Renzo Collura, Regalpetra (1987)
Se ci volevano i commissari per fare emergere tante verità, anche nei
comportamenti di racalmutesi e non e di sedicenti sciasciani, benvenuti i
commissari.
Varia è la tipologia degli atteggiamenti che hanno suscitato in coloro che
con essi finora si sono rapportati. Se ne vuole evidenziare uno tra i tanti nel
territorio dell’informazione.
Perché tanto silenzio ossequiente da parte di un giornale come “Malgrado tutto”? Un giornale caro a Sciascia e a cui Sciascia
aveva indicato la rotta, in quanto espressione di editoria minore: stare
all’opposizione, fare opposizione al potere.
Anche a non arrivare a tanto, dire la verità, sempre la stessa, non è
mancanza di rispetto. Basta ricordare perché Sciascia ruppe l’amicizia con
Guttuso!
Ad integrazione, ma non ce ne sarebbe bisogno, di quello che qualche altra
voce isolata ora come tanti anni fa ha rilevato, faccio notare semplicemente
un’incongruenza di cui sono stato vittima personalmente.
E lo faccio notare dopo ben quindici anni da un’intervista rilasciata a
Gioacchino Zimmerhofer per “L’Inchiesta”
del 20/26 agosto 1997. Altri cinque anni e si poteva replicare il titolo
di un famoso romanzo di Alexander Dumas sui moschettieri.
Quando, nel 1997, lamentavo l'autoreferenzialità della Fondazione Sciascia e
sostanzialmente capace di unico evento annuale,
o, nel 1998, che le lettere di Sciascia andavano a finire a Pavia,
o, che nel 2000, lettere incisioni e libri non erano stati ancora
consegnati dalla famiglia e non si offrivano, come dovuto, alla consultazione
del pubblico…
esponenti istituzionali della Fondazione e il gruppo di “Malgrado tutto” attaccavano e bollavano chi faceva notare
tutto questo come se fosse "contro" la Fondazione.
Il Vicepresidente della Fondazione Aldo Scimè nella lettera all’”Inchiesta”
del 24 settembre 1997 contestava “l’informatore Carbone” e il Direttore letterario Antonio Di Grado sul “Giornale” del 12 agosto 2000 alla
requisitoria di Mario Giordano opponeva un elenco di benemerenze riguardanti
altro.
Da precisare che a quel tempo ancora non c'erano la collezione dei quadri,
i manoscritti, la biblioteca...
Ora, la Commissione in due esclusive interviste a “Malgrado tutto”, luglio
e settembre del 2012, ha lanciato esattamente quelle stesse accuse, anzi, allargando
le considerazioni sulla gestione al Teatro comunale, parla di “carte nascoste”, e in tutto questo i "ragazzi di Malgrado tutto", sempre gli stessi, e
sempre “ragazzi” nonché unica “spinta al nuovo” al dire di Felice Cavallaro,
ossequientissimi, non integrano, non storicizzano, non contestualizzano.
Eppure, da allora ad oggi se n'è fatta di strada. Basti citare
l’encomiabile lavoro di riordino e catalogazione delle carte effettuato dall’ex direttore della
biblioteca comunale di Palermo Salvatore Pedone. Onore al merito, e alla
competenza!
Eppure erano e si sentivano tutti vicini alla Fondazione e Sciascia boys!
Ma sotto l’ombra della quercia sciasciana, per tanti che vi hanno sostato, vien
da parafrasare una famosa epigrafe agrigentina: Non tutti vi sono. Non tutti lo
sono, sciasciani.
Senza alcun titolo una volta, a Mario Giordano che aveva dato rilievo
nazionale sul “Giornale” del 3 agosto 2000, sempre alle stesse critiche
(diffuse con una lettera aperta e firmata da tre solitari donchisciotte
racalmutesi residenti uno a Racalmuto, uno a Palermo e un altro a Roma), un
malgradotuttiano rispose piccato a nome e in difesa della Fondazione.
http://www.amicisciascia.it/servizi/sciascia-in-rete/item/150-sulla-fondazione-sciascia-di-racalmuto.html
http://www.amicisciascia.it/servizi/sciascia-in-rete/item/150-sulla-fondazione-sciascia-di-racalmuto.html
Un’altra simile lettera bifirmata è stata censurata da “Malgrado tutto”
nonostante l'appello a Felice Cavallaro di non permetterlo. (Vedi “Lumìe di
Sicilia”, n. 46, ottobre 2002, pag.12).
http://www.sicilia-firenze.it/upload/files/lumie_n46.pdf
http://www.sicilia-firenze.it/upload/files/lumie_n46.pdf
A ruoli invertiti dico che ora va riconosciuto e difeso quello che prima
magari andava criticato.
E recentemente, all’importante evento del 24 luglio in Fondazione davanti a
ben due ministri, un sottosegretario e
altre e alte autorità e alla stampa nazionale,
andava notata, e "giustificata", l'assenza del Direttore letterario Antonio
Di Grado se non altro perché designato e voluto per quel ruolo dallo stesso Sciascia, se ciò
ha una qualche importanza.
Io mi sento sereno oggi, come serenamente ho fatto le mie riflessioni in
passato, perché non erano né strumentali né eterodirette né finalizzate ad
altro.
Prova ne è che, nei consigli di amministrazione della Fondazione a cui ho partecipato, sono
stato propositivo e concorde nel portare avanti tante iniziative.
Attendo i verbali dei consigli di amministrazione, a cui ho partecipato
come membro di diritto in quanto assessore alla cultura del comune di
Racalmuto, per documentarlo. Due su tutte: contattare e invitare
sistematicamente, con appositi progetti, le scuole italiane intestate allo
scrittore racalmutese; ideare un percorso turistico che dalla Fondazione,
passando per i beni artistici del paese, approdasse in teatro con una
performance scenica e multimediale sulla vita e l’opera dell’autore delle Parrocchie.
Spesso la Fondazione, purtroppo, ha agito circondata dal silenzio, molto
“prudente”, più o meno interessato, di tanti intellettuali o aspiranti tali,
locali e non, sedicenti sciasciani, che, con osservazioni disinteressate, lungimiranti prospettive e critiche costruttive, avrebbero potuto e dovuto aiutare la Fondazione stessa a
proiettarsi in avanti, per allargare
l’orizzonte della sua azione.
Per non dire del consiglio comunale che avrebbe dovuto vigilare e spronare
questa importante “risorsa del territorio”, per il territorio, mi pare si dica così.
Ma un discorso sulla Fondazione Sciascia, per ciò che rappresenta e
dovrebbe rappresentare, sul suo futuro e non solo sul suo passato, andrebbe
fatto con urgenza e con maggiore partecipazione: a incominciare dalle
difficoltà economiche che sta attraversando in clima di spending review, per
proseguire sulle forze lavorative di cui ha bisogno per aprirsi metodicamente al pubblico, sulla disponibilità e la
fruizione dei vari lasciti di carte e documenti storici,
e, infine, sui successori dei membri del consiglio d’amministrazione e del
Comitato scientifico di “organizzazione e vigilanza”, designati a vita e voluti
dallo stesso Sciascia, data l’età anagrafica avanzata di quelli in carica e l'assenza di
quelli che negli anni sono venuti meno.
Insomma, se Fondazione dev’essere, che Fondazione sia!
Link correlato:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/01/evento-sopra-evento-che-dio-ce-la-mandi.html
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