giovedì 7 febbraio 2013

CARISSIMA LOULOU. 2 di 5 - Oltre la tragedia rusticana


Fatti e personaggi di cui si parla sono delineati sinteticamente nel post http://archivioepensamenti.blogspot.it/2013/02/carissima-loulou-introduzione.html




Federico MESSANA

Divagazione sentimentale di Luisa Hamilton




L’INCONTRO O GLI INCONTRI
 

Almeno in due occasioni i due si sono incontrati, la prima volta insieme ad Eugenio e la seconda da sola.

Non abbiamo documenti che attestino, durante questo fitto carteggio, scambi di effusioni amorose, ma in una lettera Angelo invita i coniugi Caico ad incontrarsi a Firenze, in occasione dell'inaugurazione della nuova facciata del Duomo, nei primi giorni del mese di aprile del 1881.

"Firenze 30 marzo 1881
Amica gentilissima, la primavera porta le buone nuove, ed ecco che la vostra lettera me ne arreca delle lietissime. Voi siete scampati dal pericolo; e quantunque i giornali mi avessero già assicurato per Bordighera, sono contento di veder confermata la buona notizia da voi. Ma la più bella nuova che mi date è quella del vostro prossimo arrivo.

Io debbo recarmi domani per due conferenze di beneficenza a Venezia e a Modena, e condurrò meco la mia Cordelia. Ma il 6 aprile a sera sarò di ritorno; se come m'immagino vi tratterrete anche in Firenze per la festa della facciata del Duomo, vedrete questa città nel suo miglior tempo e nelle migliori condizioni; ed io sarò molto lieto di farvi festa nel mio villino. Non vi deve turbare il pensiero che io troverò voi diversa dalla mia possibile immaginazione; le lettere hanno il vantaggio di far conoscere le anime; se sarete anche silenziosa, io saprò già quali sono i vostri pensieri e sentimenti. 

…Dio prosperi tutto il vostro mondo grande e piccolo; Franco è un bel nome che promette assai. Dategli un bacio nei capelli biondi e negli occhi azzurri, e continuatemi la vostra cara amicizia".





Savona





UN’OCCASIONE SFUMATA


L'accenno alla visita a Firenze di Loulou e l'invito di Angelo nel suo villino sembrava preludere ad un loro incontro. Ma così non dev'essere stato perché quella lettera è del 1881, e nelle successive del 1884 i due scrutano i loro animi ancora alla ricerca di una identità fisica dei loro volti. L'incontro a Firenze non poté avvenire perché in quei giorni si ammalò e morì, ancora in fasce, il piccolo Franco. Quelli saranno stati giorni di tristezza e malinconia per tutta la famiglia Caico, e perciò il viaggio in Toscana di Loulou ed Eugenio, come promesso al conte, fu sicuramente rimandato a tempi migliori.
Il carteggio tra Loulou ed il conte Angelo fu momentaneamente diradato, ma ripreso regolarmente dopo qualche tempo.

FORMALI MA SOLO PER PRUDENZA


"Firenze, 7 febbraio 

Gentilissima Signora, rispondo in ritardo alla graditissima sua, né certo per poca premura che avessi nel riscontrarla. Ma io non sono, purtroppo, padrone del mio tempo, né libero di fare quello che mi tornerebbe maggiormente gradito. M'accorgo d'avere incominciato a scriverle in italiano e continuo; ma se Ella vuol continuare ad allietarmi con le sue care lettere, prosegua a scrivere in francese. Quando le donne scrivono lettere valgono due volte più di noi; se le scrivono poi in francese, anzi in un buon francese, non vi è lettura più attraente dell'epistolario di una donna.
Quanto sono grato al signor Caico della lettura che ha la bontà di farle degli scritti miei, e di essersi voluto privare per me di un ritratto che certamente gli era prezioso. E come vorrei avere le ali per visitarli nel loro bel nido, e vederli far festa alla loro creatura, in mezzo ad occupazioni geniali, innanzi a una natura meravigliosa. Mi vuole descrivere un poco il loro villino in una sua prossima lettera? E dirmi altro di sé? Qual era il suo nome da fanciulla? E come andò che una gentile Nizzarda e un valentuomo siciliano s'incontrarono? Dove fece Ella i suoi studi? Quali furono i suoi studi prediletti? E quando s'è provata a scrivere, che cosa ha scritto?
Davanti al villino di Bordighera



Di me Ella sa forse troppo, forse più di quello che occorre, prodigandomi forse soverchiamente nei miei scritti. 
Ma io non intendo la letteratura se non come una schietta e vivace manifestazione dei pensieri e sentimenti umani. 
Ciò che importa è che i nostri pensieri e sentimenti si alzino per uscire dal comune; allora anche la loro espressione diviene per gli altri interessante. 
Mi pare che anche lei la intende così; perciò, anche senza vederci e senza parlarci, ci siamo compresi. 
Ora mi pare che la nostra conoscenza sia fatta intieramente, e che ci rimanga soltanto a cavarne profitto. 
Io vorrei sinceramente parerle buono a qualche cosa, per mostrarle che ella non pose inutilmente fiducia in me. Ma ella ha tutto ciò che occorre per vivere felice; io non posso di lontano far altro che benedirla, perché la felicità non l'abbandoni mai, perché l'anima sua sia sempre serena come il cielo che le sorride.



