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giovedì 27 giugno 2019

IL MIRACOLO DI FAVARA, IN UN LIBRO: STORIA DI UNA RIGENERAZIONE POSSIBILE. Foto di Angelo Pitrone, testi di Andrea Bartoli, Salvatore Ferlita, Maurizio Piscopo, Armando Sichenze

Sabato 29 giugno alle ore 11:30
 al Quid, Vicolo Luna, 3 - Favara, 
verrà presentata la novità editoriale 
FAVARA Storia di una rigenerazione possibile - 
The Story of the Regeneration of a Town in Sicily - 
Spazio Cultura Edizioni.

All'uscita della Libreria  Macaione nonché Casa Editrice Spazio &Cultura, 
Giuseppe Maurizio Piscopo mostra con soddisfazione  la prima copia del libro 
per il quale si è prodigato in tutti i modi alla sua realizzazione
,

Spazio Cultura
FAVARA Storia di una rigenerazione possibile
  

Un libro dedicato alla cittadina della provincia di Agrigento un tempo nota per le sue miniere di zolfo e per le concerie, da Pirandello additata quale paese di assassini, paese mafioso... e oggi, finalmente famosa, per il Farm Cultural Park.
Il volume raccoglie ben 93 scatti del fotografo Angelo Pitrone anticipati da una sezione bilingue Italiano/Inglese di testi dell'Architetto Armando Sichenze, già Ordinario di Progettazione Architettonica dell'Università della Basilicata, del Professore Salvatore Ferlita, Associato di Letteratura Italiana Contemporanea presso L'Università degli Studi di Enna Kore, del Maestro Maurizio Piscopo, Insegnante presso la Scuola Elementare Lambruschini di Palermo e un contributo del Notaio Andrea Bartoli, fondatore del Farm Cultural Park.




  
L'incontro editoriale si inserisce nel contesto della prima edizione della Biennale delle città del mondo Countless Cities grande evento internazionale promossa e organizzata dal Farm Cultural Park, che coinvolge fotografi, artisti, architetti e creativi che con diversi approcci e linguaggi ci raccontano non solo le Città ma anche le buone pratiche e le idee innovative che contribuiscono a renderle speciali. I tre temi principali della prima edizione saranno la governance, le città resilienti e la nuova consapevolezza dei giovani.  http://www.countlesscities.com/    

Parteciperanno, oltre agli autori citati sopra, l'Architetto Lillo Giglia, ideatore e animatore del progetto "Quid Vicolo Luna"  e il  Professore Giuseppe Guerrera Ordinario di Progettazione Architettonica Facoltà di Architettura di Palermo.


Da dx: Angelo Pitrone, Salvatore Ferlita, Giuseppe Maurizio Piscopo, Armando Sichenze

Quid si trova nel quartiere Vicolo Luna, il cui nome deriva dall’omonimo vicolo, è un comparto urbano ai margini del centro storico di Favara. A partire dal dopoguerra la città è cresciuta in maniera quasi incontrollata e indiscriminata, adottando un modello di sviluppo espansivo; ciò ha provocato l’abbandono del centro antico, causandone il collasso fisico, ambientale e sociale, e la formazione di una periferia anonima e indifferenziata. Il progetto si propone di attivare un processo di rigenerazione di un tessuto complesso nel quale convivono vecchi e nuovi fabbricati, spazi pubblici e semipubblici strutturati in piazze, strade storiche, vicoli, slarghi, corti e giardini: un’articolata dialettica tra pubblico e privato che determina una certa vitalità dell’area. 


Foto di copertina del disco Tolì Tolì della Compagnia di Canto popolare favarese,
al centro Maurizio Piscopo con la fisarmonica, alla sua sinistra Antonio Zarcone, violino e voce,
alla sua destra Antonio Lentini, chitarra.


Di seguito la recensione della Redazione del programma della Rai Radio Uno "ANDATA E RITORNO" condotto da Francesco Graziani:
Il nuovo libro su Favara Storia di una rigenerazione possibile Editore Spazio Cultura con le splendide foto di Angelo Pitrone, curato da Armando Sichenze, G. Maurizio Piscopo, Salvatore Ferlita, Angelo Pitrone e un contributo di Andrea Bartoli responsabile e animatore della Farm Cultural Park, merita sinceramente di essere conosciuto per un attento lavoro sul recupero del centro storico in uno dei paesi più amari e difficili della Sicilia. Il libro è una sorta di viaggio nei paesi del sud che si stanno spopolando e propone una nuova idea di cultura e di integrazione in una società che cambia in maniera veloce. Nessuno al mondo avrebbe mai pensato di incontrare a Favara architetti giapponesi e turisti americani del Minnesota. Favara non è un paese qualsiasi ma è la metafora del mondo.

