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giovedì 26 settembre 2019

MOSTRA DI GIUSTO BONANNO ALL'ORATORIO DEI BIANCHI. Dalla tradizione di famiglia agli originali e maturi esiti pittorici

Con piacere condivido la notizia dell'evento che riguarda il pittore Giusto Bonanno.  
Dopo la frequentazione col padre, il maestro Pippo Bonanno,  originario di Racalmuto ma residente e radicatamente attivo a Palermo, auguro ulteriori, lusinghieri successi al figlio Giusto e auspico la ripresa di un fecondo dialogo artistico e culturale sulla scorta di consolidati e nuovi sentieri, personali e istituzionali con la comunità racalmutese, per il raggiungimento di altre, inedite mete, all'insegna di quella che, in campo pittorico, viene a configurarsi come una peculiare tradizione di famiglia. P. C.



La Galleria Regionale di Palazzo Abatellis

e Il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo

presentano la mostra 

“GIUSTO BONANNO. Cavaliere errante per le vie del colore”

a cura di Valentina Di Miceli, 

presso l’Oratorio dei Bianchi a Palermo 

che sarà inaugurata 

venerdì 4 ottobre alle ore 19,00.



La mostra intende ripercorrere il percorso creativo dell’artista attraverso le fasi salienti della sua produzione, in un viaggio sensoriale tra le vie del colore.

Come un cavaliere errante, Bonanno si muove nei territori dell’arte esplorando sempre nuovi orizzonti in un dialogo continuo tra astrazione e figurazione. Il colore, vero protagonista, costruisce e distrugge la forma in un gioco continuo di esplosioni e implosioni. «Difficile tracciare il percorso di un artista errante – scrive Valentina Di Miceli in catalogo - fatto di continui rimandi, arresti, inversioni di marcia, salti.

L’unico elemento stabile è il colore, somatizzato, inalato come oppio, scorre nelle sue vene, viene fuori ora lieve e controllato ora agitato ed esplosivo. Ogni gesto pittorico è liberatorio, necessario per far venire fuori quel flusso di coscienza cromatica che preme alle porte dell’anima». Tra incontri fantastici e archivi della memoria, Giusto Bonanno ci mostra un cammino ricco di pathos ed emozione, in cui ognuno può ritrovare la propria strada interiore.

In mostra una quarantina di pezzi, dal 2006 al 2019, selezionati dalla prolifera produzione dell’artista.


PROMOSSA DA: Polo Museale Regionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Palermo – Museo Riso e dal Polo Regionale di Palermo per i Siti Culturali – Galleria Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis

DATE: dal 04 Ottobre – 30 novembre Da martedì a venerdi 10-18
Sabato e domentica 10-13




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lunedì 25 giugno 2018

PIPPO BONANNO E ALTRI DIECI ARTISTI A GIBELLINA. Opere donate al Museo delle Trame Mediterranee

Pubblico con piacere il Comunicato Stampa fattomi pervenire da Giusto Bonanno, figlio del maestro Pippo: in occasione della mostra  di suo padre a Racalmuto, nel 1989, ho avuto il piacere e l'onore di curare la mostra e il catalogo. 

Pippo Bonanno davanti alla casa della nonna materna a Racalmuto

COMUNICATO STAMPA

Martedì 26 giugno 2018 alla Fondazione Orestiadi, ore 18.00
Presentazione donazioni al Museo delle Trame Mediterranee

In ricordo di Ludovico Corrao

Opere di

Pippo Bonanno, 
Gai Candido, 
Roberta Civiletto, 
Ninni Donato, 
Stefano Esposito, 
Kazuyuki Kanda, 
Maria Lai, 
Paolo Madonia, 
Angela Pellicanò, 
Mustafa Sabbagh, 
Giuseppe Simonetti.
Ingresso libero


Le donazioni sottolineano il sodalizio che dalla sua nascita, gli artisti hanno intessuto con  la Fondazione Orestiadi e il Museo delle Trame Mediterranee, luogo fecondo di scambi, conoscenze e spazio di libertà e sperimentazione.

