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lunedì 21 luglio 2025

A PROPOSITO DI MINIERE, MINATORI E CADUTI SUL LAVORO

 

Quando nel 2017 proposi di ricordare i lavoratori delle nostre miniere e i caduti sul lavoro. Dopo gli opportuni contatti maturati in diversi mesi per raccogliere la disponibilità di chi sarebbe intervenuto, l'articolato programma era definito, d'accordo con l'amministrazione era quasi tutto pronto per concretizzarlo, alla fine, per opposizione astrale, dopo reiterati rinvii, tutto sfumò. Ne è passato del tempo, nel frattempo il maestro Disma Tumminelli di Mazara del Vallo, autore del monumento ai caduti, che sarebbe intervenuto, è deceduto. Il tempo passa e non sempre gli appuntamenti offrono una seconda "chance". E così il mondo, di rinvio in rinvio, va. I siciliani, filosofi siamo, padroni del tempo. Il tempo, noi, di rinvio in rinvio, ce lo mettiamo in tasca per tirarlo fuori a nostro piacimento.


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domenica 29 luglio 2018

BIVONA RENDE OMAGGIO A PANEPINTO. Contributi artistici di Piera Lo Leggio, Paolo Alongi, Pippo Perconti e dell'Orchestra Fiati della Scuola Musicale "Lo Nigro" diretta da Fabio Midulla


Dopo l'intitolazione di un edificio scolastico avvenuta lo scorso 23 maggio, il comune di Bivona, guidato dal sindaco Milko Cinà, rende omaggio ancora una volta a Lorenzo Panepinto con l'intervento degli artisti Piera Lo Leggio e Paolo Alongi, dell'Orchestra Fiati della Scuola Musicale "Gaspare Lo Nigro" diretta da Fabio Midulla e di Pippo Perconti che reciterà un testo dedicato al socialista, pittore e "maestro" originario di Santo Stefano di Quisquina, coraggioso propugnatore dei Fasci siciliani dei lavoratori. 

Quella dell'insegnamento è stata una vocazione e una scelta da parte del Panepinto, non a caso la manifestazione è organizzata dall'assessorato all'Istruzione retto da Salvatore Cutrò. 
Il maestro di scuole elementari o "basse" come popolarmente indicate dedicò tutta la sua vita all'insegnamento, all'arte, ai lavoratori, ai poveri, agli ultimi e cercò sempre do portare avanti idee di bellezza e  di riscatto sociale. 

Lo strumento con cui Panepinto diffuse le sue idee di giustizia e di riscatto è stata una rivista "La Plebe" (1902-1905). Tra i tanti articoli ne voglio riproporre uno perché mi ha colpito come cittadino, educatore e racalmutese. 

Si tratta di questo: "Il plebeo - sintetizza Calogero Messina  si fa interprete della distanza presa dai socialisti nei confronti degli organizzatori, di ben altra ispirazione, di un convegno contro una legge sui causi".

Sembra incredibile ma se ci si immedesima nelle condizioni di povertà e di  ignoranza si può capire, ma non certo giustificare, quello che è avvenuto a Racalmuto: "I solfatai insorgono contro una povera legge, che in nome dei, tanto strombazzati, diritti dell'uomo, proibisce ai fanciulli di snaturarsi con un lavoro bestiale". 

Quasi a ribadire il senso delle "battaglie" del Panepinto, nella performance di Piera Lo Leggio e Paolo Alongi viene dedicato spazio anche a due canzoni dedicate alle condizioni dei lavoratori delle miniere di una volta e ai nuovi poveri, non solo storici o nostrani,  ovvero gli immigrati: Deci, cientu citaleni (musica di Domenico Mannella e testo mio) e Lu mari si l'agliutti (miei testo e musica). Canzoni arrangiate e interpretate da Piera e Paolo in modo così partecipato e originale che ormai  rientrano nel loro repertorio proposto con successo nelle loro esibizioni. P. C.






















"La Sicilia", 28 luglio 2018



lunedì 4 dicembre 2017

DECI, CIENTU CITALENI. Pinsannu surfarara e salinara. Musica di Domenico Mannella. Testo di Piero Carbone


Oggi, Santa Barbara, protettrice dei minatori. 
Il canto a quest'ultimi è dedicato: 
sarà eseguito ufficialmente 
 il 26 dicembre 2017 a Racalmuto 
e il 6 gennaio 2018 a Licata
dal coro Terzo Millennio
diretto dal maestro Domenico Mannella.

*

Testo e musica deposititati Siae












Facoltativo, da recitarsi prima dell'ultima strofa


Variante a 6 distici

SURFARU SURFARU

I
Surfaru surfaru, lacrimi di sali
Agghiorna, scura, sempri a travagliari.

II
Surfaru, surfaru, sangu di cristiani,
cuniglia ncunigliati nni li tani.

III
Si senti un cantu, spunna, sutta terra,
cuvìa surfaru, fuocu addrumatu.

IV
Uomini fuoru, fu suonnu, fu ecu,
Di seculi e lamenti ncupunatu.

V
Piersi nni li vudeddra di la terra
Assaccavanu lastimi e lamenti

VI
Cantavanu a cuorpi di picuna,
Na vota, ora nuddru cchiù li senti.