Il testo della canzone, preceduto da una nota esplicativa, è tradotto - tramite ChatGPT - in inglese, spagnolo, portoghese, francese, tedesco, quechua, vietnamita, giapponese, cinese e tamil.
The lyrics of the song, through ChatGPT, are translated into English, Spanish, Portuguese, French, German, Quechua, vietnamese, Japanese, Chinese and Tamil.
TESTA DI TURCU E BASILICÒ
Canzone per le Teste di Moro
Testo e musica: Piero Carbone
Voce: Giusy Pitruzzella
Flauto traverso: Antonio Curcio, fisarmonica: Angelo Sanfilippo, chitarre e arrangiamento: Salvatore Sciacca, scacciapensieri (marranzano): Piero Carbone; anche il violoncello è stato registrato dal vivo in fase di arrangiamento.
*
La canzone è ispirata a un evento leggendario accaduto durante la dominazione islamica in Sicilia, intorno all’anno 1000.
Si racconta che un Moro (comunemente chiamato “Turco” per indicare un uomo dalla pelle scura) si innamorò di una giovane donna di Palermo, che viveva nel quartiere denominato “Kalsa.”
La ragazza ricambiava il suo affetto, e i due si innamorarono.
Tuttavia, quando la bella siciliana scoprì che il suo Moro (o Turco) intendeva lasciarla per tornare da sua moglie e dai figli (presumibilmente in Africa), non lo accettò.
Non volendo perderlo del tutto, fece in modo che morisse e usò il suo teschio come vaso per piantarvi del basilico da esporre alla finestra.
Immaginò che, in futuro, gli artisti avrebbero creato una coppia di vasi con le sembianze sue e di lui.
Così, se non era stato possibile in vita, dopo la morte sarebbero rimasti insieme per sempre sotto forma di teste scolpite rivolte l’una verso l’altra. Sono rinomate quelle in ceramica, decorate nei modi più fantasiosi.
Lo scrittore Giovanni Boccaccio, nella sua opera Decameron, racconta una storia simile, ambientata a Messina, e con diverso finale.
Secondo questa versione, una giovane "messinese" si innamora di Lorenzo, ma i tre fratelli di lei, ricchi commercianti, non accettano la relazione con un loro sottoposto e lo uccidono.
Lorenzo compare in sogno ad Elisabetta invitandola a non aspettarlo più e le indica il posto dove è stato sepolto.
La giovane segue le indicazioni del sogno e trova il corpo; in segreto spicca la testa e la colloca in un vaso di basilico.
I fratelli se ne accorgono, si insospettiscono e fanno sparire il vaso. Elisabetta non sopporta il distacco, ne muore di dolore sospirando:
"Qual esso fu lo malo cristiano, / che mi furò la grasta...".
Testo della canzone in dialetto siciliano
Ritornello:
Ti dissi "resta" e tu dicisti "no"
Testa di Turcu e basilicò.
Basilicò ci misi a la finestra
nni la tò crozza comu fussi grasta.
Ti dissi "resta" e tu dicisti "no"
Ti dissi "resta" e tu dicisti "no"
Dicisti "no no no".
Pirchì dicisti "no"?
I
Pi l’Africa vulivatu scappari,
La Kalsa di Palermu abbannunari.
P'amuri, Amuri, iu persi la testa.
Pinzannu a chiddra mi dicisti “Basta”.
Amata, iu t’amà - vu e fummu amanti:
La mmidia li sbampà - va a tanti e tanti.
Tu mi vulisti e iù - ti dissi "sì".
Abbannunari a mia - pirchì, pirchì?
II
L’amuri tò fu farsu, di facciata,
Rigina mi cridiva e no criata.
Na grasta mi ristà e iu mischina
Di lacrimi l'assuppu ogni matina.
Testa di Turcu, tù, di terracotta,
Di terracotta a mìa m’ann’a fari.
Allatu a tia, Amùri, anchi si morta,
Testa cu testa nn’àmm’a taliari.
III
Di terracotta è fatta a Munriali.
A Burgiu è virdi, di cilesti mari.
A Scicli e Castelbuonu, ddrà si mancia.
L’artista la fa bella e la stracancia.
La fannu a Santu Stefanu giganti.