Alcune opere  sono testimonianza di importanti passaggi e collaborazioni  che gli artisti hanno avuto con il nostro museo, tra le quali,  
Mustafa Sabbaghche ha realizzato la sua opera http 502: bad gateway, 2017,  per la mostra “Pausa Sismica”  presentata a Palermo per ricordare il 50° del sisma che distrusse la valle del Belice. 

Il lavoro dell’artista palestinese  punta l’accento  sulle drammatiche traversate dei migranti. Le opere di Angela Pellicanò e Ninni Donatoci pervengono a conclusione della mostra “Oltre Il Ponte”, importante ricognizione sull’arte  contemporanea calabra curata da Fabio De Chirico, 
mentre il papier mâchédi Roberta Civilettodocumenta la ricerca dell’artista nell’ambito dell’arte tessile e della sua partecipazione al progetto “Le sei Stagioni di Chandan” .

Le opere del maestro giapponese  Kazuyuki Kanda, frutto della sua presenza in Italia  e dei workshop proposti a Gibellina e Palermo all’interno del progetto BIAS, Biennale Internazionale d’Arte Sacra contemporanea, indagano le possibilità creative delle immagini realizzate  con la tecnica pin hole
mentre l’opera di Stefano Esposito, fotografo romano, documenta uno dei momenti più emozionanti della recente storia di Gibellina, Audioghost ‘68,  che celebra il completamento del Cretto di Burri.

La collezione della Fondazione si arricchisce inoltre di un opera del compianto  maestro Pippo Bonanno, donata al museo dai familiari,  protagonista dell’arte italiana degli anni ’60, e delle sperimentazioni dei siciliani, 
Paolo Madonia che indaga il rapporto tra materia e colore,  
Giuseppe Simonetti  che analizza il rapporto tra forma e spazio 
eGai Candido, artista  di riferimento per le giovani generazioni, che scompone e rompe  segni e forme per ricomporli in nuove partiture figurative che fanno riferimento a figurazioni arcaiche e tribali. 
Una importante testimonianza verso il nostro museo  ci arriva dalla Sardegna  con l’opera di Maria Lai, “In breve”, pagine xerografate cucite a libro con intervento di filo, donata dal Museo Diocesano di Ogliastra. Maria Lai, una delle artiste da noi più amate, entra a far parte del percorso museale, il tessile e la scrittura temi fondanti delle Trame Mediterranee trovano una splendida sintesi nella sua opera.




LE NUOVE ACQUISIZIONI

Pippo BONANNO
Folla borghese, 1968
Acrilico su tela 
Donazione Giusto Bonanno 

Pippo BONANNO(Palermo 1925-2017) 
Inizia a dedicarsi alla pittura da autodidatta negli anni ’50 esponendo a Palermo alla Galleria Flaccovio e nel 1960 a Milano. 
Ha sperimentato nella sua attività artistica una serie di innovative ricerche pittoriche, contribuendo anche col suo impegno civile e politico alla crescita culturale delle nuove generazioni. 
Ha collaborato con scritti critici e di attualità con diversi quotidiani e periodici come il Corriere Espressoe ilbecco giallooltre ad aver pubblicato diversi libri di narrativa. Nel 2005 viene realizzata all’Oratorio di Santa Cita a Palermo una antologica per i suoi cinquant’anni di attività. 
Sue opere sono presenti in importanti collezioni pubbliche e private.

Gai CANDIDO(Palermo, 1949)
La porta dell’imperatore,2014

Diplomatosi presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo ha insegnato  discipline pittoriche negli istituti d’arte e nei licei artistici. Nel tempo ha azzerato la cultura figurativa per proporre un mondo realizzato con materiali più disparati assemblati tra loro come feticci, totem arcaici, sciamani, evidenti richiami intrinseci ai manufatti della cultura africana, ma soprattutto di quelle espressioni figurative che tra Otto e Novecento hanno caratterizzato tanta arte figurativa e plastica delle avanguardie. I suoi lavori sono stati presentati in diverse mostre in Sicilia, Svizzera e Australia.


