Oggi ricorre l’anniversario del terribile naufragio di migranti presso le coste dell’isola di Lampedusa.
In queste occasioni ogni parola rischia di risultare fuori posto e superflua, ma è un dovere morale riflettere su quanto accade e sforzarsi di cogliere nel suo insieme la complessità del fenomeno migratorio.
Proponiamo alcuni passi del
libro “Come gabbiani sull’acqua. Lampedusa tra due mondi” di Angelo Campanella,
il quale si trovava a Lampedusa il tre ottobre 2013 ed è stato testimone
diretto della tragedia.
Il libro, pubblicato nel marzo scorso, offre parecchi spunti per avviare delle
riflessioni non solo su quanto è accaduto, ma soprattutto sulle reazioni degli
italiani in generale e dei lampedusani in particolare.
P. C.
P. C.
Brani tratti da
Come gabbiani sull'acqua
Lampedusa tra due mondi
di
Angelo Campanella
Come gabbiani sull'acqua
Lampedusa tra due mondi
di
Angelo Campanella
L’idea del
libro mi è venuta leggendo il piano di gestione “Isole Pelagie 2009”, presso la
sede lampedusana di Legambiente. A proposito del gabbiano reale, che nidifica a
Lampedusa, vi si legge: “Dopo la riproduzione (da metà – fine luglio) tende ad
abbandonare le isole e portarsi in mare aperto o in altri siti, probabilmente
per motivi trofici”. Ho pensato che il comportamento dei gabbiani non sia poi
tanto diverso da quello degli uomini.
Un’altra
importante suggestione mi è giunta dalla testimonianza di uno studente di
Lampedusa, il quale in un tema riferì che lo zio pescatore si era incuriosito
udendo che il verso dei gabbiani, la mattina del tre ottobre 2013, aveva un
tono particolarmente elevato. Nell’arco di poche ore, lo zio avrebbe scoperto
che non aveva udito il verso dei gabbiani, ma le grida disperate dei migranti.
Li mettevano nei sacchi. Sacchi di plastica, sacchi con la
cerniera. Sacchi del colore del mare o, forse, del cielo. Luca pensò alla
scritta “per alimenti” che aveva letto un milione di volte sui bicchieri di
plastica o sui sacchetti trasparenti che usava per raccogliere asparagi, gli
sembrò che anche su quei sacchi azzurri dovesse esserci scritto “per alimenti”.
In quei sacchi, però, non c’erano alimenti. In quei sacchi del colore del mare
c’erano i corpi dei migranti annegati.
(op. cit. p. 28)
Non è solo il
morire che è terribile, è il morire lontano dalla propria terra che va contro
le leggi della natura.
(op. cit. p. 38)
–
Secondo te tutti questi morti ci vanno in paradiso? –
chiese d’un tratto Marco.
–
Non saprei – rispose a voce bassissima Luca – ma forse
no, perché loro non sono come noi, non sono cristiani.
–
Però non hanno fatto niente – obiettò Marco.
–
E noi Lampedusani che cosa abbiamo fatto?
Marco lo
guardò come cercando una risposta, ma non disse niente, non c’era niente da
dire.
(op. cit. p. 42)
Link alla pagina facebook dedicata al libro, nella quale
vengono postate spesso notizie o materiali sul tema dei migranti:
Link al sito personale di Angelo Campanella:
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