Ad una ventina di chilometri dalla mia casa al mare, sulla costa
tirrenica del messinese, sorge un paese nel fondo di una valle, che si chiama
Fantina; sul muro della chiesa c’è una lapide con la seguente scritta etc. etc.
Chi volesse capire perché quella lapide suscita pietà
e indignazione vada a leggere “Quando l’Italia si fermò a Fantina” nel libro di Melo Freni Al limite della
ragione. Della Sicilia senza ironie, Edizioni Rai Eri, Roma 2003, una raccolta di articoli diversi, interventi
critici, appunti di lavoro, che rappresenta la mappa degli interessi culturali
coltivati dal suo autore nella
poliedrica attività di giornalista, poeta, narratore, regista,
viaggiatore, lettore soprattutto.
Il fantasma di Fantina scaturisce
dalla poetica che possiamo definire “del risarcimento”: seguendo il filo rosso
delle notizie sommerse, l’autore si ripropone di sottoporre all’attenzione
collettiva figure e fatti rimossi o trascurati spesso per calcolo, qualche
volta per insensibilità.
A Fantina, nel 1862, sette giovani
soldati dell’esercito regio passano nelle file garibaldine e vengono
giustiziati come traditori. Ciò che
maggiormente disgusta [...] – viene quasi gridato da Freni - è che fratelli del Nord uccisero
fratelli del Nord.
L’ordine del potere, per la
pubblicistica ufficiale, è di tacere,
dimenticare.
A Vittoria c’è un poeta degno di
riconoscimento, Emanuele Mandarà, ma trascurato perché c’è chi sostiene che
l’Europa finisce a Milano. Tante cose
finiscono a Milano, – ribatte piccato Freni, - ma non certamente la poesia.
Lucio Piccolo aveva scritto un
originale poemetto, a Melo Freni, che lo aveva visionato quand’era ancora
inedito, sembra che qualcuno lo abbia
piluccato; viene lanciato un sospetto tagliente che vorrebbe ripristinare la
genesi di una paternità letteraria: Per
quello che riguarda “Le esequie della luna” – scrive – ho l’impressione di averne
riscontrato delle tracce in qualche libro che non mi sovviene, come se qualcuno
avesse avuto quel poemetto per le mani. Ma mi posso sbagliare, non so se sia
possibile.
Che uno di questi libri fosse Lunaria di Consolo?
Ad un convegno indetto da una
grande università sul rinnovamento del codice narrativo in Italia nessuno dei
magnificati oratori cita Stefano D’Arrigo; Freni per conto suo cerca di
supplire a quel deficit di memoria e,
rievocando certi rituali funebri pugliesi, lancia un anatema: E’ una critica che un funerale come quello
di Martina Franca non se lo merita.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa irride
o tace sulla santità dei suoi antenati; Freni traccia un lusinghiero quadro
degli alti meriti di santità e intelligenza di Giuseppe Maria Tomasi, figlio
del Duca Santo, e intitola il suo medaglione “Fra capricci e omissioni. Il Gattopardo non dice tutto.”
Sciascia con la sua Recitazione della controversia liparitana fa assurgere Lipari, con acre ironia, a luogo
emblematico dove i magni poteri dello Stato e della Chiesa si scontrano e si
ridicolizzano per una pedestre questione di dazio da pagare su una partita di
ceci. Freni, prima fa una documentata ricognizione storica sul Settecento a
Lipari, e poi taglia corto: se c’è una
verità storica da ristabilire, non può essere dimenticata l’esemplare azione
sociale che la Chiesa svolse nell’isola, senza pur tuttavia rinunciare
all’unicuique suum.
Non meno feconda è l’altra
componente della sua poetica che possiamo definire delle “dicotomie
oppositive”, efficace antidoto ai luoghi comuni.
Blaise Pascal, nei suoi Pensées, invitava a fare ricorso alla dialettica degli opposti per
non cadere nel fanatismo. Così abbiamo:
i Mimi di Francesco Lanza e le
Parità di Serafino Amabile Guastella
ovvero due modi diversi di rendere un uguale contenitore;
le donne di De Roberto e le donne
di Vittorini ovvero l’immaginario tardo-romantico di De Roberto contro il
realismo ideologico di Vittorini;
il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa e il Gran Lombardo di Vittorini: Con Il Gattopardo si prende perfettamente
coscienza di ciò che non si deve essere, con l’idea siciliana del Gran Lombardo
Vittorini si dovrebbe capire ciò che si deve essere, sintetizza Freni.
Infine abbiamo l’opposizione
Lawrence-Hartwig “fra esaltazioni e censure”: per il primo la Sicilia non solo
è terra di guarigioni (Freud nel 1908 la prescriveva come cura ai suoi
pazienti) ma anche fonte prolifica di splendente ispirazione, l’immagine dell’arancia che rotola sui
mattoni rossi si accende come una natura morta che – secondo Freni – nessuno ha mai dipinto; ma per Hatwig (a correzione o
integrazione di questa visione taumaturgica): In una terra meravigliosa e prospera come la Sicilia, mancano i
fondamenti dello Stato moderno.
Da questa carrellata l’insegnamento
che se ne trae è il seguente: dire della Sicilia sempre bene o sempre male è un
cattivo servizio, anche in letteratura, anzi, soprattutto.
Il problema, oggi come oggi, - scrive conclusivamente Melo Freni, - è essenzialmente didattico, nel
senso che la Sicilia va rappresentata e descritta con responsabilità. E’ il
caso di dire che tanto bozzettismo così detto letterario o tanto barocchismo
che confondono l’idea esatta di ciò che la Sicilia è, ma soprattutto dovrebbe
essere, non giovano alla causa di una lezione liberatoria, basata su un
desiderio di purezza e di verità.
Insomma, sembra che a continuare a
parlare – e a scrivere - della Sicilia per luoghi comuni, dopo questo libro,
non si può.
quanta ricchezza c'è in te...
RispondiEliminaGrazie.
Eliminami dispiace per le somiglianze esterne: Lillo Mendola mi ha spiegato l'inconveniente. Mi scuso anch'io, totalmente confusionario in queste cose qui. Ma non ogni male viene per nuocere: penso di lasciare le cose come stanno e così quelli che vorranno venire da me approdano da te e quelli che vorrebbero venire da te (e saranno tanti di più) finiranno nel mio disadorno blog (e quidi si indirizzeranno da te). Gira e rigira, credo che ci guadagneremo tutti e due.
RispondiEliminavai tranquillo; in bocca al lupo; io sono contento di questa forma democratica dei mezzi di diffusione dei propri pensamenti. In passato abbiamo assistito a ben altre filosofie e a ben altre borie censorie.
EliminaTrovare un modo per uscire dall'isolamento,potrebbe portare ad una soluzione?
RispondiEliminaSicuramente; se ci si riferisce allo stesso problema.
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