Quando misi
piede nel consiglio comunale di Racalmuto, in qualità di assessore alla cultura,
mi sembrò di entrare in una novella pirandelliana: nel momento in cui il
sindaco, secondo l’ordine del giorno, accennò alla situazione del teatro
comunale, le cui carte erano sotto sequestro per indagini in corso sulla
precedente gestione, dagli scranni di destra, gli esponenti dell’opposizione
sostenevano che il Teatro era amministrato come “Fondazione”; il sindaco
rispondeva che era assimilabile piuttosto ad una “Associazione”, sottinteso:
culturale, ma gli oppositori dell’UDC e
del PDL s’inalberavano a tale definizione e ribadivano la tesi che il Teatro
fosse “Fondazione! Fondazione! Fondazione!”
“Associazione!”
cantilenava il Sindaco, “Associaziooo-ne!”.
A
complicare le cose, dagli scranni della sinistra, un esponente del PD, che aveva amministrato con
ruoli di responsabilità anche nella compagine amministrativa precedente, e ora facente parte della nuova, appartenente
alla maggioranza e quindi sostenitore del nuovo sindaco, brandì il microfono per ritrovarsi in linea
con l’opposizione e contro il “proprio” sindaco: per lui il teatro era eretto a
Fondazione. “Tanto che aveva un consiglio d’amministrazione”, sosteneva.
Così andò
avanti l’irriducibile consiglio comunale per un tempo che a me parve infinito,
senza cavarne un ragno dal buco. “Fondazione”. “Associazione”. Così è, se ci
pare!
Mi
sembrava un giuoco delle parti. Pirandelliano, appunto.
Era
possibile mai che un ente pubblico governato come Fondazione, bisognoso del riconoscimento
giuridico per essere tale, tale non risultasse dalle carte e dalle pubbliche
certificazioni? Il nuovo sindaco, soltanto per distinguersi dal predecessore, s’inventava
tutto?
“Non
vuole riconoscere l’evidenza,” ribattevano i sostenitori della Fondazione, i
quali con meccanica convinzione concludevano: “Riconoscimento o non riconoscimento,
è Fondazione!”. E, battendo
metaforicamente i pugni sul tavolo, della Fondazione elencavano gli
illustrissimi nomi del consiglio d’amministrazione che ne avevano fatto parte e
il Direttore artistico e il Direttore artistico facente funzione perché il
Direttore artistico titolare era lontano e il famoso scrittore e l’ex assessore
nonché sovrintendente di un Teatro
importantissimo e il corrispondente di un prestigioso giornale nazionale e
l’inviato di un altro. E così altisonando.
Se io non
fossi stato assessore della giunta in carica, e quindi tirato dentro la
questione fino al collo, istituzionalmente parlando, mi sarei goduta la scena e
niente di più. Ma non potevo, anzi avevo il dovere in quanto assessore con
delega alla cultura di chiarire la faccenda proprio per definire i rapporti
istituzionali o con la Fondazione teatro,
se era Fondazione, o con il Teatro
Comunale, se era ente comunale, e regolarmi di conseguenza.
Che fare?
Feci
l’unica cosa, ovvia e, secondo me, di buon senso, che c’era da fare: mi recai
all’assessorato competente per sbrogliare la matassa. Salii tutti i piani del palazzo
di Piazza Croci a Palermo e in ogni piano mi rimandavano da un ufficio all’altro
nella vana speranza che saltassero fuori notizie certe: da nessuna parte
risultava che il Teatro “Regina Margherita” di Racalmuto fosse stato elevato a
Fondazione, anzi non risultava neanche l’istanza.
Trasecolai!
Niente,
nessuna carta, nessun incartamento risultava in quegli uffici. Proprio così.
E come
facevo a riferire, in consiglio, ai consiglieri del mio paese, una tale
ambasciata? Di quali acuminate argomentazioni sarei stato bersaglio! Avevo
sentito chiaramente da alcuni consiglieri che era stata fatta l’istanza, che
c’era un atto notarile. Lo avevano affermato con sicurezza.
Ora, di
fronte a tanta smentita, ero punto e a capo. Di nuovo: che fare?
Chiesi al
funzionario di mettermi per iscritto la ferale notizia. “Lo richieda per
iscritto e le sarà risposto per iscritto” mi rispose quello impassibile da
dietro la scrivania.
La
richiesta protocollata partì da Racalmuto.
Altrettanto
protocollata giunse, purtroppo, la risposta; e dico purtroppo perché quando
dalla segreteria comunale me ne è stata consegnata copia, ho letto quello che sapevo,
quello che temevo e che non avrei voluto leggere. Speravo, sotto sotto, si
trovasse in extremis l’incartamento risolutore.
Arrivato
in consiglio, prendo con trepidazione la parola e annuncio che dagli uffici
regionali competenti, dopo le opportune ricerche, è venuto fuori che… niente…nulla
di nulla… il certificato…
Apriti
cielo!
