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mercoledì 10 agosto 2016

RICORDO DI GIUSTO SUCATO NEL GIORNO DELLA SUA MORTE.

ph Maria Pia Lo Verso


Con le parole a caldo di Antonella Folgheretti e le foto di Maria Pia Lo Verso  e Giovanni Franco voglio ricordare l'artista Giusto Sucato che ho conosciuto fin dagli Anni Ottanta al Pensionato San Saverio di Palermo, ai tempi dell'Università, tramite il buon Francesco Carbone.

Mi ha sempre colpito il suo fare arte o meglio il suo essere artista: con oggetti umili e desueti elaborava progetti d'arte. Insomma, vedeva ogni cosa sub specie aesthetica.
Rimodulando visioni comuni, per lui l'arte giustificava il "mezzo".
Addirittura, per Antonella, "Giusto era l'incarnazione di un percorso di analisi del nostro tempo".
(P. C.)

ph Maria Pia Lo Verso

Ricordiamolo con una mostra permanente
di 
Antonella Folgheretti



Oggi doveva essere, a Misilmeri, un grande giorno di festa della cultura. Parte stasera la prima edizione della rassegna letteraria Notturni d'autore con Giosuè Calaciura.

Ma stamattina è arrivata la tristissima notizia della morte di Giusto Sucato, artista e collaboratore di Francesco Carbone, che da autodidatta ha elaborato le sue produzioni fino ad essere conosciuto negli anni in tutta Italia. Giusto era l'incarnazione di un percorso di analisi del nostro tempo e di gioco con la memoria. Un centro propulsore la sua galleria in corso 4 aprile, un cenacolo casa sua.

ph Maria Pia Lo Verso

"Quando vedo un reperto abbandonato - diceva - già immagino come lo modificherò". 
Infatti trasformava gli arnesi più umili del lavoro agricolo e i chiodi, e i pezzi di ferro, in sculture e quadri. 

Sarebbe importante che la nostra comunità lo ricordasse magari con una esposizione permanente.

ph Maria Pia Lo Verso

Noi del club di lettura Liberi-libri lo faremo stasera con umiltà e profondo dolore.

ph Giovanni Franco





Domani mattina, giovedì, dalle 9.30 alle 11.00 sarà allestita all'interno del palazzo municipale di Piazza Comitato la camera ardente per permettere ai misilmeresi di onorare Giusto Sucato. I funerali alle 11 alla chiesa madre.
I funerali si terranno alle ore 11.00 nella chiesa madre di Misilmeri

venerdì 25 marzo 2016

SVEGLIATI, GROTTE. Il tuo figlio Renzo Collura manda un segnale da Pavia

Autoritratto, china su cartoncino (cm 11x16,) 1989

In questi giorni di festeggiamenti pasquali molto sentiti e partecipati a Grotte, ai lati della caratteristica scalinata che porta in cima al Calvario si possono ammirare le stazioni della Via Crucis realizzate da noti pittori siciliani, un progetto sostenuto a suo tempo da Renzo Collura che con l'amministrazione comunale, assieme ad un gruppo di amici e sodali, ha dato vita a diverse iniziative in favore delle arti visive e del patrimonio artistico del suo paese natale.

Dopo la sua morte,  in occasione del quinto e del decimo anniversario, con la collaborazione del figlio Athos, apprezzato artista e regista residente a Milano, che ho avuto l'onore di coadiuvare, l'Amministrazione ha "ricordato" l'artista Collura con diverse iniziative, tra cui l'intestazione di una Piazza (ex Piazza Fonte), una cartella d'arte, un Premio Regionale d'Arte per giovani artisti, un'istituenda Fondazione che istituenda però è rimasta nonostante la disponibilità della famiglia a donare diverse opere. 
E dopo? Il silenzio. 

Ora questo ultradecennale "silenzio" verrà rotto dalla mostra che i Musei Civici di Pavia tributeranno nel mese di giugno al Pittore siciliano originario di Grotte che ha vissuto e operato a Palermo e in Albania.

Un segnale forte, se si vuole. Sarà colto? 
Magari per riprendere un virtuoso e proficuo cammino all'insegna delle arti visive, volto a valorizzare il patrimonio artistico locale ma guardando oltre, intercettando  i nuovi fermenti, valorizzando nuove risorse, dialogando con gli attori e artefici del vasto mondo dell'arte. 

