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sabato 9 gennaio 2021

QUELLA FINESTRA ILLUMINATA FINO A TARDA NOTTE. Durante le celebrazioni del centenario di Sciascia, l'amico Lillo Giangreco mi racconta che...

 



Dalla contrada "Calìa Lago" si vedeva dirimpetto, in lontananza, la casa di Sciascia in contrada "Noce" - mi dice Lillo Giangreco che in contrada "Calìa Lago" ha una casa di  villeggiatura, - e la luce accesa di una finestra fino alle quattro di notte... Era quella di Sciascia che stava scrivendo. 
E accenna alcuni frammenti di un aneddoto con vespe e cavalle che varrà la pena stendere con cura e calma per la sua valenza metaforica: quasi quasi sa di apologo. 
In questi giorni di celebrazioni del centenario della nascita (1921-2021) cade a fagiolo.



ph ©Calogero Giangreco

venerdì 8 gennaio 2021

CENTO ANNI FA SCIASCIA NASCEVA A RACALMUTO. "Ti so della mia terra", una canzone per il centenario

8 gennaio 1921 - 8 gennaio 2021


 TI SO DELLA MIA TERRA

Parole di Piero Carbone*

Musica di Antonio Zarcone

 

I

Ti so

della mia terra,

voce che non si spegne

e vuci di surfara,

vuci d'antichi mali

 

sei stato voce amica

del paese crestato

di colline e  castelli

e sogni diroccati...

 

e cori in pena

di scunfitti luntani

sradicati emigranti

a Mons o a Milano.

 

Ritornello:

Rakal-Maut, Rakal-Maut, 

Rakal-Maut, Terra mia.

 

II

Lacerasti secoli 

d'abusi e storture 

strappasti tele 

d'infamie assodate.

 

Ci serva a monito

la Ragione additata 

che la storia è anguilla 

e va presa all'asciutto.


Rit.:

Rakal-Maut 

Rakal-Maut 

Rakal-Maut 

Terra mia.

 

Rakal-Maut

Rakal-Hamud

Rakala-Maut

Terra mia.


Recitato:

Rakal-Maut

Rakal-Hamud

Rakala-Maut

Villaggio morto

Villaggio di Hamud

Morte che va via



 

 

 

*Il testo originario, pubblicato in Sicilia che brucia,  è stato inserito nel 1990 nell’omonima cartella d’arte con due incisioni ispirate alle Parrocchie di Regalpetra e alla Morte dell’Inquisitore, con il contributo critico di Claude Ambroise intitolato “Il Purgatorio di Sciascia”.

sabato 5 settembre 2020

GLI OCCHI, LA STATUA E IL "GESSO PARLANTE" IN BOITO, D'ANNUNZIO E SCIASCIA. Il gesso nella scrittura






Camillo Boito, Senso (1883)



"L'avvocatino impallidì per modo che i suoi occhi neri parvero due buchi in una faccia di gesso; s'alzò dal canapè barcollando ed uscì senza guardarmi. 
Tornerà, tornerà, scommetto. 
Ma è un gran dire che a commuovermi l'anima non ci sia altro verso che il rammentarmi d'un uomo, nel quale, ad onta della mia furibonda passione, vedevo intiera la bassezza infame."

Da: Camillo Boito, Senso (1883)


Gabriele D'Annunzio, Forse che sì forse che no (1959)

"- Ma che furia! Isabella, vi farete male alle dita. Certo, così spaventerete il custode che rifiuterà di lasciar entrare a quest'ora una piccola folle polverosa.
Paolo rideva, rapito tuttavia da quella vitalità volubile, da quella diversità d'aspetti e d'accenti, da quell'ardo- re e da quel tumulto che del luogo ov'ella era sembravano fare il punto più sensibile dell'Universo.
- C'è il campanello - disse una voce timida. Ed entrambi soltanto allora si accorsero che dietro i due sedili emergeva, di mezzo a un cumulo di cerchioni sovrapposti, il meccanico trasfigurato dalla polvere in un busto di gesso parlante.
L'impaziente si maravigliò, poi rise. Cercò il campanello, tirò con tutta la forza. Il tintinno si propagò nell'ignoto. S'udì un passo, un borbottio, uno scrocco di chiave; l'imposta s'aprì; il custode apparve su la soglia. Barbuto e canuto, era la figura volgare del Tempo senza clessidra né falce. Non gli diede agio d'aprir bocca ella, ma subito lo avvolse nella sua implorazione irresistibile.
- Lasciateci entrare! Siamo di passaggio. Ripartiamo prima di notte. Non torneremo forse mai più. Vi prego, vi prego! Nessuno vede, nulla può accadere. Lasciate che entriamo, per un'occhiata almeno! Mi chiamo Isabella.
Più di quella grazia infantile e di quella calda voce supplichevole e di quel nome dominante valse l'offerta del compagno. Il Tempo sorrise nella barba gialliccia, e si scansò."
pag. 21-22



