Blog di Piero Carbone (da Racalmuto, vive a Palermo). Parole e immagini in "fricassea". Con qualche link. Sicilincónie. Sicilinconìe. Passeggiate tra le stelle. Letture tematiche, tramite i tags. Materiali propri, ©piero carbone, o di amici ospiti indicati di volta in volta. Non è una testata giornalistica. Regola: se si riportano materiali del blog, citare sempre la fonte con relativo link. Contatti: a.pensamenti@virgilio.it Commenti (non anonimi). Grazie
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martedì 19 maggio 2020
sabato 19 gennaio 2019
UN FINANZIAMENTO PER CANCELLARE A RACALMUTO IL MUSEO ETNOGRAFICO. Quando i Progetti, in sé buoni, si sovrappongono
E' stato finanziato un centro diurno giovanile denominato "Il Germoglio di Regalpetra" con la somma di 500.000 (come leggo su La Sicilia) per restaurare e riadattare i locali del'ex Macello e quindi renderlo agibile. Il Sindaco ne sbandiera la notizia urbi et orbi cercando di dare colpi da orbi a chi l'aveva sfiduciato.
https://www.lasicilia.it/news/agrigento/216042/racalmuto-l-ex-macello-comunale-ospitera-un-centro-socio-educativo-per-minori.html?fbclid=IwAR1DP9RglR2HgQMBgl-IJ8gvXIftdcc3u0x21blw1RnCJGgEupSOZcPqcpY
Problema
Vorrei sbagliarmi, ma l'ex macello era stato in precedenza restaurato con la finalità di allocarvi un Museo etnografico. Il nuovo finanziamento, per il restauro dell'ex macello, di fatto va a sovrapporsi al precedente restauro dello stesso ex macello finalizzato alla realizzazione di un Museo Etnografico, che viene definitivamente cancellato.
Intermezzo
In attesa del Museo mai aperto i locali sono stati dati in affidamento o alla pro Loco o ad associazioni di volontariato per svolgervi attività culturali nonché di accoglienza e promozione sociale rivolta a extracomunitari nonché a bambini, ragazzi e giovani a minorenni e giovani racalmutesi attraverso una molteplicità di laboratori.
Per rispettare lo scopo originario, e le carte, quando, nel periodo in cui sono stato assessore, sono stati concessi i locali alla Pro Loco, ho suggerito e preteso, non senza qualche difficoltà e opposizione, che si indicasse esplicitamente la durata temporale dell'affidamento dei locali appunto per non compromettere lo scopo iniziale del restauro stesso appositamente finanziato, in attesa del Museo etnografico di là da venire. Alla luce dei nuovi fatti, Vine da chiedersi a che cosa è valso lottare per salvare ciò che altri avrebbero bellamente, e non posso pensare inconsciamente, cancellato?
Precisazione
Pubblico il presente Post non per partito preso o per acritica opposizione fine a se stessa dal momento che la mia "parte" è il paese e plaudo a quanto di buono per esso si fa, da qualsiasi parte venga. Io stesso ho portato avanti, gratuitamente, iniziative culturali durante gli anni di questa amministrazione , con questo sindaco.
Intermezzo bis
Il Sindaco in quattro anni è stato sostenuto e sfiduciato alternativamente dall'originaria maggioranza e dall'originaria opposizione ritrovandosele un anno sì sì e un anno no a sostenerlo o a votargli la sfiducia. Senza parlare della coda finale perché risulterebbe incomprensibile, anche facendo ricorso al più cerebrale racconto di Pirandello: tutti maggioranza e tutti opposizione etc etc etc. E il Sindaco?
Colpi di fioretto (non anonimo né sotto pseudonimo).
Non faccio né l'ho mai fatto come certi giornali e giornalisti sedicenti sciasciani in paese e non solo di paese che hanno enfatizzato ed enfatizzano le imprese dell'amministrazione e del consiglio comunale o della Fondazione Sciascia o di chiunque altro a seconda della loro vicinanza o se in quel frangente hanno le mani in pasta come ad esempio un assessorato o un posto nel consiglio di amministrazione della Fondazione Sciascia etc. attaccando chi si permette di attaccare Sindaco e giunta e consiglieri nel periodo della loro "vicinanza".
