Visualizzazione post con etichetta Antonio Di Grado. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Antonio Di Grado. Mostra tutti i post

lunedì 28 dicembre 2020

"IL MIO SCIASCIA" RICORDANDO GLI ANNIVERSARI. Con annotazioni critiche di Claude Ambrosie e Antonio Di Grado

Ricordi e testimonianze
 tra il trentennale della  morte (1989-2019)
 e il centenario della nascita (1921-2021) 




"Ormai, il nome di Sciascia è legato a Racalmuto come quello di Pirandello ad Agrigento. Ma il rapporto è problematico, letterariamente s'intende, come ha mostrato Piero Carbone, un giovane intellettuale racalmutese..." Claude Ambroise,  "Fortuna critica" in L. Sciascia, Opere 1984-1989, a cura di Claude ambrosie, Bompiani, Milano 1991.
*
"Di Sciascia e Racalmuto ha scritto, con intelligenza d'amore, il racalmutese Piero Carbone." Antonio Di Grado, "Dopo Sciascia"  in  AA.VV, Nelle regioni dell'intelligenza. Omaggio a Leonardo Sciascia, Pungitopo Editrice, Marina di Patti 1992.
*
"E ci pare che le analisi recenti di Piero Carbone e di Gesualdo Bufalino postulino una genesi del testo affine alla nostra". Antonio Di Grado, "Per un commento all'ultimo capitolo di Le Parrocchie di Regalpetra" Ibidem 1992

giovedì 14 marzo 2019

FONDAZIONE SCIASCIA: "SPACCHETTAMENTO" SÌ, "SPACCHETTAMENTO" NO. E LE DIMISSIONI? Sulla proposta del prof. Antonio Di Grado


Doppio busillis sulla proposta del prof. Antonio Di Grado di spacchettare la Fondazione Sciascia: l'anima della Fondazione altrove, l'edificio come museo o mausoleo a Racalmuto. 
La fa in quanto direttore letterario in carica, già dimissionario. 

Ma il prof. Di Grado non si era dimesso coram Facebook, con tanto di motivazioni e di interviste a radio e giornali,   dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sciascia di cui ha fatto parte per oltre vent'anni e da Direttore letterario a cui l'aveva designato lo stesso Leonardo Sciascia all'interno del Comitato Scientifico di Organizzazione e Vigilanza? 
Tutto loro decidevano, Comitato scientifico e Consiglio di amministrazione. 
Contro chi prendersela? 
Si possono autospacchettare le responsabilità? 

Inoltre: perché tanta imprecisione nonostante i tanti giornalisti professionisti impegnati in prima persona a gestire la notizia delle dimissioni  con tanto di articoli firmati prima, durante e dopo?

Non sarebbe forse il caso che la Fondazione Sciascia si dotasse di un proprio organo per la divulgazione delle notizie che la riguardano o che tali notizie diramasse a tutti i giornali, attraverso canonici e inequivoci comunicati stampa? Sarebbe una prassi  più equa nel rispetto di altre testate giornalistiche e più democratica. L'eventuale imprecisione di una sarebbe corretta dalla precisazione di un'altra.


DATE E DATI IN FILA
in ordine crescente
A
4 aprile 2016, intorno alle ore 09:00

Il prof. Di Grado fa sapere di essersi dimesso dalla Fondazione Sciascia, 
tramite una comunicazione pubblicata su fb

"Mi sono dimesso dalla Fondazione Sciascia, che ho diretto per 25 anni: decisamente troppi, per chi come me crede nell'avvicendamento e nel ricambio generazionale pur sentendo il dovere di mantenere fede a un mandato conferito, prima della scomparsa, dal grande scrittore che mi onorò della sua amicizia e della sua fiducia. Non credo nelle cariche a vita così come nutro riserve sul radicamento racalmutese della Fondazione, effetto di una nobile e generosa illusione di Sciascia ma causa di marginalità e di insabbiamento nelle secche delle faide strapaesane. Auguro agli amici buon lavoro e un sollecito rilancio di quella bellissima istituzione." 
B
4 aprile 2016
Il prof. Antonio Di Grado motiva le proprie dimissioni dalla Fondazione Sciascia.
Intervista a Radio Radicale


*
C
4 aprile 2016.
Intervista di "Malgrado tutto" sulle dimissioni
 "da direttore letterario e consigliere di amministrazione della Fondazione"

