Petru Fudduni, nato a quanto pare nel 1600 a Palermo, era un povero spaccapietre, povero come e perché ai suoi tempi lo erano gli spaccapietre, ma non poveraccio né un perdente, anzi, per Pino Caruso, addirittura vincente. Povero e vincente, ma è possibile? Sì, se definiamo la giusta misura delle parole.
Petru cu la petra si struiju,
e Petru cu la petra si campau;
a stissa petra chi Petru 'ntagghiau,
un jornu, pi cummogghiu ci sirvìu.
Petru Fudduni
Petru con la pietra si è evoluto,
e Petru con la pietra si è sostentato;
la stessa pietra che Petru ha intagliato,
un giorno, per tomba è servita.
"Un personaggio che vinceva - scrive il comico palermitano che comico non sembra per come scrive ponderatamente - con nient'altro che gli fosse stato dato dalla natura: con l'arguzia cioè con l'intelligenza fatta parola. E questo, in moneta sonante, per il popolo significava speranza."
La sua fama, fondata primieramente sulla tradizione orale, è dovuta soprattutto alle famose sfide poetiche con altri poeti o verseggiatori.
Dammi guerra, Fudduni, e l'armi pigghia,
mentri ca lu me senziu si scummogghia;
Dimmi: Cu' mori subito ca figghia?
...
Cu' fa prima lu fruttu e poi la fogghia?
Cu' è ch'a l'occhi chiusi e sempri vigghia?
Cu' è ca mori e rinnova la spogghia?
Un Poeta.
Pueta, lu me senziu s'assuttigghia,
t'arrisorvu lu dubbiu a la to' vogghia;
la vipra mori subitu ca figghia;
...
la ficu fa lu fruttu e poi la fogghia;
lu munnu ha l'occhi chiusi e sempri vigghia;
lu vermu mori e rinnova la spogghia.
Petru Fudduni
Combatti, Petru Fudduni, e prendi le armi,
mentre il mio ingegno si acumina.
Dimmi: Chi muore subito dopo il parto?
...
Quale pianta fra prima i frutto e poi la foglia?
Chi è che con gli occhi chiusi sempre è sveglio?
Chi è che morendo si rinnova?
Un Poeta
Poeta, il mio estro si assottiglia,
ti risolvo i dubbi ai tuoi quesiti:
è la vipera che subito muore dopo il parto;
il fico prima fa il frutto e poi la foglia;
il mondo ha gli occhi chiusi e sempre veglia;
il verme morendo rinasce.
Compose una Pazzia d'amuri, molte poesie sono di materia religiosa e altre ancora venate di un'amara filosofia della vita assonante con il settecentesco Chiantu d'Eraclitu dell'abate Giovanni Meli.
Petru Fuddruni era tagliato in particolar modo per il componimento breve, scattante, lapidario; sorprendeva sempre e riscuoteva simpatie e consenso dal popolo anche se la sua fama era abbastanza variopinta e moralmente discutibile: beone, crapulone, attaccabrighe.
Petru Fuddruni era tagliato in particolar modo per il componimento breve, scattante, lapidario; sorprendeva sempre e riscuoteva simpatie e consenso dal popolo anche se la sua fama era abbastanza variopinta e moralmente discutibile: beone, crapulone, attaccabrighe.
Eppure, tutto il popolo gli perdonava, non solo per lo sfavillio della sua intelligenza che fronteggiava senza timori poeti altezzosi ma per l'altra più profonda motivazione indicata da Pino Caruso e cioè che era in grado di accendere la speranza, nel popolo dei meno abbienti, degli ultimi, dei più sfortunati: "la speranza di poter vincere un giorno la boria, la ricchezza prevaricatrice e la prepotenza con la sola forza delle idee".
Balata supra tutti li balati,
tu m'hai di pirdunari si si' smossa;
iu t'haju a dari tanti martiddati,
ca t'haju a 'mpicciuliri si si' grossa.
Petru Fudduni
Lastrone sopra altri lastroni,
tu mi devi perdonare se t'ho smosso;
ti devo ancora furiosamente martellare
perché ti devo rimpicciolire se sei grosso.
Una bella missione, insomma, quella del poeta sregolato e paladino. Oggi un Petru Fudduni redivivo farebbe fatica a ritagliarsi quel coraggioso ruolo non solo perché si può essere genialmente sregolati solo se le regole ci sono, socialmente accettate e pubblicamente sanzionate, ma la fatica maggiore sarebbe di fare il paladino, non perché non ci sia da brandire lance e durlindane ma perché sconsolatamente assalito dal dubbio che forse non ne varrebbe la pena.
Le citazioni sono riprese da Petru Fudduni, I versi di un mito, a cura di Giuseppe Mannino, prefazione di Pino Caruso, Edikronos, Palermo 1981.
Ho riportato sostanzialmente l'ortografia del testo; la traduzione italiana è mia.
Le immagini, poco professionalmente fotografate, riproducono le incisioni di Salvator Rosa, contenute nel volume pubblicato a Parigi da Bonnart tra il XVII ed il XVIII secolo, conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo.


