Per
l’occasione, il maestro Domenico Mannella ha tratteggiato
magistralmente le diverse individualità artistiche di tre tenori racalmutesi in
una nota critico-biografica distribuita in sala ai visitatori: farla conoscere ora a chi non l’avesse letta
allora, pubblicandola su questo blog, dopo averla pubblicata precedentemente su
un altro blog, è un’ottima occasione per fare risuonare idealmente le voci che
hanno veicolato sogni e sensazioni con
peculiare timbro e passione.
Sia per dare un quadro più esaustivo dei tesori
canori del nostro paese sia per comprendere passate vicende artistiche non
ancora del tutto comprese e adeguatamente valorizzate, vale la pena riproporre
l’autorevole intervento.
Nella speranza che la
reiterazione del ricordo accenda fantasie celebrative e solleciti il giusto
orgoglio di una comunità che per promuoversi, nel nome dei suoi tenori e dei suoi musicisti e con i loro repertori, promuova concerti, recitals, stagioni liriche:
come fanno a Torre del Lago con Puccini, a Pesaro con Rossini, al Teatro Regio di Parma con Verdi. Forse a Catania con
Bellini. E far rilucere astri sotto il
nostro cielo, in teatro o all’aperto: “ e lucean le stelle…”. (P. C.)
Un paese di artisti
di
Domenico Mannella
Racalmuto ha dato i natali a grandi artisti, purtroppo
ormai scomparsi, i quali oltre a costituire un vanto non solo per il nostro
paese, la Sicilia e tutta la cultura ad alto livello, devono essere
continuamente valorizzati per la tutela della memoria collettiva e ricordati come
meritano, sia come racalmutesi che come artisti. La pittura ci ha dato Pietro
D’Asaro già alla fine del 1500. La letteratura del nostro tempo ha avuto ed ha,
ancora attualissimi, gli scritti di Leonardo Sciascia.
E la musica? Salvatore Puma e Luigi Infantino
E la musica? Cosa ha dato la musica al paese? Non ci
sono documenti, purtroppo, di un’attività musicale nei secoli trascorsi.
L’unica pubblicazione interessantissima appena uscita riguarda l’attività
bandistica di Racalmuto dalla seconda metà dell’800 ai nostri giorni. Da una
particolare e approfondita ricerca di documenti raccolti dal prof. Giovanni Di
Falco è venuta fuori l’origine dell’ antica scuola musicale racalmutese. Grazie
ad essa Salvatore Puma e Luigi Infantino, nati a Racalmuto nel
1920 e 1921, anziché limitarsi a coltivare una semplice passione per la musica,
o per gli strumenti musicali, hanno scoperto in loro doti eccezionali e talento
innato per intraprendere gli studi per il canto lirico a livello professionale.
Naturalmente si facevano già apprezzare spontaneamente
in paese. Da quel momento la loro vita era segnata dalla via musicale che li
avrebbe portati a conquistare successi nei più famosi teatri lirici di tutto il
mondo.
Esperienze parallele ma diversificate
I due artisti con la stessa origine, dello stesso
paese, entrambi tenori, continueranno a fare sia esperienze parallele sempre di
alto livello, e scelte artistiche personalizzate e diversificate dovute
soprattutto a ragioni naturali, di ordine tecnico-musicale. La voce di Tenore
infatti, pur indicando la voce più acuta tra le voci maschili non assicura
uguale altezza, intensità e qualità a tutti coloro i quali la possiedono. Vi
sono perciò molte diversità sui timbri vocali, sui colori che richiamano la
voce chiara o scura, sui registri o
altezze preferite, le intensità forti o aggraziate più agevoli.
I diversi tipi di voci tenorili si possono riassumere
in “Tenore di grazia”, con una tessitura o estensione acuta e dotato di
agilità, come il “Conte di Almaviva” del Barbiere di Siviglia di G. Rossini. Inciso
per la Cetra dal nostro Luigi Infantino nel 1950 con altri interpreti di
spessore internazionale.
Il
“Tenore lirico” con una migliore cantabilità dalla zona centrale a
quella acuta.
