L'inesauribile Baldassare Sammaritano nella ricca corrispondenza di immagini della Sicilia, di rare notizie, chicche bibliografiche e ricette "storiche e prelibate, questa volta ha lasciato cadere un canto di salinaro che, a me, nato in mezzo al sale ovvero in territorio ricco di miniere di sale e di zolfo, ha incuriosito parecchio, anche se il salinaro del canto non è di miniera, non scende sotto terra a coltivare il salgemma, ma sta in superficie, alla luce del sole, tra le vasche piene di acqua di mare e uno si fa una diversa idea del salinaro, meno buia, meno faticosa, meno rischiosa. Sembrerebbe, in effetti è così ma è faticoso ugualmente perché la cangiante fatica ha mutato soltanto forma: somiglia di più, direi, a quella del gessaio tra cave e carcare di gesso tra fatiche di braccia e calore di fornace.
Identica in ogni caso rimane la funzione del canto: ritmica e liberatoria.
Ringrazio Federica Di Girolamo, nipote di Baldassare, compilatrice della tesi dove è pubblicato il testo, analizzato meticolosamente dal punto di vista linguistico, del poeta Turi Toscano, per la gentile disponibilità.
P. C. da Racalmuto