Per qualsiasi ulteriore informazione o eventuali interviste ai protagonisti cell. 3476159179 Nicola Macaione Resp. casa editrice.
In allegato la prima di copertina e le schede editoriali Italiana e inglese



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domenica 9 giugno 2019

FAVARA SIGNIFICA TANTE COSE. Libro edito da "Spazio Cultura" Edizioni con foto di Angelo Pitrone e testi di Armando Sichenze, Salvatore Ferlita, Giuseppe Maurizio Piscopo, Andrea Bartoli

Prossimamente
il libro verrà presentato alla Farm Cultural Park di Favara
 e a Matera, capitale europea della cultura 2019




Foto di / Photography by Angelo Pitrone


Favara


Storia di una “rigenerazione possibile” The Story of the Regeneration of a Town in Sicily 
Testi di / Story by Armando Sichenze, Salvatore Ferlita, Giuseppe Maurizio Piscopo 
Con un contributo di / With the contribution of Andrea Bartoli



Favara, grosso centro della Sicilia occidentale in provincia di Agrigento un tempo noto per le sue miniere di zolfo e per le concerie, da Pirandello additato quale “paese d’assassini, dove ammazzare un uomo era come ammazzare una mosca”, negli ultimi anni ha cambiato pelle. 

Fino a qualche anno fa era soltanto una città ferita e paradossale, protetta da palazzoni orrendi e mai terminati (inquietanti mura di cinta), tirati su alla stregua di blasfeme e inconcludenti torri di Babele, con un centro storico polverizzato, privo quasi della sua memoria millenaria di pietre, malta, coppi. 

Ma dalla piaga ulcerosa di un tessuto urbano brutalizzato in nome dell’incuria, dell’ignoranza e del malaffare, è venuta fuori di recente, come prova a raccontare questo libro, una sorprendente escrescenza. 

Il suo cortile più caratteristico, una sorta di matrioska araba di viuzze e piccoli slarghi, ha infatti conosciuto ultimamente un’inattesa e straniante ribalta, trasformandosi in un museo, una galleria d’arte, una residenza per artisti. 
E come un virus che si propaga, in forza però di un virtuoso effetto domino, in altri luoghi di Favara le rovine stanno accogliendo a braccia aperte la rigenerazione possibile.



Da dx: Angelo Pitrone, Salvatore Ferlita, Giuseppe Maurizio Piscopo, Armando Sichenze



Angelo Pitrone (Agrigento 1955), si occupa di fotografia fin dagli anni Settanta. Negli anni Ottan- ta pubblica un volume sul territorio di Agrigento: Viaggio nella Sicilia di Pirandello, per l’editore fio- rentino Vallecchi (1984), e, più avanti, l’album fotografico Palermo Bandita (Sciascia Ed.1997), con un testo di Giuseppe Tornatore.
Le immagini di Palermo rappresentano un momento di svolta, di passaggio tematico e di stile della sua fotografia, che si concentra soprattutto sulla Sicilia, terra dove ha scelto di vivere e di lavorare. Nel 1998 appare Pirandello e i Luoghi del Caos (Sciascia Ed. 1998), con lo scrittore Matteo Collura, sul paesaggio del Caos, esponendo per la prima volta una mostra fotografica nella Casa Natale di Luigi Pirandello. Altri titoli: Solarium (Epos, 2001), L’iso- la del mito (Regione Sicilia, 2000), I luoghi del romanzo (Sciascia, 2004), Linea di terra (Edizioni di Passaggio, 2005), Migranti (L’Epos, 2006), Viaggio d’acqua (Edizioni di Passaggio, 2006), La cit- tà degli angeli (Sciascia, 2006), Convivio (L’Epos, 2007), Berlino, oltre il muro (Plumelia, 2009), Mi- granti (Ezio Pagano, ed. 2009), Palermo Cordoba andata e ritorno (Ezio Pagano ed, 2011), Cefalù(Sciascia, 2012).
Dal 2001 al 2008 ha insegnato “Storia e Tecnica della Fotografia” presso la facoltà di Lettere dell’U- niversità di Palermo. Hanno scritto di lui: Giuseppe Tornatore, Edith de La Héronnière, Matteo Col- lura, Roberta Valtorta, Diego Mormorio, Giuliana Scimè, Gaetano Savatteri, Andrea Camilleri, Melo Freni, Francesco Calabrese, Maurizio Calvesi, Renato Tomasino, Aldo Gerbino, Enzo Lauretta, Pip- po Pappalardo. Sue principali mostre personali: Grosseto, Milano, Assisi, La Spezia, Palermo, Agri- gento, Roma, Mantova, Mendoza, Berlino, Vézèlai, Parigi, Cordoba.

