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mercoledì 13 febbraio 2019

VIVEVAMO IN CASE DI GESSO. Poesia di Calogero Restivo

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IL MARE PER NOI

Il mare per noi
che vivevamo in case di gesso
che  si appoggiavano  le une alla altre
come vecchi ubriachi per non cadere
erano i fianchi dei monti
che si tingevano di verde
nei mesi di aprile e maggio.

Prima e dopo
il giallo assillante
di sabbia di deserto
e delle stoppie riarse.

Per noi che vivevamo
chiusi come in una riserva
dai monti che circondavano il paese
il mare era un colore
ed un racconto che scopriva
quando si incominciava a sillabare
nei vecchi libri di lettura.

Non era facile capire però
quanto era grande
 e quanta acqua conteneva
cento-mille volte forse
la vasca della Fontana
da cui si attingeva acqua
e torcicollo le donne
che altere e quasi regali
le brocche le portavano sulla testa
difese solo da una "spera"
di vecchio scampolo di stoffa.

Attaccati alle gonne
occhi affamati e nasi gocciolanti.

Poi arrivavano i poveri
che si dicevano diventati ricchi
all'altro capo del mondo
che raccontavano
che l'America era così lontana
che occorreva navigare trenta giorni
e forse più circondati sempre
da acque torbide smosse da venti
con onde alte come palazzi
che in quel paese li facevano alti
fino a "grattare" il cielo.

Noi bambini ascoltavamo
la bocca aperta
come quando attorno al braciere
i vecchi
raccontavano le storie di Orlando
eroe innamorato della bella Angelica
che si fece scoppiare il fegato
a soffiare inutilmente nel corvo
per cercare l'aiuto che non venne
senza capire ma rapiti
dal suono nenia delle prole
che conciliavano il sonno.


Poesia tratta dalla raccolta L'erba maligna di Calogero Restivo,
Edizioni Lampi di stampa,  Milano




sabato 10 settembre 2016

CALOGERO RESTIVO RITORNA AL SUO PAESE COME POETA E SCRITTORE. Oggi presentazione dei suoi libri al Circolo Unione di Racalmuto


Oggi Calogero Restivo ritorna ufficialmente a Racalmuto come scrittore e come poeta,
si parlerà di lui e dei suoi libri al Circolo Unione. 
Personalmente darò testimonianza della sua attività poetica 
essendomene occupato in quanto prefatore del volume Del mare che non c'è. 

Finora, purtroppo, per vari impedimenti e difficoltà,  non mi era stato possibile farlo, neanche alla presentazione ufficiale fatta a Catania nell'ambito di una importante manifestazione culturale organizzata dall'infaticabile Vera Ambra, animatrice, tra l'altro, delle Edizioni Akkuaria,
ma oggi a Racalmuto finalmente sarò contento di esserci. 















8 luglio 2015 sotto il pino allo Zaccanello,
 quando ci siamo incontrati per la prima volta
e abbiamo a lungo e amabilmente chiacchierato: 
quell'incontro ha dato l'abbrivo alla stesura della Prefazione che rinviavo da qualche tempo.
Durante l'estate ho avuto la possibilità di consultare tutti i libri di poesia che fin'allora Restivo aveva scritto e donato alla biblioteca comunale. 

Mi sono occupato dell'attività poetica di Calogero Restivo in diversi post:
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lunedì 14 dicembre 2015

CALOGERO RESTIVO E IL SUO MARE DI POESIA. Presentazione di una sua silloge


Oggi a Riposto - Piazza S. Pietro c/o Comune di Riposto - Sala del Vascello alle ore 18:30

verrà presentato il libro di Calogero Restivo, Dal mare che non c'è

per il quale ho avuto il piacere di scrivere la Prefazione; 

impossibilitato a parteciparvi, nonostante il caloroso invito,

auguro  una buona riuscita della manifestazione

e il successo che merita al libro.



