sabato 25 ottobre 2014

PIANTI E CANTI NELLE CARCERI DELL'INQUISIZIONE







Palazzo Steri, Palermo. 
Ieri, torture e sofferenze. 
Oggi, canzoni e parole d'amore.



Ieri



 ovvero nel Sei e Settecento
 quando era sede delle carceri del tribunale dell'Inquisizione,
 torture e sofferenze,
terribile anticamera dei condannati al rogo: 
i graffiti dei carcerati  decifrati e trascritti da Giuseppe Pitrè lo testimoniano;
 tra questi,  i versi attribuiti al poeta Simone Rao:

Cui trasi in chista orrenda sepultura
vidi rignari la [gran] crudeltati
unni sta scrittu alli segreti mura:
nisciti di spiranza vui chi ntrati;
chà non si sapi s'agghiorna o si scura,
sulu si senti ca si chianci e pati
pirchì nun si sa mai si veni l'hura
di la desiderata libertati.

Simone Rao


Chi entra in quest'orrenda sepoltura
vede regnare la grande crudeltà
dove sta scritto sulle segrete mura:
lasciate ogni speranza voi che entrate;
ché non si sa se albeggia o se annotta,
solo  si sente piangere e patire
perché non si sa mai se verrà l'ora
dell'agognata libertà.

Mia traduzione.





Oggi

i cantanti Francesco Giunta di Palermo, Ezio Noto di Caltabellotta e Peppe Qbeta di Ragusa
 hanno cantato le loro canzoni 
in occasione della presentazione del libro di Roberto Sottile
Il dialetto nella canzone italiana negli ultimi vent'anni

Precedenti post sul libro:




Sala Magna del Castello Chiaramonte (Palazzo Steri)
Palermo, 17 ottobre 2014


La prof.ssa Mari D'Agostino e Roberto Sottile


La via dei tesori. Eventi



Da sx: 
Ezio Noto, Francesco Giunta, Peppe Qbeta



Francesco Giunta
Suli chi spacchi



Qbeta
M'arrifriscu e m'arricriu


Brochure 

Le Vie dei Tesori. Si inizia dallo Steri.




Ezio Noto
Pupi



Foto ©pierocarbone,  tranne le immagini ricavate con lo screenshot dal pdf della brochure su Le Vie dei Tesori.




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