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mercoledì 25 aprile 2018

POLEMICHE COLLATERALI: LADRI DI IDEE O CONDIVISIONI SOTTACIUTE? In margine all'abbattimento della Piazzetta, e non solo


Fermo immagine dal filmato di Calogero Conte


E Giovanni Salvo ci fa sapere che...



"Ho appreso con piacere che la mia idea di collegare i luoghi di Racalmuto con le pagine del libro Le Parrocchie di Regalpetra continua.
A quanto pare nel progetto di riqualificazione della Piazzetta è prevista una lapide con una frase estratta dal libro di Sciascia... dove si parla dell'antico luogo, appunto la Piazzetta, in cui persisteva la gogna, lu cuddraru.
Sono contento, gli uomini passano le idee restano."




schermata della bacheca facebook di Giovanni Salvo






Per pura coincidenza nello stesso torno di tempo
 ci arrivano echi castronovesi 
 riverberati da un Post pubblicato da Nino Di Chiara 


Schermata 2018-04-25 alle 22.43.32.jpg






martedì 14 marzo 2017

IL "MANDORLO" IN FOTO DI GIOVANNI SALVO È ANDATO A FINIRE SUL GIORNALE


Così scriveva ieri il mio amico Giovanni Salvo sulla sua bacheca facebook:


"Apprendo con immenso piacere che il "Giornale di Sicilia" domani pubblichera' alcune delle mie foto scattate nel corso della sfilata del Mandorlo in Fiore.
Onorato!! grazie al direttore Bugea per averle apprezzate."


Oggi, puntualmente, è uscito il giornale con alcune sue foto già pubblicate su fb e molto apprezzate.  Senza particolari apparecchiature sofisticate ma con la fotocamera di un buon cellulare, Giovanni,  armonizzando occhio, taglio e colore, ha impresso il suo sguardo sul Mandorlo che, avallato e divulgato da un organo di stampa molto popolare, è diventato quello di tutti, degli assenti ma anche dei presenti che hanno visto con i loro occhi.






























ph ©Giovanni Salvo

giovedì 8 dicembre 2016

"DON ILLUMINATO" E IL "KAOS" DI RACALMUTO: SUI VERSEGGIATORI ANONIMI E LE RIME IRRIVERENTI. Ma chi è Don Illuminato? Intanto, riceviamo e pubblichiamo





Nei giorni 28, 29 e 30 ottobre 2016 si è tenuto a Racalmuto "Kaos - Festival itinerante dell' editoria, della legalità e dell'identità siciliana", diretto da Peppe Zambito.

Sabato 30, di mattina, un incontro è stato dedicato alla tradizione molto racalmutese delle rime irriverenti, fino a poco tempo fa, soltanto e rigorosamente anonime. Oggi si direbbe "anonime, ma non troppo".

Don Illuminato ne ha fatto ragguaglio e ha tracciato una sintesi dell'incontro.

Le foto sono di duplice fonte: alcune, pubblicate sul proprio profilo facebook, sono di Antonio Liotta, che sentitamente, con affetto e stima ringrazio; altre sono dell'amministratore del blog in quanto ha affidato la macchina fotografica ad una persona delle prime file pregandola di documentare l'incontro con qualche scatto. Non conoscendone il nome, doverosamente la si ringrazia, sebbene anonima. P. C.





Ve lo dico io chi sono gli anonimi
di
Don Illuminato


Cosa, se non il desiderio di ricordare l’antica tradizione racalmutese della rima irriverente, che si è compiuto in occasione, della tre giorni, nell’ambito della manifestazione sull’editoria, Kaos, che ha fatto tappa quest’anno a Racalmuto, nei luoghi di Sciascia.

Un tassello mancante meritevole di ricordo, degno di essere incastonato nella storia letteraria del paese , a futura memoria.

Dunque nella sala grande dell’antico Castello Chiaramontano , in cui in una delle alte pareti sono ancora visibil le tracce di quello che fù un grande camino in pietra , ci si è stretti al calore della rima per celebrare un antico ricordo che caratterizza Racalmuto ed i Racalmutesi, e la loro ironia.

Presenti l’assessore alla cultura Salvatore Picone ed il Sindaco di Racalmuto, l’Avvocato Emilio Messana, che hanno voluto fortemente si parlasse, in quel contesto, di tale curioso fenomeno, pare tutto racalmutese.



ph ©Antonio Liotta

Dinanzi ad una ricca platea di studenti, assieme al Prof. Piero Carbone, scrittore e poeta di Racalmuto, anche Giovanni Salvo, entrambi da sempre presenti nella vita politico sociale del paese, i quali hanno spiegato, contribuendo a tenere vivo il ricordo, il fenomeno piacevolmente simpatico della Rima Irriverente.