A Sciacca luci comu gran brillanti!
Caltagiruni, lu primatu è tò.
Ognunu l’avi n càpu lu comò.
*
Versione italiana
TESTA DI TURCO E BASILICO
Canzone per le Teste di Moro
Ritornello:
Ti ho detto "rimani" e tu hai risposto"no".
Testa di Turco e chioma di basilico.
Basilico ho esposto alla finestra
dentro il tuo teschio come se fosse un vaso.
Ti ho detto "rimani" e tu hai risposto"no".
Ti ho detto "rimani" e tu hai risposto"no".
Hai risposto "no no no".
Perché hai risposto no"?
I
Per l'Africa tu volevi fuggire
E abbandonare la Kalsa di Palermo.
Per amore, Amore, io ho perso la testa.
Pensando a quella tu mi hai detto "basta".
Amata, io ti amai e fummo amanti:
l'invidia li struggeva tanti e tanti.
Tu mi hai voluta e io ti ho detto "sì".
Abbandonare a me, perché? perché?
II
L'amore tuo fu falso, di facciata,
Regina mi credevo, non una inserviente.
Soltanto un vaso me n'è rimasto e io poveretta
Di lacrime lo innaffio ogni mattina.
Testa di Turco, tu, di terracotta.
Di terracotta mi devono fare.
Accanto a te, Amore, anche se morta,
Testa con testa ci staremo a guardare.
III
Di terracotta è fatta a Monreale.
A Burgio è verde, di celeste mare.
A Scicli e Castelbuono la si può mangiare.
L'artista la fa bella e la modella.
La fanno a Santo Stefano gigante.
A Sciacca luccica come gran brillante.
Caltagirone, il primato è tuo.
Ciascuno la tiene sopra il comò.
*
English Translation
The song is inspired by a legendary event that took place during the Arab presence in Sicily around the year 1000.
It is said that a Moor (commonly called a “Turk” to refer to a dark-skinned man) fell in love with a young woman from Palermo, who lived in a neighborhood called "Kalsa."
The girl returned his love, and the two fell deeply in love.
However, when the beautiful Sicilian woman found out that her Moor (or Turk) planned to leave her to return to his wife and children, she was not willing to accept it.
Not wanting to lose him completely, she made sure he died and used his skull as a pot to plant basil in, placing it on the windowsill.
She imagined that, in the future, artists would create a pair of vases shaped like him and her.
Thus, if it had not been possible to be together in life, they would forever be united after death, as sculpted heads facing each other. Those made of ceramic, decorated in the most imaginative ways, are renowned.
Writer Giovanni Boccaccio, in his work Decameron, tells a similar story set in Messina, with a different ending.
According to this version, a young "Messinese" girl falls in love with Lorenzo, but her three brothers, wealthy merchants, do not accept the relationship with their subordinate and kill him.
Lorenzo appears in a dream to Elisabetta, inviting her not to wait for him anymore and indicating the place where he was buried. The young woman follows the dream's instructions and finds the body; secretly, she cuts off his head and places it in a basil pot: every day she contemplates it and waters it with her tears.
The brothers become suspicious, notice what is happening, and make the pot disappear. Elisabetta cannot bear the separation and dies of grief, sighing: "Who was the bad person who stole my pot..."
Turkish Head and Basil
Song for the Moorish Heads
Chorus:
I told you "stay," and you answered "no."
Turkish head and basil sprout.
I displayed basil in the window,
inside your skull as if it were a vase.
I told you "stay," and you answered "no."
I told you "stay," and you answered "no."
You answered "no, no, no."
Why did you answer "no"?
I
You wanted to run away to Africa
And leave Palermo’s Kalsa behind.
For love, love, I lost my mind.
Thinking of her, you told me "enough."
My beloved, I loved you and we were lovers:
Envy consumed many of us.
You wanted me, and I said "yes."
Leaving me, why? why?
II
Your love was false, superficial,
I thought I was a queen, not a servant.
Only a vase remains of me, and I, poor thing,
Water it with tears every morning.
Turkish Head, you, made of terracotta.
Made of terracotta, they should craft me.
Next to you, love, even if I’m dead,
Head to head, we’ll keep watching each other.
III
Made of terracotta in Monreale.