*
D
11 settembre 2018
Videoregistrazione di Radio radicale.
Anniversario dell'Affaire Moro.
Intervento del prof. Di Grado in quanto "direttore scientifico della Fondazione"
(Inconsueto che ad organizzare e  coordinare l'incontro letterario
 sia stato il giornalista Felice Cavallaro,
 in quanto consigliere segretario e tesoriere del Consiglio di Amministrazione della Fondazione,
e non invece il "Direttore letterario": probabilmente avrebbe invitato anche l'editore Sellerio
 che l'Affaire Moro aveva pubblicato)


*
E
12 settembre 2018
Cronaca di Malgrado tutto:
"...interventi animati da Antonio Di Grado, direttore scientifico della Fondazione, Massimo Bordin, notista politico del pianeta radicale, e Adriano Sofri, il fondatore di Lotta Continua oggi commentatore e inviato per reportage nei Sud del mondo."

*
F
6 marzo 2019
Proposta spacchettamento della Fondazione Sciascia del prof Antonio Di Grado in quanto 
"direttore letterario della Fondazione Sciascia"

*
G
9 marzo 2019
Il Sindaco di Racalmuto Emilio Messana controbatte la proposta del prof Di Grado

Alcuni passaggi della risposta del Sindaco di Racalmuto nonché Presidente della Fondazione "Leonardo Sciascia:
"Ora, per venire al punto, nessuno ha mai visto l’istituzione di Viale della Vittoria alla stregua di un villaggio turistico. Né ho mai scorto la presenza – contrapposta – di due anime: quella locale e quella scientifica. Per fare convivere tutte le spinte esiste un consiglio di amministrazione che agisce disinteressatamente nel suo complesso e a favore della comunità letteraria e dello sviluppo della diffusione dell’opera e del pensiero sciasciano.
Inutile nascondersi, problemi non sono mancati. Ma Comune ed eredi, secondo me, hanno sempre cooperato, dando piena esecuzione all’atto costitutivo.
Il Comune ha concesso i locali dell’ex Centrale Enel e versato un miliardo delle vecchie lire per dotare la Fondazione di un robusto capitale. Gli eredi hanno consegnato la collezione di ritratti di scrittori, i libri, le lettere."
*
Mio P. S. 
Colgo l'occasione per sollecitare il Presidente della Fondazione Sciascia di dare risposta alla richiesta prot. n. 17 del 18 luglio 2014 (sic!) tramite la quale si chiedono i verbali dei consigli di amministrazione ai quali ho partecipato in quanto assessore alla cultura tra il 2007 e il 2008, se previsto dai regolamenti ovviamente, ma una risposta qualsiasi si dia cortesemente.

Mi dispiace notare queste "piccole" inadempienze proprio nell'anno in cui, in paese, mi aspettavo di trovare programmi e fermenti culturali e organizzativi per celebrare il trentennale della morte di Sciascia e mi sono trovato invece ad apprendere da "voci" di piazza nonché da autorevoli rappresentanti della politica locale che, addirittura, la famiglia dello Scrittore ancora attende la delibera comunale con la nomina a consigliere segretario e tesoriere eletto del giornalista Felice Cavallaro.

Se si può, si recuperi il tempo perduto. 
Certe eredità vanno meritate, senza scadenza temporale. 
Noblesse oblige. O si tratta in fondo, come sostiene il prof. Di Grado, che tra l'altro ringrazio per i generosi giudizi su alcuni miei antichi scritti, soltanto  di una "generosa illusione" da parte di Sciascia nei confronti della comunità di suoi concittadini? 
Rinnovo intanto il mio dispiacere per le dimissioni, purtroppo inequivoche, del prof. Salvatore Fodale dalla Fondazione Sciascia, precedute dalle schermaglie polemiche con i giornalisti, non racalmutesi, Gaetano Savatteri e Felice Cavallaro, che nell'esprimere le loro opinioni lo facevano a titolo esclusivamente personale e non rappresentavano il sentire dei racalmutesi.  Certamente non il mio.
P. C.

*
Post del 4 aprile 2016 sulle dimissioni annunciate:



venerdì 8 aprile 2016

“GUERRA” E STREPITI NEL NOME DI SCIASCIA! A CHE PRO? Note facebbucchiane

...sempre teatro di guerre e ammazzatine è stata la Sicilia, un secolo sì e un secolo pure, come, ad esempio, al tempo dei Normanni: si dice che la loro invasione venne agevolata dall’appello del Signore di Catania Ibn ath Thumma, in lotta con il signore di Agrigento per rivalità terriere. 
I Normanni approfittarono della ghiotta occasione e con la scusa dell'aiuto conquistarono l'intera Isola.

