In questi giorni pasquali mi piace rievocare un singolare
evento, che a
suo tempo mi colpì molto, realizzato nel 1995 a Palermo in
occasione
della venuta del Papa in Sicilia.
Quindici pittori per illustrare-interpretare le quattordici
stazioni della
Via Crucis, più la quindicesima della Resurrezione, anzi, del sepolcro vuoto.
A realizzarlo è stato Luigi Badagliacco con la generosa
complicità di
Don Cosimo Scordato, rettore della Chiesa San Francesco Saverio:
“Prima un po’ incredulo per la difficoltà della mia ‘impresa’, poi
soddisfatto
per la riuscita dell’ardua iniziativa”.
Un’idea da riprendere e realizzare anche altrove, la terra agrigentina
ne sarebbe vocata: sperando utopisticamente che in una prossima
venuta papale
non ci sia più bisogno di reiterare antichi moniti come quelli
gridati nella gremita Valle dei Templi.
gridati nella gremita Valle dei Templi.
La Via dell'Arte
Chi si trova a percorrere la strada a scorrimento veloce che
lambisce la Valle
dei Templi, subito dopo la brulicante rotonda, poco prima di imprimere alla
propria automobile una velocità più sostenuta e scomparire nel rettilineo verso
Porto Empedocle, se sbircia fugacemente a destra noterà su una collina 1'integro
Tempio della Concordia e ai suoi piedi, su uno spiazzo brullo, una brutta croce
nera.
dei Templi, subito dopo la brulicante rotonda, poco prima di imprimere alla
propria automobile una velocità più sostenuta e scomparire nel rettilineo verso
Porto Empedocle, se sbircia fugacemente a destra noterà su una collina 1'integro
Tempio della Concordia e ai suoi piedi, su uno spiazzo brullo, una brutta croce
nera.
Quello è il segno che il Papa qualche anno prima è passato
di lì. Eppure, proprio
da lì, in uno scenario indimenticabile, il Pontefice ha fatto risuonare un monito
che ha avuto eco in tutto il mondo, soprattutto in Italia e in Sicilia; e ancora ne ha.
Visivamente, però - questo e il punto - di tanta eco rimane ben poco. Solo la croce
nera.
da lì, in uno scenario indimenticabile, il Pontefice ha fatto risuonare un monito
che ha avuto eco in tutto il mondo, soprattutto in Italia e in Sicilia; e ancora ne ha.
Visivamente, però - questo e il punto - di tanta eco rimane ben poco. Solo la croce
nera.
Altrove avviene qualcos'altro. E’ cosi che in coincidenza
del quinto viaggio del
Papa ha avuto luogo, in qualche parte della Sicilia, un evento artistico che scandirà
nel tempo il valore di quella venuta e legato a essa ne serberà memoria.
Papa ha avuto luogo, in qualche parte della Sicilia, un evento artistico che scandirà
nel tempo il valore di quella venuta e legato a essa ne serberà memoria.
Seconda Stazione - Mario Bardi |
Il 25 novembre 1995, infatti, è stata inaugurata a Palermo
una singolare
Via gloriae crucis presso la secentesca chiesa di San Francesco Saverio.
Una scritta lapidaria vorrebbe consegnare alla storia il gesto sotteso
all'avvenimento: "Anno MCMXCV / Essendo Papa Sua Santità Giovanni
Paolo II / Karol Wojtyla / E Arcivescovo della Diocesi di Palermo / il
Cardinale Salvatore Pappalardo / gli Artisti / Luca Alinari, Mario Bardi,
Hsiao Chin, Domenico Spinosa, Ibrahim Kodra, Salvatore Fiume, Antonio
Possenti, Mimmo Paladino, Lia Pasqualino Noto, Armando De Stefano,
Trento Longaretti, Ennio Calabria, Remo Brindisi, Leonardo Cremonini,
Ernesto Treccani, Le Quindici Stazioni della Via Gloriae Crucis / Alla
Chiesa S. Francesco Saverio di Palermo / Donarono”.
Via gloriae crucis presso la secentesca chiesa di San Francesco Saverio.
Una scritta lapidaria vorrebbe consegnare alla storia il gesto sotteso
all'avvenimento: "Anno MCMXCV / Essendo Papa Sua Santità Giovanni
Paolo II / Karol Wojtyla / E Arcivescovo della Diocesi di Palermo / il
Cardinale Salvatore Pappalardo / gli Artisti / Luca Alinari, Mario Bardi,
Hsiao Chin, Domenico Spinosa, Ibrahim Kodra, Salvatore Fiume, Antonio
Possenti, Mimmo Paladino, Lia Pasqualino Noto, Armando De Stefano,
Trento Longaretti, Ennio Calabria, Remo Brindisi, Leonardo Cremonini,
Ernesto Treccani, Le Quindici Stazioni della Via Gloriae Crucis / Alla
Chiesa S. Francesco Saverio di Palermo / Donarono”.
