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lunedì 8 aprile 2019

IL SICILIANO GIUSEPPE BONAVIRI E IL PREMIO NOBEL. L'articolo di Luigi Saitta e il prossimo libro di Dagmar Reichardt

Lo scorso 21 marzo 2019 Dagmar Reichardt,  innamorata e promotrice della cultura siciliana nel mondo, ricordava sul suo blog che dieci anni prima era morto lo scrittore Giuseppe Bonaviri. Chi altri l'ha fatto in Italia e in Sicilia?
In chat privata apprendo del suo libro su Bonaviri che uscirà la prossima estate e mi viene segnalato un articolo di Luigi Saitta pubblicato sul sito succedeoggi. 

Precedentemente, Dagmar aveva coinvolto Luigi Saitta nel Convegno internazionale  A.I.P.I. di Budapest nel 2016 il cui contributo, "Il sincretismo nell'universo culturale di Giuseppe Bonaviri", è  stato inserito nel volume Italia transculturale, a cura di Dagmar Reichardt e Nora Moll, Franco Cesati Editore, Firenze 2018. P. C.


http://www.succedeoggi.it/2019/03/quel-nobel-mancato-per-un-solo-voto/



Giuseppe Bonaviri a dieci anni dalla morte

Quel Nobel mancato per un solo voto

di Giuseppe Saitta

Ricordo del medico scrittore siciliano apprezzato fin dal suo esordio da Vittorini.
Celebrato all’estero, tanto da sfiorare nel 2004 il prestigioso riconoscimento svedese, il suo grande patrimonio memoriale e letterario sarà ora destinato ai Beni Culturali

Non sono in molti a sapere che Giuseppe Bonaviri, il medico scrittore siciliano più volte entrato nella rosa dei candidati al Premio Nobel per la letteratura, nel 2004 soltanto per un voto aveva mancato il prestigioso riconoscimento.
Lo ha rivelato, qualche tempo fa, nel corso di un convegno dedicato a Bonaviri, la moglie Raffaella, affermando che il particolare le era stato segnalato con una lettera riservata da parte dell’Accademia svedese.
E ancora.
Nel corso dello stesso simposio Donato Tamblè, già Soprintendente archivistico per il Lazio e consigliere del Centro Studi Internazionale Giuseppe Bonaviri ha annunciato che tutte le opere pubblicate, gli scritti inediti, i manoscritti, le lettere, le carte private, gli appunti agli amici e ai familiari, insomma tutto quello che appartiene oggi, a dieci anni dalla scomparsa (avvenuta a Frosinone il 21 marzo del 2009), al grande patrimonio memoriale e letterario dello scrittore, costituiranno un grande archivio presso i Beni Culturali.

Ma chi è stato Bonaviri, quale la sua importanza, la sua incidenza nel panorama letterario italiano?
Nato a Mineo, in provincia di Catania, Bonaviri, prima di essere scrittore, era medico, medico cardiologo. Aveva svolto il servizio militare in Piemonte, a Casalmonferrato, con il grado di ufficiale medico, e lì aveva terminato la stesura del suo primo libro, Il sarto della strada lunga (nel 1954), che aveva ottenuto grande considerazione e approvazione da parte di Elio Vittorini, e per questo pubblicato da Einaudi.

Fu l’inizio di una vastissima produzione letteraria.
Davvero impressionante la mole delle sue opere, dai romanzi alle poesie, alla saggistica, alla produzione teatrale.
Opere tradotte in tutto il mondo e che gli valsero l’attenzione dell’Accademia di Stoccolma.
Quasi impossibile menzionarle tutte.
Da La divina foresta a Notti sull’altura, a Silvinia, a L’infinito lunare a Il vicolo blu a L’incredibile storia di un cranio. Opere con in primo piano, quasi sempre, la Sicilia.

La Sicilia di Bonaviri come infanzia, come natura, come luogo delle rimembranze, come approdo finale dell’anima.


Uno scrittore cosmico nel senso vero della parola, con conoscenze, saperi, intuizioni che vanno dalla letteratura all’astronomia, dalla medicina (e questo è ovvio dato che era medico) alla fisica, alla biologia, dalla linguistica alla storia delle religioni, alla mitologia classica, in un sorprendente caleidoscopio di scienza tuttologica.

Ma un autore, Bonaviri, che sfugge a ogni catalogazione, che è sempre stato oltre i canoni e le mode, mai conformista o legato a schemi precostituiti, costantemente fuori dal coro.

E forse, proprio per questo, non completamente conosciuto (e apprezzato) in Italia per il valore che invece meritava, e che merita, ovviamente.

E se la critica italiana appare alquanto silente nei confronti di questo grande letterato, non così si può dire per quella internazionale.

Nel 2015 Dagmar Reichardt, allora docente all’università olandese di Groningen e traduttrice in tedesco di molti libri dello scrittore, ha organizzato a Ginevra, in collaborazione con l’università svizzera e con la Fondazione Erica Sauter, un grande simposio cui hanno partecipato studiosi americani, spagnoli, tunisini e romeni.

Nel 2016 la stessa Reichardt, attualmente docente all’Accademia di Cultura di Riga, in Lettonia, si è fatta promotrice di altri due convegni, sempre dedicati a Bonaviri, a Vienna e a Budapest.

Oggi si va verso una letteratura documentaristica, giornalistica, agganciata alla realtà quotidiana.
Tutto il contrario degli scritti di Bonaviri, del secondo Bonaviri.