Armando Sichenze. Nato a Roma vive al Sud. Ordinario di Progettazione Architettonica e Urba- na in quiescenza. Molti PROGETTI con Ina Macaione sono pubblicati in Scrivere architettura. Multi- scalarità e progetto/Writing architecture multiscale and design/表述建筑学与构建空间 (FrancoAngeli 2013). Altri volumi più recenti: Architettura vs nichilismo (Mimesis 2011); Dentro Matera/Into Matera(Giannatelli, 2014); Architetture clandestine/ Secret architecture, Viaggi nelle 131 città-natura della Basilicata (Giannatelli, 2017); il romanzo Stelle di giorno (Spazio Cultura Edizioni 2018)

Salvatore Ferlita, nato a Palermo nel 1974, è professore associato di Letteratura italiana contem- poranea presso l’Università degli studi di Enna Kore, dove insegna, Letteratura italiana contempo- ranea e Composizione in lingua italiana. Dirige la scuola di attori a indirizzo classico contempora- neo e comico popolare, presso il teatro “Agricantus” di Palermo ed è direttore artistico del teatro “L’Idea” di Sambuca di Sicilia.
Critico letterario e saggista, presidente del premio “Sciascia-Racalmare” e membro della giuria del premio letterario internazionale “Giuseppe Tomasi di Lampedusa”, è responsabile di diverse colla- ne editoriali e ha partecipato in Italia e all’estero a convegni, tavole rotonde, seminari. Da anni col- labora a “la Repubblica” (edizione siciliana) e al mensile “Segno”.
Ha scritto, tra l’altro, I soliti ignoti (Dario Flaccovio, 2005), con la prefazione di Andrea Camilleri,Sperimentalismo e avanguardia (Sellerio, 2008), Novecento futuro anteriore (Di Girolamo, 2009),Contro l’espressionismo. Dimenticare Gadda e la sua eterna funzione (Liguori, 2011), Le arance non raccolte. Scrittori siciliani del Novecento (Palumbo, 2011), Alla corte di Federico (Bonanno, 2012),Non per viltade. Papi sull’orlo di una crisi (Mimesis, 2013), Palermo di carta. Mappa letteraria della città (il Palindromo 20013), La fine del tempo. Apocalisse e post-apcalisse nella narrativa novecen- tesca (FrancoAngeli 2015) assieme a Fabio La Mantia, Letture ricreative. Traiettorie e costellazioni letterarie (il Palindromo 2016).
Con Giuseppe Maurizio Piscopo di recente ha curato il volume Merica, Merica. Viaggio verso il nuo- vo mondo (Sciascia 2015) e ha pubblicato il volumetto La maestra portava carbone. Quando la Scuola diventa cattiva (Torri del Vento 2018).