Utilissima e ricca di spunti la disquisizione storica del professore Carbone dall’ingerenza dei Savoia nella censura della poesia popolare, alla poesia dei bisogni.

Particolarità della rima siciliana è stata la tendenza all’anonimato dei testi, per cui il Prof. Carbone, nel corso dell’incontro, si è sapientemente soffermato su questo aspetto impersonale dei testi, giudicando tale peculiarità, l’unico lato non del tutto esaltante del fenomeno della rima burlona racalmutese.

Secondo il Sindaco, Emilio Messana, se la satira irriverente la si esprime con ironia ed in rima, può diventare anche un impegnato momento di sfogo, di evasione, di spasso.

Per Giovanni Salvo, che si e' dichiarato apertamente un rimatore e non un poeta, che si e' cimentato alla lettura di alcuni suoi versi, dedicati proprio alla passione dell'irriverenza in versi, la contestazione rimata fa' a pieno titolo parte della tradizione racalmutese, sebbene spesso rivolta ad una ristretta cerchia di cultori, non essendosi mai prefissata lo scopo di raggiungere un vasto pubblico.

L’ispirazione tematica da sempre è stata certamente circoscritta ad argomenti morali e politici, legati a fatti persone e luoghi.

ph ©Antonio Liotta
Negli anni sessanta, Eugenio Napoleone Messana, un uomo parecchio conosciuto ed impegnato in paese , nella sua ricostruzione storica dell’ottocento racalmutese, si aiutò riportando i versi di alcune poesie anonime.

In paese però le rime baciate o incatenate che fossero venivano sistematicamente assegnate, da parte dei “sapitura chiazzaruoli”, quasi sempre al diretto autore.

Lo stesso Napoleone Messana , nella veste di Sindaco e politico attivo, fù bersaglio di indigeribili versi.

La rima dunque per Racalmuto ha rappresentato da sempre un linguaggio intellettuale terzo, prerogativa sia del popolo che del politico, quasi una forma di scissione dell’io.



A testimonianza di ciò, il fuori classe della rima irriverente racalmutese, fù il Prof. Alfonso Scimè.

Personaggio colto e raffinato, che pur stando nell’alcova del partito socialista, quando questo comandava a Racalmuto, nonostante il suo attivismo, non disdegnava di fare lo “schizzinoso” , distinguendosi con le sue poesie.

Era solito partecipare alle notti dei lunghi coltelli , alle interminabili riunioni di partito.

Resisteva ai primi sonni mattutini, per poi poter rimare versi sbeffeggianti a quelle sedute, con signorile ironia.

Subito battuti a macchina e distribuiti, rigorosamente in maniera ignota, venivano indirizzati in alcuni luoghi ben precisi, in cui era attesa ed apprezzata la sua critica rimata, e da dove poi , copia su copia , si diffondeva nella piazza.

La particolarità è che ci si divertivano di più proprio coloro che erano presi di mira, a dimostrazione di una platea intelligente.

Alfonso Scimè, secondo la testimonianza di qualche autorevole intellettuale del luogo, faceva poesia di corte, ma non era un cortigiano.

Troppo elitaria la sua rima per poter interessare coloro i quali avevano il problema del lavoro quotidiano.

ph ©Antonio Liotta

Dinanzi al suo stile acuto e sibillino, risultavano indeboliti altri anonimi-conosciuti verseggiatori, quali l’Avvocato Totò Garlisi e l’insegnate Alfonso Farrauto .

Ai questi ultimi poi si aggiungevano coloro i quali cercavano di cimentarsi con la rima, e si ritenevano poeti solo per aver fatto baciare “cuntenti cu nenti”.

Spesso nelle paesane poesie si riscontra racchiusa una grintosa “cattiveria” tutta racalmutese.

A quanto pare il più torbido sia stato proprio un medico, il Dottor Achille Vinci, corrispondente del Giornale di Sicilia, il quale travolto dal suo humus poetico, non risparmiò, con i suoi pungenti versi, neppure qualche suo diretto familiare.

Da annoverare anche l’avvocato Salvatore Marchese, noto penalista, anche lui socialista come Scimè, il quale nonostante le sue immense doti oratorie, pare avvertì lo stesso il bisogno di rimare al fine di schernire i suoi avversari politici.

Graffiante, terribile, inesorabile fu in poesia l’avvocato Marchese.

