domenica 10 marzo 2013

ORA CAMBIO PAESE

Un racconto del 2001. Da un'inedita raccolta.


*

NOI SIAM DI RACALO'


"Le persone che sono soltanto comuni non fanno                                                              assolutamente per noi”.                              
 Robert WALSER,  La passeggiata.                            

Di ritorno dalla gita parrocchiale, Giugiù Li Vigni maturò l’idea che non bastava amare il proprio paese per renderlo unico agli occhi del mondo né avere quattro chiese o anonimi monumenti: occorreva caratterizzarlo.

Caccamo era famoso per la salsiccia e Linosa per i capperi salati, cipuddàra venivano detti quelli del Casale e i pratesi, che non coltivano cipolle ma raccolgono pezze, pizzàra

A Racalò, volendo, si producevano tegole all’antica, con poca paglia e molto sale, ma canalàra sarebbe stato poco indicato: quasi nessuno ormai adoperava gli antiquati coppi o canàla. Occorreva qualcosa di duraturo, che qualche artista vi si ispirasse per un’opera d’arte. Così come era avvenuto per Tindari: il santuario a picco sul mare, le chiazze miracolose, la Madonnina Nigra sum sed formosa, ma anche la lapide con la poesia di Quasimodo Mite ti so pensile sull’acque... 

Giugiù Li Vigni ne parlò a qualche consigliere, ma gli fu risposto che loro, gli amministratori, si occupavano di cose concrete, di servizi, fogne, marciapiedi, e non avevano tempo da perdere. 
Giugiù non si scoraggiò, la risposta la sapeva prima ancora di parlare, prese carta e penna e scrisse all’amico Janich, proponendogli di rappresentare la Fontana Pazza, così detta perché le sue acque freschissime scorrevano solo sei mesi l’anno mentre per il restante tempo rimanevano nascoste in qualche falda incuneata sotto terra. 

L’artista, un vero genio, entusiasta, accettò. 
Gli bastarono alcune fotografie per farsene un’idea. 
Il resto se l’inventò. 
Dov’egli viveva, alla Giudecca, in compagnia dei gatti accanto ad un costruttore di gondole, non gli mancavano spunti. 

Tirò fuori un’incisione su pietra di Bavaria che era un puntinato zampillio di luce: le stelle che stanno sopra San Marco si specchiavano nei riflessi tremolanti della Fontana di Racalò. Un capolavoro. Da museo.  

Arrivata l’opera da Venezia, Giugiù invitò i concittadini a contribuire alle spese e a scrivere su un librone pensieri e commenti sul loro paese e sull’opera d’arte. 
La cifra racimolata venne spedita al Maestro, quale simbolico compenso; dei pensieri e commenti, l’ideatore della singolare iniziativa trascelse i più significativi e li incolonnò in un discorso filato, con qualche aggiunta. 
Venne stampato su cartoncino resistente, a caratteri  corposi e posto sotto vetro. Vi si leggeva:  