Dalla Prefazione

Le poesie che sgorgano fluenti circoscrivono il romanzo di una vita, una vita scavata nel passato, resettata fantasticamente nei percorsi reali e irreali, reinventata nel e dal desiderio di una vita impossibile perchè gran parte delle stagioni della vita ormai è trascorsa. Eppure, vita è quella dei versi.
Il paese, l'infanzia, il poetare, i ricordi, i primi amori, i sogni di sempre, cantati, decantati, perdono ogni aura consolatoria, semmai l'avevano avuta, anche perchè le mille difficoltà della vita hanno smorzato e disatteso ogni incanto della memoria, ogni astratto furore. [...]
                                                                                                                     Piero Carbone

Dalla raccolta
Dal mare che non c'è 
di Calogero Restivo

Al Padreterno

Il nostro mondo
 finiva al Padreterno
 oltre c'erano i monti

cerchio di cocuzzoli calvi

attorno a case fragili di gesso.

Rifacevamo il mondo

nei pomeriggi estivi
 invasi di noia e di calura

con tessere
 come fanno gli artisti del mosaico.

Dopo nel lago di silenzio e solitudine

 che chiamavamo paese

entrò la vita
 con le sue albe tinte di nebbia
 a disperdere speranze e illusioni
 come fa il vento con le foglie morte
prima che si scateni la burrasca.


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mercoledì 16 settembre 2015

QUEL DIARIO IN VERSI DI RESTIVO. Dei sogni, del mare

Quarta di copertina



Le poesie le conoscevo per averle lette in anteprima in versione digitale ma l'arrivo, ieri,  del libro cartaceo è stata una piccola festa di sensazioni e di curiosità. 

Ne dò notizia con piacere unitamente all'annuncio della presentazione del libro Dal mare che non c'è che avverrà domenica 20 settembre 2015 a Catania nell'ambito della Festa della media e piccola editoria, a cui le Edizioni Akkuaria parteciperanno con una nutrita schiera di recenti pubblicazioni.



Incipit della Prefazione




LA PIAZZETTA

Al posto di questa assenza di voci
con il "cannolo" della fontana
che mesce acqua con rumore di ruscello
c'era la piazzetta che aveva canti e suoni
nella notte in cui avvampava la festa.

C'eravamo noi ragazzi
con la febbre di domani negli occhi
a divorare presenti
nel tentativo di barare
e rompere i ritmi del tempo.

C'erano luci e passi di donne
con sguardi d pudore
nei sorrisi appena accennati
e le voci dei giocatori di tressette
assieme al venditore di fichi d'India
che le vendeva sbucciate poche lire

Rifugio sicuro alla pioggia gli archi
finestre aperte su un mare che non c'era
quando con rombi profondi
e tremori da incubo i tuoni
annunciavano il temporale imminente
cancellati dal vento di novità.

Di fronte il vecchio fondaco
il tetto di canali di creta cotta al sole
rifugio a colombi e uccelli di passaggio
oltre a carretti e carrettieri
 che nella notte contavano le stelle
prima di addormentarsi
oggi ha palazzi alti
che gareggiano con le nuvole
e guardano dall'alto in basso
i lampioni che stillano
luce indecisa nella via.

Calogero Restivo, Dal mare che non c'è, Edizioni Akkuaria, Catania 2015.





In copertina: "Graghi II" di Michele Sabatino






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sabato 25 luglio 2015

SOGNI E CONTRATTI. "Una poesia" di Calogero Restivo



Una poesia è una forma di contratto tra il cliente e l'architetto che costruirà la tua casa. 
Se tu poeta prometti un castello di sogno fatto di parole e la gente che passa e legge non vede il castello i tuoi versi saranno una cosa inutile. 
Una promessa mancata.

"Una poesia" in Calogero Restivo, Poesie di volti e memorie, Prova d'Autore, Catania 2013

giovedì 9 luglio 2015

ALLO ZACCANELLO HO INCONTRATO RESTIVO E LA SUA POESIA


Come un diario.
Dal virtuale al reale.  Dal social network allo Zaccanello. Mercoledì 8 luglio 2015, ho incontrato per la prima volta il poeta di origini racalmutesi Calogero Restivo di cui conoscevo soltanto le sue poesie. E' venuto da Catania, dove vive, accompagnato dal figlio Graziano. Sotto il pino abbiamo divagato sui diversi mondi delle nostre esperienze che a volte convergevano a volte collidevano. E' stato rilassante ascoltare alcune sue poesie inedite.