Sono
stato subissato da grida, da critiche, da ipotesi fantasiose: secondo alcuni
consiglieri pro Fondazione avrei tirato fuori la storia del certificato per
compiacere il sindaco e contraddirli, quasi fosse in mio potere far confezionare
a funzionari e dirigenti dell’Assessorato regionale certificati a mio
piacimento.
Mi stupii
del ragionamento che non verteva più sullo statuto del Teatro ma
sull’opportunità e la convenienza o meno di compiacere un sindaco. Cercai di
comunicare il mio stupore, ma la mia voce veniva schiacciata da altre voci,
emisi un urlo quasi ferino. Mi veniva difficile coniugare la dialettica
hegeliana fatta di tesi, antitesi e sintesi, studiata ai tempi dell’università,
con quest’altra della negazione preventiva e prevenuta senza tener conto
d’altro. Che fare?
Cercai di
essere più empirico. Invitai la segretaria verbalizzante ad esibire il
certificato ma non ce l’aveva a portata di mano, non l’aveva portato in
consiglio forse per una svista o per dimenticanza, richiesi allora coram populo si verbalizzasse di
allegarlo: il certificato venne cercato, tirato fuori, fotocopiato e
distribuito a tutti i signori consiglieri.
“E
allora,” conclusero alcuni irriducibili mal rassegnati, “visto che hai fatto
questa scoperta, vuol dire che da oggi in poi ti adopererai per fare
riconoscere giuridicamente la Fondazione Teatro! Tu sei l’assessore!”
“Va bene”
annuii.
Ma non
potei fare molto perché di lì a poco sarei stato estromesso come assessore, e
sinceramente in un tal mondo con un tal modo di ragionare mi sentivo un pesce
fuor d’acqua ed era naturale venissi percepito come un corpo estraneo.
I
sostenitori della Fondazione avrebbero potuto e dovuto continuare l’iter per il riconoscimento giuridico
tanto più che il mio successore è stato espresso da quei consiglieri dell’opposizione, transitati nel
frattempo nella maggioranza, che fortissimamente volevano la Fondazione.
I fatti
sopra narrati risalgono al periodo che va dall’autunno del 2007 alla primavera
del 2008. Siamo alla fine del 2012.
Pensavo
dopo tanti anni che la questione si fosse risolta, invece, negli ultimi tempi,
anche nell’era dei commissari regionali e prefettizi, si perpetua l’incertezza
terminologica, una volta viene indicato come Fondazione e un’altra semplicemente
come Teatro comunale.
Siccome
le parole indicano cose completamente diverse, visto che finora la politica non
c’è riuscita, è bene comunque chiarire lo status
giuridico attuale del Teatro perché nell’imminenza della definitiva riapertura,
dopo le esaustive certificazioni riguardanti la sicurezza, si appianino anche le
incertezze amministrative e contabili affinché il nostro caro Teatro, o come Fondazione o
come Ente comunale o come altro ancora, riapra i battenti e non li richiuda mai
più.
- Luigi
Scimè, Addio! Teatro comunale, in “La
Citalena”, aprile 2005, numero unico.
- Egidio
Terrana, “La situazione economica del
Comune è disastrosa”, in “Malgrado tutto” - anno XXXI, Luglio 2012.
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/10/gratis-no-grazie.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/10/il-bel-canto-e-la-macchina-parlante.html
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/09/assessore-sara-lei.html
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Foto
proprie
Confesso: mi sono divertito tanto. Tanto rumore per nulla!Vogliamo Pirandello? Eccolo: Laudisi in Così è se vi pare dnnanzi allo specchio che lo riflette: IO DICO CHE IL PAZZO SEI TU E TU RISPONDI CHE IL PAZZO SONO IO. VEDI COSTORO? IGNARI DELLA PAZZIA CHE STA IN LORO VANNO ALLA RICERCA DI QUELLA CHE STA NEGLI ALTRI.
RispondiEliminaEd io sono andato alla ricerca dell'altra pazzia che ho creduto di rinvenire nella gestazione del Piano Regolatore 1978-1980. Ho l'impressione - anzi la certezza - che là la parte folle l'abbia recitata la Regione inventandosi un "refuso" inesistente quanto ad un salvifico (in economia) 0,20. Divertente poi che si vada ancora cercando una inesistente tavola che fa comodo dichiararla soppressa dall'incolpevole quondam Delfino (ti voglio ancora bene, Fofò). Quanto al teatro, perché tante leguleie quisquilie? Lo si dichiari per quello che è: semplice TEATRO COMUNALE. E già? Così saltano posticini di ripiego per i parenti dei soliti noti!. Calogero Taverna
Comunque nella pagina iniziale del sito del Comune si legge: Fondazione Teatro Regina Margherita.
RispondiEliminaCommento di Maria Lipari su fb ma destinato al blog:
RispondiEliminaDa quello che ho letto, desumo che l'invito a far chiarezza da parte di chi ricopre il ruolo di assessore alla cultura sia stato considerato elemento di disturbo.
Associazione o Fondazione o Teatro comunale???
Quel che conta nella dilagante e perversa logica è che il Teatro di Racalmuto sia una realtà!!!