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lunedì 10 febbraio 2020

LA VUGLIDDRA. Novena dei bambini a maggio per la Madonna del Monte rievocando Santa Rosalia



Così scrivevo nel 2003


"Nell’economia della festa esterna che progressivamente si è venuta strutturando, il Dramma sacro Maria Vergine del Monte in Racalmuto del Bonaventura Caruselli  apre i festeggiamenti. 
Va fatto notare che la rappresentazione della venuta della Madonna rievocata dal Dramma sacro, detto in dialetto semplicemente "Recita", cade nel primo giorno dei festeggiamenti indicato col termine “triunfu”, forse conservando memoria di altri “triunfi” . 
A tal proposito una digressione: nella festa esterna della Madonna del Monte sono confluiti versi popolari e frammenti di riti spuri, non bene amalgamati con l’insieme in cui sono inseriti, se è  vero che i bambini nelle “piccole processioni” di maggio, andando di casa in casa, continuavano a  cantare fino a non molto tempo fa “Lu canazzu, lu canazzu ci dicìa – Va maritati, va maritati, Rusalia”, alludendo alle tentazioni del diavolo nei confronti della Santuzza, sennonché l’effigie che portavano in processione non era quella di Santa Rosalia bensì quella della Madonna del Monte."

Da LA MADONNA DEL MONTE NEI RIFERIMENTI TESTUALI.

Testi di vario genere sulla Madonna del Monte di Racalmuto

e di alcuni caratteri di essi.

Relazione letta al Convegno celebratosi nel 2003 in occasione del quinto centenario dell'arrivo della  statua della Madonna del Monte a Racalmuto.

Testo raccolto,  dattiloscritto e ciclostilato nel 1978

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LA MADONNA DEL MONTE ATTENDE GLI ATTI

Quando Totò Sardo mi espresse il desiderio di voler incontrare mons. Cataldo Naro per invitarlo come relatore ad un convegno sulla Madonna del Monte di Racalmuto ne fui ben felice.
Alcune circostanze: era la fine del 2002;  mons. Cataldo Naro era stato da poco nominato arcivescovo di Monreale; il dott. Salvatore Sardo rivestiva il ruolo di assessore alla cultura e di vicesindaco;  nel 2003 sarebbe caduto il cinquecentesimo anniversario della venuta "miracolosa", secondo la leggenda, della statua della Madonna detta del Monte a Racalmuto.
Ancora echeggiavano in paese i nove giorni di festeggiamenti per il cinquantenario dell'incoronazione della Madonna nel 1988, i festeggiamenti del 2003 si preannunciavano altrettanto solenni secondo le aspettative. Il convegno si inseriva in questo clima.

Ci recammo in Episcopio a Monreale per estendere l'invito e poi, conoscendo l'indole di mons. Naro e la serietà dello studioso, ritenni opportuno fargli avere alcuni libri per la necessaria documentazione; glieli portai a Poggio San Francesco dov'era in corso un ritiro spirituale condividendo per un giorno intero l'agape fraterna e le evangeliche meditazioni. L'appuntamento per Racalmuto fu confermato.


Mons. Naro venne e alla presenza di vari studiosi e dell'arcivescovo di Agrigento tenne una conferenza ricca di originali spunti di riflessione


Al termine dei lavori il comune diede incarico allo studioso don Biagio Alessi di collazionare gli atti e predisporli per la pubblicazione. 
Le cose non andarono così. 
Il prolungamento dei tempi tecnici e la morte prematura di Padre Alessi, il cui lavoro, ulteriormente sollecitato e giunto a un buon punto, ho potuto visionare nel periodo del mio incarico come assessore tecnico alla cultura, rimandarono la pubblicazione alle calende greche. 
Si sarebbe dovuto recuperare il lavoro già compiuto  presso gli eredi. Non s’è fatto. 

Sarebbe stato bello pubblicare e presentare gli Atti a dieci anni di distanza del convegno, durante la Festa del Monte di quest'anno, che si svolgerà nei giorni di venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 luglio 2013.