Domanda
E' buona politica annullare un finanziamento con un altro, un restauro con u altro, un Progetto con un altro, mentre invece differenziandoli si potrebbero salvare entrambi valorizzando aspetti diversi della nostra cultura, della nostra storia, del nostro patrimonio architettonico?
Mancavano a Racalmuto altri locai da restaurare, come ad esempio l'ex carcere o l'ex ospedale, per valorizzare i due finanziamenti per due Progetti diversi?
Anche la natura insegna ciò, con la biodiversità.
Conseguenze
Nel 1988, in occasione del Cinquantenario dell'Incoronazione, nelle sale del Castello Chiaramontano non ancora restaurato furono allestite diverse mostre tra cui quella etnografica e tante persone erano disposte a donare i loro reperti messi a disposizione provvisoriamente a patto che venissero esposti permanentemente in un Museo. Ala fine della mostra si è dovuto restituire tutto. Quello che manca purtroppo è il senso della continuità delle idee e dei progetti, realizzati o meno. Si vive alla giornata (o a cicli politico-amministrativi). Anche i contenitori culturali realizzati posterioriormente non hanno avuto miglior fortuna. Non per nulla oggi il paese si trova nelle condizioni che sappiamo
Primo step: 16 gennaio 2019
Emilio Messana
Il Comune di Racalmuto si piazza al terzo posto nella graduatoria dell'Assessorato Regionale della Famiglia e delle Politiche Sociali per il finanziamento di un centro socio educativo per minori dai quattro ai diciotto anni. Sarà realizzato nell'ex Macello Comunale con un contributo di cinquecentomila euro per la manutenzione e per l'acquisto di arredi e attrezzature. Tre stanze saranno adibite a laboratori suddivisi per età; previsti un ufficio, una sala conferenza e una sala mensa con annesso bar. La parte esterna è’ tutta attrezzata per palco, sedie e giochi per bambini. Premiata la sinergia tra il rup e progettista del nostro ufficio tecnico, l'arch. Accursio Vinti, e la dott.ssa Carmela Matteliano, che da vicesindaco con delega ai servizi sociali ha curato fasi salienti della progettazione e seguito la partecipazione al bando. La loro competenza e il loro impegno portano alla nostra comunità un'importante infrastruttura destinata ai nostri giovani.
Ancora una volta si conferma l"inconsistenza della mozione di sfiducia promossa da Racalmuto Prima di Tutto contro la sua stessa giunta, che aveva ben amministrato. Insieme alla nuova giunta anche quest'opera sarà portata avanti nell'interesse della nostra città.
Ancora una volta si conferma l"inconsistenza della mozione di sfiducia promossa da Racalmuto Prima di Tutto contro la sua stessa giunta, che aveva ben amministrato. Insieme alla nuova giunta anche quest'opera sarà portata avanti nell'interesse della nostra città.
Secondo step: 17 gennaio 2019
LU MACELLU
^*^*^
Finanziaru l'ex macellu!
matri mia chi fu bellu
S'addrivigliaru di lu suonnu
tutti li mieriti ora vuonnu?
^*^*^
Finanziaru l'ex macellu!
matri mia chi fu bellu
S'addrivigliaru di lu suonnu
tutti li mieriti ora vuonnu?
La giunta vecchia e chiddra nova
ca la froscia nun fu di ova
Lu finanziamentu e' ora granni
e nun cuntanu li danni
ca la froscia nun fu di ova
Lu finanziamentu e' ora granni
e nun cuntanu li danni
Cuomu nenti avissi statu
l'assessuri licinziatu
Ni presenta lu so cuntu
e nun minti certu un puntu
l'assessuri licinziatu
Ni presenta lu so cuntu
e nun minti certu un puntu
A chi sirvieru tanti sgarri
li baruffi e po' li sciarri
A la fini chi fu' bellu!
la politica di lu burdellu.
li baruffi e po' li sciarri
A la fini chi fu' bellu!
la politica di lu burdellu.
Terzo step: 18 gennaio
Piero Carbone da Racalmuto senza tenere conto che la finalità di restauro dell'ex macello era quello di allocarvi un Museo etnografico (a Racalmuto ve ne sarebbero le ragioni). Per rispettare lo scopo originario, e le carte, quando, nel periodo in cui sono stato assessore, sono stati concessi i locali alla Pro Loco, ho suggerito e preteso che si indicasse esplicitamente la durata temporale dell'affidamento dei locali appunto per non compromettere lo scopo iniziale del restauro stesso appositamente finanziato, in attesa del Museo etnografico di là da venire.