In Burgio, it’s green, like the blue sea.
In Scicli and Castelbuono, you can eat it.
The artist makes it beautiful, and the model.
They make a giant one in Santo Stefano.
In Sciacca, it shines like a big diamond.
Caltagirone, the pride is yours.
Everyone keeps it on the dresser.
*
Versión en español
La canción está inspirada en un evento legendario ocurrido durante la dominación islámica en Sicilia, alrededor del año 1000.
Se cuenta que un moro (comúnmente llamado "turco" para referirse a un hombre de piel oscura) se enamoró de una joven de Palermo, que vivía en el barrio llamado "Kalsa".
La joven correspondía a su afecto, y ambos se enamoraron.
Sin embargo, cuando la bella siciliana descubrió que su moro (o turco) tenía la intención de dejarla para volver con su esposa e hijos (presumiblemente en África), no lo aceptó.
No queriendo perderlo por completo, hizo que muriera y usó su cráneo como maceta para plantar albahaca, que colocaba en la ventana.
Imaginó que, en el futuro, los artistas crearían un par de macetas con sus formas y las de él.
Así, si en vida no había sido posible estar juntos, después de la muerte permanecerían juntos para siempre en forma de cabezas talladas que se miran mutuamente.
El escritor Giovanni Boccaccio, en su obra Decamerón, cuenta una historia similar, ambientada en Messina, y con un final diferente.
Según esta versión, una joven de Mesina se enamora de Lorenzo, pero sus tres hermanos, ricos comerciantes, no aceptan la relación con uno de sus subordinados y lo matan.
Lorenzo se le aparece en sueños a Elisabetta invitándola a no esperarlo más y le indica el lugar donde ha sido enterrado. La joven sigue las indicaciones del sueño y encuentra el cuerpo; en secreto, le corta la cabeza y la coloca en una maceta de albahaca: cada día la contempla durante horas y la riega con sus lágrimas.
Los hermanos se dan cuenta, se sospechan y hacen desaparecer la maceta. Elisabetta no soporta la separación y muere de dolor suspirando:
— ¿Quién fue la mala persona que me robó la maceta...?
Cabeza de Turco y Albahaca
Canción para las Cabezas de Moro
Estribillo:
Te dije "quédate" y tú respondiste "no".
Cabeza de Turco y melena de albahaca.
Albahaca puse en la ventana
dentro de tu cráneo como si fuera un jarrón.
Te dije "quédate" y tú respondiste "no".
Te dije "quédate" y tú respondiste "no".
Respondiste "no no no".
¿Por qué respondiste "no"?
I
Por África querías huir
y abandonar la Kalsa de Palermo.
Por amor, amor, perdí la cabeza.
Pensando en ella me dijiste "basta".
Amada, te amé y fuimos amantes:
la envidia los consumía a muchos y muchos.
Tú me quisiste y yo te dije "sí".
¿Dejarme a mí, por qué? ¿por qué?
II
Tu amor fue falso, de fachada,
creía que era reina, no una sirvienta.
Solo me quedó un jarrón y yo, pobrecita,
lo riego de lágrimas cada mañana.
Cabeza de Turco, tú, de terracota.
De terracota me deben hacer.
Junto a ti, amor, aunque esté muerta,
cabeza con cabeza nos miraremos.
III
De terracota está hecha en Monreale.
En Burgio es verde, del mar celeste.
En Scicli y Castelbuono se puede comer.
El artista la hace bella y la modelo.
La hacen en Santo Stefano gigante.
En Sciacca brilla como un gran brillante.
Caltagirone, tú tienes el primado.
Cada uno la tiene sobre la cómoda.
*
Versão em português
A canção é inspirada em um evento lendário ocorrido durante a dominação islâmica na Sicília, por volta do ano 1000.
Conta-se que um mouro (comumente chamado de "turco" para se referir a um homem de pele escura) se apaixonou por uma jovem de Palermo, que vivia no bairro chamado "Kalsa".
A jovem correspondia ao seu afeto, e ambos se apaixonaram.
No entanto, quando a bela siciliana descobriu que seu mouro (ou turco) tinha a intenção de deixá-la para voltar com sua esposa e filhos (presumivelmente na África), ela não aceitou.