Il
“Tenore lirico o di mezzo carattere” come “Turiddu” della Cavalleria
rusticana di Pietro Mascagni, che ha avuto un interprete impareggiabile in Salvatore
Puma, e “Cavaradossi” della Tosca di G. Puccini interpretato sia da Puma nel
lontano 1956 a Tokyo e nel 1973 al Teatro Massimo di Palermo, sia da Infantino
al San Carlo di Napoli nel 1946.
Il
“Tenore lirico vero e proprio” , portato sulle scene dai nostri tenori,
come il libertino Duca di Mantova del Rigoletto di G. Verdi, l’innamorato
pittore Mario Cavaradossi della Tosca di G. Puccini, e dello stesso compositore
l’innamorato di Manon, Des Grieux.
Il
“Tenore lirico spinto” personaggio principale dell’Andrea Chenier,
interpretato da Puma al Massimo di Palermo nel 1972, e Don Josè nella Carmen di
G. Bizèt, portato felicemente in giro nei teatri di tutto il mondo dai nostri
tenori.
Per
finire il “Tenore drammatico” con voce potente e accenti forti, come
l’Otello di G. Verdi e il Sansone dell’opera omonima di Saint-Saëns magnificamente interpretati
da Salvatore Puma.
Grandi artisti e apprezzati professionisti
Successo di pubblico e di critica
Molti altri sono stati i capolavori scelti dall’uno e
non interpretati dall’altro e viceversa. Giustamente per seguire la scelta più
appropriata al proprio timbro vocale regalato loro dalla natura. Quello di
Tenore lirico di grazia per Luigi Infantino e l’altro Tenore lirico spinto e
drammatico per Salvatore Puma. Con i quali timbri vocali personali si può dare
voce ai personaggi diversi già previsti dai compositori.
Per
Puma nelle opere di Trovatore, Forza del destino, Ballo in maschera , Ernani,
Nabucco, Tabarro, Iris, Norma, Mefistofele, Guglielmo Tell, e
moltissime altre.
Per
Infantino nell’Elisir d’amore, Barbiere di Siviglia, Sonnambula, Cenerentola,
Pescatori di perle, Flauto magico, Don Giovanni, Falstaff, Rienzi, e moltissime
altre.
Grandi
apprezzamenti e successi popolari per i nostri tenori sia da parte del pubblico
di livello internazionale che da parte della critica specializzata. Anche se
qualche volta questa critica musicale non ha gradito gli sconfinamenti oltre il
proprio registro vocale soprattutto per Infantino, e qualche volta si è
mostrata timida nei confronti di Puma.
Ora,
dopo queste brevi note, le nostre voci della lirica meriterebbero
approfondimenti adeguati alla loro statura di artisti, studi critici musicali
ampi, e pubblicazioni intese a conservare e diffondere quanto con l’arte del
canto siano riusciti a realizzare due racalmutesi. Molte notizie si raccolgono
su internet digitando nei vari motori di ricerca come Google i nomi e cognomi di S. Puma e L. Infantino.
Carmelo Scimè: valente tenore, per diletto
Quando si parla dei tenori racalmutesi corre l’obbligo
ritagliare uno spazio ben definito per un’altra bella voce di Racalmuto, Carmelo Scimè, classe 1924. Pur non
avendo scelto, per vari motivi, il canto come professione principale, viveva a
Roma infatti dove gestiva una gioielleria, conservò per tutta la vita la
passione per la lirica. Curava con meticolosità e raffinatezza l’emissione
della sua voce, il suo timbro di Tenore lirico e l’espressività nel canto.
L’unica testimonianza della sua voce, che ci rimane al momento, è l’incisione
su disco 45 giri per la Melody del famoso Inno racalmutese di carattere sacro
“La vinuta di la Madonna di lu Munti”. A quella registrazione nel lontano 1975,
partecipò il gruppo corale folkloristico racalmutese “A Virrinedda”. La voce di
Scimè in questo disco appare chiara , nitida, espressiva, pronta a mettere in
luce ed esprimere i significati più profondi della religiosità contenuta nel
testo.
Per finire, la
musica ha sempre dato tanto al paese, sono certo che Racalmuto saprà sempre
ricambiare e incoraggiare tutti coloro i quali esprimono con la creatività
musicale la propria appartenenza ad una paese di grandi sentimenti e di grandi
artisti.
Racalmuto, 2 luglio 2007
Salvatore Puma
Luigi Infantino
http://www.youtube.com/watch?v=aLlu6Oo3MUA
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