Come al tempo del giogo angioino.
"...lo maledisse, gli rese onte per onte, sangue per sangue, spezzò il suo scettro, troncò il corso alle sue esterne ambizioni, la sua schiatta per due secoli combatté."
Michele AMARI, La guerra del Vespro

Il Vespro è un ricordo del passato, non verranno dragoni dal mare, ma speriamo che non rotolino balle di ridicolo da Monte Cucco e Monte Pellegrino.






Mia Nota pubblicata su fb il 7 aprile 2016


UNA “GUERRA” NEL NOME DI SCIASCIA? 
Una riunione a Palermo per l’omonima Fondazione


PIERO CARBONE·GIOVEDÌ 7 APRILE 2016

Che leggo!
(tra virgolette le citazioni dall’articolo di cui al link http://www.malgradotuttoweb.it/caso... )


“Resa dei conti”! Di Grado diffidente e aspramente critico verso Racalmuto e i racalmutesi!; al consigliere Nino Catalano "sarà chiesto, probabilmente, se condivide le opinioni del figlio" scagliatosi ingiuriosamente contro Racalmuto e i racalmutesi; "non sarà semplice mantenere toni freddi, dopo le dichiarazioni di Di Grado (“La Fondazione? Un errore farla a Racalmuto”) e Fabrizio Catalano contro Racalmuto".
 
E che è? Una guerra? Nel nome di Sciascia! 

"Non ci sarà Antonio Di Grado che già da tempo aveva presentato le sue dimissioni dal consiglio d’amministrazione...". 
Altre dimissioni da tempo presentate?! E perché non si è saputo prima e non hanno provveduto da tempo alla sostituzione? Forse per mancanza di tempo: è da due o tre anni che, invano, ho chiesto e richiesto i verbali delle sedute alle quali ho partecipato come membro di diritto, in quanto assessore alla cultura, del consiglio d'amministrazione senza alcuna risposta. 
Che solerzia!

E' questa l'eredità morale di cui si doveva essere depositari? 
In fondo si tratta di una riunione di del consiglio di amministrazione di una Fondazione culturale voluta da Sciascia e a lui intestata! 

Ma perché si dovrà tenere a Palermo, se la sede è a Racalmuto? 
Per avere un campo neutro? 
Ma Palermo è un campo neutro o aggraverà dei costi di trasporto una semplice riunione di routine! Sciascia lo temeva di essere amministrato post mortem come un "bene culturale", burocraticamente parlando, intendendo e operando!

P.S. Per essere precisi: il pino della foto a corredo dell’articolo non c'è più!











Il quadro è opera di Milluzzo e si trova nella Biblioteca comunale di Palermo, sede decentrata di Brancaccio




giovedì 7 aprile 2016

POST DIMISSIONI DI GRADO DALLA FONDAZIONE SCIASCIA: TELENOVELA O TELETRAGEDIA? Sul web

Contrada Noce, 1986. 
Sciascia con il Sindaco di Hamilton e consorte


Nota pubblicata su fb 7 aprile 2016 (e dialogo con Flora Restivo)

SCIASCIA, SCIASCIANI, LETTERATURA & MAFIA E I CONTI DELLA STORIA. Sul dopodimissioni del prof Antonio Di Grado



Antonio Di Grado14 h · (sulla sua bacheca fb in data odierna dopo la trasmissione Porta a Porta)
Che vergogna, quell'intervista a Riina jr. Crolla perfino l'alibi di Vespa: non serviva certo a "conoscere la mafia" di cui nulla abbiamo appreso, ma solo a esibire l'incredibile facciatosta e la criminosa omertà di una ottusa marionetta. E a vendere un libro, ovviamente: un libro che gronda sangue proprio perché non ne parla affatto.