Giuseppe Maurizio Piscopo (nato a Favara l’8 Marzo del 1953) è maestro elementare presso la scuola Raffaello Lambruschini di Palermo. Ha collaborato per un decennio con Radio Rai Sicilia e ha pubblicato, tra l’altro: Il Cinema, i bambini e la Sicilia (Provincia Regionale di Palermo 1998), Il Maestro dei sogni (Teatro della Posta Vecchia 1999), Palermo d’inverno (Casa Museo Antonino Uc- cello Palazzolo Acreide 2000), Musica dai saloni (Casa Museo Antonino Uccello 2008), Serenate al chiaro di luna (Nuova Ipsa Editore 2011), Merica, Merica. Viaggio verso il nuovo mondo con Sal- vatore Ferlita e le foto di Angelo Pitrone (Sciascia Editore 2015), Sogni e Passioni (Medinova Edi- tore 2017), Le Avventure di Lino Panno (Qanat Editore 2017), La maestra porta carbone con Sal- vatore Ferlita (Torri del Vento Editore 2018). Il vecchio che rubava i bambini (Aulino Editore 2019). Tra i suoi dischi: TolìTolì (Fonit Cetra Torino 1978); Storie di un Maestro (Teatro della Posta Vecchia 1999); SintìtiSintìti (Produzione artistica Compagnia Popolare Favarese 2003), Viaggio con Marile- na Monti (Phonotype Record Napoli 1986); Barberìa (Officina Teatrale Roma 2014). Ha ricevuto di- versi riconoscimenti, tra cui il premio “Magister Vitae”a San Vito Lo Capo e il Premio Benemeren- za Città di Favara.



© 2019 Spazio Cultura Edizioni S.r.l. cm 29,9x19,7 pp. 148 brossura, € 48,00
ISBN: 978-88-99572-35-8
page1image1797568Spazio Cultura Edizioni S.r.l. | v. Marchese Di Villabianca 102, - 90143 Palermo (PA) www.spazioculturalibri.it | P.Iva 06016700822







Testo redazionale Spazio Cultura Edizioni  in inglese




Favara, a major urban center in Western Sicily, lying in province of Agrigento, was once known not only for its sulphur mines and tanneries, but also, as Pirandello pointed out, as “a town of assassins, where to kill a man was no different than killing a fly.” Recently, Favara has gone through a transformation. 
This town had become a wounded place full paradox; a historic center pulverized, erasing thousands of years of memories held in tile, mortar, and stones, and then barricaded behind a disturbing wall of enormous, unfinished buildings.
From the ulcer created by the plague of neglect, ignorance, and criminality has sprouted something special, which this books details; a museum, an art gallery, and a residence for artists have emerged in the most characteristic areas of the town, creating a sort of Arabic matryoshka of alleyways and courtyards that possess a vibrancy that was once unimaginable here.
The energy has been contagious, and has extended out into other places in Favara, where the ruins are slowly returning to life, now that regeneration has become possible.


domenica 24 dicembre 2017

IL RITORNO DI TIN... TINTINNABULA. Ieri a Burgio, presentazione del cd e del libro


Registrato dal vivo la sera del 6 agosto 2017, il concerto sui generis per campane etc etc. di Ezio Noto, diventa libro e cd grazie al sostegno di un sindaco apertissimo, Vito Ferrantelli di Burgio,  e di un dinamicissimo e lungimirante  editore, Antonio Liotta con le edizioni Medinova di Favara.

 Diventa ricordo da rivivere, ascoltando, leggendo, la splendida avventura che si è potuta realizzare con il contributo di tanti artisti che hanno spaziato originalmente, sperimentalmente, nei diversi ambiti, dalla musica al canto alla pittura alla recitazione alla danza alla fotografia sullo sfondo mitologico dell'onniavvolgente Dedalo e quello storico e accogliente di un paese detto per antonomasia "il paese delle campane" ovvero Burgio, ma ora da associare al nome di questa inedita esperienza denominata Tin...  "Tintinnabula".

























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Ph ©piero carbone







lunedì 13 luglio 2015

TROVARSI CON I RITRATTI DI GERBINO PER LE STRADE DEL MONDO. Mostra fotografica (Agrigento, "Officina delle Arti")

Dopo la mostra di disegni  "La linea del mare"

 http://archivioepensamenti.blogspot.it/2015/05/la-linea-di-gerbino-mostra-di-disegni.html

Attilio Gerbino riprende e continua il suo "discorso" fotografico. O vuole essere un dialogo?








