In questi giorni mi sono ricordato del Conclave di Pazzi che avevo acquistato durante il Premio Pordenonelegge nel 2001: una gran bella vetrina in cui ho avuto occasione di incontrare tanti scrittori, tra cui il mitteleuropeo Claudio Magris, l'esordiente montanaro Mauro Corona e il prof. Roberto Pazzi, appunto, che ha presentato il libro di cui mi sono ricordato alla vigilia di un conclave vero.
In alcune parti il libro offre non poche sorprese e profetiche riflessioni. Al netto dei mondani intrighi. P.C.
ASPETTANDO UNA CHIESA POVERA. E RIVOLUZIONARIA
Da secoli quel meraviglioso
angolo della terra era negato al suo destino di floridezza ed espansione, per i
copiosi doni che il Signore aveva concesso sia alla natura delle sue pianure, dei
suoi mari, dei suoi monti, sia alle sue laboriose città, a causa di quel capestro
stretto al collo, di quel triste servaggio che ancora opponeva i diritti del
più forte a quelli del più debole.
II Sudamerica non era mai stato
libero, il messaggio di Simon Bolivar e di San Martin doveva ancora essere raccolto
perché solo sulla carta le nazioni della rivolta contro la Spagna avevano conquistato
il loro diritto all'autodeterminazione.
Chi aveva per primo, in
quel continente, levato la giusta protesta contro 1'oppressore, cacciando 1'Inghilterra
con una lunga guerra, infiammato dall'ansia di liberta ed eguaglianza, in nome
del diritto alla felicità, per primo aveva tradito poi quegli stessi ideali.
Perché li aveva negati all'altra parte del continente, sostituendo alla tirannide
del re d'lnghilterra quella del presidente degli Stati Uniti.
Se il conclave avesse potuto
rappresentare - ed essi lo credevano tale - il luogo dove lo Spirito Santo avrebbe
ispirato un più largo raggio della sua potenza redentrice, la scelta di uno di
loro sarebbe stata provvidenziale. Perché avrebbe offerto alia Chiesa la
possibilità che nessuna forza progressista politica in due secoli era riuscita
a cogliere.
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