Piero Carbone
e il Premio "Sciascia-Racalmare" di un anno fa a un autore killer della Stiddra, pluriomicida non pentito ed ergastolano è stato da meno? Come Direttore letterario e componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia anche allora, credo, sarebbe stato opportuno far sentire la sua posizione ufficialmente.
Commenti

Flora Restivo
Mi chiedo se ci sia un limite allo schifo, al degrado morale cui siamo arrivati.Pure i premi letterari agli stiddari! Speriamo che il Nobel della pace non vada all'Isis! Magari quella giuria, anch'essa tutt'altro che perfetta, premierà Lampedusa (col cavolo!). Mi piace · Rispondi ·

4 hPiero Carbone
e non sai gli sviluppi grotteschi che la storia ammannisce per conto proprio: recentemente, a tre giorni dalle dimissioni dalla Fondazione Sciascia del prof. Antonio Di Grado, alcuni hanno proposto come suo successore il Presidente (ora ex) di quel Premo Sciascia-Racalmare" che aveva premiato il libro dello striddraro ergastolano non pentito: sapessi che tripudio di articoli alcuni giornalisti, in territori sciasciani, gli hanno dedicato! In quel frangente, ci fu chi tacque, ma ci fu chi prese posizione pubblicamente proponendo addirittura le dimissioni del Presidente del Premio e si beccò attacchi giornalistici inverecondi (è un classico: chi non riesce a controbattere con i ragionamenti, ricorre alle offese).
Di quegli attacchi ora la storia sta presentando il conto!

mercoledì 6 aprile 2016

NON HANNO DATO IL NOBEL A SCIASCIA PERCHÉ ERA DI PAESE? Intorno alla Fondazione Sciascia e alle sue sfortune

Nota pubblicata su facebook il 4 aprile 2016



SULLE DIMISSIONI DEL PROF. DI GRADO: MOTIVAZIONI SU MOTIVAZIONI

“Anche questo è un punto da rivedere, forse cambiando lo Statuto. Così come bisognerebbe rivedere il Comitato scientifico vigilanza di cui parla lo statuto. Ma cosa c’è da vigilare? In questi anni in realtà ha fatto tutto il consiglio d’amministrazione, prendendo tutte le decisioni”.

Nella tempestiva intervista a “Malgrado tutto” di oggi, a pochissime ore dalle sue dimissioni lanciate sulla sua pagina facebook, il prof. Antonio Di Grado, nel ragionare sulle sue dimissioni dimostra, mi dispiace dirlo, idee alquanto confuse. 

A proposito degli incarichi a vita voluti dallo stesso Sciascia, dopo venticinque anni si accorge che questo “è un punto da rivedere”, addirittura si dovrebbe “cambiare lo statuto”. Ma nello statuto si sono rispettate le intenzioni di Sciascia secondo lettera dattiloscritta del 6 settembre 1989? Alcuni componenti del suddetto comitato non hanno mai preso parte attiva all’organizzazione e vigilanza volute da Sciascia. Non bisognava forse intervenire già qualche anno fa? 

In una delle poche riunioni a cui ho partecipato in qualità di membro di diritto del consiglio di amministrazione, in quanto assessore pro tempore alla Cultura, era il 2007, lamentai assenze varie. Un problema? Macché! Fui preso per insolente (sic!). 
Di quell’insolenza ne vado fiero ché insolenza non era ma scomoda presa di posizione. Ebbi a dire che andava onorata la designazione di Sciascia con la presenza e la partecipazione mentre con l’assenza non la si onorava. Proponevo addirittura la decadenza degli assenteisti, come dovrebbe risultare dai verbali. Fu impertinenza?

Il prof Di Grado sostiene che si dovrebbe rivedere il Comitato scientifico di organizzazione e vigilanza voluto da Sciascia, ma perché mai alcuni membri del suddetto comitato di vigilanza nonché il direttore letterario, designato nella sua persona, si sono travasati nel consiglio di amministrazione: il professore Di Grado e altri vigilavano loro stessi? 

“In questi anni in realtà ha fatto tutto il consiglio di amministrazione, prendendo tutte le decisioni”. E allora? Erano sempre loro! Con chi prendersela? Bisognava rispettare le volontà di Sciascia, sì: quello era ed è il vero Statuto.

Infine, si lamenta di non aver potuto, per impedimenti vari, organizzare alcune eventi culturali che avrebbe voluto proficuamente organizzare, però se erano altri a far notare i problemi anche nell’organizzazione delle attività culturali, non è più d’accordo, e lamenta che sulla sua bacheca fb “ci sono tizi di Racalmuto che parlano di vecchi problemi...”. 
Avendone parlato anch’io, rientro nel novero dei “tizi”? 

Ma sti problemi, tizi a parte, c’erano o non c’erano? 
Se non c’erano e mai ci sono stati, perché, “a la squagliata di la nivi”, siamo a questo punto? 
Non si può ridurre tutto a una questione di soldi, ovvero di disponibilità finanziarie, sarebbe offensivo e fuorviante. 