Mi scriva quando può, né tema mai di farmi perdere tempo. Io mi riposerò nel leggere le sue belle lettere, le quali mi parranno tanto più belle, quanto ella vorrà scriverne lunghe. Il villino Novaro è di loro proprietà? Perché si chiama Novaro e non Caico? Come Ella vede, cara signora, Ella ebbe il bel talento di farmi diventare curioso, mentre che di solito trovo che io non lo sono abbastanza. Ma le sue lettere recano il profumo di un'anima eletta; e di tale anima si vorrebbe conoscere ogni cosa. 

Fosse vero che poche pagine mie bastassero a far piacere a qualche lettrice gentile, e riuscissero benefiche. Vorrei scrivere più spesso; ma quello che importa è scrivere soltanto di mio genio; ma la vita mi rapisce nel suo turbine, e assai di rado accade che io possa abbandonarmi alle mie ispirazioni poetiche. 



Sono ormai cinque anni che ho scritto la mia "Savitré", dove ho versato la mia maggior passione; e da cinque anni la musa tace, non perché io non sarei spesso tentato a ritornare ad essa, ma perché le mie occupazioni non lo consentono. Mi creda pieno di affettuosa stima. Il suo obbligatissimo Angelo Degubernatis".

UN MARITO LIBERALE

Supponiamo che questa sia una delle prime lettere che Angelo indirizza a Loulou, ammaliato dalla sua forbita scrittura ed incuriosito dalla profonda sensibilità della scrittrice. E comincia a porle domande, forse strabiliato per come una simile gentildonna, istruita e dotata di talento, possa tenere una corrispondenza con un estraneo, complice o perlomeno partecipe, il caro marito siciliano, che si priva addirittura del bel ritratto della moglie per fargliene omaggio! Cosa inaudita per un torinese, ancorché professore universitario, pensare simili liberalità da parte di un siciliano! Quando lui, invece, ha una moglie che se mettesse il naso in una simile corrispondenza, non esiterebbe un attimo a fare scoppiare un quarantotto, come dirà in seguito.

Così rispondeva Angelo ad una lettera di Loulou che gli confermava la verosimiglianza del ritratto immaginario che s'era fatto, dai suoi scritti e dalle lettere, con quello ora in suo possesso:




"A Lei pare dunque già d'avermi conosciuto! Vedendo il mio ritratto, le par quasi di riconoscermi. E pure molti mi hanno invece detto il contrario. Dai miei scritti credevano raffigurare in me un uomo quasi terribile, una specie di gigante poderoso che impaurisce i bambini, Nel vedermi, invece, di piccola statura, nel veder l'occhio mio che carezza piuttosto che non sgomenti, nell'udir la mia parola piuttosto molle e soave che forte, parecchi di quelli che mi conobbero di persona, dopo avermi letto si stupirono. Forse qualcheduno si sarà trovato disilluso, poiché s'immaginavano di trovare una persona colossale ed io non sono niente meno che un colosso: ma i buoni che m'avvicinarono si trovarono più contenti così, sentirono che la mia stretta di mano è cordiale e sicura, e che io posso essere un buon compagno, un amico caldo, devoto fino al sacrificio. Tutto questo comprendono gli altri, e Lei, cara signora, ha fatto di più: lo ha indovinato".

CULTURA E MONDANITÀ


Quindi prosegue dicendo che nei giorni passati è stato occupato a preparare nel suo villino "la prima festicciola da ballo per la nostra Cordelia, a fare gli onori di casa ad un illustre artista e filantropo conte ungherese, ed a rendere possibile un gran concerto di beneficenza per i poveri di Firenze".
E le chiede di scrivergli una lunga lettera "che mi arrivano profumate dal villino Novaro; ma non vorrei parerle troppo poetico", e per commiato "dia un bacino per me alla sua creaturina, mi ricordi al suo ottimo consorte, e mi lasci stringere la mano che scrive così bene".






Link musicale per chi si vuole rilassare durante la lettura:

http://www.liberliber.it/mediateca/musica/w/weber/der_freischutz/ke/mp3/weber_der_frei_ke_01_prelud_etc.mp3




2 commenti:


  1. PRONOSTICI SULLA FEDELTA' DELLA FUTURA SPOSA:

    ”In Grecia ed in Roma si pigliavano pure augurii per nozze da parecchi uccelli. Rileviamo da Plutarco che i Greci consultavano,
    per sapere se la fidanzata sarebbe stata sposa fedele, le cornacchie, le quali gracchiando fanno ingiuria alla castità di Penelope,
    che, per una sola vita, attese il marito assente, quando invece
    esse, morto il marito, rimangono vedove per nove intiere generazioni; le cornacchie erano sacre anche in Roma a Giunone Dea".



    Tratto da Angelo De Gubernatis,
    "Storia comparata degli usi nuziali in Italia e presso gli altri popoli indo-europei", Fratelli Treves editori, Milano 1878.
    http://www.liberliber.it

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