- ▼ marzo (26)
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- LA BELLA VIA CRUCIS 2.
- LA BELLA VIA CRUCIS 1.
- UNO PIU' BELLO DELL'ALTRO
- VOGLIA IL CIELO
- NON LO FANNO APPOSTA
- IN SEGNO DI SPERANZA
- SULLA MANIFESTAZIONE DEL 23 MARZO 2013
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Blog di Piero Carbone (da Racalmuto, vive a Palermo). Parole e immagini in "fricassea". Con qualche link. Sicilincónie. Sicilinconìe. Passeggiate tra le stelle. Letture tematiche, tramite i tags. Materiali propri, ©piero carbone, o di amici ospiti indicati di volta in volta. Non è una testata giornalistica. Regola: se si riportano materiali del blog, citare sempre la fonte con relativo link. Contatti: a.pensamenti@virgilio.it Commenti (non anonimi). Grazie
domenica 31 marzo 2013
LA BELLA VIA CRUCIS 3.
AUGURI, CON L'ARTE, DI BUONA PASQUA,
AI LETTORI DEL BLOG
VICINI E LONTANI
OCCASIONALI
CASUALI
ASSIDUI
A TUTTI
A TE
!
UNDICESIMA STAZIONE
distratto ed assurdo "prendersi giuoco" di soldati,
sullo sfondo un crocifisso lasciato alle spalle,
metafora di una condizione umana più volte sordamente "giuocata"
da banalità, da un prezzo dato,
da tutti gli ismi.
DODICESIMA STAZIONE
"Tutto è compiuto. La linea è tracciata": non didascalia...
il finito confina con l'Infinito!
La dis-tensione del suo corpo tra cielo e terra,
risolve la curvatura dello spazio,
ma il congiungimento è doloroso,
è scarnificante.
TREDICESIMA STAZIONE
fredda mano che colpisce con cinismo,
(compassato calcolo di chi possiede conoscenza e potere)
ed il "povero Cristo" sussulta nella sua scarna fragilità,
mentre gli cade addosso
egli fa corpo con la croce scompaginata.
QUATTORDICESIMA STAZIONE
gesti di pietà mai antichi,
elegante e discreto
il velo che avvolge Maria,
ri-vela come già nel suo seno
la profondità immensa di quella tomba...
QUINDICESIMA STAZIONE
leggerezza di segno e di colore,
restare sulla soglia della tomba vuota,
sulla soglia del mistero, intravedere
ove sembra tutto finito e sigillato per sempre
Luce risplendere.
I testi a commento dei singoli quadri della Via crucis sono pubblicati in catalogo e tratti dalle lettere inviate da Don COSIMO SCORDATO agli artisti nel momento della recezione delle opere, la prima è pervenuta il 10 ottobre 1993, l'ultima il 10 ottobre 1995.
La bella Via crucis 1.
La bella Via crucis 2.
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via crucis
sabato 30 marzo 2013
LA BELLA VIA CRUCIS 2.
SESTA STAZIONE
La fronte angusta del gendarme minaccioso
la fragile umanità di Pietro che scopre di saper rinnegare,
presa di chi stringe tra le mani un colpevole
e sguardo smarrito di chi, scoperto, tenta giustificazione;
è giunto il momento della scelta e del coraggio da che parte stare:
non ci indurre in tentazione!
SETTIMA STAZIONE
pennacchi, bardature, templi, legge
grigiore che minaccia ovunque
ma non nascondono il volto vero di coniglio,
il tutto per lavarsi le mani
avendo "ragioni di ferro"!
Gesù? ha le mani legate...
fino a quando?
OTTAVA STAZIONE
scricchiola il corpo, una croce immane,
crocifissi di questo mondo:
dolore che mai finisce
resistere quotidiano alle indicibili sofferenze,
per amore non soccombere, seppure schiacciati:
portare la croce è gesto divino della più grande umanità.
NONA STAZIONE
Profili umani, popolani,
lo spasmo di un cavallo all'orizzonte di un cielo rossato,
preludio-presentimento
di uno sconvolgimento cosmico:
una madre un figlio di fronte alla morte.
DECIMA STAZIONE
Le linee tratteggiano con riverenza,
sobrietà di linguaggio, antico e moderno a un tempo,
cielo e terra si fondono nella sospensione del Crocifisso,
riconciliati per sempre.
Abbraccio che congiunge distanze infinite,
nell'Innalzamento.
