Ora i Presepi viventi sono di moda e da qualche anno a questa parte si sono moltiplicati grazie all'impegno di attive Pro Loco, nostalgici volontari, amministrazioni in cerca di visibilità: rievocano mestieri antichi riesumando tecniche e attrezzi dismessi, ripescano tradizioni scomparse, e fanno assaggiare cibi poveri: ricotta, ceci in brodo, fave abbrustolite... Ma il Presepe di cui vi voglio parlare è particolare perché anche il suo fondatore è a suo modo un personaggio tra i personaggi del suo fantastico mondo.
BALDASSARE INTERRANTE E IL SUO PRESEPE
“Gli Enti
pubblici hanno abbandonato Baldo ma Baldo non abbandona gli amici”. Baldo,
Baldassare Interrante è l’ideatore di un presepe vivente situato alle porte di
Menfi in contrada Cinquanta poco distante dallo stradale che da Menfi porta a
Castelvetrano.
Quando me lo sono trovato
davanti col capo coperto, una lunga tunica a strisce e il nodoso bastone in
mano mi è sembrato il Mosè dei Dieci Comandamenti. Ha le mani rudi del
contadino, ma uno sguardo dolcemente
tenero, di chi ha avuto esperienza del mondo ed è scampato alla morte. E’ stato
il primo in Europa a cui è stato impiantato un pace-maker.
E’ un vero patriarca, Baldo, nel suo regno, non solo per dieci
giorni all’anno, nel periodo in cui con tutta la sua numerosa famiglia e i
vicini di campagna trasforma questo suo
regno, costituito da 36 mila metri quadrati di terreno, in presepe vivente. Si
autodefinisce saggio, “un singolo in mezzo alla massa” ed ha financo una sua
filosofia. Così si presenta: “Io sono Baldassare Interrante / per chi non sa
proprio niente / io sono un uomo intelligente / perché capisco molto
l’ignorante. / Io sono Baldo il saggio sapiente / di belle cose ne faccio tante
/ se voi mi osservate attentamente / non sono poi, così molto grande”.
Questa, in breve, la vicenda della sua vita: in una famiglia di
pastori, è nato settantadue anni fa nella casa cosiddetta “dell’Asino”, in
contrada Cinquanta, vi ha vissuto fino a nove anni ma ha continuato a fare il
pastorello fino ai quindici (“mi sentivo laureato perché sapevo contare le
pecore”); emigra al Nord, “nella bella Svizzera,” dove fa il manovale finché la
malattia non lo costringe ad evitare i lavori pesanti, egli allora s’industria,
comincia ad attorcigliare dei fili di ferro e si ritrova orafo, comproprietario
con la moglie di gioiellerie, in affari col mondo della moda, conosce il gran mondo,
la ricchezza, la frenesia di un’auto da corsa.
All’apice del successo,
abbandona tutto, torna in Sicilia, ricompra la vecchia casa dell’Asino dov’era
nato e vive da eremita. “Pazzo mi diceva la gente”. Continua orgogliosamente a
mantenere la residenza anagrafica in Svizzera dove ogni tanto torna per
ricaricare le batterie del suo pace-maker.
Nell’85 inizia la raccolta di vecchi
attrezzi di lavoro, di mobilio antico, di frammenti di pavimentazione, di
superstiti tegole, rovistando tra le vecchie case terremotate di Menfi. Nell’86
sotto tante tende dà vita al Presepe animato.
Nasce la curiosità. In contrada
Cinquanta affluiscono numerosi visitatori e qualche giornalista. “Come vive un santone del Duemila” ha scritto
Francesco La Licata. Costanzo lo invita nel suo show.
Sull’onda della notorietà, quattro miliardi, delle vecchie lire,
offrono a Baldo per far sorgere un albergo sul suo terreno ma quattrocento
milioni deve essere disposto a darne “per aprire le porte” prima ancora di
iniziare i lavori. Baldo non capisce la fisica legata all’economia: pagare per
potere aprire porte che ancora non esistono. Rinuncia all’affare, "con
disappunto", secondo Baldo, del parentado che l’abbandona e continua ad esercitare l’antica arte
della pastorizia.
Nel frattempo si unisce a Baldo, ormai separato dalla moglie
svizzera, una giovane donna di Sciacca, scampata al tumore dopo essersi affidata
alle cure del dottor Di Bella; nascono due figli. I parenti si allontanano
definitivamente. La tendopoli incomincia a diventare un villaggio di pietra.
Ora Baldo conduce una vita serena: si alza di mattino presto,
accudisce gli animali, porta i figli a scuola, si dedica al giardinaggio,
assembla oggetti, scolpisce, scrive poesie, riceve visitatori come un santone.
Casualmente mi sono imbattuto in questo personaggio: in realtà
cercavo della ricotta per riempire cannoli fatti in casa e quella della
fattoria Interrante è rinomata, così giunto alla fattoria in contrada Cinquanta
sono stato incuriosito dall’insegna che indicava un presepe. Una scritta all’ingresso
di un viottolo acciottolato avvertiva: “Entrate in un luogo Sacro / Rispettiamo
Dio”. Mi sono inoltrato. Si viene accolti da un’altra scritta apposta su una
giara lesionata: “Questo luogo vive grazie alle offerte”.
Post scriptum
Domani faremo una visita al Presepe con una descrizione dettagliata: sarà un'esplorazione anche nella terminologia dialettale.
Link correlato
http://www.sicilia-firenze.it/upload/files/lumie_n48.pdf
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