Secondo lo storico racalmutese, il Dott. Calogero Taverna, il bisogno della rima in paese è così atavico e radicato che persino il luminare medico racalmutese Marco Antonio Alaimo, nel suo trattato di medicina, collocò una sestina in vernacolo siciliano.

E pensando al titolo “La mosca nel piatto” di Leonardo Sciascia, anche se i versi dello scrittore racalmutese, come tiene a precisare il Prof. Carbone, non sono mai versi satirici o sbeffeggianti, bensì elitari; l’incontro si è concluso con l’interrogativo; sarà il frutto del cromosomico sapido gusto della rima a contraddistinguere un racalmutese, con il suo beffardo modo di esistere?




LA RIMA
di Giovanni Salvo

Ah la rima quantu è bella 
conza pani e murtatella 
Siddru appatti la parola 
a  lu cori prestu vola 

Renni miegliu di ogni cosa 
sciavurusa  comu  rosa 
E si ‘ntrizzi la tirzina 
è pungenti, fussi spina? 

Certu miegliu se vasata 
Si nun è minestra ricalliata 
Bona  scurri e giusta sona 
Lu cielu scoti, e sunnu trona 

Iddra è ecu, è risunanza 
Fastidiusa, nun è manza 
Quannu lu stili è irrivirenti 
E’ lu specchiu di la genti 

A  lu paisi c’è l’usanza 
Di sbarrarisi la panza 
E  cuntari cu puisia 
Di cu tessi  e cu farsia 

si narra, siddru è  veru 
‘nzoccu appatta lu pinzieru 
Chi succedi ni’ la strata 
Cu  la rima  ‘ncatinata.




 

mercoledì 24 agosto 2016

TESTIMONE MI È IL PINO. Schermaglie alludenti a terzi (e a quarti) con Giovanni Salvo

schermaglie convergenti

Sinceramente non pensavo che il pino venisse promosso al rango di testimone, ma visto che Giovanni Salvo l'ha fatto su fb nel bel mezzo di una conversazione sui vincenti e i perdenti evocati da  Pier Paolo Pasolini, citato da un amico comune, come dargli torto? 

Non posso non pubblicare questa foto di alcuni giorni prima, con un ispirato Giovanni, durante un amabile e conviviale incontro tra amici che si vedevano per la prima volta o si incontravano dopo anni, e che varrà la pena, credo, rievocare in un post a parte.



screen capture:   



Giovanni Salvo Vedi...Senza saperlo...te lo avevo proposto prima io, questo concetto onorevole senso della sconfitta pasoliniana...proprio sotto il tuo pino.
Piero Carbone da Racalmuto citare non significa praticare in esclusiva ciò che si cita, ammesso che lo si pratichi. Non basta citare, caro Giovanni, altrimenti saremmo tutti eroi e tutti santi e tutti coerenti. Chissà cosa ne pensa il pino!



giovedì 19 maggio 2016

È MORTO MARCO PANNELLA. Un ricordo racalmutese dei tempi della Pro Loco


La Pro Loco lo volle a Racalmuto per il convegno su "I problemi della giustizia oggi" tenutosi nella palestra della scuola elementare "Generale Macaluso" il 26 aprile 1986, la stessa scuola dove aveva insegnato Sciascia.

Ricordo ancora la telefonata di invito del Presidente, l'emozione, e la soddisfazione di Baldanza nell'apprendere la sua disponibilità e nel comunicarlo. Come poteva, Pannella, non accettare l'invito visto che per Sciascia stravedeva!

Il convegno comunque fu un successo.




Nella foto, Giovanni Salvo seduto con Pannella a Roma: circa un anno fa ha raccolto confidenzialmente altre opinioni pannelliane.

Qualcuno in illo tempore ne ipotizzò la candidatura a sindaco di Racalmuto, ma fu solo flatus vocis, la proposta decadde.

















La foto è stata pubblicata da Giovanni Salvo sul suo profilo fb e precedentemente sul blog regalpetralibera

giovedì 15 gennaio 2015

LIBERTÀ DI STAMPA VÒ CERCANDO



...libertà va cercando, ch’è sì cara, 

come sa chi per lei vita rifiuta 

Purgatorio, canto I, vv 71-72)


Ho letto ieri su fb una riflessione disincantata di Pietro Ancona sull'informazione e l'indipendenza della stampa ovvero dei giornali(sti) e mi sono ricordato di altre riflessioni convergenti di tanti anni fa.
Mi è sembrato opportuno riportarla sul blog assieme ai commenti e alle riflessioni che  ha sollecitato.
Purtroppo un'amara morale se ne ricava: non sempre le grida di allarme e i consigli anche di voci autorevoli sortiscono gli effetti desiderati, anzi...
Colgo l'occasione per ringraziare Roberto Salvo per avermi segnalato su fb la presenza di Pietro Ancona a cui va dato il merito di utilizzare la rete come un mezzo democratico per riflettere e far riflettere senz'altro scopo se non quello di essere coerenti principalmente con se stessi.