NOI SIAM DI RACALO’
 CI ACCONTENTIAMO D’ESSER DI RACALO’
 E SE NON FOSSIMO NATI RACALESI
 VORREMMO NON ESSER VENUTI AL MONDO
 TANTO COMPIANGIAMO COLORO CHE
 APRENDO GLI OCCHI ALLA LUCE
 NON SI VEDONO INTORNO
 LE PENSOSE FACCE RACALESI
 DAGLI OCCHI IRONICI E DALLA BOCCA CHIUSA 
PER NON ESSER DETTI ”BOCCA APERTA”
 MA AVER LA BOCCA CHIUSA
 A RACALO’
 NON VUOL DIRE COME ALTROVE
 ESSERE MUTONE
 O
 “ZUCCA” DEL PROVERBIO:
 TESTA CA ‘UN PARLA
 SI CHIAMA CUCUZZA
 OGNUNO HA LINGUA QUI
 E PASSA IL MARE
 E COMPIANGIAMO COLORO CHE
 NON SI VEDONO INTORNO
 FUORI DELLE COLLINE
 LE MAMMELLE DI COZZO DELLA PERGOLA
 LA DENTATA CRESTA DI DON LIDDRU
 L’INARCATO SERRONE
            IL RAFFO E IL SARACENO
 BUOVO GARGILATA
 JUDI’ E L’OLIFESA
 LA CAMPAGNA INEGUALE
 CHIAZZATA DI STOPPIE E DI MAGGESE
 I VIGNETI I PISTACCHIETI
 E I CARRUBI MAESTOSI E PIENI DI VENTO
 QUESTO DICIAMO
 NON PERCHE’ SIAM RACALESI
 E VOGLIAMO “LISCIARCI” TRA DI NOI
 O PERCHE’ PENSIAMO CHE
 IL SOLO DIFETTO DEGLI ITALIANI
 SIA QUELLO DI NON ESSER TUTTI SICILIANI
 E DEI SICILIANI
 DI NON ESSER TUTTI RACALESI
 NON SIAM COME I PRATESI
 CHE LO PENSANO DI SE’
 TUTTA A PRATO VA A FINIRE LA STORIA
 D’ITALIA
 E D’EUROPA
 TUTTA A PRATO
 IN STRACCI
 CIASCUNO E’ POETA DEI LUOGHI
 CHE L’HAN VISTO CRESCERE
 TUTTI HANNO IL DIRITTO
 DI AVERE I LORO
 MA I NOSTRI
 SONO I LUOGHI IN ASSOLUTO
 NOI SIAM DI RACALO’
 M.C.N.

   L’incisione della Fontana venne collocata, assieme al testo, all’ingresso del paese: accoglieva chi entrava, dava da riflettere a chi usciva. 
Era un monito. 
Doveva suscitare, non per mala parte, stupore e ammirazione. 
Per qualcuno tanta arte si tramutava in indizio di follia.  

- Che megalomani, questi racalesi! 

Inutile dire che l’incisione e la scritta vennero scoperte, benedette, festeggiate, celebrate, alla presenza del popolo e delle autorità.    
- Che idea! 
- Che quadro! 
- Che parole! 
- Che Fontana! 
- Un’opera d’arte!  

Se ne parlò per parecchio tempo. 
Nei paesi vicini, Racalò e la Fontana ormai erano diventati inseparabili, come il pistacchio con lo scornabecco: quando si nomina l’uno si deve per forza nominare l’altro, e viceversa. 

Per i forestieri andava bene così, ma i racalesi dopo un paio di anni incominciarono a mugugnare. 
Non sopportavano le incongruenze. Vennero fuori le critiche.

 Finché nella realtà l’acqua della Fontana Pazza scorreva sonoramente dalle molteplici bocche a forma di conchiglia, il quadro del maestro Edo Dušan Janich, posto all’ingresso del paese, veniva pacificamente ammirato, ma nel periodo in cui l’acqua della Fontana s’indeboliva fino a seccarsi, il tripudio d’acque zampillanti ideato dall’artista veneziano sembrava una  caricatura. 
“Che ci sta a fare un quadro della Fontana se l’acqua dalle conchiglie non scorre più?!” si chiedevano in molti.

Ma i sostenitori del quadro esposto, Giugiù Li Vigni in testa, si opponevano alla sua rimozione o anche ad un temporaneo occultamento. 
“Perché,” ragionavano costoro, “la lapide con la poesia di Quasimodo viene spiccicata dal muro ogni volta che a Tindari non tira vento?!”. 

E così il quadro, con l’inneggiante scritta, rimase dov’era a significare che quello era un paese d’arte. La perentoria sigla finale M.C.N. non indicava il secolo, toglieva però ogni dubbio: Minchia Cacàta, Nènti. Era l’orgoglio dei racalesi. 
Ma ai forestieri, che da Racalò andavano via, dopo avervi sbrigato prosaiche faccende, il singolare monumento, nel suo insieme, suggeriva tutt’altri pensieri.
Maledetti racalesi!








Noi siam di Racalò
http://www.ilraccontoritrovato.it/lo-scrittore-protagonista/noi-siam-di-racalo
I cavoli in Piazza
http://archivioepensamenti.blogspot.it/search?q=i+cavoli+in+piazza
Il partito delle pellicce
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/02/il-partito-delle-pellicce-ovvero.html

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