C'è stato un tempo in cui quasi nessuno, fino agli Anni Ottanta del secolo scorso, sapeva che a Palermo ci fosse Maredolce col suo Castello o Sollazzo o Reggia o come dir si voglia, col suo Monte e la Chiesa e gli Archi, col suo Lago, col suo Isolotto, col suo spicchio di Conca D'Oro, un sogno sicuramente lo era stato ma poi sprofondò in sonno profondo e nell'oblio, tranne per i famosi viaggiatori stranieri e qualche siciliano di sguardo lungimirante sia rivolto al passato sia rivolto al futuro: tra questi pochi va annoverata l'architetto Silvana Braida che si è prodigata in tutti i modi per restituire una splendida gemma ai palermitani tutti visto che alcuni se ne erano appropriati degradandola e occultandola.
Mentre l'architetto e funzionario regionale Braida promuoveva tecnicamente, e come poteva, progetti di restauro, ci si barcamenava, come uccelli nella rete, tra difficoltà e opposizioni di ogni tipo, per liberare l'area dal pervasivo e tracotante abusivismo.
Ebbene, con cuore di poetessa, l'architetto Braida dissolveva d'incanto ogni ostacolo e mentre riviveva i fasti della "favola di pietra", dalle "mille stanze / il ponte levatoio sul lago / dove le leggiadre dame / assieme ai cantori / vagavano nelle iridate / barchette..."; lanciava come Alfieri il suo "Verrà un giorno..." e si proiettava con sguardo visionario nel futuro, fiduciosa del "risveglio" di Maredolce "quando la storia / tornerà a narrare / degli Emiri dei Normanni, / di tutti i siciliani, / in questo castello / incantato."
Quel tempo, per fortuna nostra e dei posteri, comincia a intravvedersi.
Come non ricordare con gratitudine il funzionario architetto che aveva un cuore di poeta!
Versione dialettale a cura dei ragazzi della scuola media "Quasimodo" (ora Istituto Maredolce)
che veniva recitata in occasione dell'adozione del monumento per "Palermo apre le porte"
Il Progetto "Palermo apre le porte", nell'ambito del quale è maturata la versione dialettale della Ballata, veniva curato dalla Katia Melfi unitamente alla professoressa Francesca Vella.
Precedentemente, è con il dirigente Pier Franco Rizzo che si attua un più incisivo radicamento nel territorio iniziando un cammino che segna il raggiungimento di una meta solennizzata con la nuova intitolazione della scuola il 30 ottobre 2013 sotto l'illuminata dirigenza del prof. Vito Pecoraro.
Va detto che, fin dall’anno scolastico 1992/’93, ancor prima che l’assessorato alla Pubblica Istruzione di Palermo varasse il progetto “Palermo apre le porte”, la scuola media “Quasimodo” incomincia, con le classi del tempo prolungato ad interessarsi del castello di Maredolce: un plastico del Castello Maredolce riprodotto in cento modellini à stato diramato simbolicamente a varie scuole di Palermo e di altre province siciliane.
Per le professoresse E. Pillitteri, M. Scaglione, G. Militello e i loro alunni l’impatto è stato sorprendente quando hanno scoperto che la gente del quartiere “Brancaccio” ignorava non solo dove si trovasse ma addirittura che ci fosse un castello da quelle parti. Secondo la toponomastica si trovava in fondo al vicolo Castellaccio, prospiciente la Piazza dei Signori. Nella realtà nulla faceva pensare che il ricettacolo di case abusive nascondesse uno splendido sollazzo arabo-normanno dei tempi andati.
La scuola ha proseguito a promuovere Maredolce in sinergia con enti e istituzioni del territorio, in particolare con l'Associazione Parco e Castello di Maredolce presieduta dal prof. Domenico Ortolano.
Precedentemente, è con il dirigente Pier Franco Rizzo che si attua un più incisivo radicamento nel territorio iniziando un cammino che segna il raggiungimento di una meta solennizzata con la nuova intitolazione della scuola il 30 ottobre 2013 sotto l'illuminata dirigenza del prof. Vito Pecoraro.
Va detto che, fin dall’anno scolastico 1992/’93, ancor prima che l’assessorato alla Pubblica Istruzione di Palermo varasse il progetto “Palermo apre le porte”, la scuola media “Quasimodo” incomincia, con le classi del tempo prolungato ad interessarsi del castello di Maredolce: un plastico del Castello Maredolce riprodotto in cento modellini à stato diramato simbolicamente a varie scuole di Palermo e di altre province siciliane.
Per le professoresse E. Pillitteri, M. Scaglione, G. Militello e i loro alunni l’impatto è stato sorprendente quando hanno scoperto che la gente del quartiere “Brancaccio” ignorava non solo dove si trovasse ma addirittura che ci fosse un castello da quelle parti. Secondo la toponomastica si trovava in fondo al vicolo Castellaccio, prospiciente la Piazza dei Signori. Nella realtà nulla faceva pensare che il ricettacolo di case abusive nascondesse uno splendido sollazzo arabo-normanno dei tempi andati.
La scuola ha proseguito a promuovere Maredolce in sinergia con enti e istituzioni del territorio, in particolare con l'Associazione Parco e Castello di Maredolce presieduta dal prof. Domenico Ortolano.
Link correlati:
I video postati su you tube di cui si riportano i link in questo post sono di Antonello Scarpulla:
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I Paradisi dei Re
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Corteo storico a Maredolce
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Il castello di Maredolce in uno spot di tre minuti
Il castello di Maredolce in uno spot di tre minuti
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Cerimonia d'Intitolazione dell'I.C.S. "Maredolce" Palermo - 30 Ottobre 2013
Integrale: https://www.youtube.com/watch?v=Yy3mB5sRElQ
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Link del blog correlati:
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Maria Scaglione
Grazie Piero per la bellissima sorpresa. Rivivere quei giorni così difficili ma anche tanto intensi e coinvolgenti è sempre emozionante. Quella che io chiamo "l'avventura" di Maredolce accompagnerà sempre noi docenti che l'abbiamo promossa e supportata ma soprattutto i ragazzi che sono cresciuti con la convinzione che se qualcosa si vuole fortemente con impegno la si può ottenere. Grazie, quindi. Conserverò questi testi come qualcosa di prezioso.
In questo momento di passaggio, questo articolo cade a fagiolo...
RispondiEliminaMi ricorda il mio piccolo contributo nella valorizzazione di un bene, che se ancora non è patrimonio dell'umanità, lo è certamente per noi.
Maredolce siamo noi... è tutto questo territorio... è il nostro impegno educativo e formativo!
E come dico spesso "Il naufragar c'è dolce in questo mare"