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martedì 8 gennaio 2019

EPOPEA (DEL GESSO) SIA, TRA PASSATO, PRESENTE E... FUTURO. A Caltanissetta il 12 gennaio contributi scientifici e artistici in un convegno che sarà una festa dell'identità ritrovata



Anche il Blog "Archivio e Pensamenti" ha un cuore di gesso

Il rammarico di Marina Castiglione sulla mancanza di un'epopea del gesso, pubblicato la scorsa estate inizialmente su un social e subito dopo  in un Post del Blog "Archivio  e Pensamenti", ha creato un'amicizia e un'intesa, inoltre è stato il  refrain dei successivi Post che hanno sollecitato e accolto interessi e contributi da varie parti della Sicilia, con meraviglia e curiosità per un aspetto della nostra cultura e della nostra economia tanto diffuso, utile e visibile, soprattutto in passato, quanto ignorato.  Molto usato era il gesso prima dell'avvento del cemento. 
Marina Castiglione, da accademica, con sensibilità di studiosa non avulsa dal contesto in cui opera attivamente e vive, ha proiettato quello che poteva rappresentare un curioso o interessante revival o festival del gesso in un evento dotato dei  crismi della scientificità. 
Il Convegno di studi, arricchito da interventi specialistici, testimonianze varie e contributi artistici,  tra recuperi,  analisi e proposte, rappresenta indubbiamente l'inizio di un cammino auspicato con lungimirante visione. 


Brochure


Non un convegno fine a se stesso.
Il rammarico di Marina Castiglione, quasi un appello

Marina Castiglione, Parole e strumenti dei gessai in Sicilia. 
Lessico di un mestiere scomparso, 
Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani, Palermo 2012,  pag. 17


Locandina




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sabato 31 gennaio 2015

IL ROSSO E IL NERO: IL COMUNISTA BONANNO E L'ARCIPRETE PUMA

seguito del post di ieri 30.1.2015:





Davanti a questo grande quadro, composto come un onirico sogno rossoaccceso con turbe di candidi angeli e un assorto Giacobbe in altrettanta candida veste, Padre Alfonso Puma dissertò animatamente con Pippo Bonanno di teologia e di pittura.


Uno rosso comunista, esuberante, ateo, pittore militante dagli accesi cromatismi e dai sensuali ammiccamenti, l'altro ecclesiastico, arciprete, pittore casto e centellinato, teologicamente corretto, misticheggiante ma molto umano. 

Due mondi apparentemente inconciliabili.



Eppure, nel fervore delle accese discussioni, trovarono nei ragionamenti un punto di raccordo in Blaise Pascal e nel rapporto umano una profonda, reciproca stima e direi, pur nella esigua frequentazione, un fraterno affetto, quasi un'amicizia.

Si conobbero nella primavera del 1989, in occasione della mostra di Pippo Bonanno a Racalmuto, fu un incontro reciprocamente fruttuoso ma su aspetti diversi: per Bonanno fu uno stimolo spirituale e intellettuale che forse andava cercando da tempo e cioè riaccostarsi, seppure criticamente, alla religione dell'infanzia, degli avi, della nonna racalmutese; per Padre Puma fu un'occasione feconda per reimpastare la tavolozza dei suoi colori. 

Fu naturale che, l'anno successivo,  quando glielo chiesi, Pippo Bonanno  ne scrivesse il testo critico di presentazione alla mostra dell'amico Alfonso Puma, mostra che faceva seguito ad altre mostre (poche in verità) dopo tanto, tanto tempo. 














Da sx: dr. Enzo Sardo, Padre Alfonso Puma, dr. Vincenzo Milioto


Seguiranno i post con il testo critico di mons. Domenico De Gregorio e l'intervista di Elia Marino.