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Giovanni Salvo Al di la delle superflue rime e del proficuo finanziamento. In realta' la cosa peggiore che pare stia accadendo nel nostro amato paese, oltre allo sfollamento, l'incapacita' di assegnare un significato appropriato a persone, luoghi e cose.
Piero Baiamonte Mi ricordo della volontà di istituire/aprire un utile e doveroso museo etnografico nelle sale dell'ex macello comunale, si erano anche realizzati dei pannelli e degli espositori/bacheche in legno con vetro soprastante da poter utilizzare, mi ricordo anche del parco letterario L. Sciascia è dei viaggi sentimentali, itinerari turistici inseriti o da inserire in più ampi circuiti, come anche l'esposizione permanente delle bandiere del cero dei borgesi ma con tutte le didascalie informative sulla realizzazione ben posizionate accanto, la pinacoteca con la opere donate dagli artisti che hanno esposto al Castello Chiaramontano consistente in oltre 70 opere fra pittura, scultura, fotografia, istituita ma ancora da definire, ma anche il museo archeologico che dovrebbe contenere tutti i reperti ritrovati per gli scavi della SS 640 oltre a quelli donati dalla soprintendenza, o neo ed ipotetici musei di là da venire ma che prima dovrebbe essere costituito da solide e "consolidate" basi e nel caso poi innalzarsi o ergersi, etc.. alternanze e cambiamenti istantanei senza una ben definita prerogativa o obbiettivi condivisi non fanno altro che provocare disfunzioni e dispendio di energie...
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Piero Carbone da Racalmuto Nel 1988, in occasione del Cinquantenario dell'Incoronazione, nelle sale del Castello non ancora restaurato furono allestite diverse mostre tra cui quella etnografica e tante persone erano disposte a donare i loro reperti messi a disposizione provvisoriamente a patto che nenissero esposti permanentemente in un Museo. Ala fine della mostra si è dovuto restituire tutto. Quello che manca purtroppo è il senso della continuità delle idee e dei progetti, realizzati o meno. Si vive alla giornata (o a cicli politico-amministrativi). Anche i contenitori culturali realizzati posterioriormente non hanno avuto miglior fortuna. Non per nulla oggi il paese si trova nelle condizioni che sappiamo https://archivioepensamenti.blogspot.com/.../un-museo...
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martedì 18 dicembre 2012
UN MUSEO ETNOGRAFICO A RACALMUTO
Nei locali del Castello Chiaramontano, l’Istituto professionale "Fermi" vi ha trascorso l’ultimo anno scolastico nel 1988 ed era in fase di trasloco quando, in occasione dei festeggiamenti del 50° dell’incoronazione della Madonna del Monte, con un nutrito gruppo di giovanissimi ed entusiasti volontari vi organizzai le seguenti quattro mostre: etnografica; delle bandiere del Cero; di "brillanti" (cristalli di sale e di zolfo); del pittore Guccione.
Sempre a cura dello stesso gruppo di lavoro, altre due mostre fotografiche vennero organizzate contemporaneamente nei locali
dell’ex caserma del Monte: una con le foto storiche sulla Festa del Monte messe a disposizione dai cittadini e l'altra sulla fauna e la flora
di Castronovo di Sicilia, paese "gemellato" nel 1986.
Una settima mostra, di grafica, venne allestita infine all’auditorium "Santa Chiara" e il cui
catalogo venne finanziato dal circolo di Cultura presieduto da Gregorio Casodino.
![]() |
Auditorium Santa Chiara, mostra di grafica di Nicolò D'Alessandro. Da sinistra verso destra: Salvatore Tirone, Salvatore
Belgrado, Carmelo Mulè, Leonardo Sciascia, Piero Carbone, Carmelo Rizzo, Nicolò Restivo Pantalone, Carmelo Collura.
