Il processo canonico, se mai avrà un seguito, accerterà, secondo i commi del diritto canonico, se Padre Elia Lauricella sarà proclamato beato oppure no. Sarebbe singolare e suggestivo che Racalmuto, dopo l'eretico "letterario" dei laici, avesse un santo conclamato dalla Chiesa ed elevato alla gloria del Bernini.
Non hanno atteso proclamazioni ufficiali tanti genitori che in passato hanno conferito come nome di battesimo Elia ai loro figlioli. Una via gli è stata intitolata. Un'edicola è stata costruita. Una località viene ancora identificata come Pizzu di Don Elia. Esisteva financo un'Associazione che si prodigava con riunioni e iniziative varie per spronare la causa di beatificazione designando un postulatore.
In ogni caso, al di là dell'esito processuale, se mai un processo si istruirà, non possiamo non constatare il mutato atteggiamento dei racalmutesi trapassato storicamente da un'accesa devozione a una polverosa indifferenza. Il tempo trascorso infruttuosamente dalla pubblicazione dell'articolo qui riproposto ad oggi ne è una inconfutabile conferma.
Dopo averlo "strappato" ai canicattinesi, che hanno convogliato le loro pratiche devote su frate Gioacchino La Lomìa, forse tracce dell'antica devozione in Padre Elia persistono maggiormente negli emigrati racalmutesi.
Centottantacinque anni hanno impiegato i resti mortali di Padre Elia Lauricella, morto in fama di santità, per giungere ufficialmente dalla vicina Canicattì a Racalmuto, sua patria natìa, nell'ottobre del 1965, con festa di popolo e clamore di campane.
Il «ritardo», se così pedestremente possiamo dire, non è da imputarsi alla neghittosità dei racalmutesi o, come è stato scritto, alla loro dissacrante indifferenza, anzi!
Nel 1780, subito dopo la morte del benemerito concittadino, e poi nel 1782, nel 1785, nel 1923, nel 1927... gli zelanti racalmutesi hanno tentato di ottenere le reliquie miracolose di Padre Elia, ma ogni volta si sono originate «focose» vicende o inceppamenti burocratici perché i canicattinesi hanno opposto risoluti e qualche volta armati dinieghi.
Dopo tanto lottare, infruttuosamente, incomberà un lungo periodo di stanchezza. Di queste peripezie e del conseguente oblio, il gesuita Girolamo Morreale ci ha fornito un vivido racconto, nella sua monografia Una Gloria di Racalmuto: Padre Elia Lauricella., Racalmuto 1965 (2a ediz. 1982).
Il Morreale riporta, fra l'altro, l'esortazione che Mons. Angelo Ficarra, Vescovo di Patti, nonché ex arciprete di Canicattì, rivolse nel 1946 a lui e ad altri giovani presbiteri:
«Voi siete giovani e non conoscete le benemerenze, i meriti degli uomini del passato e non sempre sentite l'attaccamento alle glorie della chiesa. Padre Elia fu un sacerdote santo, zelantissimo, grande missionario, operatore di miracoli in vita e dopo morte. Purtroppo è poco conosciuto e ora quasi dimenticato; da anni nessuno si è occupato di lui, fatta eccezione del sacerdote Cipolla e qualche altro, ma meriterebbe assai di più».
Dell'interessamento del Cipolla se ne aveva finora solo una testimonianza orale, ora siamo in grado di documentarla: il 10 luglio 1923, Mons. Bartolomeo Lagumina, vescovo di Gìrgenti, così scriveva al sacerdote racalmutese:
«Rev; Sac. Gius. Cipolla - Racalmuto - Non so come si possa depositare il corpo del Sac. Elia Lauricella nella tomba del De Carretto sapendosi che questa è monumentale e non può rimuoversi dal suo posto. Mi è impossibile venire a Racalmuto in occasione della traslazione. Ricevetti i manoscritti, ma tra esami in Seminario, ordinazione, ecc, non ho avuto il tempo di leggerli; spero poterlo fare prima che io parta per Palermo. La benedico nel Signore. Bart. M. Vescovo».
In effetti, c'è stato un decreto prefettizio del 17 ottobre 1923, con cui si ordinava la traslazione del corpo di P. Elia, ma per difficoltà varie l'esecuzione del decreto non potè avere luogo. Dalla lettera comunque emerge che il Vescovo Lagumina era d'accordo sulla traslazione e ciò rappresenta un implicito giudizio di valore se non di santità su Padre Elia, ma ancor di più intriga il riferimento ai manoscritti inviatigli dal Cipolla. Erano una «memoria» su Padre Elia? A tutt'oggi quei manoscritti non sono stati ancora individuati. Ci auguriamo possano ritrovarsi al più presto, assieme ad altri documenti, ora che di Padre Elia si ritorna a parlare in vista della causa di beatificazione.
I racalmutesi ci sperano, il conte, che conte non era, Del Carretto un po' meno se non altro per il timore di venire spodestato dopo oltre quattro secoli della «monumentale» tomba.
Ma nell'immaginario dei racalmutesi la sostituzione è già avvenuta da tempo: all'uomo di potere, delle angherie e dei soprusi, delle vessatorie tasse del «terraggio» e del «terraggiolo» e di altro ancora è sottentrato l'uomo di Dio che all'alba predicava ai contadini, compiva miracoli moltiplicando fragranti pani, fondava collegi delle vergini in tanti paesi della Sicilia.
Piero Carbone, Vecchie contese e nuovi documenti. Sulla traslazione delle spoglie del sacerdote racalmutese, in "L'Amico del Popolo", a.43 n.22 del 14 .6.1998
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