Nel frattempo, oltre mons. Naro, qualche altro relatore è morto.  Per non lasciar cadere l’evento nel dimenticatoio, nel 2010 ho chiesto ad Enzo Di Natali, direttore della rivista “Oltre il muro”, di ospitare l’intervento di mons Naro preceduto da una mia breve nota per contestualizzarlo.  P. C.






lunedì 8 ottobre 2018

S.O.S. PER LA CHIESA INTITOLATA ALLA "MADONNA CHE INDICA LA STRADA". I capperi selvatici stanno sgretolando l'Itria

L'Itria chiama 
la campana sona
la Mastranza
veni e si disponi:
la carrozza
va a lu campusantu
lu Priuri
prega e ntona un cantu.

Nun c'è muortu
e mancu tabutu:
li chiappari
di lu campanaru
senza dienti
si lu ruzzicaru.

©piero carbone

Era costume che la Confraternita delle Maestranze facente capo alla Chiesa dell'Itria,
attraverso alcuni soci, richiamati dal rintocco della campana e  preceduti dal gonfalone,
dietro pagamento,  partecipasse ai cortei funebri.





L'azione dannosa dei capperi selvatici colpisce sia manufatti sacri sia manufatti profani, 
come si evince dalla testimonianza dell'Assessore ai Lavori Pubblici di Todi.



"La pianta di cappero sembrerà una piantina innocua e forse, come Lei recita, sarà anche una pianta nobile nota ai Greci ed ai Romani. 
Eppure, dietro quelle foglioline si nascondono delle insidie “distruttive”. 
Senza voler fare il “professore” la informo che la Capparis Spinosa varietà Inermis, questo il nome scientifico della pianta di cappero selvatico, è capace di “divorare” mattoni e pietre delle antiche mura. 
Solo per citarle alcuni casi ricordo il problema di una colonia di queste “nobili” piante che, avendo invaso parti delle mura medievali e rinascimentali della Fortezza Vecchia, della Fortezza Nuova e dei Fossi Reali della Città di Livorno stavano “sciogliendo” la malta che teneva insieme pietre e mattoni i quali si disgregavano e/o staccavano provocando anche dei crolli."
Antonio Serafini – Ass. LL.PP Comune di Todi



















ph ©piero carbone (domenica, 23 settembre 2018)

Primi Anni Novanta, chiesa dell'Itria di Racalmuto.
Beppe Cino in visita ad una mostra di fotografie sulle trasformazioni di Racalmuto nel tempo 
e di immaginette sacre (collezione di Padre Biagio Alessi). 



*

sabato 13 luglio 2013

RICORDARE RICORDARE RICORDARE





Ieri sera c'era il sindaco di Castronovo di Sicilia a Racalmuto.

Al termine della recita, in cui si rievocava la disputa duellata tra il conte di Racalmuto Ercole del Carretto e il Principe Eugenio di Castronovo a proposito di una statua di Madonna, dal commissario straordinario, rappresentante pro tempore della comunità racalmutese, venne detto sul palco che per la prima volta dopo cinquecento anni si celebrava un gesto di riconciliazione tra le due comunità.

Silenzio.

Nessuno precisava che non era così.

Ero tra la folla. Attendevo la precisazione che non arrivava.

Era comprensibile che un commissario venuto da fuori non fosse a conoscenza di questo minuto fatto di storia locale meno comprensibile che non lo sapessero i racalmutesi per i quali anche fatti apparentemente piccoli assumono grande importanza affettiva, sociale e simbolica.

D'impeto allora mi avvicinai al bordo del palco dov'erano le autorità civili e religiose e precisai ad alta voce che il simbolico gesto di riconciliazione c'era già stato in realtà nel 1986 sancito addirittura con un gemellaggio dai rispettivi sindaci e arcipreti di allora. I più anziani, che a suo tempo avevano assistito all'evento, annuivano, gli altri che nulla sapevano , tra cui molti giovani e forestieri, guardavano stupiti, forse perplessi.

http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/04/oltre-lo-schiaffo-oltre-il-duello.html

La circostanza, eccezionale, come lo è un intervento ad alta voce durante una cerimonia pubblica, mi ha fatto capire che senza il ricordare l'esperienza passata è nulla. E l'oblio, da parte della gran folla presente, era sicuramente da estendere a libri e studi passati. Ne voglio ricordare alcuni.