Pietro Ancona
La libertà di stampa non esiste: credete che un giornalista che la pensa come me possa scrivere sulla Stampa di Torino, o sul Corriere della Sera o su Repubblica?
I giornali sono strumenti politici ed economici di gruppi politici o economici.
Non solo la stampa non è libera ma produce danni immensi alla democrazia con la manipolazione della verità

Giovanni Salvo
Ma va' !

Piero Carbone
Proprio per questo, nel 1982, Sciascia assegnava alla stampa minore o di provincia, che riteneva necessaria, il ruolo di fare opposizione al potere. Quella "maggiore" è infatti costituita dai giornalisti grafici pubblicitari stampatori distributori professionisti che vivono di solo giornalismo e "quindi" non possono disattendere le aspettative o gli ordini o gli interessi del padrone-datore di lavoro altrimenti rischiano di non portare il "panuzzo a casa", di non fare carriera. 
La stampa di provincia, invece, legata ad entusiasmi o a rabbie o a sogni e che si regge sul volontariato e non dipende da nessuno per campare o semplicemente per esistere,  è precaria, aleatoria, provvisoria, "debole", ma libera, l i b e r a, poiché da nessuno dipende e NULLA pretende!!! 
Tutto il contrario quando anche la stampa minore di provincia, senza averne neanche il "bisogno", scimmiotta la "maggiore" e diventa intollerante a sua volta e asservisce l'informazione al potere o alla convenienza magari per conseguire utili "conoscenze" incarichi vari presidenze in consigli di amministrazione sindacature assessorati etc. o finalizzandola alla lucrosa pubblicità. 
Tradendo, con un tal procedere, Sciascia, e la mission stessa della stampa minore che dovrebbe rappresentare un faro nella notte verso cui tendere le grandi navi dell'aperto mare!

Lillo Taverna
Caro Piero, se parliamo di uno Sciascia scrittore sgoliamoci a lodarlo... ma penso che bisogna fermarsi lì. O meglio, spero che accantonando "Ambrroase" et similia, sviluppando il Montalbàn, recuperando il ruolo culturale non familista della Fondazione, consentendoti di sviluppare il tuo pensiero e via discorrendo si potrà resuscitare Sciascia Leonardo. 
Mi sento un grande dissacratore e quindi ribadisco: così come Sciascia si fece facoltoso parlando male di Racalmuto, Racalmuto deve trovare sbocchi economici ... parlando bene di Sciascia. Con buona pace di un tal Di Grado che una volta scrisse un elzeviro di tono opposto.

Piero Carbone
Per certi aspetti, concordo, e ciò infiammerà, come sappiamo, i presunti detentori, interessati, della presunta ortodossia... ma resta sempre in piedi l'indicazione per la stampa minore di fare opposizione! 
Solo che l'opposizione comporta più perdite che guadagni, e molte rinunce. 
Resta in piedi il principio, nella pratica poi potrebbe essere un'altra cosa per chi si professa sostenitore di quei principi e, sulla stampa, se ne fa banditore.




Foto: ©pierocarbone

mercoledì 17 luglio 2013

SIAMO TUTTI ERETICI?


Sulla bacheca di fb sono riaffiorati, spontaneamente o per volontà di qualche deus informatico riordinatore, i commenti (qualcuno integralmente, qualche altro più o meno o per niente condivisibile in quanto testimonianza di un sentire critico-eretico moderno così estremo da rasentare il surreale) alla lettera consoliana; ne ho approfittato per riacciuffarli e condurli nel blog che vuole fungere da archivio "attivo", visto che la rete, per i fatti suoi, vien configurandosi sempre più come una sorta di nostro archivio passivo pur maneggiando fatti e pensamenti personali. E rifletterci su.

La funzione dei commenti sottoscritti e non anonimi oltreché democratica è anche etica, logica e metodologica in quanto di aiuto a definire e circoscrivere il perimetro delle proprie idee, delimitato da quello degli "altri" che se ne assumono responsabilmente la paternità. Da questo punto di vista si deve essere grati ai pensieri diversi, anche radicali, degli altri, perché aiutano dialetticamente a definire i propri. Pensieri come possibilità logica in cui c'è spazio  del loro dibattimento e non, occorre precisarlo?, veicoli di indimostrate e dogmatiche accuse che attengono al rango delle perfide calunnie. 

