Quando eravamo piccoli, in campagna,
d’estate, davamo la caccia alla “Diminàglia”. Presala, la deponevamo nel cavo
della mano, e, stuzzicandola con l’indice, le domandavamo dove si trovasse il
Nord.
Il povero insetto si dimenava per
liberarsi, ma noi, improvvisati sciamani, imperterriti e fiduciosi,
continuavamo a porre le nostre domande: dove facesse l’uovo la gallina, chi
fosse il più sciocco del paese, se dovesse piovere all’indomani.
A mezzo tra gli àuguri latini, che
divinavano il futuro interpretando il volo degli uccelli, e gli arùspici greci,
che il futuro leggevano nelle viscere degli animali squartati, noi, da esperti
seviziatori, sapevamo indovinare la risposta interpretando i disperati “gesti”
della Diminàglia.
La Diminàglia o Mantide religiosa, un
comunissimo insetto dal collo di giraffa, con due piccoli occhietti fissi in
una testina triangolare, mobilissima, era la Sibilla che, dimenandosi, dava
risposta a tutto, ai nostri dubbi di ragazzi.
Ora
non ci credo più alla Diminaglia, interpellata dai ragazzi di altri paesi come
Nniminàglia o Miniminàglia: ben altre domande avrei da rivolgerle ed essa non
risponderebbe. Ma come si fa a sopprimere il bisogno di fare domande?
Come si fa a non immaginare domande sulla
vita, sulla morte, sull’odio, sulla violenza, sull’ingiustizia, sul cielo,
sulla terra, sulla nostra terra?
E, planando dalle generalissime questioni, con il passare del tempo, quasi quasi si vorrebbe chiedere alla Diminaglia di dipanare i grovigli delle coscienze e degli interessi che ci stanno dietro inconfessate mire, ipocriti comportamenti, responsabilità inderogabili. Nella speranza che gli scatti nervosi della Mantide, senza farsi deviare dai lustrini del potere e del successo, senza mettere in conto calcolati silenzi per tornaconti futuri, saltando l’ostacolo di decoratissimi e impenetrabili paraventi, individuino il marcio e aiutino a togliere di mezzo erbacce e cianfrusaglie metaforiche; nella speranza forse esagerata che i “religiosi” gesti dell’elegante insetto rendano possibile la prosecuzione di un cammino virtuoso che conduca in un paese migliore dove, anche se non scorrerà latte e miele, si potrà cogliere un solidale senso del vivere di persone sincere.
E, planando dalle generalissime questioni, con il passare del tempo, quasi quasi si vorrebbe chiedere alla Diminaglia di dipanare i grovigli delle coscienze e degli interessi che ci stanno dietro inconfessate mire, ipocriti comportamenti, responsabilità inderogabili. Nella speranza che gli scatti nervosi della Mantide, senza farsi deviare dai lustrini del potere e del successo, senza mettere in conto calcolati silenzi per tornaconti futuri, saltando l’ostacolo di decoratissimi e impenetrabili paraventi, individuino il marcio e aiutino a togliere di mezzo erbacce e cianfrusaglie metaforiche; nella speranza forse esagerata che i “religiosi” gesti dell’elegante insetto rendano possibile la prosecuzione di un cammino virtuoso che conduca in un paese migliore dove, anche se non scorrerà latte e miele, si potrà cogliere un solidale senso del vivere di persone sincere.
La Diminaglia non sa, non ha risposte da
dare; ma io non so rinunciare ai miei dubbi, anche se potrei costringermi a non
fare domande.
La poesia è la Diminaglia che cerco e a
cui chiedo com’era in Sicilia il passato, come sarà il futuro, perché i mali
del presente.
L’evocata immagine della Diminaglia sarà bella
forse, ma è la poesia che viene il dubbio sia inattuale. Mientras haya esperanzas y recuerdos, habrá
poesía! dice un poeta spagnolo. “Finché vi
saranno ricordi e speranze, vi sarà poesia!”.
E chi potrà sradicare dal cuore dell’uomo le speranze e i ricordi? Esperanzas y recuerdos.
E chi potrà sradicare dal cuore dell’uomo le speranze e i ricordi? Esperanzas y recuerdos.
Ci ripenso, invoco la Diminaglia, e
chiedo:
-
Diminaglia, Diminaglia, cu ci fita nni la paglia?
-
La gaddriiina!
-
Diminaglia, Diminaglia,
nni la staddra cu cci rraglia?
-
Lu sceeeccu!
-
Diminaglia, Diminaglia,
cu è ca ntrezza e ma’ ca sbaglia?
-
Li baaabbi!
-
Diminaglia, Diminaglia,
cu si cogli li stuppaglia?
-
Li picciliiiddri!
-
Diminaglia, Diminaglia,
u maritu a cu si piglia?
-
A la muglieri!
-
Diminaglia, Diminaglia,
ccà s’arridi o si sbadaglia?
-
Boooh!
Brava fusti, Diminaglia,
nun sgarrasti mai na vota:
si cchjù saggia di ma nannu,
e giacchì m’arrispunnisti
senza dubbi e senza sbagli,
pi stasira mi vastà,
iu ti pozzu libbirari.
Si quarcunu già t’aspetta,
nun lu fari cchjù aspittari.
Via! Vatinni ppi lu munnu.
E portami na bona nova!
- Mantide, Mantide, chi fa
l’uovo nella paglia?
- La gallina!
- Mantide, Mantide, nella stalla chi è che
raglia?
- L’asino.
- Mantide, Mantide, chi è che sempre ci azzecca e mai sbaglia?
- Gli scemi!
- Mantide, Mantide, chi racimola i tappi (nelle
feste)?
- I bambini!
- Mantide, Mantide, il marito con chi si sposa?
- Con la
moglie!
- Mantide, Mantide, qui si ride o si sbadiglia?
- Boooh!
Brava, Mantide, sei
stata,
neanche una volta hai sbagliato:
sei più saggia
di mio nonno,
e giacché hai risposto
senza dubbi e senza errori,
per stasera può bastare,
io ti posso liberare.
Se qualcuno già ti aspetta,
non
lo fare più aspettare.
Via! Vai per il mondo.
E portami buone nuove.
La poesia e il testo introduttivo qui
riproposti sono stati già pubblicati con
qualche lieve variazione su:
- Giornale di
poesia siciliana, a. VI, n. 3, marzo 1993
- Blog “Catrum Racalmuto Domani” a cui si rimanda, per chi avesse curiosità di leggere i commenti al post lì riportati, col seguente link:
- Blog “Catrum Racalmuto Domani” a cui si rimanda, per chi avesse curiosità di leggere i commenti al post lì riportati, col seguente link:
Nella foto in alto (di Antonino Giordano) sto recitando Diminàglia davanti al poeta Ignazio Buttitta durante lo spettacolo "Smaràgdos" (Palermo, Sala Teatro del Pensionato Universitario "San Saverio" - giugno 1985).
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