Niente da dire sulla poco chiara, grottesca e paradossale vicenda della sostituzione, nel Consiglio di amministrazione, del dimissionario consigliere-tesoriere di un anno fa?

Se i problemi c’erano, andavano affrontati, da qualsiasi parte venissero segnalati; se non c’erano, perché siamo arrivati a questo punto? 
In tutti questi anni, da parte di tanti, a diverso titolo, e a volte “che titolo!”, paesani e non paesani, è stato più comodo, e talvolta redditizio in senso non strettamente pecuniario, il silenzio o l’avere additato i problemi? Chi è risultato amico o più simpatico?

E poi, diciamocelo chiaro e forte, alla Fondazione non hanno mai fatto difetto risorse, intelligenze, simpatie e consensi dal vasto mondo della cultura, dell’accademia, del giornalismo e della politica per programmare una proficua, lunga vita. 

Forse si vuole dire che Sciascia ha sbagliato a volere radicare la Fondazione a Racalmuto, invece di Palermo, Milano o Parigi? Ma che criterio è codesto? 

Forse bisognerebbe dire agli spagnoli di spostare il Teatro-Museo di Salvator Dalì dalla cittadina di Figueres in una grande città come Madrid? O bastano 44.289 abitanti a decretare il successo di una istituzione culturale come il Teatro-Museo di Dalì, appunto? 

O forse se ne deve inferire che lo stesso Sciascia sarebbe stato altro e di più se non fosse stato di paese? di un piccolo paese agricolo, pastorale e minerario dell’entroterra agrigentino senza università, senza acquedotto, senza tante cose, degli Anni Venti, Trenta, Quaranta, Cinquanta, Sessanta, Settanta, Ottanta... del secolo scorso? 

Non gli avranno conferito il Nobel perché era di paese?

Peccato, essere arrivati a questo punto! E ora? I nuovi problemi verrano risolti o dissolti?


P. S.
In una intervista a Radio radicale viene detto che una delle cause della marginalità della Fondazione sono state  e sono le scarse e/o malagevoli vie di comunicazione per raggiungerla. Ma allora a che cosa doveva e dovrebbe servire la tanto conclamata "Strada degli scrittori"?
Se la meta non sono i paesi degli scrittori, che senso ha chiamarla così?

E dire che le risorse economiche impiegate per pubblicizzare Italia Italia e Sicilia Sicilia  lo slogan "Strada degli scrittori", tanto caro al consigliere tesoriere della Fondazione "Sciascia" Felice Cavallaro,  si potevano spendere per la bonifica e il potenziamento delle strade esistenti: quelle strade di cui Sciascia si serviva per andare a Palermo, a Milano, a Parigi.







domenica 15 febbraio 2015

FONDAZIONE SCIASCIA: CAVALLARO, DE VITA, TRAINA E LA TERNA DI FACCIATA

APPUNTI PROVVISORI

Qualche giorno fa, all'annuncio della terna di nomi, indicati dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione Sciascia, per scegliere il sostituto di un componente dimissionario del suddetto Consiglio di Amministrazione ho buttato lì per lì, in rete, questo commento a caldo:



Ma questa terna è di facciata: Di Vita è già designato da Sciascia per il comitato scientifico e Traina, da quello che si apprende dal sito ufficiale, è impegnato con l'istituzione bufaliniana di Comiso, e allora chi resta? Perché prenderci in giro? Se terna dev'essere, che sia corretta e fattibile!



Il Consiglio Comunale, come da Statuto, "dovrà" scegliere all'interno della terna proposta.

Intervengono in proposito alcuni internauti tra cui Giovanni Salvo, Nino Vassallo, Roberto Salvo, Calogero Taverna e vengono proposti altri possibili nomi, tra i quali anche il mio, che avevano però un mero valore simbolico visto che la terna effettiva da sottoporre al voto del Consiglio comunale era stata già fatta. Si apre una piccola digressione sulla prerogativa di "racalmutese DOC" che dovrebbero avere i nominativi proposti.




