sabato 9 febbraio 2013

CARISSIMA LOULOU 3 di 5 - Oltre la tragedia rusticana


Fatti e personaggi di cui si parla sono delineati sinteticamente nel post http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/02/carissima-loulou-introduzione.html





Federico MESSANA


Divagazione sentimentale di Luisa Hamilton

3






ENTRARE IN CONFIDENZA
Lettera dopo lettera, la "gentilissima signora" diventa "gentilissima Loulou", quindi "petite amie", poi "piccola cara birichina", infine "carissima Loulou", quasi a sostituirsi al povero Eugenio, uomo garbato, sensibile, altruista! Un "valentuomo", insomma, come lo definisce il Degubernatis, magari con un pizzico di malizia toscana. 
E furbescamente comincia a spianare la strada verso una relazione non solo letteraria, cominciando con l'infondere in Loulou i dubbi su come sarà possibile in avvenire che anche il marito Eugenio possa mettere il naso nella loro corrispondenza; questa, infatti, comincia a diventare personale, e dovrebbe restare necessariamente riservata, poiché già affiorano qua e là parole un po' tenere ed immagini pregne di sentimenti intimi, quasi amorosi, che preludono ad effusioni che prima o dopo potrebbero diventare piccanti.

DA SOLA

Siamo nel 1884 e Lolou si trova ad Oron, nelle Alpi francesi, per una gita con amici; mentre supponiamo che il buon Eugenio sia rimasto a Bordighera ad accudire alla piccola Lina nata l'anno precedente, come farà più avanti quando Loulou si recherà a Monte Pellice per delle cure. Ed è curioso notare come il conte rimproveri indirettamente Eugenio che, a detta di Loulou, non le scrive lettere lunghe e calde, come le sue! 

Dico curioso perché in seguito Eugenio, dall'esilio di Palermo, scriverà a Loulou lettere lunghissime e di fuoco, anche se spesso noiose. 
Adesso Angelo può scrivere liberamente a Loulou in vacanza, senza tema d'essere intercettato dal marito.



Aggiungi didascalia

"Firenze, 13 luglio 1884,
Petite amie, dunque, poiché il conversare simpaticamente può essere di qualche sollievo a lei nella sua solitudine, continuiamo i nostri geniali discorsi. 

L'anima sua poetica ha bisogno di poetica espansione; ed è veramente peccato che la persona a lei più cara, quantunque siciliano, e però naturalmente dotato di molta immaginazione, non abbia il gusto delle lettere lunghe, espansive e calde. 

Le più belle, le più care lettere dovrebbero essere certamente le sue ed ella che ne scrive di così deliziose merita di riceverne in ritorno. 
Io non ho la pretesa di supplire in alcun modo al difetto delle lettere che non riceve; ma, poiché le mie visite epistolari hanno la virtù di farle passare qualche ora più serena, perché non verrò a procurarmi questo piacere?
Sì, m'è preziosa l'esistenza di un'anima così delicata, così gentile, che in un giorno della sua vita, fece battere le ali del suo ingegno poetico verso di me; sento che la sua parola mi porta come un'onda fresca, che viene a rasserenarmi il fronte, depresso talvolta da cure troppo gravi; e, come le scrivo, vorrei aver l'ali per venir a sussurrare dolci e confortanti parole, che le facessero trovar soave la vita, e ritrarne lo stesso un po' di luce e un po' di quell'affetto vivificatore, di cui ho gran sete, e che mi lascia insaziabile.


In Irlanda

LOULOU "ANIMA ELETTA"

Quello che ella chiama il mio gran cuore, non solo è lieto di ospitare un sentimento simile a quello che ella va inspirarmi, ma saprà custodirlo gelosamente. 

Io mi prodigo tutto a chi amo, ma non mi prodigo a tutti; io posso moltiplicarmi quasi all'infinito per quelli che uniscono i loro pensieri e affetti ai miei; ma la turba mi lascia indifferente.
In lei, cara Loulou, ho sentito fremere un'anima eletta, che aspira verso ogni cosa buona e bella; non è comune un tal fremito; e però accade che, quantunque io sia forse l'uomo più occupato di questo mondo, io trovi un così gran piacere a intrattenermi con lo spirito gentile di Luisa Caico.



In Irlanda

Io rimarrò ancora solo per sedici giorni; dopo mi recherò in campagna, ma le lettere potranno sempre essere indirizzate qui, cioè al villino in Firenze. 
Vorrei intanto esser buono davvero a mostrarle che le sono vero amico, ed esser messo alla prova delle opere. 
Se le mie lettere possono darle alcun piacere, io troverò sempre il tempo di scrivergliene. 

……. Ed ora, piccola cara amica, lasci che le pigli le due mani e che la guardi sorridendole, gridando di gran cuore: Viva! Viva! Viva! Il tutto suo Degubernatis".


EVITARE LA CHINA!
E dopo pochi giorni un'altra lettera che vorrebbe essere chiarificatrice, per dissuaderla dal continuare la fitta corrispondenza che sta prendendo una piega pericolosa, com'egli stesso ammette, e mettere in guardia Loulou dalla gelosia del Siciliano, filosofo finché vuoi, ma geloso e vendicativo. 
Ed aveva ben motivo il conte di temere le ire di Eugenio, nella sciagurata ipotesi che avesse scoperto una tresca amorosa con la sua Loulou. 