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Testi e immagini dal catalogo della mostra: Alfonso Puma, La natura delle cose, Auditorium "Santa Chiara" (Racalmuto), 5 - 16 luglio 1991

venerdì 30 gennaio 2015

DIPINGENDO TRA LE PARROCCHIE DI RACALMUTO





Manca la data finale che ha chiuso la vicenda di Alfonso Puma
come uomo come sacerdote come artista: 2 gennaio 2008.
Una data che si schiude al ricordo. Triplice ricordo.








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Testi e immagini dal catalogo della mostra: Alfonso Puma,  La natura delle cose, Auditorium "Santa Chiara" (Racalmuto),  5 - 16 luglio 1991

sabato 8 settembre 2012

IL SOGNO DI PADRE PUMA



Sollecitato da un’immaginaria lettera di Calogero Taverna a Padre Puma, apprezzando l’iniziativa e sollecitato anche dalle domande di Carmelo Rizzo, ho colto l’occasione per rievocare con piacere alcuni particolari.

La lettera di Calogero Taverna:
Caro, carissimo padre Puma (indirizzo: Regno dei Cieli) noi siamo stati amici dal 10 ottobre 1945 sino al giorno della tua dipartita. Sai quanto ti ho voluto bene. Pensa a quanto soffro nel vedere autoproclamatisi santi in terra bistrattarti. Tu hai riconsegnata dignitosa e se non bella degna di un paese mezzo eretico e mezzo bigotto questa nostra matrice. Altri non vogliono che tu sia ricordato e confinano una targa fornita da costruttori a tua memoria in un angoletto in basso dietro un'anta del paravento dell'ingresso principale in modo che nessuno la veda. Non c'è verso di far porre rimedio a questa profanazione a questo irriverente gesto. Non potresti far mandare un qualche arcangelo per un lieve ammonimento?

Carmelo Rizzo: Mi ha commosso questa bella lettera inviata al nostro carissimo P. Puma ...sono stati tantissimi ad amarlo... i racalmutesi sono gelosissimi dei propri sentimenti, preferiscono tenerli dentro, non esternarli, ma l'affetto per P. Puma è ancora grande!

Piero Carbone: Quando l’amministrazione comunale gli ha organizzato la mostra, da me curata, era felice come un bambino; sollecitato dall’evento, s'è messo a dipingere ravvivando i colori: il precedente incontro con il pittore Pippo Bonanno diede i suoi cromatici frutti; le foto che lo ritraggono alla Fontana di novi cannola, ai piedi del Castelluccio, nel gabinetto del sindaco davanti a un quadro del Bonanno, scattate apposta per il catalogo, risalgono a quel periodo.                                                                                          Poco prima dell'inaugurazione venne a confidarmi sconsolato che l'avevano criticato proprio per la mostra con motivazioni apparentemente evangeliche: si mettesse a fare opere di carità, piuttosto! Mi ha fatto impressione tanta vulnerabilità. Lo incoraggiai come potei, con la parabola dei talenti. La pittura è un talento anche per un prete.                                                                                       La mostra riuscì benissimo. Intervennero mons. De Gregorio e Il vescovo Ferraro da Agrigento, il maestro Bonanno da Palermo, e tanta altra gente. Non ricordo se lo fecero i confratelli.

Carmelo Rizzo: Piero...correva l'anno.....

Piero Carbone: Correva l’anno 1991, la mostra si tenne all’Auditorium Santa Chiara  dal 5 al 16 luglio. In concomitanza con l’inaugurazione della mostra, Racalmuto ospitava tanti illustri personaggi della politica, della magistratura e del giornalismo, impegnati nel convegno intitolato “Il paese della ragione”. Padre Puma fu oltremodo compiaciuto percé alcuni di quei personaggi, tra cui gli onorevoli Mannino e Martelli, visitarono la sua mostra.

Carmelo Rizzo: ‎...quadri del P. Puma sono a..........