I testi sulla Madonna e la Festa del Monte che pubblico di seguito, sono tratti dalla relazione La Madonna del Monte nei riferimenti testuali. Testi di vario genere sulla Madonna del Monte di Racalmuto e di alcuni caratteri di essi, da me esposta in occasione del Convegno di studi “Maria SS. del Monte. Leggenda, storia, fede religiosa, tradizione popolare, folklore” organizzato dal Comitato dei festeggiamenti, il Comune di Racalmuto e la Fondazione “L. Sciascia”, tenutosi sabato 5 luglio 2003 nei locali della stessa Fondazione.

In occasione del V centenario della presenza della statua della Madonna del Monte a Racalmuto,

il convegno aveva lo scopo di fare il punto su quanto fin’allora era stato prodotto intorno al culto della Madonna del Monte ma anche quello di analizzarlo nei suoi molteplici aspetti da diverse prospettive metodologiche e disciplinari: da quella antropologica a quella storico-artistica a quella teologica.

Per l’occasione sono stati invitati a vario titolo specialisti e cultori di storia locale, laici e uomini di chiesa.

In particolare, l’autorevole presenza e il magistrale intervento di mons. Cataldo Naro, nella duplice veste di arcivescovo di Monreale e di studioso riconosciuto, hanno conferito al convegno solennità e prestigio; in attesa della pubblicazione degli Atti, come ricordavo nel post di ieri

http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/07/la-madonna-del-monte-attende-gli-atti.html




La Confidenza del sacerdote Montagna

Nel suo Saggio storico-apologetico sulla vera patria del celebre medico D. Marc’Antonio Alaimo di Racalmuto, pubblicato a Napoli nel 1852, si legge che Racalmuto è “patria fortunata di sublimi ingegni” e si trovano i nomi, oltre quelli del D’Asaro e dell’Alaimo stesso, di “D. Francesco Curto, e D. Elia Lauricella di vasta e canonica letteratura”, il sacerdote Giovanni Scibetta “per suo Giornale Clinico del Tifo Peticchiale” e  il sacerdote Gaetano Leonardo Montagna autore de La Confidenza in Dio e Maria SS. Sotto il titolo del Monte.

Quest’opera, finora poco conosciuta e frequentata, pochissimo o punto menzionata dagli storici locali,  pubblicata a Roma nel 1814, è sottotitolata Ferventi preghiere disposte coll’ordine delle litanie lauretane, coll’officio di detta Beata Vergine / A cui la Santità di N.S. Pio Papa VII. Concede le stesse indulgenze dell’Officio Parvo: Con alcuni Inni, e Canzoncine.

Dopo un secolare oblio ci sembra veramente una buona occasione quella di riportarla alla luce nella solenne ricorrenza che Racalmuto sta in questi giorni celebrando.

Essa è divisa in cinque parti.


La quinta parte riporta la “canzoncina a Maria Santissima Stampata in un librettino composta dal M.R.P: Gaetano Maria da Racalmuto Min. Osservante

            Il canonico Montagna non sente alcun bisogno di riferirsi al grumo leggendario della venuta miracolosa della Madonna del Monte a Racalmuto né tanto meno di giustificarlo storicamente  per invogliare alla devozione mariana, anche perché  quel Monte non è da intendersi in senso geografico ovvero orografico, è piuttosto un titolo, una categoria teologica che attiene alla Madre di Dio. 

Il titolo del Monte egli lo vuole fondare, sì, ma nelle Sacre Scritture. 