La varietà delle opinioni infine può indurre al relativismo ma è anche vero che allarga gli orizzonti mentali e, con un pizzico di ragionevolezza, può condurre, auspicabile meta, alla tolleranza.
In fondo, siamo tutti eretici, gli uni rispetto agli altri, se vogliamo avere un "nostro" pensiero.





Omaggio all'eretico regalpetrese onorario Vincenzo Consolo

da Piero Carbone (Note) il Venerdì 3 febbraio 2012 alle ore 17.25


Milano, 29 ottobre 2000

Caro Carbone, 
con molto ritardo ho finalmente letto il suo godibilissimo "Eretici a Regalpetra". Mi sento onorato di essere stato accomunato agli abitanti di Regalpetra, che hanno "l'eresia scritta nei geroglifici del sangue". Mi sono appassionato ai notai, preti, gesuiti, farmacisti, medici, contadini di questo straordinario paese del sale, così diverso dal mio S. Agata "insalanùtu".
Cordiali saluti. Vincenzo Consolo
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  • Nicolò RizzoMaria Teresa MangioneNenè Sciortino, Massimo Maugeri, Isabella Martorana Messana, Gero Miceli, Pixel Evolution e Luigi Scimè   piace questo elemento.
  • Licia Cardillo Di Prima Ho conosciuto personalmente Consolo. Sul mio sito ho pubblicato una fotografia scattata alla Fiera del libro di Torino, dove ho avuto modo di incontrarlo. L'ho rivisto a Racalmuto, in occasione di un'intervista a teatro. Era presente anche l'amico Rori Amodeo.Mi hanno colpito la sua riservatezza e la semplicità. Lo apprezzo molto come scrittore.
  • In questo punto su fb c'era il commento di un altro autore che ometto  per la radicalità della tesi, non volendo offendere la sensibilità di nessuno, ma che si può leggere nella sede originaria dove l'autore ha voluto postarlo. Nelle riflessioni di un amico ho colto un disagio che, pur ragionando di tutto, non voglio provocare in chi generosamente mi presta attenzione e viene a leggere i vari post del blog.

  • Licia Cardillo Di Prima Sono incuriosita anch'io del libro "Eretici a Regalpietra" e lo leggerò. Essere eretici oggi dovrebbe significare acuire lo sguardo, andare al di là, cambiare prospettiva, non per distruggere o scandalizzare, ma per costruire... e soprattutto avere rispetto delle opinioni - e fedi - altrui ed essere pronti a difenderle, con la vita, anche se non si condividono... (Voltaire insegna)
  • Piero Carbone 
    - Purtroppo il libro, forse attirandosi effluvi malefici dallo stesso titolo, dopo essere stato presentato alla fiera del libro di Messina, recensito, distribuito nelle librerie e messo in vendita on line, è letteralmente sparito dalla circolazione, su Unilibro è dichiarato fuori catalogo, eppertanto non è disponibile. Temo che si dovrà ricorrere agli articoli di legge degli avvocati più che agli articoli dei critici letterari per renderlo di nuovo disponibile.
  • - @Licia. L'eresia, nel libro, è intesa come sincera e intima ricerca della verità per la quale si è disposti a dare testimonianza personale, costi quel che costi. Ma al di là delle mie affermazioni di principio bisognerebbe leggere il libro. Mi adopererò per renderlo disponibile. L'unica copia che ho mi è stata data "in prestito" da un'amica.
  • - Intanto mi preme precisare che ho reso nota questa lettera, soltanto ora, a distanza di tanto tempo, perché mi è sembrato opportuno aggiungere anche la mia testimonianza a quella, ben più autorevole, degli altri, su Vincenzo Consolo, all’indomani della sua morte: per evidenziarne la sensibilità e la generosità, segno di disponibilità intellettuale, con cui lo Scrittore di S. Agata rispondeva all’invio di uno dei tanti libri che dalla sua Sicilia, e non solo, sicuramente riceveva nella residenza milanese.
  • Licia Cardillo Di Prima Non mi dispiace " l'eresia" che ricerca la verità, intendendo con essa il dubbio, il bisogno di uscire dal coro, d'interrogarsi, di porsi nei confronti dell'altro come "pietra d'inciampo" . Non mi dispiace "l'eresia" che scuote, sveglia, illumina, indirizza verso il bene.