Precisato che "è il radicamento che ci fa DOC. O tutti DOC o nessuno; semplicemente: racalmutesi",  mi avventuro in alcune precisazioni:

Chiarito ciò, e ringraziando per gli apprezzamenti e le segnalazioni, la coscienza ci impone (DOC e non DOC) di interrogarci e interrogare sul destino della Fondazione, e come racalmutesi (liberi e disinteressati e vigili) lo stiamo facendo:                                                                                                                        
ci vorrebbe anzi un documento scritto da far sottoscrivere in rete e presentarlo al Presidente del Consiglio e a tutti i consiglieri, visto che loro si assumeranno la responsabilità di "scegliere". 
Ma sceglieranno in base a che? 
In base a coscienza e conoscenza, naturalmente. 
Penso saranno grati ai cittadini che offriranno le loro, di conoscenze, spinti dal loro stesso amore per il paese. 
Una su tutte: quando nella terna si propone un nominativo designato da Sciascia nel comitato di Organizzazione e Vigilanza, se costui venisse cooptato nel consiglio di amministrazione (organo esecutivo), chi vigilerà? Vigile e vigilato possono essere la stessa persona? Etc. etc. 

Ma Nino Vassallo che "sa" le carte della Fondazione, Giovanni Salvo con l'esperienza e la sensibilità di spassionato e combattivo e produttivo amministratore e Calogero Taverna con le sue conoscenze capaci di radiografare regole regolamenti organismi e organigrammi, ma anche altri ce ne sarebbero di esperienza, come gli ex assessori alla cultura come Carmelo Mulè ad esempio, e gli ex sindaci, e gli amministratori artefici della Fondazione, tutti costoro potrebbero portare il loro contributo per la scelta migliore: migliore per la memoria di Sciascia ma soprattutto migliore per il paese poiché questo era quello che voleva Sciascia. 
Non ricaschiamo negli errori del passato: sarebbe sciocco se non colpevole. Si elimini ogni dubbio, ogni opacità.





 Apriti cielo!

Il solito "Malgrado tutto", mai tirato in ballo nel mio ragionare, nonostante l'acrimoniosa condanna all'ostracismo mediatico in effigie e "in verbis" con la solenne promessa o minaccia di non occuparsi mai più me, delle mie riflessioni pubbliche e soprattutto della mia attività culturale (sic!),  al netto da volgare e inopportuna e offensiva satira di cattivo gusto, non apertamente ma sotto pseudonimo, ergendosi a difensore d'ufficio (ma un organo d'informazione ha interessi di parte da difendere? o deve ricambiare il favore a Cavallaro che dinanzi al ministro della Giustizia ha designato "i ragazzi di Malgrado tutto" quale "spinta al nuovo" in un comune commissariato per mafia?) torna a occuparsi di me  e affermando il falso, mi fa dire cose false (non è la prima volta.)

Ma perché non mi lasciano in pace? Perché tanta acrimonia?
Perché non ribattono punto per punto quanto da me sostenuto invece di saltare a piè pari le questioni e distrarsi, e distrarre con notazioni personali che niente, ma proprio niente, hanno a che fare con le questioni sollevate.  Mi sovvengono i calzini fucsia del giudice Misiani. Ma è giornalismo codesto?

E' più forte di loro, dinanzi a certi argomenti, si intromettono, non richiesti, a gamba tesa, e non si capisce perché. O forse sì.

Solidarizzo con Gaspare Agnello, dissento, in ossequio all'insegnamento sciasciano, dal Premio Racalmare-Leonardo Sciascia  assegnato a un autore mafioso ed ergastolano non pentito e loro vengono in difesa del Presidente del Premio  e mi attaccano.  Non è lecito pensarla diversamente? Evidentemente no, specialmente se il Presidente del Premio è Savatteri che è di Malgrado Tutto.

Ho da ridire se l'amministrazione decide di percepire l'indennità di carica nonostante in campagna elettorale sia stato solennemente promesso il contrario, e loro, invece di ribadire lo stesso convincimento al tempo della campagna elettorale, mi attaccano. Forse perché tra gli assessori qualcuno proviene dal comitato di redazione del loro stesso giornale?

Per non dire del mio nome tirato in ballo alle ultime elezioni quale probabile candidato a sindaco  o assessore o collaboratore in pectore di questo o quel candidato a sindaco senza che mai io ne avessi accennato fino a quel momento ad alcuno né che altri avesse fatto formale proposta a me. Pura invenzione. Caso strano e "interessante" al punto che l'università di Palermo ha assegnato una tesi di laurea sul caso Carbone e la posticcia comunicazione politica sul web.

