Così scrivevo nella mia tesi di laurea oltre venticinque anni fa, Luigi Russo e la poetica della "colta barbarie", ma nel rileggere oggi taluni passaggi credo se ne possano trarre attualizzanti applicazioni.
E' pur vero che le categorie o caratterizzazioni russiane, cambiano, trasformandosi nel tempo in altre imprevedibili e insospettate, ma non manca nuova materia da ricadere sotto la mannaia affilata dei Russo di turno, ammesso che i novelli censori posseggano, del critico deliano, le alte doti intellettuali, il buon senso e la possanza morale.
Il raggruppamento dei temi corrisponde
alla intensità della loro frequenza ma ancor di più ad una facilitazione di
ordine espositivo, di fatto, i due trinomi tematici formano per Russo l’unica
realtà dell’uomo completo che è artista e che è religioso, morale e politico,
educando ed educatore: per lui la vita dello spirito non si divide in
compartimenti stagno, la sua stessa polemica vorrebbe essere esempio politico
di democrazia e di moralità, promotrice di cultura, azione essa stessa.
I contenuti della polemica sono offerti
di volta in volta dalle occasioni, ma è vero anche che il Russo è particolarmente
sensibile alla polemica quando questa gli offre il destro per ribadire i suoi
convincimenti teorici, il suo moralismo, per battere gli interni (prima che
esterni) bersagli della sua mente, per accarezzare i suoi miti, per confermarsi
nella sua fede.
Le nozioni di metodologia, il rigore
dei giudizi e i temi o motivi critico-polemici, in sede strettamente di
polemica (particolarmente quella su riviste e giornali a grande diffusione)
vengono ripresi e adottati ancora una volta, anche se mutato è il tono, che si
è fatto irridente, canzonatorio, qualche volta avvelenato e/o velenoso.
Il
“muliebrismo”, la “religiosità”, l’ “autobiografismo”, i valori della cultura
siciliana e tutte le altre nozioni metodologiche, fatte valere questa volta
come formule di senso comune e non dimostrativamente, tutti questi elementi li
ritroviamo nelle prose polemiche, che vengono caratterizzate in senso umanistico.
Anche nella polemica più aspra e più tecnicamente politica o di costume o sulla
riforma della scuola, vi è sempre il letterato che scioglie la sua polemica in
una prosa di esperto, fine letterato.
Lo stile è la spia del complesso mondo morale del
polemista, della sua formazione, della sua professione di studioso, del suo
gusto per le belle lettere.
Ma forse il maggior pregio delle prose polemiche è
nella dissimulata dottrina che traspare dall’andamento apparentemente
“estravagante” e senza regole del discorso.
Lo stile, infatti, se non è una questione di tropi,
ma, come diceva il De Sanctis, di pensiero e di umanità, rivela un pensiero che
si è fatto agile e appassionato.
Abbandonato il tono medio e serioso,
discorsivamente ragionante, della prosa critica più accademica, lo stile delle
prose polemiche diventa più scorrevole e frenetico, e dà la sensazione di
essersi sbarazzato di un peso: le immagini vengono caricate di originali
significati , le citazioni e i riferimenti
estrapolati dal loro contesto originario vengono ad assumere un valore
emblematico che bene illustra i nuovi contenuti e le nuove situazioni, l’aggettivazione
è “umorosa”, i periodi si assottigliano di proposizioni, queste divengono
essenziali in una coordinazione che vuole martellare una stessa idea
ripetendola cento volte.
Nei movimenti di stile e di pensiero la polemica
assume il carattere di una “esegesi dei luoghi comuni” dell’ideologia dominante
e delle moderne mode culturali, filosofiche, politiche, estetiche, critiche,
etc., ma di segno opposto a quella del francese Léon Bloy che ha scritto
una tale esegesi agli inizi del nostro secolo.
Se il Bloy, cattolicissmo,
faceva convergere tutte le armi della logica e della caricatura contro lo
stereotipo del “Borghese” laicista e ateo, lo storicista Russo (l’accostamento,
per contrasto vale però per capire meglio lo stile del francese e del siciliano)
rifrange il suo bersaglio polemico in una serie di figure-tipo:
il
“venticinquenne” o dell’incompiutezza;
il “mistico-alfonso o del bigottismo”;
il
“poeta-puro” o dell’astrattezza; il “terzaforzista o terzaforzato” o
dell’indecisione;
il “cattolico-ateo” o dell’ipocrisia;
gli “uomini d’ingegno”
o del velleitarismo;
le “anime belle” o dell’inconcludenza.
Foto proprie: busto di Luigi Russo, monumenti di Delia, targa commemorativa.
Sempre su Luigi Russo e la polemica:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/09/elogio-della-polemica_13.html
Sempre su Luigi Russo e la polemica:
http://archivioepensamenti.blogspot.it/2012/09/elogio-della-polemica_13.html
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