ATTILIO GERBINO
Mitopolis
Mostra fotografica

Agrigento, Officina delle Arti
1 luglio - 1 agosto 2015

Testi critici di Marina Benedetto, Pierluigi Rosso, Raffaella Valenti



I
LA CITTA' IDEALE DI ATTILIO GERBINO

E non è un’invenzione
e neanche un gioco di parole
se ci credi ti basta perché
poi la strada la trovi da te
Son d’accordo con voi
niente ladri e gendarmi
ma che razza di isola è?
niente odio e violenza
né soldati né armi
forse è proprio l’isola
che non c’é… che non c’è

Edoardo Bennato, L’isola che non c’è, 1980



La prima volta che ho visto le tavole di Mitopolis, ho sorriso, e ho pensato alla biografia del suo Autore, Attilio Gerbino, architetto: ecco la mappa della sua città ideale. Una città dove ogni abitante può intitolare una strada al proprio mito individuale, che sia personaggio esistito, immaginario, pubblicitario o fumetto. Gli dei e gli eroi sono scesi sulla terra, sono entrati nelle pagine dei libri o nei solchi del vinile, e il cavallo col quale si lanciano in battaglia è il bolide d’acciaio di un moto GP: qui ciascuno è libero di dare spazio ai sogni e costruire la sua geografia del cuore.




Il tema della città ideale - che accompagna la storia dell’uomo dai tempi di Platone, che si colloca al centro del dibattito artistico-architettonico in epoca rinascimentale - si esplica in questo fantasioso e colorato progetto dell’Artista riesino, naturale continuazione del precedente ciclo di Leo sum. Il tema - proprio come in Leo sum - è ancora quello del vivere, delle nostre storie vissute in prima persona, dei ricordi, dei sogni che ciascuno coltiva nel proprio io privato: Attilio Gerbino è uno psicoterapeuta dell’anima, capace di usare la macchina fotografica per far venire a galla le nostre emozioni.






Così nasce Mitopolis, città senza tempo e senza confini, ci puoi trovare boulevards e streets, vicoli e caminiti, gli abitanti sono tutti i cittadini del mondo, non ci sono lingue o razze che la facciano da padrone. Ciascuno dei soggetti fotografati si mette in posa divertito, un pezzetto di sogno è divenuto realtà. Esiste.

Un paragone letterario è d’obbligo, come non pensare all’Utopia di Thomas More, sogno umanistico di una società pacifica dove è la cultura a tracciare le regole di un quieto vivere dei suoi abitanti? Utopia, “l’ottimo luogo che non è in nessun luogo”, piccola isola in cui si lavora il minimo indispensabile per riappropriarsi del proprio tempo libero, da dedicare allo studio e al riposo, in una società che vive libera e senza conflitti. Finalmente.

I cittadini di Mitopolis sono infiniti: come in un gioco di specchi lo spettatore diventa soggetto in mostra e proietta nelle strade private di questa polis ideale il proprio mito. La sfida di Attilio Gerbino è vincente, ancora una volta: a caccia di suggestioni armato solo di un obiettivo, moderno aedo in digitale, egli esplora il mondo invisibile dei nostri sogni e delle nostre nevrosi, e ci consegna un universo confezionato su misura per ciascuno di noi.

                                                                                       Marina Benedetto
maggio 2015




II

MITOPOLIS COME LE CITTÀ INVISIBILI

È delle città come dei sogni: tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure.
Italo Calvino - Le città invisibili.

Prendo spunto, in questa mia breve digressione sulla presentazione di Mitopolis, da una serie di considerazioni di Italo Calvino tratte da uno dei suoi libri più visionari e organici, Le città invisibili.

A ogni componente della galleria di umanità presentata da Attilio Gerbino viene offerta la possibilità di esibire la sua strada ideale: questa via non è soltanto una dedica ad un personaggio appartenente alla propria mitologia personale, ma il mito prende la forma e la fisicità stessa di chi va a esporre - in un gioco di rimandi che sostituisce l’hic et nunc del ritratto stesso - il proprio sogno di un’altra identità.




La ricerca di un altrove e di un altro essere (inteso come identità soggettiva) è la via di fuga che Attilio Gerbino offre ai suoi ospiti, concedendo loro l’opportunità poietica di trasfigurare un sogno.
Calvino riteneva che per sfuggire all’inferno che ci circonda - e che ci creiamo nel nostro vivere sociale e relazionale - esistano due modi:

Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

L’alter ego offerto da Gerbino vuole donare l’opportunità di una città vivibile interiormente tramite l’utopia di un essere mitizzato, che concentra in sé tutte le aspettative vitali. La via che ogni singolo soggetto fotografato indica è la trasposizione metonimica di una città concettuale, non solo in senso strutturale ma anche immaginifico, al pari di ciò che accade in quella Città del sole preconizzata da Tommaso Campanella.