Roberta CIVILETTO
Sacra identità, 2009
Carta, resina sintetica, capelli e vernice
Donazione dell’artista

Roberta CIVILETTO (Bresso, 1968)
diplomata in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo si è poi specializzata in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo. Ha successivamente conseguito un Master biennale in Arti visive multimediali e maturato la sua ricerca verso il tessuto antico che l’ha condotta a divenire conservatrice e studiosa d’arte tessile. Parallelamente ha mantenuto vivo l’interesse nei confronti dell’arte visiva intraprendendo una ricerca estetica nel filone della “Fiber Art” partecipando a diverse mostre in Italia e all’estero. 


Ninni DONATO (Falcone, 1959). 
+ Trauerarbeit #6b (dittico) 
fotografia inglobata in resina

 Ninni DONATO 
ha partecipato sin dalla fine degli anni ’90 a diverse mostre, inclusa la prima edizione di   «Photo Roma» dove ha ottenuto il secondo premio. Tra le principali mostre personali: "Lo sguardo dell'altro", Festival di Fotografia Europea 2014, Reggio Emilia; "Trauerarbeit", Padiglione Bangladesh presso la 55° Biennale di Venezia.  Nel 2017 ottiene il primo premio per le installazioni urbane durante l’Apulia Land Art Festival  a Margherita di Savoia. In occasione di Manifesta12, è presente con l'installazione "Piano Nobile", opera site specific presso Palazzo Oneto di Sperlinga a Palermo, parte del progetto Survival Outfit a cura di Giuseppe Capparelli. Sono presenti sue opere nelle collezioni del Ministero degli Affari Esteri Italiano e del Museo di arte contemporanea di Cosenza.



Stefano ESPOSITO
AUDIOGHOST 68, 2015 
Donazione dell’artista

StefanoESPOSITO (Roma,1959)
fotografo, da otto anni gestisce la galleria Takeawaygallery di Roma. Da qualche anno la sua ricerca fotografica si sta focalizzando verso le foto di grandi installazioni ambientali da lui create e non: Illusione, nelle Cave Michelangelo di Carrara, Audioghost68di Giancarlo Neri al Cretto di Burri a Gibellina e Fata Morgana, Gressoney-La-Trinitè, Valle d’Aosta. Importante lavoro di denuncia è la serie fotografica iniziata nel 2007 dal titolo Articolo 11, dove Esposito focalizza la sua attenzione sui moderni aerei da guerra che solcano i cieli nel corso delle parate militari.



Kazuyuki KANDA
Il castello di Osaka e la porta Aoya
Fotografia stenopeica, alogenuro d’argento, 2018
Donazione dell’artista
KazuyukiKANDA (Hiroshima, 1949)
Definito il maestro della tecnica fotografica del “pinhole”(=buco di spillo), la stenoscopia è un procedimento fotografico che sfrutta il principio della camera oscura per la riproduzione di immagini. La fotocamera utilizza un piccolo foro capace di proiettare la luce, come un obiettivo, creando un'immagine. Kanda nel 2004 riesce per la prima volta  a fotografare un aeroplano in volo ribaltando l’idea di non poter fotografare con questa tecnica oggetti o persone in movimento. Dal 2006 sono state realizzate diverse sue mostre in Giappone e Cina e nel 2016 una personale alla Galleria del Moro di Roma.

Maria LAI
In breve, 1979
Pagine xerografate cucite a libro con intervento di filo
Donazione Monsignor Antonello Mura – Museo Diocesano di Ogliastra
Maria LAI (Ulassai, 1919 – Cardedu, 2013)
è stata una delle voci più singolari dell’arte italiana dal secondo dopoguerra in poi.  Nel  1939 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Venezia, unica donna in quegli anni a studiare scultura con Arturo Martini. Durante gli anni ‘70 l’artista realizza i cosiddettiTelai, opere in cui pittura e scultura si incontrano e nelle quali la tradizione millenaria della tessitura si apre a nuove potenzialità compositive. Le Geografiei Libri  rappresentano uno degli aspetti più noti della produzione dell’artista che, nel 1978, presenta il Libro Scalpoalla Biennale di Venezia. L’istanza comunitaria, relazionale e memoriale trova una summa negli interventi ambientali dell’artista, come in occasione di Legarsi alla montagna(Ulassai, 1981), opera-azione che univa letteralmente un’intera comunità attraverso esili fili colorati.
Paolo MADONIA
Luglio,1960
tecnica mista e combustione su tavola
Donazione dell’artista