Per non dire delle rozze elucubrazioni offensive tirate in ballo a ridosso di un mio personaggio di fantasia che una volta sanno con certezza chi è facendogli dire cose da me mai scritte e quindi inventate al solo scopo di denigrare, ridicolizzare ed offendere.
Sono arrivati ad inventarsi il movente per cui venticinque anni fa avrei incominciato a legarmela la dito. Ma quale avvocato o pubblico ministero corretto potrebbe arrivare a tanto?

Arrivare a scambiare l'aggettivo possessivo de "Il mio Sciascia" per un atto di notarile proprietà privata è di una inconsistenza infinita! Non sono io che lo esibisco come richiamo sul frontespizio di un giornale e sullo stesso giornale vendere spazi pubblicitari.
E' stato qualcun altro, malgradotuttiano, sol perché figlio del segretario-tesoriere ad arrogarsi il compito di rispondere a nome e per conto della Fondazione a Mario Giordano quando nel 2000 piombò da Milano per un servizio del "Giornale" e voleva conto e ragione dello "scatolone vuoto" della Fondazione.

Dopo tanta e tale premessa veniamo all'ultima intromissione.  E' bene che chi non sa, sappia, visto che tocca difendermi dalle invenzioni attribuite a me stesso o ai miei personaggi di fantasia.
 E' giornalismo codesto?



Dunque.
Per il giornale di cui sopra, mi sarei proposto come unico e trino per il consiglio di amministrazione della Fondazione: mai fatto. Né uno né trino. Trino? Manco Padre Pio avrebbe potuto, ché al massimo poteva essere ubiquo! Che sciagura per un giornale di provincia credersi, senza esserlo, Charlie Hebdo!
Le cose stanno, ovvio, diversamente: nel dibattito fb altri hanno proposto il mio nome, unico e non trino, assieme a quello di tanti altri come Savatteri, Cavallaro, Merulla, Martorana, Marchese, Giovanni Salvo, Giovanni Liotta e tanti altri ancora. Un documento del 2008 dice quanto lontano sia stato dal nutrire aspirazioni in proposito. Altro che Carbone, Smaragodos e Scornabecco!
Che furia iconoclasta! Prendersela con i miei ignari personaggi frutto della mia fantasia! 

Sarei contro la Fondazione quando invece avrei sollecitato a suo tempo (con pochi altri racalmutesi, Calogero Taverna ne sa qualcosa) l'apertura reale con la donazione di carte e opere d'arte completa, mentre altri erano ciecamente felici pur di cogliere al volo manifestazioni e passerelle per promuoversi o promuovere il loro giornale;


sarei contro Cavallaro sol perché, assieme a tanti altri racalmutesi, ho sollevato dubbi sul metodo quando è stato proposto (quasi imposto) a sindaco sul Foglio dal giornalista Buttafuoco o su Malgrado tutto dai potenti Montante e Lo Bello, rappresentanti di  spicco di Confindustria e Confcommercio; sorvoliamo sui particolari.

Sarei infine, novità delle novità, sarei contro il poeta De Vita e il prof. Traina. 
Ma da dove si evince? Dove l'avrei scritto? A chi mai l'avrei detto? Inventarsi le risposte e appiopparle a questi e a quello non è un buon metodo giornalistico. E come può incorrere in uno scivolone così pacchiano un giornale che pur vanta giornalisti professionisti, ritenuti di vaglia e non certo sprovveduti!

Anzi, sono gli altri semmai che offendono i professori Nino De Vita e Giuseppe Traina proponendoli nella terna sapendo che difficilmente potranno essere scelti in quanto l'attuale incarico di De Vita, voluto a vita da Sciascia, potrebbe essere incompatibile col nuovo incarico e il prof Giuseppe Traina già spende le sue energie in quanto facente parte del comitato scientifico della Fondazione Bufalino di Comiso.



Lo ripeto, non io contro ma sono gli altri semmai che li offendono proponendoli sapendo che difficilmente potranno essere scelti (vedremo come finirà) in quanto l'attuale incarico di De Vita, ad esempio, voluto a vita da Sciascia potrebbe essere  incompatibile col nuovo incarico, ma anche a non esserlo in termini di leggi e regolamenti notarili, sarebbe certamente offensivo nei confronti della memoria di Sciascia dimettersi da un ruolo, da un incarico di fiducia e di stima da lui indicato.
(Sia con Nino De Vita che con il prof Giuseppe Traina ho avuto modo di avere cortesissimi scambi 
culturali. Perché dovrei essere contrario? Anzi!).