Così si rivolge al lettore:
 “...di Maria ti parlo, Recalmutese, anima qualunque divota, che la veneri con quel degnissimo titolo del Monte. Sì fuggene a Maria, vieni, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe (Isa. 11.6) vieni, e vedi l'opere del Signore quali prodiggii ha fatto sulla terra, eccoti un monte, che per la sua fortezza conturba i monti di vanità, di fasto, di superbia (Psal.45.3.) Vieni salisci meco a questo monte di mirra, e incenzo (Isaia 2.)
[...] Chi ritrova Maria, ritrova la vita, ed avrà la salute dal Signore: ella è quel monte di Sionne, e Gerusalemme, in cui è la salvazione (Isa.33.) perché tutte le grazie ci provengono da Maria. Essa quel monte in cui Iddio pose le sue magnificenze, poichè ricca della pienezza della grazia; perchè Madre di Dio, e per tale dignità Maria si deve amare, venerare, invocare con gran fiducia, come Madre di grandissima misericordia”.


            Maria ascende al monte del Signore e protegge l’uomo nel bosco della vita additandogli la dritta via, “il dritto calle”, per uscire dalla valle in cui altrimenti si sarebbe irrimediabilmente smarrito fino a perdersi. 
Con queste e altre immagini, gravide di sensi e rimandi teologici, il sacerdote Montagna esprime la sua mariologia, non disdegnando di ricorrere al linguaggio dei versi come nel seguente componimento riportato nella sua Confidenza:


Canzoncina a Maria Santissima

Stampata in un librettino composta dal M.R.P.

Gaetano Maria da Racalmuto

Min. Osservante.

***

Vergine Santa, e pia
Immaculata, e pura
Fa l’alma mia sicura
in questo bosco.

Vergine io non conosco
Poterne uscir giammai,
Se mani non mi dai,
E non mi ajuti.

Se tu non mi rifiuti
Refugio d’ogni gente,
Sempre sarò vincente
In ogni guerra.

Per te si chiude, e serra
La rea porta infernale,
Per te s’ascende, e sale
In Paradiso.

Vergine il tuo bel viso
Piacque tanto al Signore,
Ch’assolve al peccatore
Ogni peccato.

Vergine io ho chiamato
Il tuo divino ajuto,
Perchè io son perduto
In questa valle.

Mostrami il dritto calle
D’uscirne, ed’ aver posa
Madre figliuola,  e sposa
Dell’eterno.

Io soggetto al cieco averno
In questa fragil varca,
Però o nobil arca
A te m’inchino.

Fa grazia a me meschino,
Ch’io possa in Paradiso
Coi santi stare in riso
In carità.

Vergine abbii pietà
D’ogni mio gran peccato
E fa ch’io sii salvato
O Madre santa.

Per te la Chiesa canta:
Salus es infirmorum,
Refugium peccatorum,
O Mater Dei.

venerdì 12 luglio 2013

LA MADONNA DEL MONTE ATTENDE GLI ATTI

Quando Totò Sardo mi espresse il desiderio di voler incontrare mons. Cataldo Naro per invitarlo come relatore ad un convegno sulla Madonna del Monte di Racalmuto ne fui ben felice.
Alcune circostanze: era la fine del 2002;  mons. Cataldo Naro era stato da poco nominato arcivescovo di Monreale; il dott. Salvatore Sardo rivestiva il ruolo di assessore alla cultura e di vicesindaco;  nel 2003 sarebbe caduto il cinquecentesimo anniversario della venuta "miracolosa", secondo la leggenda, della statua della Madonna detta del Monte a Racalmuto.
Ancora echeggiavano in paese i nove giorni di festeggiamenti per il cinquantenario dell'incoronazione della Madonna nel 1988, i festeggiamenti del 2003 si preannunciavano altrettanto solenni secondo le aspettative. Il convegno si inseriva in questo clima.

Ci recammo in Episcopio a Monreale per estendere l'invito e poi, conoscendo l'indole di mons. Naro e la serietà dello studioso, ritenni opportuno fargli avere alcuni libri per la necessaria documentazione; glieli portai a Poggio San Francesco dov'era in corso un ritiro spirituale condividendo per un giorno intero l'agape fraterna e le evangeliche meditazioni. L'appuntamento per Racalmuto fu confermato.