Paolo MADONIA (S. Giuseppe Jato, 1953)
Pittore autodidatta, per alcuni anni segue i corsi di incisione e nudo presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Cifra stilistica della sua arte è l’uso di smalti e vernici che grazie al processo della combustione danno vita a una pittura corposa e dai colori accesi. Nel 2008 è protagonista della mostra itinerante Per aspera ad astraa Barcellona, Lisbona e Madrid.  Ha esposto in numerose personali, tra le quali presso la galleria Soleil Forest Hilldi New York e a  Palermo presso la Sala Duca di Montalto di Palazzo dei Normanni, Palazzo Comitini e Palazzo Sant’Elia nel 2017. Le opere di Madonia si trovano in diverse collezioni private e pubbliche, tra cui la Würthin Germania, Palazzo Comitini e Palazzo Vidoni a Roma.


Angela Pellicanò
the hole, 2013 
originale d’epoca inglobato ø cm 20 x cm 8
the family, 2013
originale d’epoca inglobato ø cm 15 x cm 6

Angela Pellicanò (Reggio Calabria 1963)
diplomata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Sue opere sono state presentate in Italia e all’estero, alla Biennale di Venezia, a Miami e New York. Per  Manifesta12 a Palermo, è ospite nel Palazzo Oneto di Sperlinga col progetto Survival Outfit, a cura di Giuseppe Capparelli. 
Sue opere sono presenti nelle collezioni del Palazzo della Farnesina presso il Ministero degli Affari Esteri, alla Fondazione Roma, a Palazzo Sciarra in Roma, nel Museo di Arte Contemporanea di Cosenza.

Mustafa SABBAGH
http 502: bad gateway, 2017
installazione audio/video: 2 video HD su monitor lcd, color, loop
Donazione dell’artista

MustafaSABBAGH (Amman, 1961)
artista, fotografo italo-palestinese cresciuto tra l’Europa e il Medio Oriente, assistente di Richard Avedon e docente al Central Saint Martins College of Art and Designdi Londra. Le sue opere sono presenti in diverse pubblicazioni e in molteplici collezioni permanenti in Italia e all’estero inclusa la Collezione d’Arte alla Farnesina e l’acquisizione di un suo intero progetto nella collezione permanente di arte contemporanea del MAXXI - Museo nazionale delle Arti del XXI secolo (Roma). Nel 2016, in seguito alla sua prima mostra antologica “XI Comandamento: Non dimenticare” presentata a ZAC – Zisa Arti Contemporanee Palermo, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dall’amministrazione comunale della città. 

Giuseppe SIMONETTI
Distacco, 1968
Acrilico e pastello su tela 
Giuseppe SIMONETTI (Palermo, 1953) 
E’ impegnato nella ricerca artistica fin dagli anni Settanta, periodo ricco di fermenti culturali e di rinnovamenti del linguaggio espressivo delle Arti Visive, durante il quale si è formato. Docente di Discipline Grafiche e Pittoriche presso il Liceo Artistico Statale Ragusa Kiyohara di Palermo, nel 2004 ha progettato in collaborazione col Maestro giapponese Nabuhiko Yoshizumi due grandi aquiloni per la Collezione Internazionale Art Kite Museumdi Osaka, curata da Paul Eubel. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private e in alcuni musei in Italia e all’estero tra cui la collezione del Museum Würthdi Künzelsau. Vive e lavora a Palermo.  
Donazione dell’artista


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venerdì 31 marzo 2017

I SOGNI A VOLTE... Ma non erano silenziosi e soft? (Tra Quasimodo e Gibellina)




"I sogni non sono che rumori della vita, risposte crudeli alle domande più consuete e turbate."
Salvatore Quasimodo, Discorso sulla poesia, 1956.


















ph ©pioerocarbone (Palermo - Albergo dei Poveri, 2 dicembre 2016)
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I "prisenti" di Gibellina
su www.balarm.it
screen shot:

http://www.balarm.it/eventi/62423--i-prisenti-di-gibellina---presentazione-della-mostra-al-reale-albergo-delle-povere.asp



martedì 18 dicembre 2012

UN MUSEO ETNOGRAFICO A RACALMUTO







Nei locali del Castello Chiaramontano, l’Istituto professionale "Fermi" vi ha trascorso l’ultimo anno scolastico nel 1988 ed era in fase di trasloco quando, in occasione dei festeggiamenti del 50° dell’incoronazione della Madonna del Monte, con un nutrito gruppo di giovanissimi ed entusiasti volontari vi organizzai le seguenti quattro mostre: etnografica; delle bandiere del Cero; di "brillanti" (cristalli di sale e di zolfo); del pittore Guccione.