Resta Cavallaro, ma alla luce di quanto esposto, sarebbe offensivo per lui essere scelto così, in una terna che non risulta terna praticabile: e il modo ancor m'offende, direbbe con i versi antichi. E poi, scusate, di cosa stiamo parlando? 
Cavallaro dovrebbe fare il Segretario-Tesoriere  del consiglio di amministrazione! E sì, perché tale è il ruolo  che dovrebbe rimpiazzare in sostituzione del predecessore dimissionario, un ruolo voluto non da Sciascia e a vita come i membri del comitato di Organizzazione e Vigilanza ma dal Consiglio comunale di Racalmuto che, per le sue buone ragioni, quella volta scelse un racalmutese, il prof. Salvatore Restivo Pantalone.

Contrario a Cavallaro in modo preconcetto, e perché?
Se verrà nominato dal consiglio comunale, voglio tanto sperare che possa attuare  lui in prima persona quello che caldeggiò  con l'imperativo "schiodali!" quando seppe che ero diventato assessore alla cultura e in quanto tale membro di diritto della Fondazione Sciascia.
Un imperativo che non ho inteso  contro qualcuno ma esclusivamente come una spinta a dare il mio contributo per rendere più attiva l'istituzione sciasciana e quindi la convinzione da parte sua che ne avesse bisogno.
Alla luce di questa premessa,  tramite Cavallaro, la Fondazione non si dovrebbe rinchiudere in se stessa quasi hortus conclusus  per pochi eletti. Non dovrebbe.


Il fatto è che la vicenda odierna è solo un aspetto contingente di un'istituzione responsabile di tante aspettative disattese.

In funzione di un rilancio sarebbe utile rivitalizzare la macchina organizzativa e preliminarmente capire lo stato dell'arte che passa da tante domande.

Il prof Di Grado, ad esempio, perché non è stato presente e manco invitato (parole sue) nelle cruciali manifestazioni alla Fondazione  coordinate da Cavallaro al tempo dei commissari con la presenza di cotante autorità e financo del ministro dei Beni Culturali Brai?
Perché, pur essendo Direttore letterario, designato da Sciascia, e contemporaneamente membro del Consiglio di amministrazione, è stato un po' troppo defilato in un periodo critico della Fondazione?Perché? Che cosa lo ha fatto tenere lontano? A cosa si riferiva quando accennò qualche anno fa a camarille di paese?


Ma è possibile essere nominati a vita da Sciascia nel Comitato di Organizzazione e Vigilanza e trapassare, per gestazione interna, nel consiglio di amministrazione della Fondazione stessa?
Come è stata portata avanti la gestione dell'epistolario sciasciano venuto alla ribalta per un un uso non propriamente chiaro e ottimale?
A scanso di personalismi e di voci di piazza o di corridoio, e lontani da ogni tornata elettorale, è opportuno chiedersi:  quali prerogative deve avere il prossimo vicepresidente della Fondazione Sciascia?
L'eventuale coinvolgimento di Cavallaro sarebbe più produttivo per la Fondazione come segretario-tesoriere o nella veste e nel ruolo di vicepresidente?

Queste domande sono a favore o contro la Fondazione?

E' a favore chi vuole la chiarezza o chi vuol lasciare tutto nelle nebbie del dubbio?



La Fondazione nella chiarezza avrebbe basi più solide per una azione culturale e organizzativa più proficua. 
E' essere contro, volere questo?
Chi può arrogarsi la prerogativa di stabilire chi è contro e chi è a favore della Fondazione? E sulla base di quali criteri?
Un giornale non dovrebbe essere la casa delle idee di tutti nel reciproco confrontarsi?

Ragionare, prego, ma senza offendere, anche perché non si può continuare a farlo impunemente.

Se ci sarà, mi auguro  che il dibattito sia civile e soprattutto partecipato: sarebbe una buona anche se tardiva occasione  per far riavvicinare la Fondazione e i racalmutesi che per tanti  versi l'hanno percepita assente o lontana,  con l'acuito rammarico di una speranza disattesa, di una eccezionale occasione mancata.





Link correlato
http://www.amicisciascia.it/servizi/sciascia-in-rete/item/150-sulla-fondazione-sciascia-di-racalmuto.html



Altri links correlati


*

*



Aggiungi didascalia

*





*



*



Le immagini riproducono lo Statuto; i nominativi sono relativi al primo consiglio di amministrazione
 e alla prima designazione delle varie cariche