I testi a commento dei singoli quadri della Via crucis sono pubblicati in catalogo e tratti dalle lettere inviate da Don COSIMO SCORDATO agli artisti nel momento della recezione delle opere, la prima è pervenuta il 10 ottobre 1993, l'ultima il 10 ottobre 1995.
La bella Via crucis 1.
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venerdì 29 marzo 2013
LA BELLA VIA CRUCIS 1.
In questi giorni pasquali mi piace rievocare un singolare
evento, che a
suo tempo mi colpì molto, realizzato nel 1995 a Palermo in
occasione
della venuta del Papa in Sicilia.
Quindici pittori per illustrare-interpretare le quattordici
stazioni della
Via Crucis, più la quindicesima della Resurrezione, anzi, del sepolcro vuoto.
A realizzarlo è stato Luigi Badagliacco con la generosa
complicità di
Don Cosimo Scordato, rettore della Chiesa San Francesco Saverio:
“Prima un po’ incredulo per la difficoltà della mia ‘impresa’, poi
soddisfatto
per la riuscita dell’ardua iniziativa”.
Un’idea da riprendere e realizzare anche altrove, la terra agrigentina
ne sarebbe vocata: sperando utopisticamente che in una prossima
venuta papale
non ci sia più bisogno di reiterare antichi moniti come quelli
gridati nella gremita Valle dei Templi.
gridati nella gremita Valle dei Templi.
La Via dell'Arte
Chi si trova a percorrere la strada a scorrimento veloce che
lambisce la Valle
dei Templi, subito dopo la brulicante rotonda, poco prima di imprimere alla
propria automobile una velocità più sostenuta e scomparire nel rettilineo verso
Porto Empedocle, se sbircia fugacemente a destra noterà su una collina 1'integro
Tempio della Concordia e ai suoi piedi, su uno spiazzo brullo, una brutta croce
nera.
dei Templi, subito dopo la brulicante rotonda, poco prima di imprimere alla
propria automobile una velocità più sostenuta e scomparire nel rettilineo verso
Porto Empedocle, se sbircia fugacemente a destra noterà su una collina 1'integro
Tempio della Concordia e ai suoi piedi, su uno spiazzo brullo, una brutta croce
nera.
Quello è il segno che il Papa qualche anno prima è passato
di lì. Eppure, proprio
da lì, in uno scenario indimenticabile, il Pontefice ha fatto risuonare un monito
che ha avuto eco in tutto il mondo, soprattutto in Italia e in Sicilia; e ancora ne ha.
Visivamente, però - questo e il punto - di tanta eco rimane ben poco. Solo la croce
nera.
da lì, in uno scenario indimenticabile, il Pontefice ha fatto risuonare un monito
che ha avuto eco in tutto il mondo, soprattutto in Italia e in Sicilia; e ancora ne ha.
Visivamente, però - questo e il punto - di tanta eco rimane ben poco. Solo la croce
nera.
Altrove avviene qualcos'altro. E’ cosi che in coincidenza
del quinto viaggio del
Papa ha avuto luogo, in qualche parte della Sicilia, un evento artistico che scandirà
nel tempo il valore di quella venuta e legato a essa ne serberà memoria.
Papa ha avuto luogo, in qualche parte della Sicilia, un evento artistico che scandirà
nel tempo il valore di quella venuta e legato a essa ne serberà memoria.
Seconda Stazione - Mario Bardi |
Il 25 novembre 1995, infatti, è stata inaugurata a Palermo
una singolare
Via gloriae crucis presso la secentesca chiesa di San Francesco Saverio.
Una scritta lapidaria vorrebbe consegnare alla storia il gesto sotteso
all'avvenimento: "Anno MCMXCV / Essendo Papa Sua Santità Giovanni
Paolo II / Karol Wojtyla / E Arcivescovo della Diocesi di Palermo / il
Cardinale Salvatore Pappalardo / gli Artisti / Luca Alinari, Mario Bardi,
Hsiao Chin, Domenico Spinosa, Ibrahim Kodra, Salvatore Fiume, Antonio
Possenti, Mimmo Paladino, Lia Pasqualino Noto, Armando De Stefano,
Trento Longaretti, Ennio Calabria, Remo Brindisi, Leonardo Cremonini,
Ernesto Treccani, Le Quindici Stazioni della Via Gloriae Crucis / Alla
Chiesa S. Francesco Saverio di Palermo / Donarono”.
Via gloriae crucis presso la secentesca chiesa di San Francesco Saverio.
