I "nostri" poeti, questi sconosciuti!
Caro Piero
ho visto su fb e poi sul tuo blog, lo scritto dedicato a Paolo Messina, che ho avuto l'onore di conoscere quando insieme collaboravamo a L'INCHIESTA di Giulio Ambrosetti, e di seguire negli ultimi anni della sua vita.
Anch'io vorrei ricordarlo e vorrei farlo anche attraverso il tuo blog: ti invio l'omaggio a Paolo Messina pubblicato a suo tempo sul "Bandolo".
Un caro saluto
Nicola
...perle, rilucenti e opache, come la doppia faccia della luna... |
OMAGGIO A PAOLO MESSINA
di
Nicola Lo Bianco
Mi capitano tra le mani i “Sonetti” di Paolo Messina, pubblicati
nel 2000 (Nuova Koinè), e li rileggo con passione.
Ne viene fuori questa tarda recensione
o nota critica, che propongo in omaggio al poeta de “Il Muro di Silenzio”(’59), l’opera teatrale che nel dopoguerra,
quando pronunciare la parola “mafia” era diffidenza ed ostracismo, mette in
scena la secolare tragedia che incombe
sulla vita del popolo siciliano.
“Il muro di silenzio”, rappresentato in
Italia e in Europa(ma rifiutato dalla TV nazionale), insieme a “Le ricamatrici”(’69), sono esemplari, tra
l’altro, di quello stile teatrale che poi si definì “teatro di poesia”.
Giovanissimo (P.Messina è nato a
Palermo, nel ’23), rientrato dalla guerra, è anche tra i primi a rinnovare la
poesia siciliana nei contenuti e nel linguaggio, mantenendone, tuttavia, un
alto profilo che lo inserisce a pieno titolo nella grande tradizione letteraria
della poesia dialettale, con la raccolta “Rosa
fresca aulentissima” (poesie ’45-’55).
Lo stesso si potrebbe dire, sul
versante della poesia italiana, riguardo al sonetto che il Poeta ha coltivato
come uno scrigno prezioso entro cui racchiudere l’essenza della sua poesia,
punto di sintesi tra finito e infinito, quotidiano e perenne, razionalità e pienezza
di sentimento.
In breve, questa pagina dedicata a
Paolo Messina vuole essere un invito a leggere o rileggere, a riportare sulla
scena, la poesia e il teatro di questo maestro della parola e della
drammaturgia, la cui opera a tutt’oggi non ha la risonanza che merita.
Ma torniamo ai Sonetti.
PAOLO MESSINA
Sonetti
Mitologia dell’anima
Dieci sonetti, dieci perle, rilucenti e
opache, come la doppia faccia della luna, spettatrice e protagonista.
Una concentrata biografia poetica
proiettata su uno schermo di cielo intellettuale, a cominciare dalla struttura
del sonetto, la forma che accoglie perfettamente, come un calco, le movenze
emotive del Poeta.
La forma cerchio, come appunto la
figura/luna, ogni sonetto si apre e si chiude come una “sfera magica”, entro la
quale raccogliere le divagazioni dell’anima, aeree, com’è proprio del “cosmo
della memoria”(p.11), del sogno “sfuggente”, dei sogni lontani e perduti di
questa poesia.
Una poesia che tende al distacco, a
trascendere la zavorra della realtà, ma non a trascurarne il peso, dal quale
essa prende avvìo e mai dimentica gli (p.8), come ad es, </…le male strisce…/vegliano attorcigliandosi
ai pilastri>;o anche .(p.11)
Ma sono savie metafore, rimandi
allusivi, liberati dalla opprimente tensione drammatica, incastonati in una
spirale che porta verso l’alto, da dove lo sguardo del Poeta si distende, nel
tempo e nello spazio, a ricreare un , un paesaggio
esistenziale rappresentato dalla poesia /musica,
la cui struttura è propriamente la quantità numerica.
E più precisamente, dal sonetto, la cui
perfezione è dettata dalla sapiente orditura di ritmi, connessioni, risonanze…,
una raffigurazione di immagini sonore e concettuali che potremmo rassomigliare
alla concatenazione dei numeri della “tavola pitagorica”.
Questo per dire della compiutezza del
sonetto di Paolo Messina, della sua intelligenza creativa, animata dalla
pascaliana “esprit de geometrie”, ma anche della sua capacità di adombrare
l’inspiegabile della vita o il “mistero” della poesia, che, pur entro una
struttura “matematica”, riesce a sondare <…altri piani / dell’essere reali o
immaginari/, purchè consoni ai miei perduti arcani>.(p.13)
Dietro l’apparenza dello schema
compositivo, “classicamente forgiato”, dietro un linguaggio che si posa leggero
e inclina alla riservatezza del sentimento, si scopre un’anima piagata dalla
solitudine senza speranza e forse anche da una ricerca d’amore inappagata.
Da queste ceneri sale il calore umano
della nostalgia e del rimpianto, del sogno non ancora dismesso, di ciò che
avrebbe potuto essere e che non fu. Un sogno ormai assimilato alla poesia, dove,
però, la parola, come dice Fortini, è “fantasma”.
E “fantasmi”, inghiottiti dal tempo o
lontani nello spazio, sono il “Pierrot Lunaire”(p.10), la “Sofia Kuhn”(p.11), o “Eleonora D’Aragona”,
il busto scolpito da Francesco Laurana,
(p.16).
“Fantasmi” per accogliere un sentimento
amorevole, confortante, tristissimo, ma fermamente virile, asciutto, della
fierezza che sfiora una sottile ironia verso se stesso e verso tutto ciò che
vive e muore.
Un dialogo/soliloquio, perciò, che si
incentra sulla mitica figura, amata/amante, di Euridice(p.7), la quale riassume
simbolicamente la presenza/assenza, il profilo di ciò che
sfugge, del sogno , e altro non lascia che contemplare una sembianza: .
E si arriva all’intenerimento, alla
rattenuta commozione, sobria profonda, rivissuta, quella che emana da una
visione lucida e consapevole del ciclo “cosmico” dove perennemente incombe la
legge .(p.12)
Che cosa rimane?
La poesia sembra dirci
il Poeta, alla quale infine affidare l’ultima illusione di un
.
E veramente un inno alla poesia sono
questi sonetti, che rivelano, se ce ne fosse bisogno, come lo scrittore, il
poeta Paolo Messina, è uno dei picchi della letteratura contemporanea in terra
di Sicilia.
Il post a cui si riferisce Nicola Lo Bianco contiene il "medaglione" critico-biografico su Paolo Messina di Marco Scalabrino.
LinK
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