domenica 3 febbraio 2013

IL PAESE NELLE NEBBIE






Oggi c’è nebbia a Racalmuto. Ogni tanto capita.

Se uno discende dal Serrone sembra che le nuvole stiano in basso invece di stare in alto.




Per fortuna, arrivati a valle, si attraversa il Ponte del Carmelo e uno sa che è vivo e non ha varcato il portone dell’Inferno o del Paradiso, insomma si ha consapevolezza di non essere morti.  Conferma se ne ha costeggiando le scuole elementari "Marco Antonio Alaimo", le case popolari, la scalinata del Carmine… ci sono macchine, ci sono persone. 

Sembra ogni cosa a suo posto. 

Ma arrivati al belvedere del “Bastione” un’altra svaniticcia sorpresa: a valle il paese non c’è: non c’è il Castello, non c’è la Matrice, non c’è il Teatro, non c’è il Municipio, non c’è la Chiesa del Monte. Non c'è anima viva.

Solo nebbia. Nuvole.



  Com’è possibile?! Eppure non siamo a Milano. Il paese è immerso nella nebbia. Da perdere il senso dell’orientamento, come i vaganti personaggi in un famoso film felliniano. 

Per fortuna, ad un tratto, da tutta quella schiumosa bambagia spunta la doppia cuspide di un campanile. Finalmente! 

Ancora una volta “tutto a posto”? 

Incominciano a ricomparire gli oggetti di sempre.



Eppure, il sole non c’è, non si vede. 

Come spiegare il fenomeno allora? 

Mi sono ricordato di quello che avviene in simili frangenti, l'ho scritto molti anni fa; preciso il dato temporale per evitare forzate e non volute attualizzazioni. Non siamo noi gli inventori della storia: quello che possiamo e dobbiamo fare è riconoscerne le oggettive epifanie. Criterio da cui si autoesonerano i "cecati" e gli opportunisti per oscuri motivi, talvolta opposti.

Eccone la spiegazione, dicevo, anche se su tutto aleggia un favoloso alone di metafora:



   

Adagiato in una conca dove d'inverno vi s'affossano le nebbie, il paese giace.
La  caligine  lattiginosa  s'appiccica  silenziosamente.  Si  è aureolati di soffici nuvole.  Non si vede nulla.  Col rischio di rimanere trafitti dalle capre che un lattaio sta mungendo davanti alle porte.  
Caldo il latte,  vaporosa la schiuma,  ma dure le protuberanze. Il figlio di Girolamo II ne è morto, pare.
    Sospesi mattinali brumosi.  Si agogna  la vista chiara,  il cielo pulito.  
    Se il sole non ce la fa a sfondare l'ostacolo bianco,  i  regalpetresi  si gonfiano,  da presuntuosi,  le gote e si mettono a soffiare,  soffiare,  contro la cappa nebbiosa. 
In qualche punto la squarciano e riescono a guardare oltre.









Da Eretici a Regalpetra, Grillo Editore, Enna 1997. Prefazione di Claude Ambroise.

Foto proprie


Ecco, ridente in cielo (Luigi Infantino)
http://www.youtube.com/watch?v=yTS7f4aCKnI

6 commenti:

  1. Caro Piero
    "tu vidi u suli darreri i negghi"

    il virgolettato non è mio ,fa parte di una dedica che Ignazio Buttitta mi fece in un suo libro "Il Poeta in Piazza" premettendo che
    "avi a vista longa e vidi lu suli darreri i negghi"
    mi auguro anch'io che tutti i racalmutesi abbiano l'ottimismo e l'entusiasmo dei ventanni, per "soffiare e diradare le nuvole" in cui ,indubbiamente , sono attualmente avvolti.

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  2. Credo che per i racalmutesi questo momento di confusione
    possa essere anche di riflessione autonoma senza riferimento, o con riferimento fortemente critico, alle forze politiche a livello nazionale o locale.
    Questo perchè, a livello nazionale, le forze politiche fanno a gara, a parole, a dare ricette per risolvere tutti i problemi;
    a livello locale, mi pare abbiano adottato il proverbio:"calati
    juncu ca passa la china".

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  3. Il mio vuole essere un auspicio, ovviamente, per "diradare le nebbie".

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  4. "Aureolati di soffici nuvole". Sublime. Paradisiaco volo di lirico empito. Armonico con il "piccolo lembo di paradiso" del Bufalino ammaliato da questa nostra Racalmuto.
    Visioni diverse quelle di Sciascia e nel mio minuscolo dir la mia mi allineo invece più a Sciascia che a voi mirabili poeti.
    Da microstorico, solo un appunto: nessun caprone infilzò Doroteo- invero si chiamva Dorotea e fu longeva. Ma tu sei pure di astuta cultura e abilmente svicoli sull' insignificante dettaglio. Ma dimmi, quell'atto stizzoso l'hai scritto ora o allora?

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  5. Allora. Si trova in un libro del 1997, svanito non so se nel nulla o nelle trame della rete per la vendita on line e comunque "ritirato" ovvero fatto sparire dalla libreria locale dove pur si vendeva.

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  6. Va quindi ripubblicato, magari in uno con altri tuoi lavori .. per superare gli inghippi delle vecchie case esitrici. In questo campo non sono molto esperto. Qualcosa mi tocca apprenderla con le Favole della Dittatura di Sciascia, passate da Bardi nel 1950 ad Adelphi post mortem ed ora solo a Bombiani ove il famoso c cerchiato si attribuisce a Maria Andronico Sciasca, Anna Maria e Laura Sciascia (1994) Intanto è Adelphi che mi nega l'autorrizzazione per una pittorica rielaborazioe. Cose da turchi. La Fondzione dovrebbe a mio avviso intervenire per il buon nome di Siascia autore. Ma manca di un manager.

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