La mia goccia scaverà il tuo granito, mi vedrai pino secolare sugli amanti curvato soffiarti parole nell’anima.

(Calogero Restivo, La resa dei conti I, in Poesie di volti e di memorie, Prova D’autore, Catania 2013



A quella carezza leggera, come foglia che cade su terreni di pascolo, vorrei ritornare ed al pianto senza dolore per farmi consolare. Ma il tempo, acqua di fiume in ansia di mare tra pietre e scogli, scorre e non concede ritorni.

(Calogero Restivo, Ritorni, in Poesie di volti e di memorie.

Calogero Restivo col figlio Graziano



ph ©archivioepensamentiblog

domenica 22 febbraio 2015

"MONUMENTO AL CORAGGIO" DI CALOGERO RESTIVO



Quando ricevo posta in paese entro in una sorta di ansia perché non vedo l'ora di aprire quella busta o quel pacco e vedere di cosa si tratta o, se lo so, non vedo l'ora di leggere ciò che mi scrivono, di scorrere una rivista, sfogliare il libro di un amico.
- Ma è arrivata? - mi chiedono i mittenti se vedono ritardare la risposta che ne confermi la ricezione. 

A volte non lo so nemmeno io, per saperlo debbo andare in paese, non sempre infatti riesco ad identificare la posta arrivata dalla descrizione che me ne fa mia mamma nella cui abitazione la posta approda come un gabbiano dopo un lungo volo, né mi va di tartassarla con domande precise perché la metterei in ambasce, da pochi indizi però me ne faccio un'idea.

Ma alla domanda, qualche giorno fa,  di Calogero Restivo, non ho saputo rispondere perché la posta a volte resta religiosamente sigillata per  una sorta di rispetto, specialmente se mia madre, da certi indizi o a naso, se la prefigura di una certa importanza, di una certa riservatezza. Il mistero rimane intatto.
Cosicché, all'attesa trepida di Restivo si è aggiunta trepida la mia, non vedendo l'ora di andare in paese per rifornirmi di affetti, di sapori tradizionali e aprire finalmente la busta con il libro atteso.
E in effetti, l'ho trovato, con dedica.



E' stata una piacevole sorpresa, anche se me l'aspettavo, si trattava infatti di una raccolta di poesie, quella che non mi aspettavo era la traduzione in rumeno. "Traducere ín limba română de Daniel Dragominescu, Ana-Maria Oncescu".
L'ho sfogliato, nel giro di qualche ora l'ho letto e vi ho ritrovato l'inconfondibile voce, con il tono e la cadenza di un sentimento antico, di una sensibilità moderna.
Non mi diffondo oltre per non interferire con me stesso visto che della poesia di Restivo mi sto occupando per altri versi.
Tra tante poesie lette, ne ho scelto una per  condividerla con amici e visitatori che bazzicano da queste parti. A loro vorrei dedicarla, a voi, al coraggio di ciascuno. 
















lunedì 24 novembre 2014

ERBA MALIGNA, POESIA BENIGNA

Prosegue proficuamente il cammino poetico di Calogero Restivo,
approdato a una poesia benigna
geminata 
non da sortilegi, bensì
per stranie leggi
da ancestrali erbe maligne,
"complici le ultime piogge".
L'ascolto dei canti va colto
e non va rimandato.




"Raphael
...il ritmo ed ogni frase mostrino
che d'un Alessandrino scrive un Alessandrino".

Costantino KAVAFIS,
  Per Ammone, morto a 29 anni, nel 1610


(trad.: Tino Sangiglio)


Caro prof. Restivo,
siano scritti i suoi versi
in modo che racchiudano - come lei sa -
un poco della nostra vita,
in modo che il ritmo ed ogni frase mostrino
che d'un Racalmutese scrive un Racalmutese.

Parafrasando Costantino KAVAFIS.
  

A tutti i morti giovani
che lasciano il dolore di un comune passato
e il rammarico di un inedito futuro.
Il ricordo resta, di patria coabitata,
della lingua complice di sogni.


