Come in ogni famiglia non manca un gruzzolo di memorie fotografie bollette arnesi cianfrusaglie che testimonia le glorie trascorse, i mestieri degli avi o semplicemente una continuità parentale nel trascorrere del tempo, allo stesso modo, e con valenze e importanza diverse, non dovrebbero mancare in ogni comune, che non sia proprio superficiale e scalcinato, l'archivio storico, il museo etnografico, l'antiquarium.
Racalmuto possiede memoria e titoli per averli tutti e tre. Qui e ora una riflessione sull'Antiquarium.
Milena ce l'ha, ce l'hanno Ravanusa, Sciacca, Marianopoli...
E il nostro paese?
Se ci fosse un Antiquarium, quanti reperti, già esistenti, si potrebbero adunare ad incominciare da quelli noti come le oltre cento monete ben conservate al Museo archeologico "San Nicola" di Agrigento; di quanti reperti non conosciuti, se ve ne fossero, e forse ve ne sono, se ne potrebbe evitare la diaspora!
E intanto... ci accontentiamo dei pannelli che tre giovani archeologi, Domenico Romano, Franco Brutto, Fabio Pilato (conosciuti grazie ad Angelo Cutaia e da lui coadiuvati) nel 2008 hanno realizzato per il comune di Racalmuto; esposti tutt'ora al Castello Chiaramontano.
Pannello 1 - Racalmuto nella preistoria
Pannello 2 - Racalmuto in epoca romana
Pannello 3 - Racalmuto in epoca arabo-normanna
Pannello 4 - Siti e monumenti
Pannello 5 - Castello chiaramontano
Pannello 6 - Castelluccio
Nel 2007 giaceva presso la Sovrintendenza di Agrigento un Protocollo d’intesa con il comune di Racalmuto; l’assessore di turno, recatovisi per riprendere le fila dell’intesa, constatò che il Protocollo era rimasto lettera morta; la nuova Sovrintendente in persona s’incaricò di modificarlo e rinnovarlo; l’assessore prese l’impegno di individuare locali idonei per un Antiquarium ma non ebbe il tempo di segnalarli perché fu soppiantato dal successore. I locali a pianterreno del Castello, dotati di adeguato sistema di sicurezza, avrebbero potuto ospitare i primi reperti.
Se il successore e i successori del successore non se ne sono più preoccupati e non hanno rinnovato il Protocollo d’intesa e non hanno segnalato i locali per l’istituendo Antiquarium, come avrebbero dovuto fare in una ideale staffetta, sarebbe bello e sorprendente che lo si potesse fare ora con i commissari. Purché si faccia. Tante sono le risorse umane e materiali che si renderebbero disponibili.
A proposito di staffetta, va detto che antecedentemente a quel Protocollo anche Carmelo Mulè, in qualità di assessore, si era interessato per valorizzare il nostro patrimonio archeologico subito dopo una proficua campagna di scavi a Racalmuto.
La testimonianza di Nicolò Tinebra Martorana è citata nel post:
Grazie alle fave di Patò
Mi ero già occupato dell'argomento nel libro Il giardino della discordia, Coppola editore, Trapani 2000; paragrafo "Come Mozia" pagg. 40-43.
vox clamantis in deserto!
RispondiEliminaA "clamare", chiamare gridando, implorare ad alta voce, secondo i dizionari, è la coscienza o la consapevolezza del "dover fare". Che almeno la coscienza, le coscienze, non siano un deserto. E poi, chissà, a volte, anche le energie positive possono sprigionarsi inaspettatamente.
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RispondiEliminaSono ben felice di proporre qui, dove era destinato, il commento di Carmelo Falco.
Come vedi, dopo tanti anni da quell'esperienza assessoriale, torno a rammaricarmi, da semplice racalmutese, di quello che si poteva fare e non si è fatto, come mi è dispiaciuto che non c'è stato alcun contatto tra tutti quanti avevano a cuore l'antiquarium e il patrimonio archeologico del nostro paese. Anche da non assessore ho continuato a risollevare il problema ma con scarsi risultati. Cerco, in ogni caso, di dar voce ai rammarichi e ai rimpianti con i mezzi che ho, pur nella loro piccolezza, ed è già un gran risultato se ci ha permesso di "riconnetterci". Anzi, avevo già lanciato lo stesso segnale anni addietrone su "Lumie di Sicilia" e il 29 maggio 2012 sul blog Castrum e il 10 ottobre su questo blog, ma non ho riscontrato commenti e adesioni neanche da parte di tutti quelli citavo, ai quali riconoscevo sensibilità e interessamenti vari, e tra costoro, di te, nel post del 10 ottobre 2012 "Grazie alle fave di Patò", non mi sono certo dimenticato.