Mons. Naro venne e alla presenza di vari studiosi e dell'arcivescovo di Agrigento tenne una conferenza ricca di originali spunti di riflessione


Al termine dei lavori il comune diede incarico allo studioso don Biagio Alessi di collazionare gli atti e predisporli per la pubblicazione. 
Le cose non andarono così. 
Il prolungamento dei tempi tecnici e la morte prematura di Padre Alessi, il cui lavoro, ulteriormente sollecitato e giunto a un buon punto, ho potuto visionare nel periodo del mio incarico come assessore tecnico alla cultura, rimandarono la pubblicazione alle calende greche. 
Si sarebbe dovuto recuperare il lavoro già compiuto  presso gli eredi. Non s’è fatto. 

Sarebbe stato bello pubblicare e presentare gli Atti a dieci anni di distanza del convegno, durante la Festa del Monte di quest'anno, che si svolgerà nei giorni di venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 luglio 2013.

Nel frattempo, oltre mons. Naro, qualche altro relatore è morto.  Per non lasciar cadere l’evento nel dimenticatoio, nel 2010 ho chiesto ad Enzo Di Natali, direttore della rivista “Oltre il muro”, di ospitare l’intervento di mons Naro preceduto da una mia breve nota per contestualizzarlo.  P. C.






ALCUNI PASSAGGI DELL'INTERVENTO DI MONS. CATALDO NARO

[...] L’autore, un gesuita, padre Morreale, dice a un certo punto del suo volume, pagina 122, che a chi volesse chiamare fanatismo le manifestazioni di culto verso la Vergine, devo rispondere che una cosa è l’autentico sentimento religioso e altra cosa è l’ammirazione cieca, l’entusiasmo incontrollato, non illuminato dalla ragione, il vero sentimento religioso non è fanatismo, non è semplice tradizione, anche se questa nei suoi aspetti positivi ha una importanza non trascurabile, non è pura abitudine, ripetizione cioè di atti per meccanica consuetudine, non è una qualsiasi religiosità pagana né si riduce ad animo naturalmente religioso, che talvolta mescola indiscriminatamente cristianesimo e paganesimo.

         È un autore che scrive negli Anni Settanta del secolo appena trascorso, mi pare alla fine del ’77 dice il Padre Sferrazza nell’Introduzione, quindi una trentina di anni fa, e  si sente obbligato a dire che certe manifestazioni della devozione mariana qui a Racalmuto non sono paganesimo,  non sono fanatismo, e nel dire questo, accusatio non petita, vuol dire che lui o altri pensavano questo. Non è così?  Lo stesso autore a pagina 117 raccontando dell’incoronazione della statua della Vergine qui a Racalmuto il 12 giugno 1938, riferisce delle omelie che ben tre vescovi tennero in quella occasione, il vescovo Peruzzo, vescovo diocesano, più Ficarra e Jacono mi pare, vescovi originari della diocesi, e riferisce padre Morreale che in quella occasione i vescovi tennero a dire qual era la vera devozione mariana, vera, contrapposta a falsa, non vera, deviata, e cose di questo tipo.

Guardate, prendiamo sul serio queste affermazioni. Che significano dal punto di
vista culturale? Significa che chi scorge in manifestazioni attuali, sotto i loro occhi
30 anni fa o 60 anni fa per l’incoronazione, scorge qualcosa di non vero, di non autentico, di pagano, di non veramente cristiano, da una valutazione, una valutazione che definisce un comportamento, che definisce un comportamento che è culturale, che è frutto di una storia, e dando questa valutazione afferma uno scarto tra la sua cultura, il suo modo di intendere come autentica una forma di devozione, e chi invece, rilegato nel passato in questo caso, non attinge quella autenticità. Il problema non è di paganesimo e cristianesimo, il problema è di livelli storicamente datati di cultura cristiana. 
Io credo che  non si possa dire sul piano fenomenologico storico, qui ci sono diversi studiosi di storia, che una manifestazione risalente, che so, al 500, giudicata dal 900, solo perché giudicata sulla base della cultura cristiana del 900, non rispondente ai suoi canoni, debba essere valutata come pagana, risale semplicemente ad un’altra epoca in cui il cristianesimo culturalmente si esprimeva in maniera diversa. [...]