Montallegro, Natale 2011
Fino ad una trentina di anni fa,
scrivevo nel 1988, ora aumentata di un’altra ventina, numerosi carretti
rullavano sulle strade petrose di Racalmuto.
Carretto, cataletto. Duro mestiere quello del carrettiere, sia che fosse
un acqualuòru, che vendesse cioè acqua per le vie e viuzze
del paese, sia che trasportasse, per destinazioni prossime o anche fuori
provincia, mercanzie varie: masserizie, prodotti della campagna e naturalmente
zolfo e sale delle locali miniere. A Ravanusa i più anziani ancora se ne
ricordano du racarmutisi ca vinnìa sali, del racalmutese che
vendeva sale.
I carrettieri, numerosi, esposti all’acqua e al vento, ai rischi della strada e
agli agguati predatori di malviventi mpaccialàti nei passi
scògniti, perennemente in competizione, erano gente spavalda,
irascibile, generosa. Abili nel fare scùrriri la zzòttae
sfiorare il dorso del cavallo o pizzicare le orecchie del mulo da tiro per
vincerne la ritrosia e sollecitare il passo ritmicamente cadenzato sotto la
canicola, incontro al vento di tramontana, nelle arrancanti salite.
Compare Alfio, il famoso carrettiere della Cavalleria rusticana, in
dialetto canterebbe così: Oh, chi bieddru mistieri, fari lu
carrittieri, jiri di ccà e di ddrà, jiri di ccà e di ddrà. Scurri la zzòtta,
accàaa!
Poi hanno smesso. Soppiantati dai
mezzi meccanici e dalle mutate condizioni lavorative, i carretti sono stati accantonati,
i loro proprietari si sono adeguati motorizzandosi. All’inconfondibile scrùsciu
di carrettu sono subentrati altri confusi rumori. Ma qualcuno ha
cambiato mestiere o se ne è andato in America.
Sono scomparsi d’incanto, o per metamorfosi o per l’emigrazione, gli ultimi
carrettieri.
Il carretto da qualche tempo è tornato di moda ma come impennacchiato oggetto
ornamentale, vezzo borghese, citazione pittorica, oltreché essere servito alle
carriere di professori universitari e a fortune editoriali con studi e
pubblicazioni. In primo piano sono balzati artigiani e artisti del carretto
nella sua molteplice tipologia: il palermitano, il catanese, il marsalese, il
castelvetranese, e le maestranze di Bagheria, Agrigento, Modica, Vittoria: i
Ducato, i La Scala etc.
Il carrettiere, sullo sfondo di
tanta rievocazione artigianale e artistica, è passato in secondo piano,
pressoché ignorato. Del carrettiere, del suo mondo, andrebbe
scritta la saga per restituirgli o riconoscergli difficoltà, passioni,
sentimenti, il ruolo nella società del suo tempo. Ognuno lo fa come può.
Anche dei versi possono tornare utili e dare l’illusione di fare reincarnare
con suoni e immagini ectoplasmi sfuggenti.
Nni la
notti na lanterna
S’arrimìna
di luntanu.
Canta un
cori vagabunnu
‘Na
canzuna senza suonu.
Nni la
coffa c’è attaccatu
Un
canazzu, e va abbajannu.
Canta,
pensa, havi pi liettu
Luna e...
scrusciu di carrettu.
Nella notte una lanterna / oscilla da lontano. /
Canta un cuore vagabondo / una canzone senza suono. / Alla cesta vi è legato /
un cane e va abbaiando. / Canta, pensa, ha per letto / luna e... rullo di
carretto.
Mi ha stupito tempo fa l’interesse per il mondo dei carrettieri mostrato da
un’amica spagnola che ha voluto replicare un sentimento facendolo spaziare
oltre il dialetto siciliano:
Luna y traqueteo de carro
En la noche una lintena
Se balancea lejana....
Canta un corazón vagabundo
Una canción silenciada.
En el eje camina atado
Un perro que va aullando.