Ricordo che quando l'assessore Giuseppe Gueli espresse il desiderio che ci fossi pure tu, da semplice appassionato oltreché competetente, all'incontro di noi assessori con la sovrintendente, ne fui ben felice, facendo precedere e seguire l'incontro con amabili e progettuali conversazioni.
Qui e ora, ricominciamo da.. tre. Magari proponendo e organizzando, come suggerisce Angelo Cutaia, un weekend archeologico nei siti racalmutesi. Rispetto al nulla sarebbe già un segnale.
Osservatorio Majorana Falco:
Piero hai solo dimenticato di dire che nel 2007 tu assessore ci andasti con me e l'allora assessore Giuseppe Gueli.
Infatti, da archeologo, già da un paio di anni proponevo l'idea dell'antiquarium prima nei locali dell'ex macello, proprio in quel periodo assegnati alla Pro Loco poi proposi il Castello (negato) e infine i locali dell'ex convento/carcere di San Francesco. Se ricordi avevo trovato con Gueli una strada per adeguare quei locali con fondi europei ma l'allora sindaco Petrotto vi epurò e non inserì mai il progetto nel piano triennale (e i soldi si persero).
Ricorderai pure la totale disponibilità della Soprintendente.
Aggiungo che uscii da quel l'esperienza schifato.
PS Commento qui perché sul blog non riesco.
L'antiquarium basta volerlo: c'è già. La Fondazione ne ha tutti requisiti. Solo volontà politica: Chiedere al Museo di Agrigentino il diseppellimento di tanti nostri tesori archeologici dai sotterranei incautamente esposti a chiunque voglia violarli- Spero che almeno gran parte del tesoretto bizantino della Montagna - tolti quei pochi esemplari esposti nella celebre sala Nona - venga meglio custodito e studiato in viale della Vittoria. I depositi di Mulè-Calderone resistono ancora o sono stati già depredati? Ma trattandosi di pezzi senza valore venale credo che stiano ancora lì. l'architetto Antinoro mio buon amico e valido archeologo saprebbe ben darci la mano. Penso che l'ing. Cutaia sarebbe ben lieto di depositarvi i suoi amati cimeli. Non ne ha mai fatto una speculazione economica. Anzi. Io posso dare solo la foto del celeberrimo elmo sicano. Ma poi basterebbero pochi scavi stratigrafici in località che ben conosciamo per riempire il museo di testimonianze uniche di civiltà antichissime. Basta seleziona dagli zubbi di Fra Diego frammenti fittili per sottoporli a Catania alle luminescenze atomiche come hanno fatto a Milocca. E questi signori della superstrada che dicono di sommi scrittori che hanno fatto di quanto trovato allo Zaccanello e dintorni? E le ricerche fatte sotto le Grotticelle? Certo se circolano tre lamelle congiunte che pare fossero i pizzini da dare al morto prima della tumulazione per portare i saluti ai cari estinti i tombaroli qualche soldo lo vogliono. Ma noi dobbiamo rispettare la legge. Ma tolto ciò, per quel che sto dicendo quali soldi occorrono? Niente o quasi: spese sostenibilissime. E allora forse un po' più di fiducia all'intellighenzia che a Racalmuto è molto vasta e che non vorrebbe neppure remunerazioni di sorta. Basterebbe dar loro dare un gratuito incarico fiduciario. Già ma SONO COSE CHE NON PORTANO VOTI E soprattutto non consentono familiari sistemazioni!
RispondiEliminaInteressane il documento che hai pubblicato sul tuo blog ovvero l'elenco di numerosi reperti archeologici rinvenuti nel nostro territorio e conservati al Museo archeologico di Agrigento:
RispondiEliminahttp://contraomniaracalmuto.blogspot.it/2014/12/racalmuto-archeologica.html