Da: Gabriele D'Annunzio, Forse che sì forse che no - Ed. integrale - Milano, A. Mondadori, 1959. - 367 : 19 cm. – (Biblioteca moderna Mondadori. Sezione romanzi racconti ; 309)
LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet: http://www.liberliber.it/biblioteca/licenze/


Leonardo Sciascia, Candido (1989)

"Si buttò o fu buttato a terra, la borsa con le cartelle del processo stretta al petto. Dieci minuti dopo - ché tanto, seppe poi, era durato il bombardamento - si rialzò in un silenzio attonito, pauroso: un silenzio che pioveva polvere, fittissima e infinita polvere. Ma dapprima fu come cieco: fu il pianto, furono le lacrime, che gli aprirono lo sguardo a quella pioggia di polvere. Quando, secoli dopo, la polvere cominciò a diradarsi, vide che la strada non c'era più, che non c'era più la stazione ferroviaria, che non c'era più la città. Uscì dalla corolla facendosi scivolare nell'immenso fossato che c'era intorno e poi faticosamente risalendolo. E si trovò davanti una grottesca statua di gesso, vivi e come appena strappati, atrocemente strappati a un uomo vivo e trapiantati nella statua, soltanto gli occhi."

Da: Leonardo Sciascia, Candido, in Opere 1971-1983, Bompiani, Milano 1989. pag. 351


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Carcara di mio nonno Calogero in contrada "Buovo"



ph ©piero carbone


mercoledì 27 novembre 2019

A PROPOSITO DELLA "CODA" DI MATTEO COLLURA. Citazioni acefale


Da Il Maestro di Regalpetra, pag. 73
Da Il Maestro di Regalpetra, pag. 218

Da Il mio Sciascia, pag. 29
Da Il mio Sciascia, pag. 30

Piero Carbone, Il mio Sciascia, Edizioni Grifo, Palermo 1990.


Matteo Collura, Il Maestro di Regalpetra, Longanesi & C. edizioni, Milano 1996.

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mercoledì 20 novembre 2019

...POI CHE DORMONO I VIVI. Una poesia nel ricordo, si spera fecondo, di Leonardo Sciascia


A trent'anni dalla sua morte avvenuta il 20 novembre 1989

CHI CI FARA' MEMORIA?

Segui, risveglia i morti,
poi che dormono i vivi."
Giacomo Leopardi, Ad Angelo Mai



La poesia "Chi ci farà memoria?"  è stata pubblicata nella raccolta 
Sicilia che brucia, Grifo Edizioni, Palermo 1990
ed inserita  nella Cartella d'arte Ti so della mia terra

martedì 19 novembre 2019

NON FU COCCODRILLO. Il mio articolo pubblicato per la morte di Sciascia voluto dal direttore di Nuove Effemeridi Antonino Buttitta

"Nuove Effemeridi" Anno II, n. 8, 1989 / IV




Avevo inviato il testo  "Il paese di Sciascia e delle passeggiate" al  prof Nino Buttitta, direttore della rivista trimestrale  Nuove Effemeridi, per rispondere ad una sua domanda di qualche anno prima circa i rapporti tra Sciascia e i racalmutesi e viceversa. 

In attesa di un responso, con mia gradita sorpresa l'ho visto pubblicato sulla prestigiosa rivista, curata da Gianfranco Marrone, in una speciale occasione non prevista: la morte di Sciascia avvenuta il 20 novembre 1989. Ma non era stato  concepito come un coccodrillo. Anzi, lo stesso testo dattiloscritto,  che ho fatto leggere al prof. Salvatore Restivo, sarebbe stato da lui consegnato  ad alcuni racalmutesi residenti a Milano perché lo facessero avere a Sciascia, che appunto lì si trovava in quel periodo, ma non ho mai saputo se Sciascia  l'abbia letto o gli sia stato mai consegnato. Sempre più precarie si facevano le sue condizioni di salute 

Ad un anno dalla morte di Sciascia invece, in una libera collaborazione con l'amministrazione del comune di Racalmuto, ho curato un incontro "sciasciano" sulle Parrocchie di Regalpetra invitando Claude Ambroise, Gesualdo Bufalino, Antonio Di Grado e Natale Tedesco che ho invitato, mi ricordo,  per telefono o personalmente. Per l'occasione ho curato la pubblicazione di una cartella con due incisioni rispettivamente di Nicolò D'Alessandro e Domenico Faro (di cui conservo ancora la corrispondenza), un bel testo di Claude Ambroise sul "Purgatorio" degli scrittori post mortem e due mie poesie,  lette da Mariella Lo Giudice, "Chi ci farà memoria?" e "Ti so della mia terra", consegnata anche al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano quando venne in visita alla Fondazione Sciascia. 

In questi giorni di ricordo e di celebrazioni mi è sembrato opportuno riesumare questi e altri "gesti", immaginando che il ricordo sia ritenuto in qualche modo significativo. 
Probabilmente, un po' meno per gli organizzatori, in paese, delle celebrazioni del trentennale della morte di Sciascia,  tra Fondazione e Amministrazione comunale. 

















