A Sua Eccza Revma
Mons. Antonino Raia – Vicario
Capitolare
Girgenti
Il sottoscritto, nella qualità di
Rettore della Chiesa Conventuale di S. Francesco di Assisi, espone alla E. V.
Revma quanto segue:
Da tempo immemorabile si è
solennizata (sic) ogni anno in detta Chiesa la festa di M.ria SS. Immacolata, con grande
pompa sì interna, che esterna, e ciò con l’aiuto dell’elemosina che porgono i
fedeli, non essendovi alcuna rendita in questa Chiesa.
Da alquanto tempo questa festa si
introdusse nella Chiesa del collegio, però non si solennizza con elemosina del
popolo, ma per mezzo di rendita. Poscia si introdusse nella Chiesa di S. Anna,
dove si trova la Confraternita dei Terziarii di S. Francesco di Assisi.
Finalmente l’anno scorso nella Chiesa del Carmine e di Maria SS. del Monte. E
in tutte e tre queste chiese con limosina dei fedeli.
Per la festa entro la Chiesa per
l’intiera novena concorrono alcuni fedeli pagando ognuno uno così detta mattinata,
cioè una somma con cui si possa sovvenire alle spese della giornata. Per quella
fuori di Chiesa, come sarebbe la musica, i fuochi artificiali, la processione
ed altro, concorrono tutti gli altri pagando per così dire le immagini
dell’Immacolata che vengono loro distribuite.
Or nella Chiesa di S. Francesco
ogni giorno di novena si spendono non meno di £.10.80, dovendosi pagare il
Predicatore, l’organo, i Sacerdoti assistenti, i cantori e gli abbondanti ceri,
come richiede la consueta solennità: mentre nelle altre Chiese non si spendono
che quattro o cinque lire solennizzando con minor pompa. Il Rettore della
Chiesa S. Francesco è tenuto alla pompa fuori Chiesa, come richiede il popolo e
la consuetudine; il che non riguarda gli altri Rettori.
Da ciò sorgono due
gravi inconvenienti:
Primo, che riguardo alle mattinate avviene quasi una
concorrenza; perché le persone che devozione o per voto devono far solennizzare
qualche mattinata, invece di farla solennizzare nella Chiesa S. Francesco dove
attese le spese si richiedono non meno di £. 10.80, la fanno celebrare nelle
altre Chiese, dove non si richiedono che quattro o cinque lire, e qualche volta
anche meno.
Secondo, che distribuendosi dal Rettore di S. Francesco le immagini
di Maria SS. Immacolata, per provvedere, coll’elemosina riscossa in tal modo,
alla solennità esterna; non tutti si ricevono tali immagini, e quindi non
tutti concorrono alle spese adducendo la ragione che concorrono alla festa
solennizzata in altre Chiese.
E’ vero che tali rettori non raccolgono elemosine
pubbliche, ma private tra i congregati; ma è vero ancora che i congregati
costituiscono un gran numero, superiore, come credo a mille persone; e
precisamente sono quelli che solamente sogliono concorrere alle feste.
Il sottoscritto vedendo da una parte
che il popolo richiede la festa con la solita pompa; e dall’altra che non può
raccogliere tali somme da eguagliare le spese, ha pregato il Revmo
Parroco che lo si esimesse dall’obbligo di far la festa, almeno esterna. Ma
avendone ricevuta risposta negativa, non potendosi andar contro l’aspettazione
del pubblico: si presenta alla E. V. Revma pregandola a dare un
provvedimento, esonerando l’oratore dall’obbligo della festa, o imponendo che
questa non si solennizzi in altre Chiese... almeno dove non c’è stata alcuna
consuetudine.
Racalmuto 4 novembre 1898
Di S. E. Rev.ma
Mons. Canco Antonino Raia
Post scriptum
Padre Cipolla merita una giusta memoria
Mentre Padre Cipolla ancora sconta post mortem un'ingiusta e infausta fama, apprendiamo che in vita, in quanto Rettore della chiesa "povera" di San Francesco era tenuto a solennizzare la festa dell'Immacolata dell'8 dicembre dovendo sostenere un'onerosa somma perché, come egli stesso sconsolatamente scrive, "il Rettore della Chiesa S. Francesco è tenuto alla pompa fuori Chiesa, come richiede il popolo e la consuetudine; il che non riguarda gli altri Rettori".
Ecco il punto, lui è tenuto alle spese, gli altri no e per giunta hanno uguale diritto alla raccolta delle offerte, della "limosina".
Non se ne vorrebbero ricavare amare conclusioni e cioè che è penalizzato in qualche modo sempre chi fa ed è tenuto a fare.
Ma, per quel che può valere, in giusto risarcimento della sua memoria, va ricordato che Padre Cipolla è da annoverare tra i racalmutesi che hanno lasciato beni e case perché ne usufruissero i posteri concittadini.
Altre presunte e vociferate pecche, a lui ascritte e da dimostrare, non esimono i beneficati da un doveroso sentimento di gratitudine.
Piero Carbone
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