Silenzio di vetro 

Suona l'ora rintocchi lenti
come in accordo
con passi cadenzati
su percorsi lucidi di pioggia.

Arrivano note
forse strozzate dal vento
che urla tra i vicoli e le case
sussurrate come le parole
che vengono dal di dentro
e non hanno voce.

Interrotto il conteggio di ore
nella notte di silenzio di vetro
fragile.

Calogero Restivo, L'erba maligna, 
Editore Lampi di Stampa s.r.l., Vignate (MI) 2014.






lunedì 16 giugno 2014

NON SO SE PREGANO I MULI




LE VISIONI ROVESCIATE DEL POETA

Una festa. 
Il tripudio. 
Scoppiano le manifestazioni di fede o di devozione e non solo mortaretti, scampanio di campane e grandinate di tamburi e bande allegre e cibi tradizionali;  gli emigranti che ritornano annualmente come rondini per la festa; la storia le leggende le sfilate storiche gli studi dei teologi degli etnoantropologi dei demopsicologi dei paremiologi;  le sontuose e intricatissime ricostruzioni letterarie  cronachistiche memorialistiche, ricamate dai letterati dagli scrittori  dai microstorici di paese. Dai poeti.

Già, dai poeti!, che rompono il solenne gioco delle rituali abitudini, mentali, linguistiche, con le loro visioni rovesciate, per dirci un'altra verità, per darci un'altra percezione, un altro punto di vista.

Un vero e proprio correttivo, un disintossicante della retorica dei luoghi divenuti comuni,  maneggiati e banalizzati dalle seriali descrizioni di coloro che, pur non obbligati per mestiere, scambiando con disinvoltura le parole altrui per assegni in bianco al portatore, citano scrittori storici teologi drammaturghi...  

Di che si tratta?

Diamo la parola al poeta.


Barbara Mariconti,  "Prummisioni" -1991
Disegno a china su cartoncino cm. 11.05 x 17.05

Non so se pregano i muli


"Tu, umile animale da soma a cui è negata anche la paternità, forse non sei contento della nostra estate isolana né ti rallegra che ti addobbano a festa con pennacchio e drappi, per farti apparire imponente un quasi cavallo. 


Ti preparano con specchi rilucenti e nastri colorati  e merletti che sanno di cassapanca della nonna, e di chiuso come le lenzuola della sposa, esposti all'ammirazione  della gente, perché carico di frumento  e di paura tu corra tutta la salita di gradoni di pietra disuguali, il cuore in gola e, tra spintoni e pugni, percorrerla tutta fino a giungere all'altare e inginocchiarti, dicono i fedeli, davanti alla Madonna.


"Prummisioni" li chiamano. 





E' l'affanno della corsa è il peso che porti, cavaliere e bisacce piene di frumento, è la gente assiepata intorno che ti segue e ti spinge, è il vociare che ti rintrona nelle orecchie, e il rullare ossessivo di tamburi che ti fa piegare le ginocchia. 


Non so se pregano i muli, ma se lo fanno sono certo che pregano i loro santi che almeno, in questo paese, l'estate non venga".



Calogero Restivo, "Estate isolana" in Poesie di volti e memorie, Prova d'Autore, Catania 2013



Ph pierocarbone. Le fotografie risalgono alla Festa del Monte del 1988.


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venerdì 14 marzo 2014

MIETITORI SULLA PIAZZETTA

La realtà è come la città di Leibniz, cambia prospettiva a seconda del punto in cui ci si posiziona per guardarla, per ammirarla. 


Tanti sguardi diversi ci restituiscono altrettante sfaccettature e sfumature della stessa città. Sfaccettature e sfumature diverse, osservate da chi è vicino, da chi è lontano, nel tempo o nelle distanze chilometriche, ma alla fine convergenti. 


Come avviene per la Piazzetta e i mietitori di una volta, trasformati in ricordo. 