"L'Ora", mercoledì 11 luglio 1990:

"Unicuique suum"cm 100 x 80 (1989)
Quadro donato da Pippo Bonanno al comune di Racalmuto
 in occasione della mostra  "Ritorno a Racalmuto"
( Auditorium "Santa Chiara" 27 maggio - 4 giugno 1989)



Il testo, già pubblicato su Nuove Effemeridi,  nel frattempo pubblicato a sé in un libretto col titolo Il mio Sciascia, è stato poi inserito nel volume collettaneo  Ricordare Sciascia, pubblicato  nel 1991 da Publisicula Editrice, a cura di Paolo Cilona e Antonio Maria Di Fresco, con il contributo del Prof. Pio Lo Bue. Un volume in grande formato di 448 pagine, Lire 120.000.

 Così scriveva Matteo Collura nella premessa "Leggere e rileggere Sciascia": 

"Leonardo Sciascia a poco più di un anno dalla sua morte. Verrebbe da dire: uno, nessuno e centomila.  Sì, perché ognuno parla di un suo Sciascia, sciorinando verità che fino a quando Sciascia era vivo aveva tenuto dentro per 'rispetto al maestro'. Ha proprio ragione Enzo Biagi (che lo ha scritto subito dopo la morte di Sciascia): il problema non è tanto morire, quanto restare nella memoria degli altri".









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venerdì 15 novembre 2019

DU GEHÖRST ZU MEINEM LAND / TI SO DELLA MIA TERRA. Una poesia per Nanà. Traduzione in tedesco di Saro Marretta


Ti so della mia terra

A Leonardo Sciascia
che ha amato i luoghi che amo.


Ti so
della mia terra,
voce che non si spegne
e voce di zolfara,
voce d'antichi mali
sei stato, voce amica
del paese, crestato
di colline, castelli
diroccati...
e cuori in pena
di sconfitti lontani,
sradicati emigranti
o a Mons o a Milano.

Lacerasti secoli d'abusi, 
strappasti tele d'infamie assodate,
esaltando tenaci concetti 
di chi soccombeva.

Ci serva almeno a monito
la Ragione additata: 
che la storia è viscida 
ed è come anguilla. 
Va presa all'asciutto.
in Sicilia che brucia, Edizioni Grifo, Palermo 1990

Nanà.
Disegno su polistirolo, attribuito ad Angelo Scimè


Du gehörst zu meinem Land


Für Leonardo Sciascia, 
der die Or te liebte die ich liebe

Du gehörst
zu meinem Land,
Stimme die nie verstummt,
Stimme der Schwefelbergwerke,
Stimme alter Übel,
Stimmme des Freundes
meines Landes, dessen
Hügel und zerfallender
Burgen...
Stimme der Herzen im Leid,
der fernen Unterlegenen,
der entwurzelten Emigranten
zwischen Mons und Mailand.

Du zerfetztest jahrhundertalte
Missbräuche, zerrissest
Knäuel versteinerter Bosheit,
ehrtest hartnàckige Gedanken
jener, die sich opferten.

Möge uns allzeit
die Vernunft ermahnen
dass die Geschichte glitschig
und glatt wie ein Aalfìsch ist.
Nur trocken tàsst er sich fangen.

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in Ciao Berma! Ciao Sicilia!, Massimo Lombardo Agrigento  2004
.
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giovedì 14 novembre 2019

NON PER CONTRADDIRE SCIASCIA MA... A proposito di Russo e Manzoni



Novembrata. Di novembre sono nato, scorpione sono!  Novembre è il mese in cui Sciascia è morto, il 20 novembre del 1989; quest'anno cade e se ne celebra  il trentesimo anniversario.  Dal 22 al 26 novembre del 1986, si celebrava, nelle intenzioni, il bicentenario della nascita di Alessandro Manzoni nato nel 1785,  con il Convegno di Studi  itinerante "Manzoni e la Cultura Siciliana" tenutosi  in diverse città siciliane: Palermo, Agrigento, Siracusa, Catania, Messina. 
Vi ho partecipato anch'io con l'intervento riguardante "Russo e Manzoni" e principiava con una citazione di Sciascia: "Lo credo bene etc. etc.".

Nel riproporre, di coincidenza in coincidenza, di anniversario in anniversario, di novembre in novembre, quell'intervento, poi inserito negli Atti del Convegno pubblicati nel 1991,  ringrazio con un caro ricordo l'amabile e generoso professore Pietro Mazzamuto che, laureatomi appena qualche mese prima, e con mia sorpresa, ha voluto partecipassi al Convegno manzoniano intendendo valorizzare la mia tesi di laurea su Luigi Russo portata avanti sotto la guida illuminata della professoressa Michela Sacco Messineo, una delle mie guide culturali. 



















Partecipanti al Convegno






La tesi di laurea



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