Não querendo perdê-lo completamente, ela mandou que ele morresse e usou seu crânio como vaso para plantar manjericão, que colocava na janela.
Ela imaginou que, no futuro, os artistas criariam um par de vasos com suas formas e as dele.
Assim, se em vida não foi possível ficarem juntos, após a morte permaneceriam juntos para sempre na forma de cabeças esculpidas que se olham mutuamente.
O escritor Giovanni Boccaccio, em sua obra Decameron, conta uma história semelhante, ambientada em Messina, com um final diferente.
CABEÇA DE MOURO E MANJERICÃO
Canção para as Cabeças de Mouro
Refrão:
Eu te disse "fique" e você respondeu "não".
Cabeça de Turco e cabelo de manjericão.
Manjericão que eu coloquei na janela
dentro do seu crânio como se fosse um vaso.
Eu te disse "fique" e você respondeu "não".
Eu te disse "fique" e você respondeu "não".
Você respondeu "não não não".
Por que você respondeu "não"?
I
Por África você queria fugir
E abandonar a Kalsa de Palermo.
Por amor, Amor, eu perdi a cabeça.
Pensando nela, você me disse "basta".
Amada, eu te amei e fomos amantes:
a inveja os consumia tantos e tantos.
Você me quis e eu te disse "sim".
Deixe-me, por quê? por quê?
II
Seu amor foi falso, de fachada,
Rei eu me achava, não uma empregada.
Só um vaso me restou e eu, pobrezinha,
De lágrimas o rego toda manhã.
Cabeça de Turco, você, de terracota.
De terracota devem me fazer.
Ao seu lado, Amor, mesmo morta,
Cabeça com cabeça vamos ficar olhando.
III
De terracota é feita em Monreale.
Em Burgio é verde, do mar celeste.
Em Scicli e Castelbuono ela se pode comer.
O artista a faz bonita e a modelo.
Fazem em Santo Stefano gigante.
Em Sciacca brilha como um grande brilhante.
Caltagirone, o primado é seu.
Cada um a mantém sobre o criado-mudo.
*
Version française
La chanson s'inspire d'un événement légendaire qui aurait eu lieu lors de la domination islamique en Sicile, vers l'an 1000.
On raconte qu'un Mauresque (communément appelé « Turc » pour désigner un homme à la peau foncée) est tombé amoureux d'une jeune femme de Palerme, qui vivait dans le quartier appelé « Kalsa ».
La jeune femme lui rendait son amour, et ils sont tombés amoureux.
Cependant, lorsque la belle sicilienne a découvert que son Mauresque (ou Turc) avait l'intention de la quitter pour retourner auprès de sa femme et de ses enfants (probablement en Afrique), elle ne l'a pas accepté.
Ne voulant pas le perdre complètement, elle a fait en sorte qu'il meure et a utilisé son crâne comme vase pour y planter du basilic à exposer à la fenêtre.
Elle imaginait qu'à l'avenir, des artistes créeraient une paire de vases avec ses traits et ceux de lui.
Ainsi, si cela n'avait pas été possible de son vivant, après sa mort, ils seraient restés ensemble pour toujours sous forme de têtes sculptées se regardant l'une l'autre.
L'écrivain Giovanni Boccaccio, dans son œuvre Decameron, raconte une histoire similaire, se déroulant à Messine, avec une fin différente.
Tête de Turc et Basilic
Chanson pour les Têtes de Moro
Refrain :
Je t'ai dit « reste » et tu as répondu « non ».
Tête de Turc et chevelure de basilic.
J'ai exposé du basilic à la fenêtre
dans ton crâne comme s'il s'agissait d'un vase.
Je t'ai dit « reste » et tu as répondu « non ».
Je t'ai dit « reste » et tu as répondu « non ».
Tu as répondu « non non non ».
Pourquoi as-tu répondu « non » ?
I
Pour l'Afrique tu voulais fuir
Et abandonner la Kalsa de Palerme.
Par amour, amour, j'ai perdu la tête.
En pensant à toi, tu m'as dit « ça suffit ».
Aimée, je t'ai aimée et nous étions amants :
la jalousie les dévorait tant et tant.
Tu m'as voulu et je t'ai dit « oui ».