Cartolina dei primi del Novecento. In primo piano la Piazzetta



Sulla piazzetta
di
 Calogero Restivo


Ora e tempo che sulla piazzetta, al mio paese. Le spalle appoggiate al muro di vento, che scende dalla chiesa di Sant'Anna, in attesa di acquirenti per poche lire in vendita, grumi di stanchezza sotto il sole. Mietitori. Stanno. misto di afa e sudore, la falce appesa alla spalla cotta dal sole, una "bunaca" per cuscino, ammantati di malinconia e mistero, in silenzio.


in Calogero Restivo, Poesie di volti e memorie, Prova d'Autore, Catania 2013.

Bunàca è l'antico nome della giacca.





NOTIZIE

Calogero Restivo, insegnante in pensione, è nato a Racalmuto (Agrigento), attualmente vive e opera a Riposto (CT). Tra Ie sue opere di poesie: Sogno e risveglio (Roma, 2008); Primi

lunedì 9 dicembre 2013

DI TE HO NOSTALGIA. Ricordi come musica di Calogero Restivo



Rahal Mauth è etimo controverso di Racalmuto, corretto, integrato, stravolto, fino a significare l'opposto del senso originario. 

Per storici e filologi anche l'etimologia di un nome può essere campo di battaglia,  con tanto di vessilli e macchine da guerra. 


Ma il Rahal Mauth di Calogero Restivo difficilmente verrà espugnato, smontato, contraddetto, perché la disciplina seguita per sancirne la veridicità esula da quella degli storici e dei filologi: egli stesso l'ha inventata, e si chiama nostalgia. Una disciplina così poco oggettiva e disciplinata da identificarsi con l'unicità della sua esperienza, col suo amore di esule "in casa" poiché, volendo, si è allontanato di poco dal teatro della sua infanzia, ma la distanza o meglio il lene distacco gli ha fatto acquisire una dimensione sognante e al tempo stesso più nitida dei ricordi, dei luoghi quotidianamente vissuti, delle passioni ravvicinate. Distanza fisica e lontananza nel tempo hanno un prezzo che viene ripagato dall'altezza della visione che ricompone nell'affettuosa geometria di un presepe la puntiforme realtà. 


Rahal Mauth, storicissimo, poiché coincide con il periplo di un'esistenza, esula e trascende le singole vicende storiche. Semplicemente è. Semplicemente? Trenodia di un amore, ricomposizione di sparsi frammenti d'esistenza, di ieri e forse dell'oggi. Musica. Spiritualizzata musica. Parole come puro inchiostro e puro suono con cui ciascuno, a partire da quelli, nel ricordo di "quel" senso e di "quel" suono, può modulare i propri sentimenti e le proprie nostalgie. La vera poesia non è mai solo per sé.


Rahal Mauth

Rahal Mauth
Vorrei poter cantare di tue limpide acque
che lambiscono verdi sponde ed ombrose
di ruscelli garruli di pietre e ansia di ritorni
che sanno di neve disciolta nel pugno
di castelli di fiaba e di foreste fitte
che a stento il sole attraversa
desideri che in visioni il sogno trasforma.

Nella memoria stampato è il ricordo
delle tue case di gesso
strette accanto ai campanili
come pecore negli ovili
del passo dei contadini a sera
grave della stanchezza di secoli
del sorriso della tua gente
amaro e disincantato
di chi tutto ha visto e compreso
… e dei silenzi.

In te ho vissuto primi sogni e primi amori
e delusioni che bruciavano come ferri roventi
usati un tempo
per imprimere il segno del possesso
agli animali.
Estati eterne
che annegavano nell’afa e nella noia
ed inverni lunghi
che disegnavano lacrime di umidità
sulle pareti di calce.

Nelle notti che fulmini fendevano tenebri
con luce sinistra
e i tuoni ululavano con voce di lupi affamati
non ti accorgevi o non ti curavi
che abbracciato a me stesso
nel buio della mia stanza tremavo di paura.

Mi hai regalato illusione che al di là della gola
in cui le montagne quasi si toccano
ferro di cavallo
posato su un deserto di polvere e pietre
ci fosse il mare
fatto di porti vivi di vele e di barche
cullate da onde ammansite
e genti dalla parlata esotica
con cui inventare l’avventura.
Quando d’estate
dai balconi della mia casa
osservo i tramonti tinti di rossi accesi
che nemmeno nubi di passaggio
riescono a macchiare
mi sembra di riconoscere quelli
conservati intatti nei ricordi
che bambino seguivo con occhi incantati
fino agli ultimi orizzonti dal dirupo “La Guardia”.