Canta, piensa, tiene por cama
La luna y las ruedas que traqueteaban.
Ma per tornare ai carrettieri in carne e ossa di un tempo si è fatto appena in
tempo a registrarne i nomi anzi i soprannomi con un’apposita ricerca. - Scrivi,
scrivi la ngiuria, - tenne a precisare con entusiasmo una vedova nel
ricordare il marito carrettiere – ccu lu nnomu nun nni canusci nuddru -.
Scrivi, scrivi il soprannome, col nome non ci riconosce nessuno. Il soprannome,
dunque, che è un falso nome, come contrassegno efficace di riconoscimento e
identità.
L’ordine di elencazione è sparso:
la memoria non registra secondo l’ordine alfabetico né con rigorosa fedeltà anagrafica.
Luigi Passerini, ad esempio, sollecitato dal famelico intervistatore si è
ricordato di parecchi carrettieri raggruppandoli per vaneddri e curtiglia,
per vie e cortili, ricollocandoli, vivi e animati come un tempo, nelle strade e
nei quartieri dov’essi abitavano, chiamandoli, direi evocandoli, per nome o
soprannome, in italiano, in dialetto, in un festoso e contaminato mélange linguistico.
Acquaioli
Pietru, Titu e Liddru
Cuddrura,
Ancilu, Peppi e Pietru
Rizzu,
U Giurdanu
Viecchiupilu
Domenico Scozzari
Pagliarieddru
Carmelo Montante
Rocco Messina
Panareddra
Santamulinu
Diego Salvo
Peppi Pucinaru
Calogero Curto
Pitrinu Baccareddra
Panaru
Peppi e Giuvanni
Ippunieddru
Ramunnu Pilota
Turiddru Tilèriu
Vincenzo Rinallo
Trasportatori e rivenditori
Luigi Passerini
Luigi Giglia
Nardu e Peppi Agrò
Peppi Ciccuzzu
Alfonso Bellomo
Carmelo Merulla
Carminu Testaleggia
Peppi Cardiddru
Giuseppe Traina
Carminu Cipuddra
Caloriu e Peppi Chiuòvu
Carmelo, Stefano e
Giovanni Petruzzella
Salvatore Franco
Ntoniu, Vicienzu e Nicu
Quagliariddraru
Tascareddra
Arfonziu Scimè
Peppi, Caliddru, Luvigi,
Angilu e Raffieli Chiarelli
Turiddru Calalìa
Liddru Cicirunieddru
Liboriu La Miennula
Luvigi, Peppi, Fofu e Tanu
Geraci Sarraviddru
Carminu e Angilu Piazza
Totu, Raffieli, Liddru e
Angilu Giacatàru
Turiddru u Babà
Peppi Lattuca
Sarafinu e Nicu Cardiddru
Turiddru Baiuoccu
Liddru Amatu
Carminu Liunieddru
…
L’elenco degli ultimi
carrettieri è stato pubblicato nel volume A
lu Raffu e Saracinu, “La Bottega di Hefesto”, Palermo 1988. Prefazione di
Salvatore Pedone. Foto di archivio e di Pietro Tulumello. Disegni di Gaston Vuiller.
Il post pressoché identico è stato pubblicato nel luglio 2012 su:
Il post pressoché identico è stato pubblicato nel luglio 2012 su:
Castrum Racalmuto Domani: LUNA E...SCRUSCIU DI CARRETTU
castrumracalmuto.blogspot.com/.../luna-escrusciu-di-carre...
Una mia domanda e/o precisazione su come si scrive in siciliano:
RispondiElimina"nuddru" "vaneddri" "ddra" "bieddru" é il dialetto recalmutese?
Penso e ho letto sempre che in dialetto puro siciliano (anche perchè mi interessa tramandarlo ai posteri) si scriva: nuddu, vaneddi, dda, beddu (con le dd palatali).
Mi interessa il tuo pensiero, grazie e un cordiale saluto da Bassano.
Complimenti per questo blog.