La forza di questa operazione a mio avviso sta nell’esprimere l’aspetto serioso del desiderio di evasione con un mezzo brillantemente ironico: l’esposizione di un cartello da parte di chi si è messo in posa, quasi fosse uno slogan, novello scioperante, per un attimo giocoso, da se stesso.

                                                                                                            Pierluigi Rosso

Savona,14 maggio 2015





III

PERCHÉ …

Per quale motivo vivere? Perché siamo nati? L’eterno interrogativo che accompagna l’uomo moderno, il cui sentirsi orfano predestinato lo porta a spersonalizzarsi per identificarsi nel volto di qualcun altro e, inevitabilmente perdersi tra mille volti anonimi. L’atemporale ricerca ontologica, insita nell’animo umano ingaggia la lotta con l’ineluttabile desiderio di scavalcare la mediocrità per ritrovare l’identità perduta. 

A fronte di una reazione e risposta alla tragicità contemporanea, al tedio esistenziale la rilettura e riscrittura del repertorio mitografico al quale Attilio Gerbino concede di attingere ai suoi personaggi, assurge a strumento per rispondere alla questione civile, sociale ed esistenziale.

Del mito si avvale per indicare una via percorribile. Con le parole di Marguerite Yourcenar offre all’anonimo volto  la possibilità di scrivere in un assegno in bianco la cifra che preferisce. 
Il risultato è stravagante, inatteso ma segno tangibile che il mito diventa l’alterità con cui confrontarsi e lo strumento per eliminare i sigilli ai territori corporei. 



Il viaggio tra il ricco e repertorio mitografico si fa creazione di una nuova e stramba, forse, mitologia culturale e, sulla scia della moderna speculazione psicologica dei miti, indagine introspettiva dell’io che, in uno slancio narcisistico si rispecchia nell’alterità.

Sogno di un altro io possibile, passione nell’accezione stoica di irrequietezza di bisogno di rinnovarsi, di recuperare certi valori tradizionali o, semplicemente essere accomunano la rilettura in chiave iconografica, artistica che opta per la fotografia affidando alla scrittura della luce istantanea e repentina il desiderio di raccontarsi. 

Un istante di luce che illumina l’ignoto e indica uno spiraglio, una via da seguire per appagare la sete di conoscenza di sé, sondare la psiche, costruire significati e, finalmente, essere
Il repertorio fotografico intriga per la vanità con cui il mito si afferma per parlare dell’anima all’anima. 



Nel viaggio tra le immagini restituite incontriamo Paperino, l’antieroe per eccellenza, incarnazione del nevrotico, dell’uomo frustrato, Averroè e la sua analisi sulla duplice natura dell’anima; incontriamo Gaber, l’uomo che in un dato momento della propria vita si stanca di recitare ruoli e decide di recitare se stesso, di essere semplicemente il Signor G, un uomo comune dalle mille contraddizioni e dolori poiché come recita Agrado nel ben noto monologo del film Tutto su mia madre “[…] una è più autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa”.  



E poi, irrompe il femminile con il mito Rihanna e Puffetta spazzando via il mito della donna angelicato che ha smesso di soffocare, che non vuole più privarsi del respiro vitale e aggrapparsi a sogni impossibili.

I sigilli corporei sono ormai spezzati e l’anima urla dal profondo di sé il rifiuto di accettare l’inesorabile fato tessuto dalle Parche e tenta di trovare l’identità perduta per affermarsi. 
In questa chiave la sopravvivenza del mito, in se stesso suscettibile di diverse modificazioni e riletture, è garantita e si offre come porto sicuro dove sostare.  

                                                                   Raffaella Valenti
Catania, maggio 2015


 



Trovarsi e ritrovarsi con



Da sx: Giuseppe Calascibetta, Rosario Riggio, Attilio Gerbino,
Giuseppe Vella, Stefania Millitarì e Filippo Bordonaro.

e con

Attilio Gerbino
Angelo Pitrone
 Tano Di Mora
Lillo Rizzo
Giovanni Proietto
Nello Basili
Dario Orphée














Foto ©archivioepensamentiblog