E se di pari passo, con gli stessi intenti, lo stesso facesse Racalmuto in nome del suo Pietro D'Asaro? Che bacino d'arte fortunato sarebbe! Che sinergia di entusiasmi e di opportunità potrebbe avvampare! Che gemellaggio culturale! 

Un sogno?

Chissà...
















 
Lumie di Sicilia, ottobre 1999, n. 37



lunedì 16 febbraio 2015

AGRIGENTO COME HOLLYWOOD. La cartolina di Toto Cacciato


In questi giorni Agrigento viene associata alle immagini dei gruppi folkloristici che con danze, suoni e canti etnici vi giungono da tutto il mondo per la Festa del mandorlo in fiore, una festa del folklore che culmina nel simbolo per eccellenza di Agrigento e cioè nell'empedoclea, nella pindarica Valle dei Templi. 

Dal passato dell'aura classica, attraverso il policromo presente del folklore multietnico, qualcuno ha ben pensato di proiettare Agrigento nel futuro di un set cinematografico, assimilandola addirittura al più famoso e rappresentativo simbolo del cinema americano: HOLLYWOOD.

Significherà qualcosa?

Bisognerebbe chiederlo all'agrigentino doc che l'ha ideato, l'artista Toto Cacciato, che mi fa piacere omaggiare con la pubblicazione di questa "sua" cartolina inviatami tempo fa al vecchio indirizzo di Palermo: non l'ho voluta ritoccare per non cancellare le tracce del tempo.

Forse la risposta bisogna evincerla dalle pieghe della sua attività di artista e di operatore culturale o dal senso del suo percorso umano e artistico che da Vicenza, dove ha vissuto e operato lungamente, l'ha riportato nelle plaghe da cui era partito.

Di un suo suggestivo progetto varrà la pena parlarne quando con la partenza dei danzanti gruppi folkloristici sarà ritornata nella Valle il sacro, millenario silenzio.









Links correlati

L'opera artistica di Toto Cacciato

La mostra al Castello Chiaramontano

Rappresentazioni classiche nella Valle dei Templi





venerdì 5 aprile 2013

RACCONTARE ASTRATTAMENTE


Testimonianza per Maria Anna D'Agostino Mattiello




   Se la pittura astratta della prima metà del Novecento e l’avanguardia del secondo dopoguerra rifiutano la forma a favore, potremmo dire, del colore in sé, c’è chi, pur riferendosi a quelle scuole di pensiero, intraprende un personale cammino di ricerca artistica e piega quei modi di fare pittura alle proprie esigenze interiori.

   E’ così che in Maria Anna D’Agostino Mattiello notiamo un’apparente contraddizione: quella di indicare alcuni suoi quadri con titoli molto formali, descrittivi o narrativi addirittura,  per poi svolgerli astrattamente.

   Creano scontate aspettative titoli come “Popoli e costumi”, “Veliero”, “Cuore”, “Missionari”, “Lento cammino”, “Esuli”. Ma la D’Agostino non è una illustratrice, anzi, l’argomento annunciato è un pretesto, il punto di partenza di un processo astrattivo che la porta nel mare aperto del colore ove il cielo il mare i gabbiani sono calchi convenzionali ma vuoti, invisibili, in attesa di essere colmati  e resi visibili dalla scelta dell’artista, da una mano che brandisce  pennelli bene intrisi o trascina la spatola carica  di intenzionali impasti. Perché altrimenti la serie dei volti monocromi, gialli, azzurri, rosa, e i missionari biancoceleste, e il veliero di un rossonero materico? La pittura pensata diventa pittura vissuta.


     Più consona  pertanto appare la scelta di altri temi meno concreti, quali “Torpore”, “Conforto”, “Libertà”, “Divinazione”. Ma anche qui, perché la Libertà è un rossointenso assediato dal blunero  e il Torpore un cordone scuro che si distacca da uno sfondo chiaro di bianchi variamente venati e di gialli e arancioni  quasi allegri? 
     In ogni caso, come sostiene Wittgenstein nei suoi Pensieri diversi , e ben s’attaglia alla libera pittura della D’Agostino, “i colori stimolano alla filosofia. (…) I colori sembrano presentarci un enigma, un enigma che ci stimola – senza inquietarci”.   

Palermo, 2001