Ben 6 mostre sono state organizzate per conto del Comitato le cui finanze non ne hanno risentito granché in quanto fatte in stretta economia. Ne hanno risentito però le automobili private, uscite a fine mostra con le ossa, anzi, con gli ammortizzatori rotti per avere trasportato dalle campagne più scognite, su stradelle malmesse, aratri e panieri, selle e falci e zappe e forconi e tummina e munneddra e sacchi di iuta e otri etc etc. etc.
![]() |
| Da sinistra: don Luigi Mattina, Elia Marino, mons. Domenico De Gregorio, Francesco Marchese. Sullo sfondo, il Castello Chiaramontano prima del restauro. |
Per fortuna, molti oggetti e attrezzi di lavoro venivano portati dagli stessi proprietari: alcuni raccomandavo di riaverli indietro, altri pensavano di farne una donazione se ci fosse stato un museo, come era intenzione ad esempio dello chaffeur (detto in siciliano gnuri) zi Cicciu Di Marco: avrebbe donato l’imbracatura dei cavalli che tiravano la carrozza prima dell’avvento dei taxi. Molti racalmutesi mettevano piede nel castello per la prima volta e firmavano convinti l'appello "Perché il Castello viva".
Al termine della mostra venne restituito tutto: sia il castello
sia l’ex macello dovevano ancora essere restaurati e non c’era dove ricoverare i reperti. Il Museo era di là da venire.
Se ne parlava in giro, ma l’idea del museo rimaneva un
etnodesiderio, come testimonia il seguente articolo che due anni prima con ingenuo ottimismo e tanta voglia di fare avevo scritto e inviato
a “Malgrado tutto”, pubblicato sul numero di aprile del 1986, nell’angolo dei
lettori.
Un Museo Etnografico a Racalmuto
Palazzolo Acreide ce l'ha, ce l'ha Gibellìna, quello di Godrano è in versione modernizzata; un po' inconsueto, quello della Facoltà di Lettere di Palermo.
E perché non anche a Racalmuto?
Sto parlando dell'eventualità di creare nel
nostro paese un museo etnografico. Una proposta pertinente, credo, per il
nostro centro.
Di Racalmuto si dice essere un « centro agricolo e
minerario » (cosi l'Enciclopedia Rizzoli-Larousse, la Treccani, le guide
turistiche, etc.) dove predomina la cerealicoltura, con notevole produzione di
zolfo, salgemma e sali potassici, e ancora olio, vino, latticini.
Che c'entra, dunque, un museo etnografico
a Racalmuto con la sua economia mineraria, agricola e pastorale? Rispondo: per
« ricordare » la cultura legata a quelle forme economiche
mentre stanno scomparendo non solo
quelle forme economiche ma
anche la cultura ad esse legata.
«
Cultura o civiltà — scrive il Taylor — è quel complesso insieme che comprende
conoscenze, credenze, arti, morale, legge, costume, e ogni altra capacità ed
abitudine acquisita dall'uomo come membro della società."
E quindi cultura sono anche tutti gli arnesi di lavoro: aratri a chiodo, setacci, coffi, cuffuna, citaleni, picconi, cafisa, vasceddi: gli strumenti, cioè, della cultura cosiddetta materiale. Ma anche le serenate, le canzoni d'amore e di protesta, le stornellate, le orazioni, le feste, la cucina, il linguaggio, le più svariate tradizioni; in breve: tutto quel patrimonio che col tempo decade e si dimentica per sempre.
Oggetti e tradizioni a cui tutti ci sentiamo legati, in proporzione diretta all'età; eppure, quanti di questi oggetti ammuffiscono nelle cantine o vanno a finire nelle discariche? E quanti altri vengono svenduti per una manciata di ceci? Del patrimonio orale non occorre dire: si rischia la tabula rasa.
E quindi cultura sono anche tutti gli arnesi di lavoro: aratri a chiodo, setacci, coffi, cuffuna, citaleni, picconi, cafisa, vasceddi: gli strumenti, cioè, della cultura cosiddetta materiale. Ma anche le serenate, le canzoni d'amore e di protesta, le stornellate, le orazioni, le feste, la cucina, il linguaggio, le più svariate tradizioni; in breve: tutto quel patrimonio che col tempo decade e si dimentica per sempre.
