della famiglia Cardillo, deceduti nell'incidente avvenuto nella miniera di sale cosiddetta "dei Cardillo" in Racalmuto

*

La foto pubblicata sul Gruppo facebook "Sali d'Argento. Raccolta digitale di Racalmuto" da Giovanni Brunetto, con una essenziale didascalia, ha suscitato parecchi interventi, dettati soprattutto dalla volontà di testimoniare traumatici lutti familiari, di ricordare i nomi dei propri cari coinvolti nelle varie disgrazie in miniera.
Erano frequenti e strazianti purtroppo scene come quella testimoniata dalla foto pubblicata.
Miniera si sale o di zolfo significava fonte di reddito, in diversa misura ovviamente per proprietari e lavoratori, lavoro a rischio, morte.

Ma anche solidarietà di chi generosamente cercava di venire in soccorso dei propri compagni in pericolo.
Molti casi restano ignoti, qualcuno è stato pubblicamente riconosciuto come quello messo in atto da Pietro Scichilone che salvò undici compagni e per questo si ebbe una medaglia al valore. Appena una settimana fa è stato celebrato in Matrice il funerale di questo eroe pressoché sconosciuto ai posteri considerata la scarsa partecipazione dei concittadini, con rammarico esternato da chi officiava il rito funebre.

Eppure a Racalmuto si è saputa fare la ribalta quando e con chi si è voluto. L'altruismo la meriterebbe: una discreta ma doverosa ribalta della memoria storica.

Un ricordo doverosamente meriterebbero i tanti lavoratori caduti in miniera, lo auspica Salvatore Di Puma, rimasto orfano ad appena quattro mesi del padre Davide perito nel 1960 nella miniera di Gibellini assieme a Salvatore Alfano, come ricorda la figlia Lina appena quattrenne al tempo della disgrazia, e tanti altri:
"Forse sarebbe giusto fare una lapide con su citati i nomi dei caduti in miniera sia di zolfo che di sale per ricordare quelle persone che hanno dato la loro vita per questo paese".

Mi sono ricordato che a Riesi l'hanno fatto. Ho trovato anche delle foto che avevo scattato nel febbraio del 2014 al monumento dedicato agli "eroi del dovere / noti ed ignoti".

E a Racalmuto?
I nomi non ci sono ma c'è il monumento che ieri sono andato appositamente a fotografare. Pur conoscendolo, è stata una sorpresa: anche i monumenti rovinano. (P. C.)






A Riesi





Poesia di Giuseppe Paterna





 




A Racalmuto









La struttura in marmo ad alveare del prof. Gaspare Arrostuto
che richiama i cristalli di zolfo e di sale.
(Manca a Racalmuto una raccolta pubblica di cristalli zolfo e di sale).

Formella in bronzo dello scultore Disma Tumminello













Foto di ©piero carbone, tranne quella in b/n