Dalla presentazione critica della Mostra fotografica "Saved lives" inaugurata lo scorso venerdì 28 luglio presso la Corte dell'Accademia di Belle Arti "Michelangelo" di Agrigento nel corso del mega-evento "Fuochi d'Estate", fra pittura, fotografia, ceramica raku, letteratura e moda, che ha riscosso un grandissimo successo.
di
Nuccio Mula
" (...) La peculiarità di questa Mostra particolarissima, quella che la fa staccare nettamente anche da prevedibili e tuttavia del tutto involontari agganci a nuove tipologie di retorica che hanno avvinghiato e assemblato qualsivoglia apporto al relazionarsi ad ogni evidenza e sfaccettatura in tema di migranti & dintorni, è comunque la valenza interna ed esteriorizzata che la decontestualizza, per propositi ed esiti, per approcci ed immagini, proprio da questo fattuale ma forzoso dimensionarsi “nell’ambito di”. Vite salvate, è vero. Ma soprattutto vite. E basta.
Campi, piani e dettagli oggettivamente ripresi e riportato al di là di agganci e rimandi.
Sguardi, volti e corpi di esseri umani. Con le loro effigi, con le loro fattezze, con le loro lucide corporeità, con le loro pigmentazioni che hanno relativissima importanza, nella misura in cui gli umani, quelli veri fuori e dentro, quelli veri in tutti i sensi, non si soffermano su cromie, tonalità e sfumature ma preferiscono relazionarsi, interfacciarsi, coniugarsi solo nel supersegno dell’humanitas e nelle simultanee diramazioni del rispetto in “par condicio”, della solidarietà, di quella “compassione” che giammai cede a svilimenti di pietismi più o meno sinceri ma che, ammonisce il Buddha, significa “sentire insieme”, e conferma Gesù, equivale alla magnificenza della misericordia, del sentirsi cuore unico e non in scala cromatica, cuore sacro, fuoco sacro.
Vite, quindi. Salvate o no, punto.
E vite che, in questa Mostra di universale valenza e proposizione anche a prescindere, ripeto, da ogni specifica e preliminare contestualizzazione, vengono ad essere qui calibrate, tornite, ottimizzate, sublimate, aureolate da una voglia di vivere malgrado tutto e tutti, raffinatamente cosparse anche dai più evidenti e vibranti pigmenti della bellezza e di purissimo erotismo, da questa“scrittura d’ogni luce” (e, simultaneamente, d’ogni ombra, che non sempre, per fortuna, appare ed è in quel banale e fallace rapporto di negatività con l’evidenza del fulgore)"
Campi, piani e dettagli oggettivamente ripresi e riportato al di là di agganci e rimandi.
Sguardi, volti e corpi di esseri umani. Con le loro effigi, con le loro fattezze, con le loro lucide corporeità, con le loro pigmentazioni che hanno relativissima importanza, nella misura in cui gli umani, quelli veri fuori e dentro, quelli veri in tutti i sensi, non si soffermano su cromie, tonalità e sfumature ma preferiscono relazionarsi, interfacciarsi, coniugarsi solo nel supersegno dell’humanitas e nelle simultanee diramazioni del rispetto in “par condicio”, della solidarietà, di quella “compassione” che giammai cede a svilimenti di pietismi più o meno sinceri ma che, ammonisce il Buddha, significa “sentire insieme”, e conferma Gesù, equivale alla magnificenza della misericordia, del sentirsi cuore unico e non in scala cromatica, cuore sacro, fuoco sacro.
Vite, quindi. Salvate o no, punto.
E vite che, in questa Mostra di universale valenza e proposizione anche a prescindere, ripeto, da ogni specifica e preliminare contestualizzazione, vengono ad essere qui calibrate, tornite, ottimizzate, sublimate, aureolate da una voglia di vivere malgrado tutto e tutti, raffinatamente cosparse anche dai più evidenti e vibranti pigmenti della bellezza e di purissimo erotismo, da questa“scrittura d’ogni luce” (e, simultaneamente, d’ogni ombra, che non sempre, per fortuna, appare ed è in quel banale e fallace rapporto di negatività con l’evidenza del fulgore)"
Il critico e il criticato
Nuccio Mula e Salvatore Morgante
Foto dell'evento ©piero carbone
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