Una scritta lapidaria vorrebbe consegnare alla storia il gesto sotteso
all'avvenimento: "Anno MCMXCV / Essendo Papa Sua Santità Giovanni
Paolo II / Karol Wojtyla / E Arcivescovo della Diocesi di Palermo / il
Cardinale Salvatore Pappalardo / gli Artisti / Luca Alinari, Mario Bardi,
Hsiao Chin, Domenico Spinosa, Ibrahim Kodra, Salvatore Fiume, Antonio
Possenti, Mimmo Paladino, Lia Pasqualino Noto, Armando De Stefano,
Trento Longaretti, Ennio Calabria, Remo Brindisi, Leonardo Cremonini,
Ernesto Treccani, Le Quindici Stazioni della Via Gloriae Crucis / Alla
Chiesa S. Francesco Saverio di Palermo / Donarono”.
Terza Stazione - Hsiao Chin |
In calce al catalogo, riproducente le varie opere, è
precisato in una nota
che con "la diversità di artisti e di stili, oltre che di linguaggio (figurativo,
simbolico, astratto), si è inteso fare appello alla poliprospetticità del
mistero, tanto più evocabile e salvaguardabile quanto più vanno assunti
potenzialità e limiti di ogni espressione umana”.
che con "la diversità di artisti e di stili, oltre che di linguaggio (figurativo,
simbolico, astratto), si è inteso fare appello alla poliprospetticità del
mistero, tanto più evocabile e salvaguardabile quanto più vanno assunti
potenzialità e limiti di ogni espressione umana”.
Le opere, in dotazione permanente
alla suddetta chiesa, ubicata nello
storico quartiere dell’Albergheria, potranno essere trasferite temporaneamente
in altri spazi espositivi per consentire mostre itineranti.
storico quartiere dell’Albergheria, potranno essere trasferite temporaneamente
in altri spazi espositivi per consentire mostre itineranti.
L'iniziativa riveste molteplici significati, in sé, per il
territorio in cui la
chiesa è ubicata, per la qualità degli artisti che da Firenze e da Milano,
da Bergamo e da Parigi, da Napoli e da Lucca, da Canzo e dalla stessa
Palermo, hanno contribuito a rendere visibile un'idea, un progetto.
chiesa è ubicata, per la qualità degli artisti che da Firenze e da Milano,
da Bergamo e da Parigi, da Napoli e da Lucca, da Canzo e dalla stessa
Palermo, hanno contribuito a rendere visibile un'idea, un progetto.
Un'operazione simile, ma con ben altri mezzi e per altre
destinazioni
liturgiche, era stata concepita qualche anno fa dalla chiesa ufficiale palermitana
quando con il concorso dei più prestigiosi artisti italiani è stato realizzato
l’Evangeliario.
liturgiche, era stata concepita qualche anno fa dalla chiesa ufficiale palermitana
quando con il concorso dei più prestigiosi artisti italiani è stato realizzato
l’Evangeliario.
Questo ricorso all'arte, in ogni caso, per il teologo don
Cosimo Scordato,
rettore della chiesa S. Francesco Saverio nonché incisivo operatore sociale
nell'omonimo problematico quartiere, scaturisce dal bisogno e dalla
possibilità di interpretare il "disagio immane che accompagna la riflessione
sbigottita della contemporaneità. [...] Gli artisti sono unici in quel magistero
che parla attraverso il silenzio della loro opera, mentre invitano a tacere
(mysterion da muein, far tacere!) dinanzi a quella passione dell'umanità che
tocca le profondità stesse di Dio”.
rettore della chiesa S. Francesco Saverio nonché incisivo operatore sociale
nell'omonimo problematico quartiere, scaturisce dal bisogno e dalla
possibilità di interpretare il "disagio immane che accompagna la riflessione
sbigottita della contemporaneità. [...] Gli artisti sono unici in quel magistero
che parla attraverso il silenzio della loro opera, mentre invitano a tacere
(mysterion da muein, far tacere!) dinanzi a quella passione dell'umanità che
tocca le profondità stesse di Dio”.
E’ un segno dei tempi, probabilmente, per noi moderni. Dopo
secoli in cui
1'arte si è innalzata alla visione e alla contemplazione del sacro, sicura con
i propri mezzi di elevarsi e proiettarsi, e proiettare, oltre il visibile, verso il
trascendente, oggi avviene il contrario: 1'assoluto sembra abbia bisogno di
calarsi nei linguaggi cangianti (figurativi o non figurativi non importa),
irrequieti, a volte scabrosi e dissacratori degli artisti, per farsi accettare come
possibilità. Un procedere, questo, effetto di un sentire più laico, tutto sommato
più umano, dopo le atrocità, le illusioni e i disincanti del secolo nostro che
chiude un millennio e si accinge a schiuderne un altro fra le speranze disattese
di sempre.
