GIBILLINA - IL CASTELLUCCIO SVEVO
DI RACALMUTO
di
Angelo Cutaia
Castelluccio è
la denominazione attuale della torre-palazzo sveva nei documenti indicata Gibillina;
la Giblina del Fazello.
Un tetragono
parallelepipedo di roccia, dalle perfette proporzioni geometriche, che a tal
punto è immedesimato col territorio da sembrare generato dal costone roccioso
dal quale emerge, come i cristalli di celestina fuoriescono dalla matrice.
Saliamo sulle sue mura e godiamoci una incomparabile vista, dalle
Madonie al Mare Africano, dall’Etna ai Monti Sicani.
La
probabile torre preesistente venne chiamata Gibillina a causa della sua
posizione, a quota 720 m. l. m., sulla cima di un monte (in arabo gebel) in seguito detto delli Gibillini.
Fu rimaneggiata (o forse ricostruita)
e ampliata in epoca sveva per essere destinata a sollazzo e masseria.
Il fortino, posto sull’allineamento dei castelli di Mussomeli (analogia
costruttiva dei muri) e Naro (impianto arabo-normanno), è ortogonale a quello
di Racalmuto, del quale costituisce il battifredo.
Adiacente alla trazzera medioevale idrisiana Sutera-Girgenti (resti di aggiacatu nei pressi) domina e sorveglia
l’Alta Valle del Platani e buona parte della Sicilia centro meridionale. E’ in
contatto visivo con i castelli di Caltanissetta, Enna, Mazzarino, Naro, Favara,
Agrigento, Caltabellotta, Torre del Salto, Guastanella, Muxaru, Rocca Motta,
Cammarata, Monte Conca, Sutera, Mussomeli, ecc., fungendo da ponte ottico per
la trasmissione dei messaggi.
Presenta caratteristiche architettoniche tipiche del periodo
normanno-svevo:
-
visibile da grande distanza per “marchiare” il
paesaggio;
-
posizione dominante e panoramicità;
-
pianta rettangolare con lati di base che sono
proporzionati secondo la divina
proporzione del numero aureo 0,618;
-
pareti piane e lisce e forma parallelepipeda;
-
notevole spessore dei muri portanti realizzati in
pietra e malta di calce;
-
volte reali in conci calcarei al piano terra;
-
corsi orizzontali di pietre sbozzate da un lato nei
muri esterni;
-
cantonali in calcarenite tagliati a fil di sega;
-
feritoie ogivali strombate;
-
latrine ricavate nello spessore dei muri esterni;
-
concio della chiave di volta diviso secondo l’asse
verticale di simmetria.
Il
superstite gruppo di lecci (aglianni) della parete nord del monte, potrebbe
costituire il relitto di un più vasto impianto boschivo, annesso al piccolo
forte per utilizzarlo in tempo di pace come residenza venatoria.
Nel secolo XIV passa in potere della famiglia Chiaramonti, alla quale viene
erroneamente attribuito il suo ampliamento.
Confiscato da Re Martino nel 1392, assieme ad altri domini chiaramontani
fu devoluto a Guglielmo Raimondo Moncada conte di Caltanissetta ed in seguito,
per la fellonia di questi, assegnato a Filippo De Marinis signore di Favara.
Nel 1561 Ferdinando De Silva, marchese di Favara, sposa una De Marinis
e prende possesso del Castelluccio ricevuto per atto dotale.
Nel 1568 Maria De Marinis acquista il castello e 2/3 del feudo Gibillini.
Il restante terzo formò il feudo della Balatazza, sul quale sorse nel 1635 il
comune di Montedoro.
Nel 1615 Beatrice De Marinis e Sanchez De Luna vendono il feudo e la
fortezza a Luigi Arias Giardina, principe di Santa Ninfa e Ficarazzi.
Nel 1798 Giulio Antonio Giardina e Grimaldi, principe di Ficarazzi,
concede in enfiteusi il solo feudo al sacerdote racalmutese Nicolò Tulumello.
Diego Giardina Naselli fu l’ultimo feudatario fino al 1812, anno
dell’abolizione del feudalesimo.
Nel 1862 vi si asserragliarono quattrocento rivoltosi filoborbonici.
Erano giovani racalmutesi che protestavano contro la leva forzosa.
Durante l’ultima guerra fu saccheggiato degli infissi e del tetto.
Negli anni Cinquanta uno dei fittavoli cede la campana della chiesa di S.
Gaetano alla chiesa rurale del Serrone ed asporta, dall’alloggiamento visibile
sopra l’ingresso principale, uno stemma ormai illeggibile.
Nel 1971 i fittavoli lo usucapiscono dai numerosi eredi dei principi Trigona
di S. Elia.
Nel 2002 viene acquistato dall'ing.
Angelo Cutaia che inizia i lavori di
consolidamento e protezione.
Racalmuto, 7 Maggio 2015
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Ph ©piero carbone
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