C’è da fare, infatti, una precisazione, in quanto si può dire che l’opera dello scrittore siciliano viva due fasi diverse (ma non necessariamente contrapposte).

Nella prima abbiamo uno scrittore nostalgico, ostaggio consapevole degli insopprimibili ricordi della sua infanzia, delle memorie di Mineo, dei rimpianti di un mondo antico che non c’è più nella realtà ma che vive, incancellabile, nella sua mente. Questa è la prima fase della sua vita letteraria. Un autore che fa del realismo, del verismo alla Verga, alla Capuana, l’asse portante della sua scrittura.

Ma c’è una seconda fase, forse la più importante, o, in ogni caso, la più moderna, che abbandona, o meglio, pone in secondo piano le memorie isolane per creare universi fantastici, avventure straordinarie, visioni e miraggi di mondi lontani, inafferrabili, irraggiungibili.

Dal sito:
http://www.succedeoggi.it/2019/03/quel-nobel-mancato-per-un-solo-voto/ (pagina consultata il 7 aprile 2019)


https://www.dagmar-reichardt.net/publications




Link correlati:
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Notizie beo-bibliografiche su Dagmar Reichardt

https://www.dagmar-reichardt.net/vita

AIPI


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lunedì 10 settembre 2018

DIARIO SENESE - Inizio dalla fine: da un ringraziamento particolare alla dolcissima Dagmar Reichardt






E grazie a Dagmar Reichardt, docente di Italianistica nonché Professor for Media Industry, Music Management & Festivals alla Latvian Academy of Culture di Riga, in Lettonia, per la ricca e straordinaria esperienza senese che ho potuto fare grazie all’invito per partecipare al Congresso dell’AIPI - Associazione Internazionale Professori di Italiano, dove lei ha curato il secondo Panel: "Polifonia musicale. Le vie delle melodie italiane in un mondo tranculturale".


È commovente pensare a Dagmar e a tutti questi studiosi come appassionati ambasciatori di italianità. 
Dagmar innamorata in particolare della Sicilia, dei suoi autori prediletti, tra cui Verga, Bonaviri, Freni... Ammiratrice di Etta Scollo, dell'arte siciliana nelle sue poliedriche sfaccettature... 





SEZIONE 2 - “Polifonia musicale –
Le vie delle melodie italiane in un mondo transculturale”
Coordinano:
Dagmar Reichardt (Accademia di Cultura Lettone di Riga)
Donatella Brioschi (Istituto Italiano di Cultura di Amburgo)
Domenica Elisa Cicala (Università Cattolica di Eichstätt - Ingolstadt)
Mariella Martini-Merschmann (Hochschule für Musik und Theater di Amburgo)
Tutor d’aula: Valentina Carbonara

RELATORI: 28                       AULA: 8 (primo piano)


Questa sezione è dedicata al linguaggio verbale e non-verbale della musica creata e ideata nell’ambiente italofono e alle sue circolazioni mediatiche, dinamiche d’interscambio e alle crocevie dei suoi adattamenti polifonici e interdisciplinari in Italia e nel mondo. 

Analizzeremo come e quando questi modelli musicali fungono da strumento di comunicazione e transfer culturale facendo da ponte polifonico tra l’Italia e altre culture, geografie, etnie, tradizioni popolari, arti, società e sistemi politico-economici affini o contrastanti che siano, indagandone i cambiamenti storici, estetici, artistici, linguistici, didattici, morfologici e fenomenologici.

Il filo conduttore metodologico è costituito dai teoremi postmoderni della transculturalità (Glissant, Welsch, Bauman) che verranno applicati a tutti i casi studiati indipendentemente dal periodo storico prescelto. 
Focalizzando aspetti di polilogo (Backthin), ibridità (Bhabha), code switching, intermedialità e gli interstizi tra suono acustico e performance visiva, tra mondo analogo (libretti, teatro o spettacolo) e mondo digitale (video, YouTube, archivi online, social media ecc.), tra produzione artistica e didattica dell’italiano in classe verranno rispettati tutti i generi musicali proposti: dalla composizione ed esecuzione strumentale, orchestrale, corale, lirica e dal canto classico alla musica del mondo o musica elettronica di oggi, alle correnti del pop, folk, jazz, disco, punk, heavy metal, house, rap, hip hop ecc. 

Si potranno indagare i linguaggi musicali utilizzati da cantautori, nel cinema, in vari formati (festival, tv, colonne sonore, music-clip, sala concerti ecc.) o nella pubblicità, nella politica culturale, nell’Arte-Terapia o nelle rappresentazioni letterarie e transmediali – sia sul piano artistico-creativo che critico, musicologico e antropologico, sempre cercando di individuare le zone di contatto e intersezione tra musica, linguistica, le relazioni testo-suono-teatralità o la didattica e altri sistemi ancora. 

Alla fine cercheremo di trarre una mappatura network che rappresenti la musica italiana come un canale tradizionale, sempre attuale e in ogni caso eccezionalmente eloquente che non solo diffonde la cultura e mentalità dal Paese del bel canto nel mondo globalizzato, ma che da sempre è riuscito a formulare un linguaggio universale al di là di confini, culture e nazioni, e a combinare, fondere e unire in un’unica melodia, un ritmo o un pezzo sinfonico di almeno tre diversi codici sonori diversi appartenenti a culture e/o discipline che canonicamente vengono trattate separatamente.