Sempre a cura dello stesso gruppo di lavoro, altre due mostre fotografiche vennero organizzate contemporaneamente nei locali dell’ex caserma del Monte: una con le foto storiche sulla Festa del Monte messe a disposizione dai cittadini  e  l'altra  sulla fauna e la flora di Castronovo di Sicilia, paese "gemellato" nel 1986.

Una settima mostra, di grafica, venne allestita infine all’auditorium  "Santa Chiara" e il cui catalogo venne finanziato dal circolo di Cultura presieduto da Gregorio Casodino.


 Auditorium Santa Chiara, mostra di grafica di Nicolò D'Alessandro. Da sinistra verso destra: Salvatore Tirone, Salvatore 
Belgrado, Carmelo Mulè, Leonardo Sciascia, Piero Carbone, Carmelo Rizzo, Nicolò Restivo Pantalone, Carmelo Collura. 

 Ben 6 mostre sono state organizzate per conto del Comitato le cui finanze non ne hanno risentito granché in quanto fatte in stretta economia. Ne hanno risentito però le automobili private, uscite a fine mostra con le ossa, anzi, con gli ammortizzatori rotti per avere trasportato  dalle campagne più scognite, su stradelle malmesse, aratri e panieri, selle e falci e zappe e forconi  e tummina e munneddra e sacchi di iuta e otri etc etc. etc. 



Da sinistra: don Luigi Mattina, Elia Marino, mons. Domenico De Gregorio, Francesco Marchese. Sullo sfondo, il Castello Chiaramontano prima del restauro.

Per fortuna, molti oggetti e attrezzi di lavoro venivano portati dagli stessi proprietari: alcuni raccomandavo di riaverli indietro, altri pensavano di farne una donazione se ci fosse stato un museo, come era intenzione ad esempio dello chaffeur (detto in siciliano gnuri) zi Cicciu Di Marco: avrebbe donato l’imbracatura dei cavalli che tiravano la carrozza prima dell’avvento dei taxi. Molti racalmutesi mettevano piede nel castello per la prima volta e firmavano convinti l'appello "Perché il Castello viva". 

Al termine della mostra venne restituito tutto: sia il castello sia l’ex macello dovevano ancora essere restaurati e non c’era dove ricoverare i reperti. Il Museo era di là da venire.
Se ne parlava in giro, ma l’idea del museo rimaneva un etnodesiderio, come testimonia il seguente articolo che due anni prima con ingenuo ottimismo e tanta voglia di fare avevo scritto e inviato a “Malgrado tutto”, pubblicato sul numero di aprile del 1986, nell’angolo dei lettori.


Il pittore Attilio Guccione al Castello Chiaramontano



Un Museo Etnografico a Racalmuto

Palazzolo Acreide ce l'ha, ce l'ha Gibellìna, quello di Godrano è in versio­ne modernizzata; un po' inconsueto, quello della Facoltà di Lettere di Pa­lermo. E perché non anche a Racal­muto?
Sto parlando dell'eventualità di crea­re nel nostro paese un museo etnogra­fico. Una proposta pertinente, credo, per il nostro centro.
Di Racalmuto si dice essere un « cen­tro agricolo e minerario » (cosi l'Enci­clopedia Rizzoli-Larousse, la Treccani, le guide turistiche, etc.) dove predo­mina la cerealicoltura, con notevole produzione di zolfo, salgemma e sali potassici, e ancora olio, vino, latticini.

Che c'entra, dunque, un museo et­nografico a Racalmuto con la sua eco­nomia mineraria, agricola e pastorale? Rispondo: per « ricordare » la cultura legata a quelle forme economiche men­tre stanno scomparendo non solo quel­le forme economiche ma anche la cul­tura ad esse legata.
« Cultura o civiltà — scrive il Tay­lor — è quel complesso insieme che comprende conoscenze, credenze, arti, morale, legge, costume, e ogni altra capacità ed abitudine acquisita dall'uomo come membro della società."