Invidiavo gli uccelli
che spiccato il salto nel vuoto
planavano verso valle
in un volo silenzioso e leggero
di piume sull’acqua
cullate da onde appagate di moti tempestosi.

Certo era il sorgere del sole a vincere le tenebri
e le primavere
anticipate dal fiorire di mandorli
giù nella vallata
quando sulla montagna nubi danzavano ancora
al soffio anche violento di venti di tramontana.

C’era il sorriso di mia madre
quando stanco e deluso
ritornavo nel chiuso della casa
a rinvigorire di speranze le illusioni
che la vita ogni giorno annientava
come i fiori di pesco esposti ai raggi violenti
di estivo sole di deserto.
Intento ad inseguire sogni
ho incontrato la vita
che con lusinghe ed inganni
alternando voli a rovinose cadute
come fa il vento con le foglie morte
quando con sordi tuoni e freddi lampi
inventa la tempesta
ha reso vani i desideri di ritorni.

Ora so che ti appartengo come l’erba
nata da zolle dure come pietre
che cresce stentata
sui monti che ti comprendono
come i fichi d’india selvatici ed incolti
lungo stradoni polverosi
come le campane delle tue chiese
rauche sempre e stonate
anche quando suonano a festa
come i mesi d’inverno ricchi di nebbia
che infradicia le ossa dei contadini
asserviti ad una terra avara di raccolti
come i tuoi campi dipinti in estate
del giallo monotono ed intenso
delle stoppie riarse.

Di te ho nostalgia
delle tue strade strette e polverose
dei tuoi vicoli silenziosi
stampati nella memoria
come quadri appesi alle pareti
e degli affetti che custodivi.

Dalla raccolta di Calogero Restivo, Rahal Mauth (e le altre)




I quadri sono di Andrea Arcuri

Immagini scannerizzate dal catalogo di Andrea Arcuri, Voci nel silenzio, a cura di Eugenio Giannone, Alcamo s.d. (Testi critici di Giovanna Calvo Di Ronco, Giovanni Cappuzzo, Pino Amatiello, Eugenio Giannone, Lucia Rocca, Cesare Sermenghi, Santi Correnti, Nuccio Mula, Anna Cacciola, Enzo Gonano, Miriam Argento, Piero Carbone, J. Jean, Gioacchino Mistretta, Juri Camisasca) 

venerdì 9 agosto 2013

OLTRE L'ORIZZONTE DELLE COLLINE. La poesia di Calogero Restivo

Un lungo e più articolato discorso merita la poesia di Calogero Restivo, insegnante in pensione, nato a Racalmuto, vive e opera a Riposto. 


Figura discreta e quasi diafana nelle cronache del paese di origine, il che lo rende misterioso ma non distante, è da inscrivere sicuramente nell'anagrafe dei poeti che, pur radicati, anzi, radicatissimi, nei luoghi che li hanno visti nascere e crescere, si proiettano ben al di là della cerchia delle colline che delineano l'orizzonte del borgo natìo. 


Intanto, facciamo sì che la sua poesia "senza versi", ma non senza musica,  si presenti da sola e godiamoci alcune suggestioni.                   P. C.



Il casolare dei ricordi
di
Calogero Restivo

Per entrare nei miei ricordi non occorre bussare, non serve la chiave. I miei ricordi sono casolari di campagna abbandonati, da cui i ladri hanno rimosso porte e finestre lasciando solo desolazione. 
Come per il vecchio castello sul cocuzzolo della montagna, in cui dentro le mura cadenti i venti giocano a rincorrersi come bambini nell'antico gioco del fazzoletto. 
Un lago ormai asciutto il pozzo che credevo senza fondo da cui le ultime rane sono fuggite a gracidare in altri pantani i loro canti.

Da: Calogero Restivo, Poesie di volti e memorie, Prova d'Autore, Catania 2013

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