Oggetti e tradizioni a cui tutti ci sentiamo legati, in proporzione diretta all'età; eppure, quanti di questi oggetti ammuffiscono nelle cantine o vanno a finire nelle discariche? E quanti altri vengono svenduti per una manciata di ceci? Del patrimonio orale non occorre dire: si rischia la tabula rasa.
Sull'importanza della memoria, del resto, non mi soffermo solo per esaltare-sospirare il passato, altrimenti sarei un conservatore, ma non posso non citare il pensiero di un poeta inglese (gente astorica per eccellenza, si sa, i poeti): «A questo serve la memoria:
A liberarci... » (T.E. Eliott).
A liberarci dallo stupido linguaggio dei mass media, dalla loro petulante pubblicità: oggi per democrazia si intende livellamento di gusto nel consumo.
Un museo etnografico, invece, è creatività, se lo
si intende come l'intende A.M. Cirese, se lo si fa come lo ha fatto
Antonino Uccello a Palazzolo Acreide o Francesco Carbone a Godrano. E se noi sul serio decidessimo di farlo, non
ci negherebbero il loro contributo, la loro consulenza, né il Direttore del
museo di Godrano né il Direttore del centro di etnostoria di Palermo, prof.
Aurelio Rigoli.A liberarci dallo stupido linguaggio dei mass media, dalla loro petulante pubblicità: oggi per democrazia si intende livellamento di gusto nel consumo.
A Racalmuto, il museo potrebbe funzionare
anche, perche no?, da centro di coordinamento delle varie attività culturali che
rientrano nella sua natura, nel suo ambito di interessi. Metterebbe in moto
tante energie, coinvolgerebbe tanti giovani.
Due gruppi folkloristici, un'Associazione Pro-Loco, un Circolo di
Cultura, due radio, un giornale, un teatro...
Chi può disporre di tante e tali strutture e gruppi? Racalmuto lo può. Coordinare e lavorare di concerto sarebbe per il nostro paese un salto di qualità: non beghe né campanilismi ma un'unica volontà di lavorare. Magari all'insegna del seguente motto: "Emulare, non invidiare."
Chi può disporre di tante e tali strutture e gruppi? Racalmuto lo può. Coordinare e lavorare di concerto sarebbe per il nostro paese un salto di qualità: non beghe né campanilismi ma un'unica volontà di lavorare. Magari all'insegna del seguente motto: "Emulare, non invidiare."
Sogno? Alle volte vorrei svegliarmi senza fare svanire le larve dei miei sogni.
Non sarebbero più larve, non sarebbero
più sogni.
Intanto, per iniziare, basterebbe anche
una sala del Castello, u Cannuni, (sarebbe, tra
l'altro, una buona occasione per riparlare del povero Cestello), dove poter
eventualmente depositare i materiali del futuro museo.
Per storicizzare siffatti propositi, per realizzare il progetto del museo occorrono — l'ovvietà è lapalissiana — fondi, disponibilità. Ogni anno, mi chiedo, quanto spendiamo per il calcio? Se cento milioni o giù di lì si reperiscono per un pallone di cuoio, mi auguro se ne reperiscano almeno la metà per un più duraturo, e utile (culturalmente, turisticamente ovvero economicamente) museo etnografico. Mi capiscano gli amici sportivi: la mia vuole essere una benintenzionata provocazione: per discuterne, purché se ne discuta.
Per storicizzare siffatti propositi, per realizzare il progetto del museo occorrono — l'ovvietà è lapalissiana — fondi, disponibilità. Ogni anno, mi chiedo, quanto spendiamo per il calcio? Se cento milioni o giù di lì si reperiscono per un pallone di cuoio, mi auguro se ne reperiscano almeno la metà per un più duraturo, e utile (culturalmente, turisticamente ovvero economicamente) museo etnografico. Mi capiscano gli amici sportivi: la mia vuole essere una benintenzionata provocazione: per discuterne, purché se ne discuta.
Il fatto è che se una cosa la
si vuole, i modi per ottenerla si sapranno escogitare, possibilmente senza
scontentare nessuno.
Io, per la mia parte, ho voluto, con la suddetta proposta, lanciare una pietra nello stagno (nel paese che sempre rischia di ristagnare), sperando che l'acqua ci sia, e che non sia marcia o avvelenata.
Non altro mi proponevo: le mie volevano essere riflessioni di un racalmutese dirette a racalmutesi.
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