La coppia di ieri sera induceva all’adulterio, doppiamente.
Era una coppia invitante, una coppia strana, formata da due parole: bellezza e
rovina.
La suggestiva cornice potenziava la tentazione: con i pensieri e con la fantasia.
Pensieri per circondare e stringere rovine, ognuno le
proprie: personali e storiche; fantasie per trasfigurare la realtà - ciascuno
la propria - da cui scaturisce la bellezza.
Galeotti: musici e poeti, teatranti e mecenati, fotografi e cerimonieri orchestrati dal gran cerimoniere Beatrice Agnello, una corte o
cortile della sicula Menfi del casato
dei Ravidà; vento che fletteva palme e soffiava dalle casse degli altoparlanti;
un deus, anzi, una dea ex machina palermitana nonché agguerrita
ed entusiasta promotrice di poesia: Patrizia Stagnitta col suo Circolo di
lettura “Sabir”.
Solitamente i recital di poesia sono una noia mortale ma
quello di ieri sera era intelligente miscela di parola poetica e accattivante intrattenimento: chi può permettersi, in un contesto serio e di
indiscussa qualità, di suonare la viola
con i denti o di picchiettare le sue corde con una penna biro invece di farvi
scorrere il setoso archetto? Giovanni Sollima può.
Clima festoso delle grandi occasioni. Pubblico numeroso e
interessato, locale e forestiero, soprattutto palermitano. Artisti e poeti
provenienti dalle varie parti della Sicilia: Palermo, Marsala, Caltagirone,
Catania, Caltanissetta, Menfi, Sciacca. Tanti, tantissimi i nomi; i sei poeti declamanti credo
siano stati prescelti in rappresentanza dei seicento o seimila o seicentomila poeti
siciliani dialettofoni e italofoni, raggruppabili per categorie: superpremiati,
minimalisti, sperimentali, meditabondi,
mediorientaleggianti, teatrali. Tutti erano rappresentati.
Questo è avvenuto ieri sera, sabato 15 settembre 2012, con
la manifestazione “La bellezza e la rovina. Poeti a Menfi” nella splendida
location di Villa Ravidà aperta per la seconda volta a manifestazioni culturali
pubbliche.
Frequentando Menfi, anni addietro ero rimasto incuriosito
dal frontale classicamente colonnato di questa villa, intravisto dagli
interstizi di un cancello chiuso; con alcuni amici menfitani, auspice un
“gancio” palermitano, avremmo voluto si aprisse per ospitare un’analoga
manifestazione con presentazione di
libri di storia locale, esposizione di macchine parlanti e delle pietre superstiti della villa Palminteri e commemorazione di un
ottocentesco compositore locale con esecuzione al pianoforte di alcune sue
arie. Semplicemente non fu possibile. O i tempi non erano maturi.
Grande gioia, perciò, provai ieri sera, per tanti motivi,
nel varcare quel cancello solitamente chiuso, nel rivedere tanti amici e conoscenti
palermitani e non, nell’ascoltare i poeti che, contrariamente al titolo della
manifestazione, non erano lì per cantare le bellezze e le rovine di Menfi,
quanto piuttosto le loro, le loro intime esperienze di vita, le loro
aspirazioni e disillusioni, le loro percezioni della realtà, che poi, quando le
canta un poeta, non sono strettamente personali e localistiche ma universali.
Comodamente seduto,
nella semioscurità della platea all’aperto, accarezzato dalla musicalità delle
parole, sollecitato da tanto materiale
poetico insomma, cercavo di seguire i poeti nelle loro parabole esistenziali,
nei luoghi e nelle atmosfere da loro evocati.
Ma come diceva il poeta antico, “voglio dir degli Atridi, voglio cantar degli
Achei, ma nelle corde risuona il solo Amore”.
E inevitabilmente finisce che uno ripensa la propria vita,
le proprie esperienze, la bellezza e la rovina dei propri luoghi, e tra i tanti
mi è venuto davanti agli occhi il Castelluccio di Racalmuto, dove magari
celebrare la prossima edizione de “La Bellezza e la Rovina”.
Video:
La bellezza e la rovina a Racalmuto? Ottima idea! parliamone.
RispondiEliminagrazie per tutta questa attenzione...che rincuora..patrizia
RispondiEliminaIn segno di ricambiata stima, non da oggi e non occasionale, convinto del positivo contributo della poesia a Racalmuto nel nero momento prosastico che sta vivendo, vinco la ritrosia, e al netto da personali apprezzamenti, riporto da facebook il commento-testimonianza di Nino Russo:
RispondiElimina18 settembre alle ore 8.32 ·
Sono d'accordo sulla proposta di portare LA BELLEZZA E LA ROVINA nel paese di Sciascia. Piero, che è anch'egli di Racalmuto ed è stato vicino a "Nanà" ( così lui chiama Leonardo Sciascia ), oltre ad essere un poeta finissimo, è uomo di efficace concretezza e capacità organizzativa. Affidargli l'accoglienza in loco dell'evento, con gli accorgimenti, le strategie, le finezze che esso richiede, è garanzia di buoin esito. Lo conosco da una trentina d'anni e la mia stima per lui è a tutt'oggi immutata. Antonino Russo