ARMATO DI REVOLVER

Sappiamo, infatti, che Eugenio era la persona più mite di questo mondo, capace di mille sfuriate ma un gentiluomo, che tuttavia andava sempre armato di revolver! 
Ma non sarà stato un espediente, un sottile giuoco psicologico, quello di Angelo, per sfidare Loulou e farla andare invece incontro ai suoi desideri, al "suo sentimento che lo seduce"? 
E lascia a lei "la patata bollente" del dilemma.

UN MARITO D’INCOMODO
"Firenze, 21 luglio 1884
Piccola cara birichina,
Come fate voi dunque ad indovinare il sorriso che certe espressioni felici che trovo nelle vostre lettere provocano sulle mie labbra? 

Si direbbe che mi conoscete da vent'anni e che sapete dove il diavolo tiene la coda, poiché riuscite così bene a toccarmi sul vivo. 

Se ogni giorno della vita potesse contare un simile sorriso, nessuno di certo avrebbe diritto di sentirsi infelice. 
E se è vero che le mie lettere vi facciano tutto quel bene che avete la bontà di dirmi, non temiate che io diventi mai lento nello scrivervi. 
Solamente, poiché mi piace potervi scrivere sempre con la stessa schiettezza, ditemi francamente come vostro marito accetterà questa nostra corrispondenza così frequente. 

Io tengo per me tutte le lettere che mi scrivete, e però potete scrivermi ogni cosa sempre, senza timore di dispiacere ad alcuno; ma voi mi scrivete che quando le mie lettere arrivavano a Bordighera voi e vostro marito le leggevate insieme.
E' possibile che vostro marito sia tanto filosofo da leggere con piacere quello che io scrivo a voi sola? 
E non vi pare che le mie lettere abbiano a prendere un altro contegno, se so che saranno quattr'occhi invece di due, a leggerle? 

Io sento tanto piacere nello scrivervi, e sono ormai così persuaso di scrivere ad una vera amica, che non solo il voi al lei, ma anche, quando potessi sperare il ricambio, gradirei un discorso più famigliare. 
Ma non vedo come io dovrei trattare col "lei" vostro marito e voi altrimenti; e pure io conosco lui e non voi; conosco lui solamente per il bene che vi vuole, per il bene che me ne avete detto, per la stima che vi merita; ma finché non c'incontriamo, è impossibile, poiché egli non scrive, che nasca tra noi una maggiore intimità. 



FINCHE' VOI SARETE AD ORON, L'INCONVENIENTE E' PICCOLO

Risolvete voi dunque come vi consiglia il vostro cuore e la vostra delicatezza, questo problema intorno al modus vivendi, non desiderando esporvi a nessun dispiacere futuro per cagione d'una corrispondenza che può essere affettuosissima e
d innocentissima, e pure pericolosa alla lunga, per la vostra pace domestica. 

Finché voi siete ad Oron, l'inconveniente è piccolo; anzi, io non ne veggo alcuno. Ma temo che l'arrivo delle mie lettere a Bordighera destino un po' di malumore nell'ottimo vostro compagno, e cagionando un dispiacere a lui, siamo per turbare la vostra pace domestica.

SE IO FOSSI UN CONFESSORE...
Voi siete nuova alla vita; e non misurate forse abbastanza il pericolo che correte scrivendomi così spesso e ricevendo tanto spesso mie lettere; ma io, più vecchio d'anni e di consiglio, con tutto l'ardore giovanile che ancora dentro mi scalda, debbo aprirvi gli occhi in tempo, per impedire che un piacere possa diventare un dolore. 

Se io fossi nato egoista, non vi avrei tenuto questo discorso, e correrei spensieratamente dietro un sentimento che mi seduce. Ma l'amicizia la sento in modo che io devo aver bene soltanto dal bene dell'amico. 
Desidero di gran cuore ogni vostro bene, e, in questo desiderio, vi prego di dirmi candidamente tutto il pensier vostro. 
Credete voi proprio sinceramente che noi possiamo continuare a scriverci così a Bordighera?
Io non voglio rapire nulla del vostro affetto a vostro marito; anzi desidero che questo affetto a vostro marito, se è possibile s'accresca; ma come può egli tollerare con piacere che sua moglie abbia un confessore ideale? 

Se io vestissi abito sacerdotale, nessun marito intenderebbe un colloquio spirituale della moglie con me. 
Ma io sono un semplice uomo laico; e vostro marito, come siciliano, m'immagino che sarà geloso e naturalmente vendicativo.


Sullo sfondo, la torre di Savona
 
E ora vi domando perdono d'essere entrato in questo scabroso discorso; ma, tra amici, bisogna sapersi dire tutto, e se voi vedeste come io vi sorrido mentre scrivo queste parole, capireste subito che il solo affetto me le detta. 


Aspetto la vostra descrizione della gita alpestre e invidio i vostri compagni di ventura, e vi carezzo con tutti i miei pensieri. 
Il vostro amico Angelo".


Questa volta Loulou s'arrabbia molto, evidentemente, se il conte Angelo debba subito puntualizzare il senso della lettera precedente.



Link musicale da poter ascoltare durante la lettura:


http://www.liberliber.it/mediateca/musica/v/verdi/la_forza_del_destino/eiar/verdi_la_forza_01_ouverture.mp3

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