E quindi cultura sono anche tutti gli arnesi di lavoro: aratri a chiodo, setacci, cofficuffuna,  citaleni, picconi, cafisa, vasceddi: gli stru­menti, cioè, della cultura cosiddetta materiale. Ma anche le serenate, le canzoni d'amore e di protesta, le stor­nellate, le orazioni, le feste, la cucina, il linguaggio, le più svariate tradizioni; in breve: tutto quel patrimonio che col tempo decade e si dimentica per sem­pre.
Oggetti e tradizioni a cui tutti ci sen­tiamo legati, in proporzione diretta al­l'età; eppure, quanti di questi oggetti ammuffiscono nelle cantine o vanno a finire nelle discariche? E quanti altri vengono svenduti per una manciata di ceci? Del patrimonio orale non occor­re dire: si rischia la tabula rasa.




Sull'importanza della memoria, del resto, non mi soffermo solo per esaltare-sospirare il passato, altrimenti sa­rei un conservatore, ma non posso non citare il pensiero di un poeta inglese (gente astorica per eccellenza, si sa, i poeti): «A questo serve la memoria:
A liberarci... » (T.E. Eliott).
A liberarci dallo stupido linguaggio dei mass media, dalla loro petulante pubblicità: oggi per democrazia si in­tende livellamento di gusto nel con­sumo.



Un museo etnografico, invece, è crea­tività, se lo si intende come l'intende A.M. Cirese, se lo si fa come lo ha fatto Antonino Uccello a Palazzolo Acreide o Francesco Carbone a Godrano. E se noi sul serio decidessimo di farlo, non ci negherebbero il loro contributo, la loro consulenza, né il Direttore del museo di Godrano né il Direttore del centro di etnostoria di Palermo, prof. Aurelio Rigoli.
A Racalmuto, il museo potrebbe fun­zionare anche, perche no?, da centro di coordinamento delle varie attività culturali che rientrano nella sua natu­ra, nel suo ambito di interessi. Mette­rebbe in moto tante energie, coinvol­gerebbe tanti giovani.
Due gruppi folkloristici, un'Associa­zione Pro-Loco, un Circolo di Cultura, due radio, un giornale, un teatro... 
Chi può disporre di tante e tali strutture e gruppi? Racalmuto lo può. Coordina­re e lavorare di concerto sarebbe per il nostro paese un salto di qualità: non beghe né campanilismi ma un'unica vo­lontà di lavorare. Magari all'insegna del seguente motto: "Emulare, non invidiare."




Sogno? Alle volte vorrei svegliarmi senza fare svanire le larve dei miei sogni. Non sarebbero più larve, non sa­rebbero più sogni.
Intanto, per iniziare, basterebbe an­che una sala del Castello, u Cannuni, (sarebbe, tra l'altro, una buona occasione per riparlare del povero Ce­stello), dove poter eventualmente de­positare i materiali del futuro museo. 
Per storicizzare siffatti propositi, per realizzare il progetto del museo occor­rono — l'ovvietà è lapalissiana — fon­di, disponibilità. Ogni anno, mi chie­do, quanto spendiamo per il calcio? Se cento milioni o giù di lì si reperisco­no per un pallone di cuoio, mi auguro se ne reperiscano almeno la metà per un più duraturo, e utile (culturalmen­te, turisticamente ovvero economicamente) museo etnografico. Mi capisca­no gli amici sportivi: la mia vuole essere una benintenzionata provocazione: per discuterne, purché se ne discuta.
Il fatto è che se una cosa la si vuo­le, i modi per ottenerla si sapranno escogitare, possibilmente senza sconten­tare nessuno.
Io, per la mia parte, ho voluto, con la suddetta proposta, lanciare una pie­tra nello stagno (nel paese che sem­pre rischia di ristagnare), sperando che l'acqua ci sia, e che non sia marcia o avvelenata. 
Non altro mi proponevo: le mie volevano essere riflessioni di un racalmutese dirette a racalmutesi.