Piero Carbone: Non saprei, attualmente potrebbero trovarsi presso gli eredi, ma sarebbe auspicabile che i quadri di un pittore fossero visibili, come si dice, fruibili. Così come la musica va ascoltata, la pittura va guardata e ammirata. Certi quadri, poi, certe immagini, entrano nell’immaginario collettivo, e non si possono pertanto relegare in esclusiva entro quattro pareti.                                                                                    Mi piacerebbe vedere il Cristo coronato di spine realizzato a carboncino ai tempi del Seminario o i piccoli ritratti a matita di suo papà e di sua mamma o “Incontro dei popoli” del 1972, e infine il “Sogno di Giacobbe”,  acrilico dipinto nella vecchia e ormai abbandonata  casa paterna, completato con affanno, per la mancanza di tempo, alla vigilia dell’inaugurazione della mostra. Davanti a questo grande quadro (cm 1,45 X 2,45) composto come un onirico sogno rossoaccceso con turbe di candidi angeli e un assorto Giacobbe in altrettanta candida veste, dissertò animatamente con Pippo Bonanno di teologia e di pittura.

Calogero Taverna: I confratelli non applaudirono: borbottarono di brutto. Bonanno fu aspretto. Mi sono permessa una controcritica: naturalmente nessuno l'ha pubblicata. Prima o poi lo farò io direttamente.

Piero Carbone: Non sapevo di questa controcritica, anche perché non è stata finora pubblicata. Nell’attesa di leggerla, alcuni pensieri critici riportati nel catalogo della mostra  intitolato “La natura delle cose”, potrebbero fornirci utili prospettive per comprendere meglio le ragioni e i vagheggiamenti di un pittore e del suo pittare.

Calogero Taverna: …a lu Cannuni potrebbero rifare la mostra del defunto pittore PUMA ALFONSO

Piero Carbone: E perché no?

Testimonianze critiche:
“A San Basilio Magno si attribuisce il pensiero che i pittori facciano con i pennelli ciò che gli oratori sacri fanno con la parola: evangelizzano. […] Un sacerdote, vermente artista, può arricchire il suo ‘ministerium Verbi’ o prestargli risonanze complementari…”.                       Agrigento, 15 giugno 1991. Carmelo Ferraro, Vescovo.

“Ché le tematiche rimangono saldamente legate alle grandi radici culturali dell’artista. Ed è questa la nota più apprezzabile della pittura di Alfonso Puma. Dalla quale traspare, tutto sommato, il desiderio e l’intenzione di correre liberamente per i sentieri perigliosi del colore (senza però perdere mai di vista la finalità del percorso)”.                       Palermo, 31 maggio 1991. Pippo Bonanno

“Attualmente tra i sacerdoti agrigentini non sono numerosi i cultori dell’arte e della poesia, gli artisti e i poeti: l’arciprete Alfonso Puma è certamente fra i più notevoli per ricchezza e varietà di opere, per novità ed elevatezza di arte.                                                      In una città, come Racalmuto, ricca di arte, in cui aleggia ancora, nella magia delle sue luci e dei suoi colori, l’atmosfera incantata del Monocolo, egli, fin dall’infanzia, avertì in sé e armoniosamente coltivò ed aiutò a crescere, i germi della vocazione artistica e sacerdotale e già nel Seminario di Agrigento, durante i suoi studi, cominciò non solo a mostrare, ma a realizzare i suoi talenti artistici, imitando e copiando, da autodidatta, i grandi maestri, individuando e discernendo sempre la sua vena poetica che si effuse e sviluppò in seguito, producendo numerose e belle creazioni artistiche che avvincono e conquistano, suscitando in chi le ammira, una spontanea e sincera partecipazione, un profondo godimento estetico, una scossa salutare invitante e richiamante ad uno stacco dal contingente, dal tempo, per attingere l’eterno”.                                                                                  Agrigento, 14 giugno 1991. Mons. Domenico De Gregorio                                                                    








Immagine da Internet