Me laisser, pourquoi ? pourquoi ?
II
Ton amour était faux, en façade,
Je me croyais reine, pas une servante.
Il ne me reste qu'un vase, et moi pauvre
Je l'arrose de larmes chaque matin.
Tête de Turc, toi, en terre cuite.
De terre cuite, on doit me faire.
À côté de toi, amour, même morte,
Tête contre tête, nous nous regarderons.
III
De terre cuite, elle est faite à Monreale.
À Burgio, elle est verte, comme la mer céleste.
À Scicli et Castelbuono, on peut la manger.
L'artiste la rend belle et la modèle.
Ils la font à Santo Stefano en géant.
À Sciacca, elle brille comme un grand diamant.
Caltagirone, c'est ton privilège.
Chacun la garde sur la commode.
*
German version
Das Lied ist inspiriert von einem legendären Ereignis, das während der islamischen Herrschaft auf Sizilien um das Jahr 1000 stattfand.
Es wird erzählt, dass sich ein Mohr (allgemein als „Türke“ bezeichnet, um einen Mann mit dunkler Hautfarbe zu beschreiben) in eine junge Frau aus Palermo verliebte, die im Viertel namens „Kalsa“ lebte.
Das Mädchen erwiderte seine Liebe, und die beiden verliebten sich.
Doch als die schöne Sizilianerin erfuhr, dass ihr Mohr (oder Türke) sie verlassen wollte, um zu seiner Frau und seinen Kindern zurückzukehren (vermutlich in Afrika), akzeptierte sie das nicht.
Um ihn nicht ganz zu verlieren, sorgte sie dafür, dass er starb, und benutzte seinen Schädel als Topf, um Basilikum darin zu pflanzen, das sie an das Fenster stellte.
Sie stellte sich vor, dass in Zukunft Künstler ein Paar Vasen mit ihren und seinen Gesichtszügen schaffen würden.
So würden sie, wenn es im Leben nicht möglich war, nach dem Tod für immer zusammen bleiben – in Form von geschnitzten Köpfen, die einander zugewandt sind.
Der Schriftsteller Giovanni Boccaccio erzählt in seinem Werk Decameron eine ähnliche Geschichte, die in Messina spielt, mit einem anderen Ende.
TURKISCHE KOPF UND BASILIKUM
Lied für die Muranoköpfe
Refrain:
Ich habe dir gesagt „Bleib“, und du hast „Nein“ geantwortet.
Turkischer Kopf und Basilikumhaar.
Basilikum habe ich vor das Fenster gestellt,
In deinem Schädel, als wäre es eine Vase.
Ich habe dir gesagt „Bleib“, und du hast „Nein“ geantwortet.
Ich habe dir gesagt „Bleib“, und du hast „Nein“ geantwortet.
Du hast „Nein, nein, nein“ gesagt.
Warum hast du „Nein“ gesagt?
I
Für Afrika wolltest du fliehen,
Und die Kalsa von Palermo verlassen.
Aus Liebe, Liebe, habe ich den Kopf verloren.
Daran denkend hast du mir gesagt „Genug“.
Geliebte, ich habe dich geliebt und wir waren Liebende:
Der Neid hat viele von uns zerfressen.
Du hast mich gewollt, und ich habe „Ja“ gesagt.
Verlassen nur mich, warum? warum?
II
Deine Liebe war falsch, nur Schein,
Ich glaubte, ich sei Königin, nicht nur eine Dienerin.
Nur eine Vase ist von mir geblieben, und ich, die Arme,
Gieße jeden Morgen Tränen hinein.
Turkischer Kopf, du, aus Terrakotta.
Aus Terrakotta soll man mich machen.
Neben dir, Liebe, auch wenn ich tot bin,
Kopf an Kopf werden wir schauen.
III
Aus Terrakotta ist sie gemacht in Monreale.
In Burgio ist sie grün, vom blauen Meer.
In Scicli und Castelbuono kann man sie essen.
Der Künstler macht sie schön, die Modellistin.
Sie machen sie in Santo Stefano riesig.
In Sciacca glänzt sie wie ein großer Diamant.
Caltagirone, du hast das Vorrecht.
Jeder hält sie auf dem Nachttisch.
*
Versión Quechua