Terza Stazione - Hsiao Chin |
In calce al catalogo, riproducente le varie opere, è
precisato in una nota
che con "la diversità di artisti e di stili, oltre che di linguaggio (figurativo,
simbolico, astratto), si è inteso fare appello alla poliprospetticità del
mistero, tanto più evocabile e salvaguardabile quanto più vanno assunti
potenzialità e limiti di ogni espressione umana”.
che con "la diversità di artisti e di stili, oltre che di linguaggio (figurativo,
simbolico, astratto), si è inteso fare appello alla poliprospetticità del
mistero, tanto più evocabile e salvaguardabile quanto più vanno assunti
potenzialità e limiti di ogni espressione umana”.
Le opere, in dotazione permanente
alla suddetta chiesa, ubicata nello
storico quartiere dell’Albergheria, potranno essere trasferite temporaneamente
in altri spazi espositivi per consentire mostre itineranti.
storico quartiere dell’Albergheria, potranno essere trasferite temporaneamente
in altri spazi espositivi per consentire mostre itineranti.
L'iniziativa riveste molteplici significati, in sé, per il
territorio in cui la
chiesa è ubicata, per la qualità degli artisti che da Firenze e da Milano,
da Bergamo e da Parigi, da Napoli e da Lucca, da Canzo e dalla stessa
Palermo, hanno contribuito a rendere visibile un'idea, un progetto.
chiesa è ubicata, per la qualità degli artisti che da Firenze e da Milano,
da Bergamo e da Parigi, da Napoli e da Lucca, da Canzo e dalla stessa
Palermo, hanno contribuito a rendere visibile un'idea, un progetto.
Un'operazione simile, ma con ben altri mezzi e per altre
destinazioni
liturgiche, era stata concepita qualche anno fa dalla chiesa ufficiale palermitana
quando con il concorso dei più prestigiosi artisti italiani è stato realizzato
l’Evangeliario.
liturgiche, era stata concepita qualche anno fa dalla chiesa ufficiale palermitana
quando con il concorso dei più prestigiosi artisti italiani è stato realizzato
l’Evangeliario.
Questo ricorso all'arte, in ogni caso, per il teologo don
Cosimo Scordato,
rettore della chiesa S. Francesco Saverio nonché incisivo operatore sociale
nell'omonimo problematico quartiere, scaturisce dal bisogno e dalla
possibilità di interpretare il "disagio immane che accompagna la riflessione
sbigottita della contemporaneità. [...] Gli artisti sono unici in quel magistero
che parla attraverso il silenzio della loro opera, mentre invitano a tacere
(mysterion da muein, far tacere!) dinanzi a quella passione dell'umanità che
tocca le profondità stesse di Dio”.
rettore della chiesa S. Francesco Saverio nonché incisivo operatore sociale
nell'omonimo problematico quartiere, scaturisce dal bisogno e dalla
possibilità di interpretare il "disagio immane che accompagna la riflessione
sbigottita della contemporaneità. [...] Gli artisti sono unici in quel magistero
che parla attraverso il silenzio della loro opera, mentre invitano a tacere
(mysterion da muein, far tacere!) dinanzi a quella passione dell'umanità che
tocca le profondità stesse di Dio”.
E’ un segno dei tempi, probabilmente, per noi moderni. Dopo
secoli in cui
1'arte si è innalzata alla visione e alla contemplazione del sacro, sicura con
i propri mezzi di elevarsi e proiettarsi, e proiettare, oltre il visibile, verso il
trascendente, oggi avviene il contrario: 1'assoluto sembra abbia bisogno di
calarsi nei linguaggi cangianti (figurativi o non figurativi non importa),
irrequieti, a volte scabrosi e dissacratori degli artisti, per farsi accettare come
possibilità. Un procedere, questo, effetto di un sentire più laico, tutto sommato
più umano, dopo le atrocità, le illusioni e i disincanti del secolo nostro che
chiude un millennio e si accinge a schiuderne un altro fra le speranze disattese
di sempre.
1'arte si è innalzata alla visione e alla contemplazione del sacro, sicura con
i propri mezzi di elevarsi e proiettarsi, e proiettare, oltre il visibile, verso il
trascendente, oggi avviene il contrario: 1'assoluto sembra abbia bisogno di
calarsi nei linguaggi cangianti (figurativi o non figurativi non importa),
irrequieti, a volte scabrosi e dissacratori degli artisti, per farsi accettare come
possibilità. Un procedere, questo, effetto di un sentire più laico, tutto sommato
più umano, dopo le atrocità, le illusioni e i disincanti del secolo nostro che
chiude un millennio e si accinge a schiuderne un altro fra le speranze disattese
di sempre.
Palermo, 1995
-
La Via dell’Arte, in “Nuove Effemeridi”, a. VIII, n.32, 1995/IV, pag. 132-133;
-
La Via dell’arte, in “L’Amico del Popolo”, a. 41, n. 6, 18 febbraio 1996;
Le immagini scannerizzate sono ricavate dal catalogo Via Glorie Crucis. Gloria dell'arte, arte della gloria, Palermo 1995
Grazie della segnalazione e auguri per tutto.
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