1'arte si è innalzata alla visione e alla contemplazione del sacro, sicura con
i propri mezzi di elevarsi e proiettarsi, e proiettare, oltre il visibile, verso il
trascendente, oggi avviene il contrario: 1'assoluto sembra abbia bisogno di
calarsi nei linguaggi cangianti (figurativi o non figurativi non importa),
irrequieti, a volte scabrosi e dissacratori degli artisti, per farsi accettare come
possibilità. Un procedere, questo, effetto di un sentire più laico, tutto sommato
più umano, dopo le atrocità, le illusioni e i disincanti del secolo nostro che
chiude un millennio e si accinge a schiuderne un altro fra le speranze disattese
di sempre.
Palermo, 1995
-
La Via dell’Arte, in “Nuove Effemeridi”, a. VIII, n.32, 1995/IV, pag. 132-133;
-
La Via dell’arte, in “L’Amico del Popolo”, a. 41, n. 6, 18 febbraio 1996;
Le immagini scannerizzate sono ricavate dal catalogo Via Glorie Crucis. Gloria dell'arte, arte della gloria, Palermo 1995
giovedì 28 marzo 2013
UNO PIU' BELLO DELL'ALTRO
Alla Fondazione Sciascia, nella serata del 23 marzo scorso, il maestro Mannella con lo ieratico Coro ce le ha fatte ascoltare in sequenza, le terzine musicate del giovane Nicolò Tinebra Martorana, facendo lievitare gli interventi dei vari relatori in un clima leggero e festoso; ora ce le vien centellinando a due a due, nell'auditorium virtuale del web, e noi ci gustiamo questi piccoli gioielli musicali come "fiori d'amore". Uno più bello dell'altro.
Fior di margherita,
Vorrei baciare l’esili tue dita
E saper se ti sei di me invaghita.
22 novembre 1894
*
Fiore di prato
Viverti voglio eternamente a lato
E godermi il fulgor d’un guardo amato
Fior di viola:
mercoledì 27 marzo 2013
VOGLIA IL CIELO
Evgenij Evtušenko, Arrivederci, bandiera rossa. Poesie degli Anni Novanta, cura e traduzione di Evelina Pascucci, Newton Compton Editori, Roma 1995
lunedì 25 marzo 2013
NON LO FANNO APPOSTA
A far di Regalpetra il paese degli eretici non è, si badi,
la somma di tanti eretici, è qualcosa di diverso, di strutturale, è l'atteggiamento
di coloro che vi si trovano a nascere, un'aria che tira, il bisogno di libertà.
Deriva dal carattere. L'eresia, gli abitanti di questo paese, ce l'hanno scritta
nei geroglifici del sangue. Ne hanno dato prova lungo l'erta dei secoli.
Senza averlo appreso dai toscani, come pretende
il Malaparte per il resto degli italiani,
i regalpetresi già da molto tempo sono stati bravi a "sputare in bocca
ai potenti, ai Re, agli Imperatori, ai Vescovi, agli Inquisitor!, ai Giudici, alle
Signorie, ai cortigiani d'ogni specie ". Ai baroni, ai conti e ai gerarchi
spocchiosi.
Da un affollato, turgido
libro s'apprende che Don Enrico il
podestà una mattina trovò il lucchetto della sua farmacia imbrattato di sterco umano,
proprio così, con un messaggio in rima "incolonnata":
Qua la faccio
qua la lascio
merda al duce
merda al fascio.
Al colpevole di sì grave dileggio, mentre ancora
in ceppi stava per essere tradotto in carcere, don Enrico fece teatrale gesto
di generosità regalandogli dieci lire, per comprarsi il tabacco, disse. Ma quello
gliele ributtò in faccia.
Uscito dal carcere, l'autore delle rime fu accusato
falsamente di un omicidio e per questo condannato all'ergastolo: il podestà gli
testimoniò contro, naturalmente, e si ebbe uno sputo a parabola prima ascendente
poi discendente da parte dell'imputato in gabbia. Lo sputo volante venne accompagnato
nell'aereo tragitto dal seguente sottofondo:
-
Non mi hai comprato con l'elemosina
e ora mi svendi con la calunnia, cornuto!
Dello stesso Messana, estensore del libro, si dice avesse…
Da Eretici a Regalpetra, Grillo Editore, Enna 1997. Prefazione di Claude Ambroise.
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