MORE SOLITO
Lucio Anneo SENECA, Lettere a Lucilio, LXXXIII
Cosa intende Seneca per more solito?
Al solito.
(In palermitano tradurrebbero O suòlitu).
Sculture in alabastro di Carmelo Cammarata
presso l'omonima Casa Museo di Bivona
Un'analisi dell'Intelligenza Artificiale Grok
La locuzione latina "more solito" (o più precisamente "more suo" in alcuni contesti) appare nelle opere di Seneca, in particolare nelle Lettere a Lucilio (Epistulae Morales ad Lucilium), dove il filosofo stoico la usa per indicare un comportamento conforme all'abitudine personale o secondo il proprio costume.
Non si tratta di una massima isolata, ma di un'espressione ricorrente che riflette un tema centrale del pensiero senecano: la tensione tra abitudine e ragione, tra ciò che si fa per inerzia e ciò che si dovrebbe fare per virtù.
1. Contesto e significato letterale"More solito" = "secondo l'usanza abituale" o "come al solito".
Seneca la impiega spesso in senso ironico o critico: descrive azioni compiute meccanicamente, senza riflessione, per mera routine (es. Epist. 83, 27: "ut more solito bibam" – "berrò come al solito").
Non è un elogio dell'abitudine, ma una denuncia: l'abitudine è il nemico della saggezza.
2. Critica stoica all'abitudineSeneca, come stoico, vede nell'abitudine un pericolo per la libertà interiore:L'uomo non libero agisce more solito perché è schiavo delle passioni, delle convenzioni sociali o del corpo.
Il saggio, invece, agisce secundum naturam (secondo natura) e secundum rationem (secondo ragione), non more solito.
Esempio: bere "come al solito" non è neutro; è un atto di dipendenza se non è scelto consapevolmente.
3. Confronto con altri concetti senecani
Concetto
Descrizione
Rapporto con more solito
Consuetudo
Abitudine come "seconda natura" (Epist. 120)
È il terreno fertile del more solito: rende il vizio automatico.
Voluntas
Volontà razionale
Opposta al more solito: il saggio sceglie, non ripete.
Natura
Vivere secondo natura
Il more solito è spesso contra naturam (es. eccessi alimentari).
4. Applicazioni praticheSeneca invita a rompere il more solito attraverso: Esercizi spirituali: meditazione serale (de ira, de tranquillitate animi).
Provocazioni volontarie: fare ciò che l'abitudine evita (es. digiunare, dormire sul duro).
Domande socratiche: "Perché lo faccio così? È necessario? È virtuoso?"
5. Attualità del pensieroOggi more solito è il pilota automatico della vita moderna:Scorrere i social "come al solito".
Consumare cibo/spettacoli senza chiedersi il perché.
Seneca direbbe: "Non vivere come al solito, ma come devi".
Conclusione"More solito" non è una frase innocua: è il sigillo della schiavitù interiore. Seneca non condanna l'abitudine in sé (utile per le virtù consolidate), ma il suo dominio acritico. Il saggio trasforma l'abitudine in scelta consapevole: non agisce more solito, ma more suo – secondo la sua ragione, non secondo l'inerzia del passato."Non è perché le cose sono difficili che non osiamo; è perché non osiamo che sono difficili."
(Seneca, Epist. 104, 26) – un invito a uscire dal more solito.
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