Dopo la "storia" di Loulou con Luigi De Gubernatis, Federico Messana, montedorese che vive a Milano, mi invia un'altra "storia" non meno interessante della prima, quella di una "Lucciola" particolarissima che, apparentemente frivola ma sapientissima, ha attraversato l'Italia raccogliendone umori sentimenti sogni inquietudini.
LA STORIA DI LUCCIOLA
di
Federico Messana
La maggiore dei quattro figli, nata il 6 giugno del 1883, istruita nei migliori college inglesi e francesi, stava evidentemente molto stretta la cultura e la vita del piccolo paese paterno, vista la frequentazione di un certo livello culturale cui era abituata la famiglia (Ezra Pound era di casa).
E per mantenere i contatti con le amiche conosciute nei vari college, s'inventa, non possiamo sapere quanto per giuoco o per diletto letterario, una specie di rivista ambulante, denominata LUCCIOLA, scritta a mano, che, passando di mano in mano tra le varie corrispondenti, s'implementava lungo il percorso per completarsi alla fine del giro.
Una specie di catena di sant'Antonio, il cui scopo era quello di conoscersi meglio tra le righe, parlando dei fatti della vita, di politica, di letteratura, d'arte. Non sappiamo se e quanto la gestazione di una simile impresa sia stata difficile, ma spesso le cose improvvisate hanno la migliore riuscita.
Lina non era nuova ad esperimenti del genere dal momento che, nei vari college, era di moda dare vita a simili iniziative. In Inghilterra era nata una rivista di nome "Firefly", in Germania si chiamava "Parva favilla", in Francia "Mouche volante".
Esperimenti, comunque, limitati nel tempo e nello spazio. E diverse erano in Italia le riviste a stampa alle quali collaboravano tante ragazze di buona famiglia, come "Rivista per le signorine", "Voci amiche", e "Prima lux". Ma come dirà una socia alla fine della sua collaborazione con Lucciola, "una rivista a stampa non può essere come una rivista manoscritta".
E qui sta infatti la differenza, un'originalità che nasce dal modo di passarsi la rivista e dal fatto ch'era manoscritta.
La rivista, partendo dallo sperduto Montedoro raggiungeva le corrispondenti, tutte e solamente donne (erano ammessi solo pochi uomini, cugini o fratelli), nei vari luoghi d'Italia, affidando la corrispondenza ai mezzi di trasporto dell'epoca, treni regi e carrozze.
Che a giudicare dal risultato funzionavano abbastanza bene se, nel volgere di due o tre mesi, raggiungeva oltre 40 località, da Montedoro a Catania, a Napoli, a L'Aquila, a Firenze, Modena, Venezia, Verona, Milano, Bergamo, Como, Pavia, Biella, Saluzzo, etc. Così nasce la rivista che viene chiamata "Lucciola", piccola lanterna vagante che, unica nel suo genere e senza riferimenti, né prima né poi, vagherà per tutta Italia, dalla Sicilia alle Alpi, dal 1908 al 1926, anno della definitiva chiusura.
Il fascicolo a cadenza mensile, dalla copertina intarsiata e lavorata a mano (in una foto dell'epoca si vede Lina Caico intenta alla preparazione della prima copertina), veniva "inizializzato" dalla direttrice del momento, quindi raggiungeva le corrispondenti che, nel volgere di due giorni al massimo (pena una multa!), annotavano le loro osservazioni, esprimevano i propri pensieri di donna, parlavano di politica, di vita in genere, ponevano domande (che trovavano risposta nei numeri successivi, visto che nel frattempo erano in viaggio altri fascicoli), inserivano foto e racconti, e lo spedivano al destinatario più vicino che faceva altrettanto. Finché non tornava nuovamente al luogo di partenza.
Così per ben 18 anni, questa rivista in unico esemplare per numero e scritta a mano, vagò carico di sentimenti, di preoccupazioni, di ansie, per le strade italiane, sfidando persino gli anni della guerra, per giungere miracolosamente a noi per puro caso. Tutta la raccolta é stata infatti scoperta nella "solita" cassa del solaio dell'ultima corrispondente direttrice, che meticolosamente ne era stata l'ultima custode, Gina Frigerio di Milano. Grande merito va ai suoi figli che l'hanno consegnata alla biblioteca della Società Letteraria di Verona che la custodisce gelosamente, ne ha curato una mostra e si appresta a pubblicare un CD ROM dell'opera.
La storia di Loulou
I fatti piccoli e grandi del quotidiano, la trama sottile dei sentimenti e dell’immaginario, le intermittenze del cuore; ma anche i grandi problemi sociali, la guerra, il lavoro, l’infanzia derelitta., il voto alle donne, il femminismo, tutto il mondo variegato dell’Italia tra il 1908 e il 1926, si riflette nelle pagine di “Lucciola”, la rivista scritta a mano in unica copia da un gruppo di donne colte e sensibili, che percorre l’Italia dalle Alpi alla Sicilia, affidata alle Regie Poste, per ben diciotto anni.
RispondiEliminaI fascicoli, di periodicità mensile, ci sono stati miracolosamente conservati ed ora rivelano i loro segreti, il fascino di un’epoca che sta proprio alle nostre spalle, i profili delicati di personalità affascinanti e scomparse.
Nelle pagine vergate da grafie regolari ed eleganti le “giornaliste” scrivono di letteratura, costume, ma anche di impegno politico (nei mesi che precedono la Grande Guerra per esempio) e di femminismo, dei problemi delle donne del tempo, che sono talvolta i problemi delle donne di oggi. Inseriscono le foto dei loro viaggi, degli amici, qualche esemplare di ricami e pitture.
I numeri della rivista, rigorosamente unici, sono ora quasi tutti conservati a Verona nella Biblioteca della Società Letteraria, un sodalizio culturale che risale al 1808. Le curatrici Paola Azzolini e Daniela Brunelli li hanno amorevolmente fatti rivivere in un libro singolarissimo che rievoca la bellezza e il fascino artigianale del periodico. Lucciola infatti, nella sua rigorosa manualità, ripercorre, nella grafica delle copertine e dei frontespizi, tutte le avanguardie del tempo, nella varia ricchezza dei contributi ci restituisce un quadro inedito della società italiana dell’epoca, vista dalla parte delle donne.
Due esaurienti saggi introduttivi narrano la genesi, le vicende della rivista e delle donne che la realizzarono; all’ampia antologia fa seguito una nota sulle “Lucciole musicali”, ossia sulla musica nei salotti borghesi e aristocratici al tempo di Lucciola.
Federico Messana
(dalla seconda di copertina di “Leggere le voci” Storia di Lucciola, a cura di Azzolini e Brunelli)